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Autore: MagnusBane_    07/10/2014    1 recensioni
Louis Tomlinson. Un ragazzo tormentato, che non parla mai con nessuno. Lo annoia tutto e odia il genere umano. La sera gli vengono divorati i piccoli pezzi di se' che riesce a mettere insieme durante il giorno.
Harry Styles, un ragazzo dolce, ingenuo e spensierato, capitano della squadra di basket e noto ragazzo prodigio. Ma anche lui ha la sua dose di demoni.
Eppure, riusciranno ad essere l'ancora l'uno dell'altro.
Genere: Drammatico, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Zayn Malik
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2

-Sembra che tu sia proprio una spina nel fianco, Styles. Ridammelo.-disse Louis, tendendo la mano. 

-Uhm…No. Prima rispondi ad una domanda.-

Il più grande aggrottò le sopracciglia, confuso. Cosa diavolo voleva quel ragazzo da lui?

-Che fai, ti metti a rubare libri adesso?-

Cercò di afferrare il volume che il riccio teneva stretto tra le mani, ma quest'ultimo fu più veloce, e lo portò lontano dalla sua portata. Stupida altezza. Stupido Styles.

-Ma cosa vuoi da me? Ritorna dai tuoi amici perfetti, con la tua media perfetta, ed i tuoi vestiti perfetti.-sbuffò Louis.

-Mi incuriosisci.-disse Harry, a mo' di scusa. 

-Sai una cosa? Il libro puoi tenertelo, a casa ne ho altri.-

Detto questo, il più grande si rimise lo zaino in spalla e fece per andare via. 

-"Se hai amato qualche donna e qualche paese ti puoi ritenere soddisfatto, perché anche se dopo muori, non ha importanza".-citò il riccio. 

Louis alzò un sopracciglio e lo guardò. -Stai citando Hemingway per impressionarmi?-

-Sta funzionando?-

-Styles, per impressionarmi dovresti leggere "Guerra e Pace" in 40 minuti.-

-Ci sto.-

-Cosa?-

Louis non capiva se il riccio stesse scherzando o meno, il suo tono sembrava piuttosto serio, ma nessuno può leggere un libro così grande in così poco tempo. Era praticamente fuori dalla portata di ogni essere umano. 

-Mi stai facendo perdere tempo.-concluse allora, dandogli ancora le spalle.

Harry però non si arrese. -Ti ho detto che ci sto. Anche se ho già letto qualcosa di Tolstoj prima.-

Per tutta risposta, l'altro scoppiò a ridere. 

-Se ci riesco però, tu devi rispondere ad una mia domanda.-insistette il riccio. 

-Sìsì, come vuoi.-

E, detto questo, andò via.

--

Dopo essere andato a prendere la sorella a scuola, Harry la portò al parco, come faceva tutti i giorni. 

-Haz, vado sulla scivolo!-

-Va bene, resta dove posso vederti, Car.-

La bambina fece una smorfia. -Ti ho detto mille volte che odio quando mi chiami Car. Io mi chiamo Caroline, тупица*!-

Il ragazzo rise. -Va bene, Caroline.-

Mentre la sorella andava sulle giostre, Harry si mise seduto sulla sua solita panchina a leggere. 

Era ormai un'abitudine. Tutti i giorni lui andava a prendere la sua sorellina a scuola e, mentre lei giocava, lui faceva i compiti. Era davvero piacevole studiare all'aria aperta e Caroline sembrava molto felice.

Ma questa volta, qualcosa era cambiato. Stava leggendo Guerra e Pace, libro di Lev Tolstoj, per la sua "scommessa", con il tizio dagli occhi azzurri, che, grazie al suo amico Liam, sapeva si chiamasse Louis. 

Quel ragazzo era decisamente strano. Sembrava che niente lo sfiorasse o interessasse minimamente. A parte leggere, ovviamente. Leggeva libri bellissimi e complessi, libri in cui i protagonisti vivevano una vita vera. Harry lo sapeva, l'aveva visto svariate volte. Solo ora se ne ricordava, a lezione non lo aveva mai incrociato, ma dei ricordi di lui in cortile o nella sala mensa gli erano affiorati. Non gli aveva mai dato alcuna importanza, non aveva mai chiesto il suo nome, o provato ad avvicinarlo. Ma quando lo aveva incontrato in cortile, qualcosa in lui era scattato. Voleva risposte.  Ed a quanto pare il ragazzo non era disposto a dargliele. Perché stava sempre da solo? E' impossibile che nella vita non ci si faccia nemmeno un amico. 

--

Dopo aver ignorato le solite chiamate da parte di sua madre, Louis si buttò sul divano, con un nuovo libro tra le mani. 

