Serie TV > Agents of S.H.I.E.L.D.
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Autore: kibachan    07/10/2014    2 recensioni
lo S.H.I.E.L.D. è caduto, Ward ha tradito, Fitz è in coma. È da qui che Coulson deve partire per rimettere insieme i pezzi della sua amata organizzazione. Insieme agli agenti superstiti dovrà trovare la forza per far tornare lo shield ad essere lo scudo che protegge l'umanità, e affrontare nuove e vecchie minacce.
Genere: Commedia, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jemma Simmons, Leo Fitz, Melinda May, Phil Coulson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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~~Nel capitolo precedente..

-"JEMMA!!!!"

Simmons non ha il tempo di registrare che è stata la voce di Fitz che l’ha chiamata, né che la prima parola che ha spiccicato dopo mesi di coma e giorni di afasia…. È il suo nome
Sta già precipitando giù dalla finestra.-


HUB, primo piano, laboratori medici

a Fitz sembra di vivere a rallentatore la scena del corpo di Simmons che sfonda il vetro della finestra e comincia a cadere.
Sente gridare il nome della ragazza.
Quasi non presta attenzione al fatto che è stato lui a chiamarla, al fatto che per la prima volta dopo il coma è riuscito a convertire in voce il suo pensiero, il suo unico pensiero, il pensiero più importante.
Il suo intero cervello è occupato solo a cogliere ogni frazione di secondo, dell'impatto della ragazza col vetro, del rumore dei frantumi, del suo viso, contratto in una smorfia di dolore e paura, che scompare dal suo campo visivo oltre il bordo della finestra.
Non la sente urlare mentre cade.
Sente solo il proprio sgomento.
Non ci crede per un attimo.
Simmons..... Jemma.... la sua Jemma è stata davvero buttata giù da una finestra? È successo veramente?
Quell'ammasso di muscoli, ha veramente afferrato una ragazza innocente e col visino da bimba come Jemma e l'ha scaraventata giù da una finestra?

Inutile.


L'unica parola che riesce a solcare i pensieri di Fitz in quel momento, mentre tutto sembra andare innaturalmente piano attorno a lui è.... inutile.
Lui. Il suo gesto di qualche mese fa. È stato tutto inutile. Non è riuscito a salvarla.

Un'ondata di rabbia cieca si impossessò di lui, scacciando a forza l'incredulità.
Sotto gli occhi ancora sbigottiti di Coulson, che bocconi sul pavimento stava cercando di rialzarsi, Fitz si scagliò contro l'uomo incappucciato gridando.
Quello si voltò giusto in tempo per prendere il pugno del ragazzo dritto sullo zigomo sinistro. La testa gli si voltò di scatto, sputò un grumo di saliva, mentre Fitz ritirava indietro la mano scossa da tremiti trattenendo un lamento di dolore.

L'uomo tornò a guardarlo, senza dar segno di aver avuto particolari problemi ad incassare il pugno, sembrava sorpreso però, dal suo comportamento. Fitz al contrario sentiva quasi salire le lacrime agli occhi per il male, vide un ombra violacea iniziare ad apparire sul viso di quel tipo, ma a giudicare dal dolore che sentiva, lui doveva essersi fracassato le nocche contro la sua faccia.
“perché sei arrabbiato?” gli domandò secco l'uomo spiazzandolo completamente.
Non ebbe tempo di chiedergli se fosse scemo o cosa... il rombo assordante e il vento generato dalle turbine di un velivolo si impadronirono della stanza.
Dalla finestra sfondata comparve l'immagine del jet dello S.H.I.E.L.D. custodito nella base 'provvidenza', nell'abitacolo c'erano Barton e la Romanoff e semi sdraiata sul muso dell'aereo, con un espressione di puro terrore sul viso, c'era Simmons!
Coulson e Fitz sentirono come esplodere il cuore nel petto a vederla viva e tutto sommato in buone condizioni.
Mentre il ragazzo sentiva cedere le gambe, Phil si tirò su afferrando di nuovo la pistola, si strappò dall'orecchio l'auricolare dove Skye continuava ad urlargli cosa diavolo stesse succedendo, e si avvicinò a Fitz afferrandolo per un braccio
“è viva! È viva Fitz ricomincia a respirare!” gli urlò per sovrastare il rumore del vento.
Contemporaneamente Natasha aveva premuto un bottone sulla plancia, che aveva fatto aprire la calotta dell'abitacolo, ed era balzata fuori brandendo entrambe le sue pistole contro l'uomo con la felpa bianca che ora, più disorientato che aggressivo, si riparava col braccio sinistro il viso dal vento, che gli scagliava contro frammenti di vetro.

