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Autore: Angeline Farewell    06/10/2014    4 recensioni
La vita non si misura in "se" e "ma".
Eppure, basta davvero poco perchè le cose cambino e ci portino ad un futuro completamente diverso.
[...]C’era un ragazzo nudo in casa. Con sua madre.
O meglio, quella schiena nuda fu la prima cosa Tom registrò, ma era l’unica nudità vera, perché per il resto, il ragazzo aveva su almeno i pantaloni. E le scarpe. Non sapeva perché fosse importante avesse su le scarpe, ma Tom si sentì curiosamente sollevato.
“Tesoro, sei arrivato finalmente!”
La madre di Tom non sembrava per nulla turbata suo figlio l’avesse appena beccata con uomo nudo in salotto e lo abbracciò con calore dandogli il bentornato.
Tom non riusciva a fare altro che guardare il tizio che continuava ad essere nudo dalla cintola in su e continuava a rimanere nel salotto di sua madre senza apparente ragione.[...]
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Chris Hemsworth, Nuovo personaggio, Tom Hiddleston
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo dodici

 

La nudità non è mai semplice, per nessuno, soprattutto se chi hai di fronte e si sta spogliando con te è la persona che – e non l’hai ancora detto nemmeno a te stesso – pensi davvero di amare. E non è vero che per un uomo è più facile, anche se è davanti ad un altro uomo: finisci comunque per specchiarti nel corpo dell’altro e vedervi riflessi tutti i tuoi difetti, che preferiresti tenere nascosti.
Il sesso è semplice, l’amore un po’ meno. L’inaspettato, poi, finisce sempre per lasciarti senza difese. Tom era già stato innamorato, lo sapeva, l’aveva sentito nel cuore e nelle ossa anni prima, quando Alexandra se l’era stretto al seno e aveva lasciato che sfogasse in silenzio la sua frustrazione per un padre che non urlava mai e sapeva scheggiare con la maestria di uno scalpellino tutto quello di cui Tom era più orgoglioso. Non era durata, ma sapeva cosa significava essere innamorati. Credeva.

Per Tom, le giornate nel nuovo continente erano troppo brevi: il sole sorgeva troppo tardi, tramontava troppo presto, e le notti erano lunghe, anche se a volte duravano tanto poco da poter essere racchiuse nel tempo di un bacio.

Tom era già stato innamorato, ma non era mai stato così. Non aveva mai provato quella quiete che smorzava persino le sue paure più profonde e radicate. Non aveva mai sentito il cuore tanto calmo da sembrare fermo, perché tanto c’era quello di Chris a battere per lui: non aveva mai pensato fosse un dono quello di riuscire a smarrirsi.

E Los Angeles era il posto migliore per perdersi, città di plastica e indifferente a tutto, soprattutto alle storie delle ennesime aspiranti star di Hollywood. Tom e Chris erano solo due volti in più nella miriade di facce che affollavano la città: nessuna storia alle spalle, nessuna famiglia ad attenderli, amici a cui rendere conto e tempo. Erano entrambi in terra straniera e soli, liberi di essere chiunque desiderassero essere, potevano fingere di dimenticare le loro radici e cosa erano stati prima di aver deciso di sciogliersi l’uno nell’altro.

Quanto poteva durare? Come poteva durare?

Tom non lo sapeva, Chris non lo chiedeva. Il silenzio era diventato amico, il buio non più una necessità, perché erano andati in spiaggia tenendosi la mano e nessuno poteva riconoscerli, nessuno avrebbe mai chiesto, non erano costretti a spiegare nulla a nessuno.
Ed era liberatorio, perché nessuno dei due avrebbe saputo cosa dire, come ammettere qualcosa che per primi non capivano: erano rivali senza acrimonia, amici senza nulla in comune, amanti stupiti di fronte all’ignoto.

E di notte Chris continuava a dormire tenendogli la testa sul petto, o contro la schiena, comunque tenendolo ancorato al suo corpo quasi temesse di non ritrovarlo più la mattina successiva, procurandogli un vago misto di fastidio e gratitudine di cui Tom un po’ si vergognava, più della nudità che dividevano.

Non sono tuo lasciami lo spazio per decidere di andar via mi vuoi comunque anche se sono un disastro?

Ma Chris gli sorrideva e tutto andava bene.

Sorrideva e spariva il fastidio di amplessi che non lasciavano mai davvero sazi, spiacevoli, scomodi, alieni, ma di cui non riuscivano a fare a meno, fosse o meno calato il buio.

Ci serve solo un po’ di pratica. Ti dispiace?