Voleva sapere come diamine andasse a finire quello di Hemingway iniziato la mattina, ma quella sottospecie di fungo alto due metri non gliel'aveva permesso. Odiava quando le persone gli ronzavano intorno, era una cosa insopportabile. La gente gli stava stretta, lo soffocava. Tutto quello che voleva era essere lasciato in pace. Le persone si erano abituate al suo modo di fare, ed avevano imparato ad ignorarlo. Eppure Styles, sembrava ostinato a conoscerlo. Beh, notizia flash: Louis non aveva bisogno di nessuno.

 

Dopo un po' di tempo passato a non far nulla di concreto, si accorse che erano già le quattro e, prendendo il volume di Hugo Cabret, si diresse verso il solito parco. 

--

Per essere metà novembre, il tempo era stranamente sopportabile. C'era il sole e si poteva uscire senza giacca. 

Quando Louis arrivò alla solita panchina, lei era già lì. La panchina era situata all'ombra di una grande quercia, abbastanza lontano dai rumori del parco giochi, ma abbastanza vicino da non sentirsi completamente isolati. Il parco in cui erano situati era molto grande, ed era il parco più bello della zona. Con grandi alberi, giostre nuove e tirate a lucido, e tutto ciò che Louis voleva dalla vita:tranquillità. 

Annie Thomas, era una bambina di undici anni, dislessica, ma con una grande passione per la lettura. 

La prima volta che si erano incontrati, il ragazzo l'aveva trovata insopportabile ed irritante, ed aveva fatto di tutto pur di scacciarla. Ma la bambina non si era arresa, finché Louis non gli aveva detto il titolo del libro che stava allora leggendo e gliene aveva letto un paragrafo. 

Aveva insistito così tanto, che il ragazzo alla fine aveva finito per farla diventare l'unica persona di cui sopportasse la presenza. Era una ragazzina sveglia e molto intelligente. E, stranamente, l'unica persona al mondo che ci capisse qualcosa dell'universo Tomlinson. 

-Hey Annie.-la salutò, sedendocisi accanto. 

-Ciao Lou! Come stai?-gli chiese la bambina, raggiante. 

-Si va avanti.-si limitò a dire, accennando un piccolo sorriso. -Ho una sorpresa per te.-

Gli occhi azzurri della piccola brillarono d'eccitazione. -Un nuovo libro? Qual è? Qual è? Dimmelo Lou!-

-Cosa ti fa pensare che sia un nuovo libro?-la provocò lui, ghignando. 

Annie si alzò in piedi, i capelli rossastri che, a forza di saltellare, le si pararono davanti agli occhi, ma lei non parve farci caso. 

Louis ridacchiò, mettendole i capelli dietro un orecchio. -Adesso siediti superstar, che inizio.-

Lei arricciò il naso, contrariata. -Ma non mi hai detto il titolo.-

-Hugo Cabret.-

Annie sorrise a trentadue denti. -E' il libro che ti ho chiesto un paio di giorni fa.-

-Non è vero.- 

-Tu l'hai comprato per me!.-gongolò la piccola, dondolandosi sul posto. 

-Piantala.-sbottò il ragazzo, seccato. 

La rossa si zittì, consapevole che al ragazzo non facesse piacere quando gli si rinfacciavano certe cose. -Sai, Lou. Non c'è niente di male a voler bene a qualcuno ed a fare delle piccole cose per ricordarglielo, ogni tanto.- 

-Lo so. Penso…Penso di star ancora imparando a…Sai, rapportarmi con le persone.-ammise Louis, guardando in basso. 

Annie rise. -Alza gli occhi Lou, ed ammetti che il libro l'hai comprato per me, sarebbe un passo avanti.-

-Okay. Va bene. L'ho comprato per te, contenta?- 

-Molto.-

Il ragazzo sospirò, ed iniziò a leggere.

Quando Louis leggeva, Annie si sentiva trasportata in un altro mondo. Le parole lente, che pronunciava con un'intonazione sempre diversa per ogni personaggio a cui dava vita, la cullavano, le facevano accarezzare un mondo in cui sapeva che sarebbe stata al sicuro, ma da cui, sapeva anche, sarebbe dovuta uscire, prima o poi.

La bambina lo conosceva da un anno, ormai. Eppure, non si era ancora abituata al suo modo di fare. Louis era un ciclone, un arrabbiato, violento, ciclone. Che prendeva pace solo in momenti come quello. Il ragazzo era protettivo nei suoi confronti, come se Annie fosse la cosa più vicina ad un legame umano che conoscesse. Era il suo salvagente. 

E niente avrebbe mai potuto cambiare questo. 

-Lou-lo interruppe,dopo un po',  a malincuore. -Sono le cinque, la mamma mi aspetta. Devo andare…-

-Annie? E' successo qualcosa con la mamma?-le domandò lui, perplesso. 

