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Autore: LadyGrief    10/10/2008    1 recensioni
Eh Grissom, Grissom... Geniale come sei, hai bisogno del Dr. Stranamore (o meglio, nel nostro caso, dottoressa) per stringere una certa persona tra le tue braccia?!
Se l'idea di vedere Gill Grissom alle prese con la sua eterna battaglia interiore, tra vestiti e smoking, piste da ballo e fuochi d'artificio, questa è la storia giusta! Non fatevi ingannare se il primo capitolo vi sembrerà triste, fidatevi e aspettate i prossimi chap! ;) Buona lettura allora, e recensite se vi và! ^^
Genere: Generale, Romantico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Catherine Willows, Gilbert 'Gil' Grissom, Sara Sidle
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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****

 

 

 

- Tesoro, ti dispiacerebbe andare a vedere chi è? Mi sto vestendo! –

Una bimba sugli otto anni alzò gli occhi dal suo Top Girl (una ragazzina molto precoce) e lo ripose sul comodino accanto al suo morbido letto fucsia.

- Si mamma, ora vado! – rispose con voce allegra. Aveva già visto dalla finestra della sua stanza chi mai bussava alla loro porta a quell’ora e soprattutto alla Vigilia di Capodanno.

Fece così di corsa le scale, con un sorriso stampato in volto.

- Ciao zio Gil!!! Da quanto tempo!!! – e senza dare all’uomo nemmeno il tempo di rispondere al saluto, le si avvinghiò al busto.

Grissom rise divertito.

- Ciao Linsday, anche per me è un piacere rivederti! – e le sorrise dolcemente.

La bambina si staccò da lui, ridendo.

- Sai zio Gill, mi sa che hai messo su un po’ di pancetta! L’ultima volta riuscivo ad abbracciarti più facilmente! –

L’uomo portò automaticamente lo sguardo sul suo ventre, sorridendo di sbieco.

- Eh si, lo so piccola! Zio Gil sta diventando vecchio e flaccido! – la buttò sull’ironia, ma in fondo la sua voce era velata di consapevolezza. Gli anni cominciavano a farsi sentire sul serio.

Linsday però corrugò la fronte e Gil per un attimo vide Catherine davanti a sé.

- Ma che dici zio Gil, non sei affatto vecchio! Sei solo un uomo che ha raggiunto la mezz’età, e poi sei ancora affascinante, lo dice sempre anche la mamma! –

Grissom rimase un po’ interdetto.

- Oh… Bè, grazie Linsday! Comunque, dimmi, la mamma è in casa? –

(Dal piano di sopra) – Lins, chi è? –

La bimba si voltò verso le scale.

- Come stavo per dirti, è di sopra. – disse guardando l’uomo con una faccia… professionale – E’ zio Gil mamma!! –

- Immaginavo, scommetto che non ha trovato nemmeno uno straccio di abito nel suo desolato armadio!– rispose Catherine ridendo. Anche la bambina fece una risatina, mentre Grissom si finse offeso.

- Ehi, guarda che ci sento anche io! Ebbene sì, è così! – urlò di rimando.

- Accompagnalo su, Linsday! –

La piccola sfoderò un sorriso a trentadue denti, prendendo per mano Grissom.

- Andiamo zio Gil! Vedrai mamma che bel vestito si è messa! Sembra una principessa! -

- Lo supponevo. Tua madre è sempre bellissima… e ovviamente, tu sei proprio come lei! –

- Si, lo so zietto! – disse la piccola soddisfatta.

Piccola poi.

Gil si chiese se potesse davvero chiamarla ancora “piccola”.

Si fermarono davanti ad una porta socchiusa.

- Aspetta un attimo qui, zio Gil, vedo se mamma è ancora in desabiliè! (si scrive così?? boh… Ndme) – e si intrufolò nella stanza con un sorrisino furbo, lasciando Grissom senza parole.