No, a Tom non dispiaceva, ma quel che lo atterriva era il fatto fosse sicuro che, anche se gli fosse dispiaciuto, non glielo avrebbe detto, perché preferiva il fastidio di un letto di spine alla possibilità di non sentire più l’odore di Chris sul cuscino accanto al suo.

Tom era stato educato – addestrato – a compiacere gli altri, a dire , ad impegnarsi a far felici gli altri senza aspettarsi nulla in cambio, fossero insegnanti, amici, conoscenti, fidanzate, suo padre. Aveva varcato i cancelli della RADA che era già un truffatore navigato, riusciva a sorridere ed amare a comando come un bravo gentiluomo inglese: ballava felice come la più triste delle marionette da troppi anni perché non desiderasse incollarsi una faccia migliore sull’espressione vacua che incontrava allo specchio ogni mattina.

Un’espressione che Chris conosceva bene, però. Proprio con lui non era mai riuscito fino in fondo a recitare la sua vita. Eppure, nonostante avesse spiato sotto la maschera, Chris era rimasto: l’aveva guardato bene e a lungo, gli aveva sorriso e lo aveva baciato comunque.

Quanto poteva durare?

Presto si sarebbero dovuti separare comunque, Tom doveva tornare in Svezia, Chris sarebbe partito per il Michigan (1), avevano delle vite e delle carriere al di fuori di quel legame ancora senza nome. Non erano costretti a rivedersi, non a mantenere i rapporti: non avrebbero vissuto nemmeno nello stesso continente, e Tom riusciva a malapena a tenere i rapporti stabili con Sarah in India, dall’altra parte del mondo.

Non erano costretti a fare un bel niente. E l’assurdo era Tom riuscisse a pensarlo anche mentre Chris gli faceva scivolare una mano tra le gambe, mentre lo baciava ovunque, si lasciava baciare ovunque. Quel fastidioso pensiero era sempre lì, da qualche parte nel cervello di Tom e non voleva andar via, anche se era solo l’ennesima ovvietà. Faceva male.

“Come diavolo fai a pensare anche in un momento come questo? Stai facendo venire mal di testa anche a me.”

Chris aveva smesso di toccarlo e lo stava guardando, la luce del sole che filtrava dalla finestra sembrava gli stesse sorgendo alle spalle ed avevano poche ore prima di essere costretti ad alzarsi. Era tanto bello da sembrare irreale, un dio fatto e finito. Persino con il broncio.

“Smettila di ridere, mi sono appena svegliato, siamo nudi, e non è carino ridere di un uomo quando è nudo.”

Chris lo guardava, ma Tom non riusciva a spiare davvero la sua espressione nella penombra. Aveva i capelli cortissimi e fitti come la pelliccia di un gatto, così diversi da quelli incasinati e sottili di Tom: non avrebbe mai voluto smettere di accarezzarli. Ma presto si sarebbero separati, presto avrebbero saputo quale destino attendeva le loro carriere. E poi che cosa sarebbe successo?

“Oggi ho lo screen-test.”

“Uh uh.”

“Forse sarebbe il caso cominci a prepararmi.”

“Sono appena le sei.”

“Burbank non è dietro l’angolo.”

Chris gli aveva posato la testa sul petto ed aveva sospirato deluso. Poi si era allungato come un gatto fino a stendersi completamente sopra di lui prima di baciarlo di nuovo.

Tom aveva davvero messo molta massa muscolare, non era grosso quanto Chris, ma la sua struttura naturalmente più sottile probabilmente non glielo avrebbe mai permesso. Chris continuava a sovrastarlo e non riusciva a capire se a Tom piacesse o meno, se per lui fosse un problema o meno. Perché Tom non diceva mai niente, quando qualcosa lo infastidiva si limitava a stringere le labbra più forte, serrare di più la mascella, ma come si poteva notare dettagli così sottili nella penombra dell’alba con la mente annebbiata dalla voglia? Chris ancora non riusciva a capire come chiamare quel che avevano, dopo tanti giorni passati nudi in un letto a volte ancora si chiedeva se anche per Tom non fosse strano non sentire la morbidezza di seni schiacciati contro il petto piuttosto della pressione e dell’urgenza contro il bacino. Però poi facevano l’amore e cosa importava se qualcosa mancava e c’era dell’altro in più? Con la pratica sarebbero migliorati, la pratica li avrebbe resi perfetti. Non era la regola per qualunque cosa?