“Soldato D'inverno...” scandì tra i denti la donna, mentre Clint si allungava sul muso dell'aereo per afferrare Simmons da sotto le braccia e trascinarsela seduta in braccio.
Poi, senza attendere un istante di più, aprì il fuoco.
Soldato si gettò d'istinto dietro l'apparecchiatura medica, mentre la donna scendeva con due balzi dall'aereo fin dentro la stanza continuando a sparare come in trance, ignorando completamente la presenza dei suoi alleati poco distanti. Due proiettili rimbalzarono sulla superficie metallica del tavolo da visita andando a conficcarsi nel muro a pochi centimetri dalle teste di Coulson e Fitz, che si accucciarono per terra di riflesso
“Fitz!!”
“NATASHA! DEVI COLPIRLO!” l'urlo di Coulson sovrastò quello spaventato di Simmons, mentre un nugolo di agenti della sicurezza dell'HUB finalmente si riversò nel laboratorio. Il loro arrivo tuttavia non fu d'aiuto, perché Soldato approfittò di un istante di sorpresa di Natasha per disarmare con un calcio e un pugno poderoso l'agente più vicino e strappargli la sua mitraglietta dalle dita. Il tempo di farla roteare nelle mani per impugnarla e fece fuoco su tutti i presenti, gli  uomini della sicurezza caddero come mosche mentre Coulson e Fitz si schiacciavano dietro un tavolo e la Romanoff con una capriola guadagnava una posizione sicura dietro l'apparecchio della TAC.
Natasha si affacciò dal suo nascondiglio e sparò due colpi quasi alla cieca nel polverone sollevato, centrando Soldato a coscia e spalla destra, l'uomo ringhiò di dolore finendo con un ginocchio a terra, proprio mentre altre guardie stavano sopraggiungendo nella stanza
“signore è meglio che ce ne andiamo!” gridò Clint all'indirizzo di Coulson, poi afferrò le mani di Simmons e gliele strinse intorno alla cloche del jet “ok passerotto, è sufficiente che lo tieni fermo” le intimò senza quasi guardarla, poi scattò in piedi, afferrò un fumogeno da un borsone dietro i sedili e saltò sul muso dell'aereo avvicinandosi al bordo della finestra fracassata. Premette il bottone del fumogeno e lo lanciò dentro, proprio tra Soldato D’inverno e le guardie dell’HUB che si dispersero al liberarsi del gas. “andiamo!” intimò facendo larghe bracciate per far segno ai due uomini di raggiungerlo. Fitz e Coulson non se lo fecero ripetere e scattarono verso l’aereo. Il vuoto tra il jet e il muro oscillava allargandosi e stringendosi come quello di una barca in rada, sotto la presa poco sicura di Simmons, così Clint dovette sporgersi e suo malgrado afferrare il suo ex AS per le braccia per aiutarlo a salire, fece lo stesso con Fitz e, premurandosi di evitare la mano rotta, mandò lo sguardo ad ispezionare la stanza immersa di grida e polvere. Lo stomaco gli fece una doppia capriola quando individuò Natasha ancora ben lungi dal raggiungere l’aereo.
“Nat!!” urlò alla donna che si stava liberando di alcuni calcinacci che le bloccavano la gamba e sembrava avere tutta l’intenzione di avanzare verso Soldato “Nat, lascia perdere!! Vieni qui!! Vieni!!”
“andate voi Barton! Non avrò mai più un’occasione simile!!” urlò la rossa alzandosi in piedi
“MA CHE ACCIDENTI DI UN CAZZO DICI!!!” imprecò Clint “IO NON SCHIODO DI UN METRO SENZA DI TE!”
Natasha valutò con un’occhiata la situazione piuttosto critica, tra la stanza ridotta a brandelli e il numero considerevole di agenti che presto si sarebbero ripresi dal gran tossire, e mordendosi a sangue l’interno della guancia per stizza, voltò le spalle a Soldato, correndo per raggiungere Clint sull’aereo, con un balzo guadagnò la plancia e senza troppe cerimonie spinse via Simmons e prese i comandi del mezzo, eseguendo una virata e dirigendo il jet lontano dall’HUB.

Soldato, ancora bocconi sul pavimento, si premette una mano sulla bocca per tentare di filtrare il gas. Sentiva spalla e coscia bruciare come il fuoco, provò a toccare la ferita alla spalla con un dito ma gli bastò sfiorarla per sentire un dolore tanto forte da fargli quasi perdere i sensi.
Non aveva messo in conto di non avere più l’armatura di kevlar come a Washington, anche se il suo braccio sinistro era d’acciaio il resto del suo corpo era di carne e sangue come quello di qualsiasi essere umano.
Tuttavia doveva andar via da lì, non poteva assolutamente finire nelle mani di quegli uomini, mai più.
Buttò forte aria fuori dal naso e stringendo i denti fino a sanguinare in bocca si alzò in piedi.
Gli uomini sono fatti di carne e sangue, ma lui non era più un uomo… era solo un desiderio di vendetta, e i desideri sono a prova di proiettile.*

 

Base segreta di Fury, angar


Skye aveva seriamente cominciato a credere che sarebbe morta di crepacuore se qualcuno non le avesse subito dato notizia della sorte dei suoi cari all’HUB (senza contare che nella frenesia si era praticamente dimenticata degli altri in Canada, e il fatto che un'ora e mezza dopo fosse stato Trip a darle comunicazione che la missione era riuscita e che stavano rientrando, non lasciava sperare niente di buono circa l’umore di May, e si sa… puoi permetterti di far incazzare chiunque sulla terra, tranne Melinda May).
Così quando Koenig venne ad avvisarla che c’erano Coulson e gli altri nell’angar, che erano appena rientrati, si era precipitata laggiù alla velocità di Flash che se la sta facendo addosso.
Le porte automatiche si spalancarono proprio quando con una sterzata in derapata Skye aveva guadagnato l’anticamera dell’angar. La ragazza sentì il macigno che gravava sul suo stomaco dissolversi in un lampo alla vista di Coulson, Fitz e Simmons
“oddio state bene” scandì lanciandosi ad abbracciare contemporaneamente sia Fitz che Simmons, il primo col braccio sinistro e la seconda con il destro. I due ricambiarono la sua stretta e rimasero per un attimo così, come ad accertarsi che effettivamente c’erano ancora tutti e tre. Coulson sollevò un sopracciglio divertito
“anche io sto bene!” disse ironico “Grazie per l’inter…” non ebbe modo di finire la frase perché ora Skye era aggrappata al suo di collo e lo stringeva con una forza tale da commuovere, non riuscendo tuttavia a dire nulla se non un lieve singhiozzo sul suo collo “è tutto apposto.. stiamo tutti bene, grazie a te stiamo tutti bene” le disse accarezzandole la testa mentre Fitz sghignazzava sotto i baffi.

“e Clint e Natasha?” chiese Skye una volta che si decise a lasciar andare Coulson
“sono andati a casa, in congedo per un po’…” rispose Phil mentre tutti e quattro si incamminavano verso l’interno della base “hanno rischiato la pelle a sufficienza per questa settimana..” aggiunse come a commento della sua decisione.

Base segreta di Fury, infermeria

“oddio Fitz quasi non ci credo che puoi parlare di nuovo! È la notizia più bella della giornata!” cinguettò Skye mettendo con mala grazia dei cerotti sul viso del suo capo
“ancora… non… tutto…voglio.. cioè, quello che voglio” balbettò il ragazzo, un po’ in imbarazzo per questo nuovo grado di assurdità che la sua situazione aveva raggiunto: adesso poteva dire qualche parola, o piccole frasi minime.. evviva! Che traguardo per uno con due lauree e tre dottorati!
“ma è già tanto Fitz!!” ribatté Simmons, quasi in tono di rimprovero, mentre gli fasciava la mano rotta, contemporaneamente lui le stava spalmando una specie di unguento, sui tagli causati dai vetri, con la sinistra.
Entrambe avevano momentaneamente accantonato la vagonata di emozioni della giornata in nome del pensiero ‘siamo vivi e per ora è abbastanza’.
“comunque risentire la tua voce è splendido!” tagliò corto Skye, sempre convinta che fosse già un’ottima notizia il fatto che articolasse qualche parola. Simmons arrossì furiosamente a quelle parole, un po’ per rabbia, un po’ per imbarazzo, alla fine… gliel’aveva detto prima Skye, quanto fosse bello risentire la sua voce. Deglutì cercando di ingoiare anche il moto di antipatia immotivata nei confronti dell’amica che aveva sentito venir su.
“Skye potresti prestare attenzione a quello che fai? Stai cercando di mettermi un cerotto in bocca..” protestò debolmente Coulson
“oh! Scusa tanto AC!”

