Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: _Alexis_    07/10/2014    3 recensioni
Cap 1: "Come ti senti?" [...] "In colpa."
Cap 2: "Spogliati e sdraiati a pancia sotto, per favore [...] Voglio solo farti rilassare"
Erwin e Levi moments.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Irvin, Smith
Note: Lime, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Touch me... I want you to touch me there
Make me feel like I am breathing...
feel like I am human.
Era tardi nella notte, talmente tardi che di lì a poco il cielo avrebbe iniziato a farsi azzurrino con l’avvicinarsi dell’alba.
Levi aveva preso quella decisione senza rifletterci troppo e consapevole di quanto tutto ciò fosse stupido. Per una volta… che poteva anche essere l’ultima, così si era un po’ giustificato con se stesso. Senza pensare alle varie ripercussioni o a come spiegarlo ad Erwin.
Stare seduto in un angolino ad ascoltare Erwin, o Hanji, o Pixis o chiunque altro, parlare di piani e sotterfugi e titani e morti, non era proprio il genere di ricongiungimento che aveva in mente per lui e il suo comandante.
Stronzate, si era ripetuto per tutta la notte, Fanculo. Sina, Maria e Rose sole sapevano quanta voglia avesse di accettare il colpo al cuore che si era preso.
Il comandante è stato preso da un titano, ha perso solo un braccio ma per ora è in fin di vita.
Non c’era troppo da stupirsi, quelle cose succedevano in continuazione durante le spedizioni e di solito i soldati non sopravvivevano neanche. E in ogni caso si chiedeva se fosse davvero una fortuna che Erwin ce l’avesse fatta.
Così aveva fatto quella decisione nonostante quello che era la norma e che era scritto nelle loro tacite regole. Capitava ad entrambi di restare feriti durante una spedizione, raramente avevano abbastanza tempo per restare da soli durante i periodi di convalescenza.
Scivolò fuori dalle coperte del suo letto e lungo i corridoi fino a raggiungere la porta della camera di Erwin, chiusa a chiave proprio come si aspettava. Tirò fuori dai pantaloni del pigiama un pezzo di gruccia che aveva appositamente piegato per scassinare la porta –una cosa che non faceva da anni, ormai, ma che non aveva ancora del tutto dimenticato.
Entrò cercando di fare meno rumore possibile, cosa che per lui era davvero facile. La figura di Erwin sul letto era quasi completamente sotterrata dalle coperte, ma ben visibile.
Il solo vederlo respirare lo tranquillizzava.
Fece un paio di passi verso il letto, prima di mordersi dolorosamente la lingua mentre sentiva Erwin parlargli.
-Levi.
Incrociò le braccia e fece roteare gli occhi sospirando.
-Scusa, non volevo svegliarti.
-Non mi hai svegliato.
E in effetti, dal tono della sua voce, sembrava solo particolarmente stanco.
-Dovresti dormire di più, continuò a sussurrare, -Mah… da che pulpito, si sentì rispondere.
Per un po’ rimase indeciso su cosa fare, oramai era chiaro che i suoi piani fossero falliti miseramente. Se Erwin avesse dovuto scoprirlo, avrebbe dovuto essere mentre era già insieme a lui sotto le coperte. Non prima.
Sbuffò.
Erwin si girò lentamente per guardarlo meglio in viso.
-Che fai lì? vieni.
Lo prese come un ordine e obbedì senza replicare, seguendo la sua strada fino a dentro le coperte e accanto a lui, mettendosi in posizione fetale mentre poggiava le dita sul suo petto, poi il palmo della sua mano che non arrivava comunque a coprire tutto il pettorale. La differenza tra di loro era una cosa che lo divertiva più di quanto avrebbe mai ammesso pubblicamente.
Erwin continuava a guardarlo mentre Levi continuava ad evitare il contatto visivo diretto. Gli prese la mano sul suo petto con l’unica che gli era rimasta concedendosi più contatto fisico.
-Come ti senti? Mormorò Levi mentre faceva scorrere l’altro braccio sotto il proprio collo come una sorta di appoggio.
-Il dolore va e viene ma non è questo il peggio. C’è questa cosa… Hanji lo chiama “arto fantasma”, continuo ad avere pruriti al braccio e alla mano destra. È anche per questo che non riesco a dormire.
-Ah, Levi annuì in maniera tale che l’altro potesse vederlo, ma non era quello che ti avevo chiesto.
Erwin sbuffò, -Come credi si senta un uomo che pensava di essere morto e scopre di non esserlo?
-E io che cazzo ne so, non m’importa di un uomo, l’avevo chiesto a te.
Erwin fece passare un lungo momento prima di rispondere, riflettendo se avesse effettivamente intenzione di rispondere sinceramente o meno.
E se non lo faceva con Levi, allora non gli rimaneva quasi più nessuno.
Forse era una debolezza, forse non lo era. Levi l’avrebbe accolta come sempre.
-In colpa, alla fine rispose.
Levi alzò gli occhi cerulei verso quelli azzurri dell’altro e senza pensarci un attimo si tese in avanti per lasciargli un bacio sulle labbra, delicato.
Si ritrovò per l’ennesima volta in quella notte a riflettere che non era così che aveva pianificato andassero le cose. Allo stesso tempo si ritrovò ad accorgersi di quanto fosse stato dannatamente ingenuo. Molto più che semplicemente vederlo vivo, stargli vicino e toccarlo lo aveva reso conscio di quanto lo desiderasse e quanto gli fosse mancato. Mesi di astinenza si erano concentrati in un momento solo e… Oh, se desiderava farci l’amore per tutta la notte.
Non voleva affaticarlo e, comunque, non era neanche sicuro che Erwin in quelle condizioni fosse capace di qualsiasi tipo di prestazione.
Districò la propria mano dalla presa dell’altro e la fece scorrere lungo tutto il suo torso, non senza concedersi momenti in cui si fermava per massaggiare i muscoli sotto. Levi lasciò che la propria mano si appostasse sul suo cavallo carezzandolo... con le dita, con il palmo. Un attimo dopo si era intrufolato sotto l’intimo.
-Levi… vuoi…?
-No, sospirò mentre lo osservava attento alle sue reazioni, No, non voglio stancarti… voglio farti rilassare un po’, concluse iniziando a muovere il polso con più enfasi. Ad un sospiro più deciso di Erwin, Levi spostò le coperte di lato e scivolò lentamente sul corpo dell’altro, sdraiandosi di petto sulla sua coscia destra, stringendosi con una mano al suo fianco, con l’altra lo teneva fermo mentre si affaccendava a dargli piacere con la lingua, con le labbra, con la sua bocca.
Il respiro di Erwin si fece più irregolare, intervallato da lievi gemiti… abbassò la mano lentamente per afferrare quella libera di Levi e stringerla nella sua.
Quando arrivò a toccare la gola del suo amante, Erwin soffiò a denti stretti, Levi, sussurrò, sentendosi incredibilmente vicino.

-Sei un osso duro.
La frase fece ridacchiare Erwin –ormai prossimo ad addormentarsi- forse anche troppo, per i suoi gusti.
Levi non l’aveva presa come una battuta ma gli andava bene sentirlo ridere mentre teneva la testa appoggiata sul suo petto.
Sina, Maria e Rose sole sapevano che colpo terribile si fosse preso il suo cuore.

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Non ero così soddisfatta di una mia fanfiction da secoli!! Spero che piaccia ugualmente anche a chi la leggerà.
A little death dei The Neighbourhood è la canzone con la quale sono più ossessionata da mesi. 

_Alexis_
   
 
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