Chris sapeva di voler stare con lui e gli bastava, perché Tom lo faceva sentire migliore, gli faceva venir voglia di migliorarsi ancora. Con lui non bastava grattare la superficie, ma scavare a lungo e a fondo se si voleva arrivare davvero al suo cuore: Chris amava le sfide e amava l’oceano, e Tom era liquido e mobile come acqua, nessun colore per mostrartene mille tutti diversi, sapeva essere profondo come una fossa oceanica e frivolo come una secca. Spigoloso e impervio come una scogliera e dolce come sabbia.

Dopo quello screen-test le cose sarebbero cambiate, ma Chris sapeva che la vita si muoveva in direzioni sempre diverse, non era necessario si allontanassero tanto da non potersi più toccare. Non voleva una cosa del genere, non importava chi dei due avrebbe avuto la parte.

L’aveva lasciato andare verso il bagno e non l’aveva seguito nella doccia come a volte era capitato, perché aveva ragione. Burbank non era dietro l’angolo e lui non aveva voglia di lasciarlo andare quanto di trascinarlo di nuovo a letto. Sarebbe rimasto in casa e avrebbe aspettato nuove che a quel punto temeva di ricevere, perché l’incertezza stava uccidendo entrambi, ma li cullava anche in un limbo in cui c’erano solo loro, dandogli la scusa per cercarsi e volersi.

Baciarsi sulla porta non risultava più insolito quanto confortante, un gesto familiare. A Chris piaceva quell’illusione di quotidianità che erano riusciti a costruirsi negli Stati Uniti, andare a correre insieme, dividere i pasti e le confidenze, condividere il letto e svegliarsi insieme al mattino per ricominciare tutto da capo.

L’aveva detto a sua madre.

A nessun altro, solo a sua madre. Non aveva paura del giudizio dei suoi fratelli, o di suo padre, ma aveva sentito il bisogno di parlarne con la donna della sua vita prima di prendere qualunque decisione. Sapeva Tom non avrebbe fatto lo stesso. Non a breve, almeno.

Chris a volte lo guardava e si chiedeva se, piuttosto, non stesse aspettando di tornare a Londra, di avere la certezza di non essere più costretto a rivederlo per tagliare completamente i rapporti, facendo di quelle settimane a Los Angeles solo un’altra di quelle follie che si fanno solo in California, un’esperienza da archiviare o dimenticare del tutto. Si chiedeva se Tom non preferisse fingere una volta di più piuttosto che rischiare di doverlo dire a suo padre.

Quello screen-test poteva dire tutto o niente di loro. Chris voleva quel ruolo con tutto se stesso, ma non voleva perdere Tom: aveva le mani grandi, poteva trattenere tutto, si sarebbe impegnato a trattenere persino l’acqua. Non voleva lasciarlo andare, né abbandonarlo a paure che sapeva di non poter capire, ma di cui voleva aiutarlo a liberarsi.

Il suo manager aveva ripreso a prenderlo in giro sulla presunta fidanzata inglese e nei momenti di sconforto ed attesa Chris era arrivato più volte sul punto di dirgli che la fidanzata era un ragazzo che probabilmente stava anche pensando di mollarlo.

Già, gli piaceva un ragazzo e ci faceva anche sesso, esattamente una delle prime cose il suo manager gli aveva detto – nel caso – si dovessero tenere nascoste.

Sua madre gli aveva chiesto solo se fosse felice.

Era felice? Stare con Tom non era facile, quello poteva dirlo con sicurezza, era un vecchio stoico ed un adolescente umorale, un adulto responsabile ed un ragazzino vivace. O un bambino rassegnato. Era la persona con cui voleva stare e sì, con lui si sentiva felice.

Fuori intanto era calato il buio e Tom non tornava ancora.

Non aveva disdetto la sua camera a Sherman Oaks nonostante fossero sempre nel minuscolo appartamento di Chris. Quando gli aveva chiesto il motivo di un tale spreco, Tom aveva replicato solo con un’alzata di spalle ed un mezzo sorriso. Potrebbe sempre tornare utile, aveva detto, presto partirai anche tu.

Tom riusciva anche sempre a dire la cosa sbagliata, a dispetto del suo titolo di studio non era granché con le parole.

In TV David Letterman intervistava qualcuno che Chris non si premurava di ascoltare quando aveva sentito dei tocchi leggeri alla porta: Tom non aveva mai preso la chiave di scorta che pure gli aveva offerto e, a quell’ora della sera, Chris non credeva sarebbe tornato da lui.

“Devi proprio deciderti a prendere le chiavi di scorta.”

Tom non aveva lasciato a Chris molto tempo nemmeno per il sarcasmo, lo aveva abbracciato stretto per poi baciarlo. Aveva sulla lingua un vago retrogusto dolce e alcolico.

“Hai bevuto?”