In quel momento l’attenzione di tutti e quattro venne rapita da un minaccioso rumore di passi proveniente dal corridoio, neanche il tempo di porsi domande che un’indignatissima May piombò nell’infermeria con Tripplett praticamente attaccato alle spalle nel tentativo di calmarla
“dove sta?? Dove sta???” chiese. Il volume di voce era controllato come sempre ma il tono perentorio e gli occhi fiammeggianti tradivano quanto fosse furiosa, Coulson le si parò davanti spingendo delicatamente Skye dietro di sé, proprio mentre la donna le si avventava contro puntandole un dito in faccia dicendo
“Skye! Cosa diavolo ti salta in mente di abbandonarci così!”
“May siamo stati attaccati” la interruppe con voce calma Coulson, la donna fece scattare lo sguardo da Skye a lui “siamo stati attaccati dal Soldato D’inverno, senza alcun preavviso” gli occhi di May si dilatarono leggermente a sentire quel nome mentre l’uomo continuava “se Skye non l’avesse rilevato e non avesse abbandonato la sua postazione per mobilitare gli agenti Romanoff e Barton, saremmo tutti morti”.
May sospirò buttando forte aria fuori dal naso, poi dopo aver lanciato un’ultima occhiata a Skye si voltò di scatto lasciando la stanza, Coulson fece una smorfia e la seguì, mentre Skye si abbandonava contro il lettino da visita tirando un sospiro di sollievo.
“come stai?” le chiese Trip avvicinandosi mentre anche Fitz e Simmons riprendevano fiato “credevo t’avrebbe sbranata!”
“io ho un’altra domanda” replicò Skye facendo girare lo sguardo tra gli altri tre “chi diavolo è il Soldato D’inverno?!... anzi facciamo tre domande… perché manda onde elettromagnetiche? E perché Coulson e May sembravano tanto terrorizzati da lui?” Simmons le si fece accanto
“e non solo loro… dovevi vedere la faccia dell’agente Romanoff!”
“tu non sei un hacker? Fai le tue magie col computer e tiriamo fuori il suo file dal pozzo dati dello S.H.I.E.L.D.!” esclamò Trip dando un buffetto sulla spalla a Skye per incitarla
“camera mia” intervenne Fitz
“Fitz tu parli!!” proruppe Antoine, ma lui lo frenò con un gesto, agitando le mani come a dire che ne parlavano dopo e disse
“schermatura… rilevamento.. uso internet” alzando poi gli occhi al cielo per la fatica di dire una frase. Gli altri lo guardarono per un attimo perplessi, come a chiedergli perché diavolo avesse una roba del genere e lui fece spallucce
“prototipo… per Skye” la ragazza si sciolse in un sorriso enorme e gli afferrò la testa per stampargli un bacio sulla guancia
“sei un fottuto genio!” esclamò prima di trascinarselo dietro seguita da Trip e Simmons.