La piccola non andava mai a casa prima delle sei, e mai nel bel mezzo di un capitolo. 

-Lei è tanto arrabbiata con me…-ammise.

-Come mai?-chiese, confuso. Cosa mai potrà aver fatto di tanto grave? 

-Ancora non riesco a leggere. Vedo tutte le lettere alla rinfusa, non riesco a metterle in ordine,Lou. La mamma dice che sono stupida. Che forse non imparerò mai. Che forse è meglio arrendersi, che sono nata sbagliata.-

-La tua mamma dice un sacco di sciocchezze.-sputò Louis, irritato. 

Come diavolo si era permessa di dire ad Annie cose del genere? Era una bambina talmente buona, talmente piena di vita e talmente ingenua che avrebbe anche finito per credere a tutte quelle stupidaggini. 

-Annie.-disse il ragazzo, alzandosi dalla panchina ed inginocchiandosi di fronte a lei, in modo da guardarla negli occhi. -Non sei stupida. Sei la ragazzina di undici anni più brillante che io conosca. Insomma, stare con me non è mica una cosa da tutti. O no?-le sorrise. -Tu sei speciale, Ann. Non permettere a nessuno di farti dubitare di questo.-concluse, rialzandosi.

-Non perdere la speranza. Promesso?-

La bambina sfoggiò un sorriso a 360°. -Promesso.-

Louis ridacchiò, scompigliandole i capelli. -Andiamo ragazzina, ti accompagno a casa.-

 

 

--

Quando Harry arrivò a scuola, il giorno dopo, trovò Louis Tomlinson al suo solito posto, tra la macchinetta delle merendine e quella dell'acqua, intento a leggere. 

-Sai che le lezioni si dovrebbero frequentare?-disse il riccio, richiamando la sua attenzione. 

Louis alzò leggermente lo sguardo, sbuffando. -Ma non mi dire? Va' via Styles. Non ho bisogno della predica giornaliera.-disse, scacciandolo con un gesto della mano. 

Harry, per tutta risposta, si inginocchiò di fronte a lui, buttandogli un libro in grembo. 

-Ma cos…-

-42 minuti.-disse il più piccolo, con fermezza.

Louis prese in mano il libro che il riccio gli aveva lanciato, riponendo quello che stava leggendo poco tempo prima, nella cartella. 

-Guerra e Pace? Stai scherzando.-

Ma lo sguardo del più piccolo gli fece capire che non stava scherzando affatto. 

-Quante pagine avrà, 1000?-chiese il più grande, incredulo. 

-1469, per la precisione.-lo corresse dolcemente l'altro. 

-E' impossibile che tu lo abbia letto in 40 minuti!.-

-42.-lo corresse di nuovo. 

Louis aprì il libro per accertarsi che non fosse tutto uno scherzo, ma quello che vide, lo scioccò ancora di più. 

-Styles.-

-Cosa?-

-Questo è russo.-

-Sì.-

-Quindi mi stai dicendo che l'hai letto in russo?-chiese il liscio, incredulo.

-Scusa, Tolstoj era russo, perché avrei dovuto leggerlo in inglese?-domandò Harry, confuso. 

-Mi stai dicendo che tu parli russo?- 

-E' la mia seconda lingua, in effetti, mia madre ha origini russe e me l'ha insegnato quand'avevo circa sei o sette anni.-

-Okay, tutto questo è veramente assurdo. Adesso mi dirai che sai il cinese o qualcosa del genere?- 

-Purtroppo il cinese non lo so…Però so il tedesco, il francese, l'italiano, il russo, l'inglese e mastico abbastanza lo spagnolo.-

-Dove hai trovato il tempo di imparare…-

-Mio padre insegnava lingue all'università, aveva tanti volumi in lingue straniere e, quando a casa non avevo niente da fare, li leggevo. Ovviamente leggendo capivo solo alcune nozioni di grammatica di base, ma mio padre colmava le mie mancanze.-disse Harry, con semplicità, come se non fosse niente di che. 

-Non ti credo mai nella vita, Styles.- 

-Davvero? Beh, immagino che non posso farci nulla. Che ne ricaverei dal mentirti? E, senza offesa, ma "far colpo" su di te, non è proprio il primo dei miei pensieri.-

 La campanella che indicava l'inizio della prima ora, suonò. Louis non parve farci molto caso, ma Harry prese lo zaino che aveva appoggiato precedentemente sul pavimento e, con grazia, si alzò in piedi. 

-Aspetta!.-lo richiamò Louis.

-Che c'è?-

Harry si girò verso il più grande, ancora seduto sul pavimento. 

-Una scommessa è una scommessa…Ti devo una risposta.- 






NOTE: 

*тупица= idiota. 
E' un sostantivo in lingua russa :D

  
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