“Un po’. Agli studios, non da solo.”

“Ok… Che stai facendo adesso?”

“Finisco quel che abbiamo cominciato stamattina? Non sul pianerottolo però, nella doccia. Sono sudato e impolverato.”

E l’aveva baciato di nuovo senza lasciargli il tempo di replicare. Chris l’aveva lasciato fare, si erano diretti verso il bagno tentando di spogliarsi senza interrompere il contatto fisico: funzionava sempre nei film o nei romanzi, ma i bottoni della camicia di Tom non ne volevano sapere di slacciarsi, né Chris era riuscito ad evitare di rischiare di rovesciare il mobiletto d’ingresso con tutto quel che c’era sopra.

Si erano ritrovati sotto il getto della doccia senza fiato, ridevano ancora tra i baci. Il box doccia era troppo piccolo per entrambi e Chris aveva lividi sulla schiena grossi come i pomelli del rubinetto a provarlo, ma non si erano mai lasciati scoraggiare. E Tom era sempre stato intraprendente e disinibito tra le lenzuola, ma mai frenetico.

“Aspetta, aspetta un attimo.”

“Cosa?”

“Stiamo festeggiando o è per consolazione?”

Tom gli aveva offerto un’espressione indefinibile. L’acqua gli scivolava sugli occhi e gli aveva appiattito i ricci ormai tanto lunghi da superare le orecchie.

“Sei serio?”

“Bè…”

“Farebbe differenza?”

“Non la farebbe?”

“Chris, come diavolo hai fatto a stare con una ragazza per più di una settimana? Seriamente, ti sembra una cosa da chiedere in un momento come questo?”

“Ma sei stato via tutto il giorno, il mio manager non mi ha chiamato, e tu non mi hai detto niente. Quindi non so davvero se stiamo festeggiando o meno dopo che mi hai dato buca stamattina.”

Tom aveva sospirato e si era appoggiato pesantemente contro di lui poggiandogli la testa su una spalla. Era rimasto in silenzio per un po’, tenendolo stretto e Chris si diede mentalmente del cretino per aver fatto una domanda che, davvero, avrebbe dovuto evitare, ora se ne rendeva conto.

Festeggiare cosa? L’assegnazione della parte a Tom o a Chris? Consolare chi per non aver avuto la parte, Tom o Chris?

“Tom - ”

“Ci è voluto un sacco per contattare la mia agenzia a Londra, il fuso orario non è facile da superare. Mi hanno fatto firmare qualcosa.”

“Allora - ”

“Non lo so.”

“Ma se hai firmato un contratto è fatta, no? Non devi preoccuparti per me, sei la migliore scelta potessero fare e - ”

“Ho firmato qualcosa, ma credimi quando ti dico che non so precisamente per cosa. Solo che… Chris, non c’è stato nessun ma, capisci? Per loro sono abbastanza per qualcosa e… dobbiamo proprio avere questa conversazione mentre siamo nudi? Chiameranno domani, non possiamo aspettare domani?”

Tom era in imbarazzo. Balbettava, non lo guardava negli occhi, stringeva troppo le labbra. Chris riconosceva tutti i segni del suo disagio, li aveva imparati molto tempo prima, quando ancora non immaginava sarebbero finiti a chiacchierare sotto il getto della doccia di un appartamento a Los Angeles.

“Scusa.”

“Di cosa? È colpa mia, avrei dovuto dirti com’è andata, riguarda anche te.”

“No. Sono un cretino impaziente, e la fregola non aiuta.”

Tom aveva riso rilassandosi impercettibilmente tra le sue braccia. Poi aveva preso la spugna ed aveva cominciato ad insaponargli la schiena strizzandosi ancora di più contro il suo petto, tenendogli sempre la testa su una spalla.

“Non sono io la scelta migliore per quella parte.”

“Sei la scelta migliore per qualunque cosa, credimi.

“L’adulazione non ti porterà da nessuna parte, Hemsworth.”

“Oh, credo di essere a buon punto, invece.”

Avevano riso insieme e poi chiuso l’acqua. Avevano entrambi i capelli ancora umidi quando si erano stesi a letto, ancora abbracciati, ma non avevano fatto altro, si erano tenuti stretti tutta la notte dormendo l’uno contro l’altro. Andava bene lo stesso.

E la mattina dopo, quando Chris si era alzato svariate ore dopo Tom, si era accorto che aveva preso con sé le chiavi di scorta.

 

 

Note:

(1)Verso la fine dell’estate del 2009, Tom ha girato la seconda stagione di Wallander in Svezia, mentre Chris era in Michigan sul set di Red Down.

   
 
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