Base segreta di Fury, corridoio


“Melinda mi dispiace per…”
“lascia stare Phil, capisco benissimo” lo interruppe May voltandosi a guardarlo. L’aveva seguita fuori dall’infermeria temendo si fosse arrabbiata con lui, non lo sapeva proprio fare il direttore
“non volevo intendere che la vostra vita non fosse in pericolo, o che contasse meno della nostra” insistette lui. May abbassò lo sguardo a terra e questa volta l’ombra di una sorriso comparve sul le sue labbra
“quest’idea non mi aveva neanche sfiorata, tranquillo” gli disse vedendolo rilassarsi “questa faccenda del Sodato piuttosto…” aggiunse riprendendo la sua solita espressione seria “è davvero allarmante, sicuro che fosse lui?”
“purtroppo si, protesi d’acciaio, furia omicida e tutto il resto” sospirò Coulson rincamminandosi, guidandola verso il suo ufficio
“non possiamo lasciarlo in giro in quello stato” disse May camminandogli a fianco nel corridoio
“propongo di cercarlo e eliminarlo, posso occuparmene io se vuoi” Coulson scosse la testa mentre apriva la porta dell’ufficio e si faceva da parte per far entrare prima May
“io credo che dovremmo tentare un recupero invece” replicò mentre la donna andava ad appoggiarsi alla scrivania e lo osservava, braccia incrociate sotto al seno
“tu vaneggi..” disse May, non con l’intenzione di insultarlo, ma quasi preoccupata
“no Melinda, tu non c’eri… lui… non era lì perché HYDRA l’ha mandato… era solo e…” si prese un secondo per cercare la parola più adatta “confuso”
“confuso?”
“si.. se l’è presa con Simmons perché stava analizzando il cervello di Fitz, le ha urlato ‘sei stata tu a rendermi un mostro?’ io credo sia una cane sciolto adesso… in cerca di vendetta, o di risposte” May sospirò mentre l’uomo andava a poggiarsi anche lui alla scrivania accanto a lei
“ammesso che tu abbia ragione, e non ho detto che è così!” aggiunse piantandogli gli occhi neri in faccia per spegnere un qualsivoglia cenno di vittoria “cosa ti fa credere che vorrà il nostro aiuto, confuso o no sono 70 anni che gli inculcano in testa che lo S.H.I.E.L.D. è il suo nemico!” Coulson fece un amaro sorriso
“non siamo più lo S.H.I.E.L.D. Melinda… siamo solo un gruppo di pazzi che crede di poter proteggere l’umanità.” May gli sorrise, dolcemente stavolta, poi andò a guardarsi le mani, che ora teneva incrociate sulle cosce
“il capo sei tu… faremo come vuoi” concesse. Coulson sorrise al suo profilo, poi la sua espressione divenne di nuovo tesa
“non ti ho neanche chiesto come stai” le disse con tono colpevole mentre con un dito sul mento la voltava verso di sé per ispezionarla
“bene, per chi mi hai presa?” rispose ironica la donna, un atteggiamento confidenziale che si permetteva solo con lui “vuoi un aggiornamento missione?” suggerì sollevando un sopracciglio, come a dire che forse era di quello che il direttore doveva interessarsi, piuttosto che di averla offesa o meno, come aveva fatto poco fa.
“certo! Dimmi!” esclamò Coulson raddrizzandosi e stringendo le braccia al petto per ridarsi un contegno. May sorrise prima di continuare
“l'infiltrazione ha avuto successo, siamo stati scoperti solo una volta raggiunto il luogo in cui erano rinchiusi gli ostaggi” cominciò “tuttavia nessuno di noi tre è rimasto gravemente ferito, nè si contano perdite tra gli ostaggi, la grande maggioranza degli agenti HYDRA che è intervenuta è stata resa inoffensiva con le armi della buonanotte, ci sono state solo quattro vittime tra le loro fila.” si fermò un istante per controllare che Coulson non avesse nulla da ridire, così fu. “abbiamo caricato i ragazzi sul BUS e li abbiamo scaricati via via nelle città che ci indicavano, durante il viaggio mi sono premurata personalmente di contattare in forma anonima i servizi segreti per mandarli a arrestare gli agenti HYDRA che avevamo lasciato alla base in Canada” detto questo tacque.
“bhe... che dire... ottimo lavoro agente May” commentò Coulson lentamente, la conosceva da anni e sapeva che c'era qualcos'altro che voleva dirgli “c'è altro?” la spronò davanti al suo silenzio. May rimase in silenzio ancora per un pò..
“a dire il vero si” proruppe come se non riuscisse a trattenersi “ricorda il video di aiuto che abbiamo ricevuto?”
“indimenticabile...” commentò tristemente l'uomo passandosi una mano sul viso
“ebbene la ragazza che l'ha girato, era la sorella di quello che si vede morire nel video. Lei... non sto a spiegarti come, ma ha salvato la vita del capitano Rogers laggiù, e da quel momento non gli si è più scollata da vicino, l'abbiamo portata qui, è nell'angar insieme a Steve” disse facendo cenno con il capo a un punto imprecisato della stanza, come a voler indicare l'angar
“va bene...” disse perplesso Coulson “potrà stare qui, rimanere un agente non operativo, ce ne sono tanti, perchè non...”
“non è tutto Phil..” lo interruppe May “prima di andare via la ragazza ci ha portato in una cella frigorifera che fungeva da obitorio, il ragazzo, il fratello, era morto da un giorno e in quel postaccio facevano lo smaltimento 'rifiuti' solo una volta la settimana, quindi era ancora lì. Rogers l'ha portato via”
“ha portato il cadavere di quel ragazzo qui alla base?” chiese sbigottito Coulson
“si, l'ha messo nella cella criostatica del BUS, e quel che è peggio è che ha detto alla ragazza che forse si può fare qualcosa per lui!”
“perchè l'ha fatto!” proruppe l'uomo sconvolto, afferrando le spalle di May
“dimmelo tu Phil, sei tu quello tornato dal regno dei morti.. ne hai parlato con Steve?” Coulson si staccò portandosi le mani alla faccia in segno di frustrazione
“si! Cioè... ho dovuto, dirgli qualcosa... che ero davvero morto ma mi hanno riportato indietro.. May lui c'era quando sono morto! Mi ha visto cadavere!” si giustificò, ma la donna non sembrava intenzionata a fargli sconti
“forse avresti dovuto scendere più nei dettagli... ora ti toccherà dire a lui e a quella ragazza che non si può fare niente per quel ragazzino” fredda e risoluta come un muro di cemento. Coulson fece un profondo sospiro di sconforto mandando la fronte a sbattere sulla spalla di May
“ok...” borbottò con la faccia sprofondata nella stoffa della maglia “ok, ci vado... dammi solo il tempo per riprendermi un attimo, stavano per ammazzarmi neanche due ore fa..” May, anche se l'uomo non poteva vederla in quel momento, gli concesse un sorriso e passò la mano sopra la sua testa, mimando una carezza senza tuttavia toccarlo.

 

Base segreta di Fury, angar


Steve si caricò sulle spalle le ultime cose che si era incaricato di portar giù dall'aereo e percorse la rampa per scendere, tallonato stretto dalla giovane hacker, che da quando aveva stretto la sua mano nella base in Canada non gli si era scollata di dosso neanche di un metro.
"fatto.." disse a sé stesso il ragazzo scaricando dalla spalla destra l'ultimo sacco, poi si voltò e sorrise alla biondina
"senti..." cominciò lei quando si furono seduti "tu.. come ti devo chiamare? sei Capitan America vero?" chiese indicando con un dito, che spuntava dalle maniche della felpa dello S.H.I.E.L.D. Che le avevano dato, il costume con le stelle, le strisce e tutto il resto. Steve fece una smorfia
"pietà ti prego.... sono Steve. Solo Steve ok?"
"non ti piace essere un'eroe americano? O non ti piace essere al centro dell'attenzione?" il ragazzo si guardò le mani in imbarazzo, come sempre quando si parlava di lui come un fenomeno mediatico
"il tuo secolo ha un modo davvero eccessivo di metterti al centro dell'attenzione... io sono un soldato, non una rockstar!" protestò debolmente, lei arrossì pensando di averlo fatto irritare
"mi dispiace..." replicò in tono rammaricato "non intendevo.."
"no senti" si affrettò ad interromperla lui "sono io che non intendevo... farti sentire in colpa, perdonami" poi distolse lo sguardo in imbarazzo. Era sempre stato una frana a parlare con le ragazze, e passare 70 anni ibernato non aveva certo giovato al suo savoir fare..

-Bucky era bravo...- questo pensiero gli attraversò la mente assolutamente senza il suo controllo, e gli fece talmente male che lo cacciò via scuotendo la testa

"allora..." riempì il silenzio dell'enorme angar e le sorrise dolce "il mio nome lo sai.. qual'è il tuo?" la biondina si schermì leggermente e per un attimo si adombrò, come se pensare al suo nome le evocasse qualcosa di doloroso, poi incrociò i suoi occhi e fece un timido sorriso
"mi chiamo Easter...Easter Marshall"Steve sollevò un sopracciglio
"è un nome.... singolare..." commentò dopo un attimo di silenzio, cercando di non risultare scortese, ma lei rise, abituata a una reazione simile
"non preoccuparti! Lo so che è orrendo! Sai perchè non ho voluto che mi riportaste a casa?" chiese a bruciapelo, senza attendere risposta si alzò in piedi e si avvicinò alla capsula criostatica, Steve la seguì "perchè io e mio fratello Sunday eravamo orfani" riprese, rispondendo alla sua domanda precendente "siamo scappati dall'orfanotrofio Marshall a 16 anni" proseguì guardando il viso del ragazzo, immobile dentro la capsula, attraverso il vetro "lui e lo S.H.I.E.L.D. erano la mia unica famiglia..." commentò con un filo di voce, accarezzando il vetro della capsula. Steve sentì stringersi il cuore e le si avvicinò, fermandosi alle sue spalle e osservando anche lui il ragazzo da sopra la sua testa, istintivamente le posò una mano sulla spalla stringendo appena, per tentare di consolarla. Sunday Marshall era magro e alto, con gli occhi chiusi e l'espressione rilassata, se non fosse stato per il pallore mortale del viso poteva sembrare che dormisse.
Easter strinse le labbra fino a sbiancarle per non piangere a guardare quel viso che amava così tanto ridotto in quello stato, ancora non le sembrava vero, e ogni volta che si affacciava a prendere coscienza della cosa, sentiva le budella torcersi dolorosamente e il fiato congelarsi nello sterno nel sopraggiungere di un attacco di panico, così rimuoveva  il pensiero
"vuoi vedere una sua foto?" chiese a Steve voltandosi e frapponendo il cellulare tra lei e Steve, lui annuì sorridendole mentre lei iniziava a pigiare lo schermo velocemente, voltò il telefonino mostrando l'immagine di un ragazzino sorridente con un capello da gangster che ammiccava scherzosamente alla fotocamera
"io e Sunday siamo gemelli" raccontò Easter "all'orfanotrofio si divertivano a dare il nome ai neonati che esponevano lì davanti, ispirandosi al giorno del ritrovamento, non siamo 'nati' un 12 Aprile"
"e vi hanno chiamato domenica e Pasqua?**" esclamò Steve ridacchiando "ora capisco perché siete scappati!" commentò riuscendo a strapparle un sorriso
"vallo a dire al bambino trovato il 2 Novembre che hanno chiamato Grave!" replicò ridendo
"mio dio è mostruoso.." disse Steve coprendosi gli occhi con una mano facendola ridere di nuovo, poi le prese il telefono di mano per osservare meglio la foto, aveva i capelli biondo scuro e gli occhi celesti, a mandorla, niente occhiali, sopracciglia sottili e definite.... Steve pensò che non assomigliava molto a Easter in realtà e gli venne in mente che forse non erano gemelli, forse neanche fratelli, li avevano solo trovati lo stesso giorno
"sai, Sunday era sempre molto protettivo con me" gli stava raccontando la ragazza "è stato lui che lo S.H.I.E.L.D. ha contattato, ma gli ha detto che non se non venivo anche io non se ne faceva nulla, sai una volta... quando eravamo bambini e dei ragazzi più grandi mi facevano bullismo, lui ha manomesso i loro cellulari che gli sono esplosi in mano! Poi le ha prese dalla signorina Mich, ma disse che ne era valsa la pena, perchè a me non avrebbe più dato fastidio nessuno..." sorrise perdendosi nel ricordo e Steve fece altrettanto
"era un bravo fratello.." le disse tacendo i suoi dubbi, in fondo non era importante se non era stata la stessa madre degenere a partorirli, non era il sangue a rendere due persone fratelli, e lui lo sapeva bene. Di nuovo i suoi pensieri scivolarono su Bucky, laddove il suo sorriso da ragazzo si mischiama con lo sguardo omicida del Soldato d'Inverno "anche io ho perso qualcuno" le confessò "e anche se sono figlio unico, lui era mio fratello, sono passati anni, ma per me è come se fosse successo ieri"
"mi dispiace.." sussurrò Easter, un attimo prima di sentirsi passare un braccio intorno alle spalle
"mi prenderò io cura di te adesso" disse, non senza una certa vergogna, il Capitano. La ragazza sorrise, colmando lo spazio tra loro e abbracciandolo intorno alla vita
"e io di te Steve.."
Steve rimase per un attimo interdetto, con le braccia sollevate, a guardare quella ragazzina pelle e ossa che gli prometteva di proteggerlo, era così assurdo... ma dopotutto, pensò poggiandole le mani sulle spalle in un goffo tentativo di ricambiare il suo gesto, gli aveva già salvato la vita una volta no?


Base segreta di Fury, laboratori, il giorno dopo


Fitz varcò le porte scorrevoli, che si spalancarono al suo passaggio, brandendo un blocco stracolmo di fogli pieni di dati. Era già dalla sera prima che lui e Simmons ispezionavano il materiale raccolto dai computer della base su Soldato d'Inverno, in particolar modo sulle onde elettromagnetiche emesse dal suo braccio, per tentare di comprenderne il funzionamento, e loro due non avevano avuto occasione di scambiarsi una parola di natura diversa dal lavoro.
Non che lui potesse parlare chissà quanto in realtà.
Sollevò gli occhi dai fogli e incontrò il profilo di Simmons, poggiata al bancone con i reni, e china su un tablet a studiare i risultati degli ultimi test.
Bella.
Bellissima.
Nonostante gli occhiali di plastica a schermo e il camice.
Sollevò gli occhi, che gli si illuminarono nel vederlo (come sempre, ultimamente) si trovò a pensare Fitz, senza tuttavia volersi illudere
"ciao!"
"ciao.." rispose lui con un sorriso timido, guardandola poi rimettersi a lavoro.
Per un po’ alternò un'occhiata ai fogli e una a lei. Non gli sembrava vero di vederla lì, davanti a lui, dopo aver assistito alla sua caduta dalla finestra di un grattacielo. Da un lato si sentiva talmente colmo di felicità, per quel regalo inatteso del destino, da sentirsi perfettamente a posto, da non osare desiderare nient'altro, ritenendosi già sufficientemente fortunato, a poterla ancora vedere, toccare, ascoltare parlare.
Ma dall'altro lato i suoi sentimenti ruggivano per esplodergli fuori dal petto. Si sentiva un idiota. Mesi prima le aveva confessato i suoi sentimenti solo quando sapeva di stare per morire, in fondo all'oceano. Aveva avuto un'altra occasione, era miracolosamente sopravvissuto al suo gesto disperato. Chiunque al suo posto si sarebbe buttato a capofitto, grato a qualsiasi cosa si potesse credere, per aver avuto l'opportunità di vivere quell'amore, e non doversi accontentare di averlo solo confessato.
E invece lui, nascondendosi dietro la scusa di non poter parlare, aveva lasciato che tutto mollemente tornasse come prima. Loro due amici, che lavoravano insieme, che fugacemente qualche volta si scambiavano gesti d'affetto.
Come un codardo si era accontentato, della ritrovata normalità.
Ma la vita aveva voluto dargli una sonora lezione, fortunatamente non troppo severa da essere irreversibile, mostrandogli Simmons che poteva morire, da un momento all'altro, senza preavviso, e ancora senza che lui si fosse fatto avanti.
E allora che aspettava?
Coraggio Leo! Quale momento migliore di questo? Non c'è un momento veramente giusto!! ora siete soli, è già abbastanza!
Eppure una cosa ancora lo frenava.
Lui in fondo all'oceano le aveva già detto una volta cosa provava giusto?
E allora forse non stava a lei ora dargli una risposta?
Perché non diceva niente?
Anche laggiù non aveva detto niente ora che ci pensava.
L'aveva baciato.. dappertutto, ma non sulla bocca.
Era forse questa la sua risposta? Ti voglio bene, da morire, ma non nel modo in cui me ne vuoi tu?
Buttò fuori un enorme sospiro di frustrazione, che fece sollevare gli occhi di Simmons dal lavoro per  capire quale fosse il problema, ma lui senza guardarla si allungò solo sul tavolo che c'era tra loro per afferrare una penna.


Simmons lo osservò mordersi il labbro inferiore, concentrato nello scrivere qualcosa sul blocco con la mano sinistra. Lo sguardo gli scivolò sulla destra, fasciata. Un piccolo sorriso le si affacciò all'angolo della bocca mentre si sfilava gli occhiali da lavoro. Coulson le aveva raccontato che aveva colpito in faccia Soldato d'Inverno quando l'aveva lanciata giù.
Il suo povero Fitz si era incrinato tre nocche contro la faccia di quel tipo, doveva averlo colpito con tutta la forza!
Arrossì furiosamente riportando gli occhi sul computer, non appena si rese conto di aver pensato a lui come al SUO Fitz.
Ormai i suoi sentimenti per lui, complice anche l'involontario aiuto di Tripplett, le erano diventati ben chiari, eppure non riusciva a fare un passo nella sua direzione.
Ok, una scusa era che aveva meno esperienza di una tredicenne in quelle faccende, ma cavolo! Era di Fitz che stava parlando! Si fidava ciecamente di lui, non aveva mai provato imbarazzo nei suoi confronti, si era sempre sentita a suo agio!
Il problema era un'altro.
Una domanda le affollava la mente da un sacco di tempo ormai, ci aveva pensato una volta che lo vegliava, mentre era in coma.
Lui le aveva detto che per lui era più di un'amica. Laggiù in quel container maledetto. E lei avevo creduto che fosse innamorato. La cosa l'aveva talmente spiazzata che non aveva reagito.
Ma proprio quando si era resa conto di essere innamorata a sua volta... un'altra interpretazione di quella frase si era fatta strada.

"sei più di un'amica per me" le aveva detto... cioè poteva intendere "sei una sorella!"

le si accapponò la pelle dall'orrore al solo pensiero che potesse essere quella la giusta interpretazione.
Aveva desiderato chiederglielo fin da prima che riaprisse gli occhi, ma poi lui si era svegliato con l'afasia, e di nuovo aveva dovuto rimandare le sue domande.
Non voleva doverlo leggere... voleva sentire la sua voce. Sapeva che avrebbe creduto solo alle sue parole.
Ora Fitz parlava di nuovo.
Fece un respiro profondo per darsi coraggio e appoggiò il tablet sul bancone alle sue spalle. Doveva farlo... o avrebbe smesso di dormirci la notte!
"F-Fitz.." lo chiamò. Un filo di voce tremante, se la schiarì con forza mentre lui sollevava lo sguardo

-tira fuori le palle Simmons!!- si ordinò mentalmente

"Fitz, c'è una cosa che volevo chiederti.." iniziò, lui annuì tranquillamente, ignaro di cosa lei volesse parlare “quando.. quando eravamo lì sotto, sei mesi fa e tu” deglutì a vuoto, provando ancora dolore a ricordare quei momenti “tu mi hai salvata…. Hai detto qualcosa, qualcosa vorrei mi spiegassi meglio” a quelle parole Fitz si irrigidì completamente, preso alla sprovvista.
Ok aveva appena messo in conto di parlargliene quanto prima ma.. non immaginava lei avrebbe tirato in ballo l’argomento..ORA!
Iniziò a sudare e posò i fogli per asciugarsi le mani sul maglione.
“ecco io ho detto che eri l’amico più importante che avevo e tu hai detto che io invece ero più di un’amica per te” Simmons iniziò a parlare a velocità pazzesca “perciò volevo sapere…. Inche sensointendevipiùdiun’amica?tiposorellaotipochetipiaccio?” a un certo punto parlò talmente in fretta che la frase parve un’unica lunghissima parola e Fitz, nonostante l’imbarazzo, si ritrovò a ridacchiare
“non ho capito..” disse sorridendo dolcemente a vederla prendere alcune diverse tonalità di rosso ciliegia, mentre si rendeva conto di dover ripetere lentamente quella frase che con disumano sforzo aveva prodotto
“ho detto..” riprese a voce molto più bassa, schiarendosi la voce per calmarsi “che mi hai definita più di un’amica per te… intendi che sono come una sorella?” Simmons era molto fiera di sé per averlo chiesto. Fitz invece era a dir poco sbigottito: sorella? SORELLA???  Ma stiamo scherzando?? Ma che cazzo aveva capito??
Improvvisamente voleva dirglielo, voleva spiegarglielo urlando che era una maledetta deficiente per certe cose e che lui non aveva mai provato niente di meno fraterno in vita sua… per lei

-no. Non sei una sorella! A una sorella non mi sognerei mai di sbatterla al muro e baciarla finché ho fiato tutte le volte che la vedo! Sono pazzamente innamorato di te!- pensò con forza, mentre ancora la guardava allibito.

Ma dalle labbra un discorso simile non poteva uscire, un po’ per la vergogna un po’ per i postumi dell’afasia, una frase tanto elaborata era ancora fantascienza
“Simmons… io…no.. io per te” riuscì solo ad articolare. Alzò gli occhi al cielo in segno di frustrazione, detestandosi profondamente, non riusciva a dirglielo, non riusciva ancora a dirglielo! Ma il discorso non poteva, non doveva più decadere nella maniera più assoluta!
Così fece l’unica cosa che voleva davvero fare in quel momento.
Colmò la distanza che li separava con due passi, le passò con impeto il braccio sinistro dietro la schiena, la mano ben piantata tra le scapole, schiacciandosela addosso, e si avventò sulle sue labbra senza alcuna possibilità di difesa, baciandola con tutta la passione che l’attesa di quel momento aveva maturato, la sentì irrigidirsi tra le sue braccia ma non si fermò subito, continuò ancora per qualche istante a mordere le labbra di Simmons con le sue, come a voler prendere ancora quanto poteva prima che finisse.

Simmons era rimasta completamente paralizzata dalla sorpresa, e se ne stava lì con le mani sollevate davanti al busto quasi a protezione, a farsi baciare a quel modo da…
Cavolo era proprio Leo Fitz che la stava baciando così????? Cominciava a sentirsi l’intero corpo acceso di piacere, misto a un formicolio fin dentro le dita dei piedi. Proprio quando riuscì a rilassare le spalle nella sua stretta, lui si fermò. Aveva il fiato corto, e Simmons si accorse di avercelo anche lei, nonostante ciò la guardava dritta negli occhi.
Fitz la fissò per un istante, ogni dettaglio del suo viso, un qualcosa in più lo dedico alle sue labbra rosso ciliegia, come a volersi sincerare di aver davvero fatto quel pensava di aver fatto
“spero.. sia chiaro, ora” le disse tornando a guardarla negli occhi, poi attenuò la stretta dietro la sua schiena, permettendole di allontanarsi di qualche centimetro, e finalmente si concesse di arrossire fino alla punta dei capelli.
Dio! Ma che aveva fatto??
Fu questo a far sciogliere Simmons, che gli sorrise circondandogli il viso con le mani
“ti amo anche io Fitz” disse semplicemente, prima di baciarlo, un bacio dolce, con le labbra, trattenuto solo un paio di istanti di troppo per essere innocente, e poi ancora, e ancora. Al terzo bacio Fitz le dischiuse la bocca con la sua, e entrambe mandarono i loro cervelli pluridecorati a prendersi una pausa.


Fuori dalla porta del laboratorio May fece rapidamente dietro-front alla vista della scena e sorridendo tirò fuori dalla tasca il cellulare. Aprì il gruppo di Facebook denominato ‘scommessa FitzSimmons’ e digitò =ho vinto io, affacciatevi in laboratorio per prove inconfutabili, chissà come spenderò i vostri soldi stavolta?=
Un numero non ben calcolato di imprecazioni si levò da vari angoli della base pochi istanti dopo.

 

Base segreta di Fury, ufficio di Coulson, sera


“volevi vedermi AC?” chiese Skye facendo capolino con la testa nel piccolo ufficio. Coulson si alzò andandole incontro, Skye notò che nella stanza c’era anche una ragazzina pelle e ossa con una massa considerevole di capelli biondi e gli occhiali.
“Si, Skye ti presento Easter Marshall, agente di livello 1, come te” disse l’uomo indicandole la ragazza, che le rivolse un timido gesto di saluto con la mano
“oh certo!” sorrise la mora dando un’occhiata attenta all’intera figura di Easter “benvenuta! Sei la ragazza del cuore del Capitano giusto? Ho sentito parlare di te!” chiese in tono sornione facendola arrossire furiosamente
“ma no! Io veramente…” protestò
“Skye.. per piacere..” la rimproverò con poca convinzione Coulson, domandandosi come facesse quella ragazza a non essere MAI  seria
“che c’è?? Sei una ragazza giusto? E palesemente stai a cuore a Steve, quindi sei la sua ragazza del cuore!” si giustificò ironicamente lei, che dopo aver perso una barca di soldi per colpa dei FitzSimmons aveva solo voglia di fare un po’ la carogna
“ti ho detto di piantarla…” le sibilò Coulson sospingendola per un braccio verso la scrivania, di fronte al crescente imbarazzo di Easter, poi riprendendo un tono più professionale aggiunse “dunque ti ho convocata perché Easter è un agente non operativo di tipo informatico, mi ha detto che si occupa principalmente di intercettazioni” su quest’ultima parola gettò un’occhiata alla biondina, come a chiedere se aveva capito bene, lei si schiarì la voce e precisò
“si, sia in formato software che hardware, ho progettato buona parte delle nuove microspie che davano in dotazione agli agenti operativi nelle missioni stealt”
“fico… quanti anni hai?” commentò Skye, genuinamente impressionata
“19..”
“il punto Skye” si intromise Coulson “è che vorrei vi affiancaste per ottimizzare le ricerche del Soldato d’Inverno, sono sicuro che le vostre peculiarità potrebbero compenetrarsi molto efficacemente, a questo scopo” concluse
“bene!” esultò Skye sinceramente contenta “sono davvero felice di avere finalmente qualcuno che capisce qualcosa di quello che dico” aggiunse in tono più basso, rivolta direttamente a Easter “credimi delle volte ti sembra davvero di camminare da sola nel deserto qui dentro… tutti che sanno solo fare ‘spara! Spara! Colpisci!’” rincarò, lanciandosi quindi in un’imitazione dell’agente Romanoff con il tono però dell’agente Barton. Easter, nonostante la battutaccia precedente di Skye su lei e Cap scoppiò a ridere, mentre Coulson alzava gli occhi al cielo e si impegnava per non fare altrettanto (l’imitazione della voce di Barton era davvero convincente per la miseria!)
Quando le due ragazze stavano per congedarsi Coulson però tornò serio e fermò la mora per un polso
“Skye tu aspetta un secondo.. devo dirti una cosa… in privato” aggiunse lanciando un’eloquente occhiata a Easter, che recepito il messaggio chiuse la porta dietro di sé.
L’uomo lasciò andare la mano di un’incuriosita Skye e tornò verso la sua scrivania, dove raccolse un piccolo foglio di carta piegata in quattro. Lo osservò per qualche istante, sotto lo sguardo della ragazza, come a chiedersi se faceva bene a fare ciò a cui si stava apprestando.
“AC che succede? Comincio a spaventarmi…” lo spronò Skye stringendosi le mani sui gomiti
“c’è una cosa che voglio che tu sappia” rispose l’uomo voltandosi a guardarla “dopo ti lascerò la libertà di fare ciò che vorrai, non voglio spingerti in nessuna direzione particolare” precisò, invitandola con un gesto a sedersi. Lei non si mosse e lui non insistette. “le alte sfere mi hanno contattato questa mattina” buttò lì dopo un sospiro “ritengono non sia prudente trattenere qui ulteriormente Grant Ward” Skye non seppe di preciso se le fece più male il suo nome in sé, o il sentire Coulson che non lo fregiava più del titolo di ‘agente’. L’uomo continuò “sostengono che sarebbe meglio trasferirlo in una delle prigioni di massima sicurezza dell’FBI, in attesa di processarlo per alto tradimento, davanti alla corte marziale” la ragazza annuì, anche se la parola corte marziale le faceva paura, c’era ancora la pena di morte per alto tradimento in quel particolare tribunale. Coulson le si avvicinò di più, ora le loro spalle si sfioravano, lei riusciva quasi a sentire il calore emanare dal suo corpo “Skye… non hanno chiesto il mio parere, era un ordine, vogliono che sia trasferito stasera stessa. Teoricamente l’intera faccenda dovrebbe essere top secret però..” continuò ritirando il ballo il pezzo di carta piegato in quattro e ponendolo alla vista di Skye “ho voluto dirtelo ugualmente, nel caso tu avessi ancora qualcosa che vorresti dirgli…”
“cos’è quel foglietto AC?” gli chiese lei quasi senza guardarlo. Coulson fissò il pezzo di carta con un sospiro
“stamattina quando sono andato a comunicargli il trasferimento mi ha chiesto carta e penna e ha scritto questo….. per te” aggiunse dopo una piccola pausa. Skye distolse lo sguardo quasi odiasse quel pezzo di carta, perché?? Perché scriveva a lei??? “non l’ho letto, lo giuro” aggiunse Coulson un attimo prima di porgerglielo.
“e non voglio farlo neanche io!” rispose secca Skye allontanandosi dall’uomo di un paio di passi, quasi la sua precedente posizione scottasse, e tuttavia strappando il cartiglio dalle mani di Coulson e schiaffandoselo in tasca con forza. Phil non disse nulla, limitandosi a guardarla tristemente. “tu che faresti al mio posto, AC?” si sentì chiedere a bruciapelo “andresti da lui?”
“sei sicura di volerlo sapere? Quello che penso io?” rispose con un’altra domanda Coulson, con un tono dolcissimo
“no… in effetti tanto poi farei comunque come mi pare..” osservò Skye assumendo un espressione pensierosa e facendo sorridere Coulson
“che vuoi fare allora?” la incalzò l’uomo “partirà tra un paio d’ore, non appena sarà completamente buio” la ragazza chiuse gli occhi, trattenendo per un attimo dentro di sé, insieme al respiro, tutto il turbine di emozioni contrastanti che pensare a Ward le suscitava, poi sospirò pesantemente
“non voglio vederlo… sarebbe peggio, per tutti e due, ciò che dovevo gliel’ho detto l’ultima volta che sono stata laggiù” la sua voce era quasi un sussurro mentre diceva queste parole, fissando un punto imprecisato del pavimento accanto alla scrivania.
“molto bene… è tutto allora” le disse Coulson abbozzando un sorriso e avvicinandolesi “puoi andare” aggiunse, poi dopo un attimo di esitazione allungò un braccio verso di lei e, spingendola verso di sé con la mano sulla nuca, la strinse in un rapido abbraccio “passerà Skye… un giorno passerà” la ragazza serrò un attimo occhi e labbra per non emettere neanche un fiato, poi si scostò da lui, regalandogli un largo sorriso e gli diede la buonanotte.

 

Base segreta di Fury, alloggio di Skye

Due ore e mezza. Erano passate due ore e mezza dal suo colloquio con Coulson. Aveva sentito le leggere vibrazioni delle penne sulla scrivania quando il jet aveva lasciato la base. Grant Ward se ne era andato. Probabilmente per sempre. In questo momento doveva star sorvolando l’oceano. Sospirò tentando di convincersi che era meglio così, cosa avrebbe mai potuto dirgli di così risolutivo per il loro rapporto, pochi istanti prima della sua partenza?
Era ancora immersa in questi pensieri quando la sua attenzione venne rapita dal forte trambusto di voci che rimbalzavano nei corridoi.
Cosa diavolo stava succedendo a quell’ora della notte???
Si infilò le scarpe da tennis e aprì la porta della sua stanza cacciando la testa fuori, proprio mentre l’agente Koenig correva trafelato nel corridoio
“Koenig!” lo chiamò “che sta succedendo!?”
“devo avvertire immediatamente Coulson!!” esclamò quello in preda all’agitazione “il jet! Il jet su cui Grant Ward stava venendo trasferito è stato attaccato! Il pilota mi ha dato comunicazione che una forza spaventosa stava attirando l’aereo come in un orbita!” raccontò agitandosi convulsamente in preda a una crisi di panico “poi la parte posteriore con la cella di Ward si è staccata di netto dall’aereo, un attimo dopo la comunicazione è saltata!!”
“cioè mi stai dicendo che qualcuno/qualcosa ha rapito Ward??? Cioè… era lui l’obiettivo??” lo incalzò Skye paralizzata dall’orrore
“così pare!!” strillò l’agente Koenig un attimo prima di riprendere la sua corsa vero l’alloggio di Coulson.
Skye si sentì mancare la terra sotto i piedi e si accasciò seduta a terra, non riuscendo a serrare le mascelle, da quanto era sconvolta. La sua mano corse senza il suo controllo alla tasca dei jeans e ne estrasse il biglietto di Ward. Non seppe mai perché in un momento simile provò l’impulso irrefrenabile di leggere, quali fossero state le sue ultime parole per lei.
Lo stomaco gli si accartocciò su sé stesso dal dolore, e Skye vomitò un istante dopo riuscendo a malapena a raggiungere il cestino della spazzatura.
Sul cartiglio c’era scritta una sola frase

=se c’è stato un solo momento della mia vita nel quale sono stato me stesso, è stato quando ti ho detto di essere innamorato di te=

 

Note dell’autrice:
sto notando che più di una volta ogni 15 giorni proprio non riesco ad aggiornare, abbiate pazienza! Spero il capitolo vi piaccia! Passiamo agli asterischi:
*questa frase parafrasa una delle mie preferite del film “V per vendetta”
**Sunday significa domenica, Easter pasqua (il 12 aprile spesso è la domenica di pasqua), anche dopo… il due novembre è la festa dei morti, motivo per cui il disgraziato è stato chiamato Grave, cioè tomba XD

Ps: posso chiedere un parere su Easter? È entrata nel team senza il mio permesso XD

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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