Come diamine passava il tempo…

Cath che iniziò ad avere problemi con suo marito Eddie, la gravidanza indesiderata, l’alcol e la droga, sembravano ora così lontani, ricordi insignificanti.

Lei e Linsday erano felici adesso. La mancanza di una figura paterna certo si faceva sentire ogni tanto, ma a loro andava benissimo anche così. “E poi c’è sempre zio Gil!” esclamava sempre la vocetta allegra della bambina quando la madre era giù di corda. Tornava il sorriso ad entrambe.

Che ci fosse qualcosa tra i due?

No, nulla del genere. Solo un fortissimo affetto, che i più malevoli tramutavano in “storia”.

No, non c’era una “storia” tra il supervisore e la sua vice.

Amicizia. Tutto qui, semplice.

Grissom tese le labbra in un sorriso ironico: aveva capito che l’amicizia era un sentimento semplice, ma l’amore ancora no, benché il confine fosse davvero sottile. E lui l’aveva oltrepassato eccome, ma non con lei…

- Entra zio Gil! –

La bambina aprì la porta con fare teatrale, saltando poi sul letto con un agile balzo.

Dal grande armadio spalancato emerse Catherine, depositando uno smoking su di una poltroncina.

Grissom non potè non notare la sua eleganza e la sua bellezza, chiedendosi come Eddie poteva essere stato così stupido da lasciarsela scappare.

- Accidenti, Cath, stai benis… -

- Bando alle ciance Gil! – esclamò la donna – Sono già le 21.00 e tu sei ancora lì con i tuoi stracci! –

L’uomo alzò un sopracciglio e si guardò un attimo i vestiti.

- Ma… che hanno di male, sono gli stessi che avevo al lavoro stamattina. –

- No, Gil, sono gli stessi che hai dal turno di IERI sera, visto che decidesti di trascorrere la notte in laboratorio! – rispose stizzita.

Grissom sgranò gli occhi, mentre Linsday si godeva la scena ridacchiando.

- Davvero? – non faceva nemmeno caso a quando trascorreva la notte fuori di casa…

Sospirando: - Sì, Gil… -

- Oh… Allora se le cose stanno così… Non è che potrei farmi una doccia veloce? –

Se fosse stato un anime giapponese, ora si sarebbero viste Linsday e Catherine cadere a gambe all’aria.

- Diamine Gil, fai in fretta! Gli asciugamani puliti sono nel mobile sotto il lavandino… - e detto questo si scansò per fargli raggiungere il bagno.

- Grazie, sei una angelo! –

Lei lo guardò ironico.

- Bè…più o meno. – e chiuse la porta dietro di sé.

Madre e figlia si fissarono per qualche secondo, scoppiando poi a ridere.

 

 

 

****

 

 

Ore 21.30.

Dall’altra parte della città, in un quartiere di villette praticamente tutte uguali, destava particolare interesse una di queste.

Era l’unica nella quale non si udivano schiamazzi di bambini, risa di adulti un po’ brilli, vociare di famiglie troppo numerose, non si vedeva nessuno nemmeno sul tetto, intento magari a sistemare i fuochi d’artificio per la fatidica ora X.

No, niente di tutto ciò. Casa silenziosa e luci spente.

Era dal garage che provenivano segni di vita. Segni, anzi, di qualcuno piuttosto innervosito.

Una giovane donna, alquanto attraente, girava con forza e decisione la chiave nella sua apposita fessura, ma senza ottenere alcun risultato. L’auto singhiozzava per pochi attimi, poi sbuffava e si spegneva. A quanto pare, anche lei non aveva voglia di lavorare. Insomma, era o non era la Vigilia di Capodanno?!

- Dannazione, vuoi partire?! Cristo! -  ringhiò, sbattendo le mani sul volante.

Si sentiva già leggermente a disagio al pensiero di ciò che si accingeva a fare (un cenone, ma che le era saltato in mente?!), ci mancava anche quella.

E dire che si era agghindata di tutto punto, andando contro tutti i suoi principi di sobrietà e invisibilità. Insomma, già sentiva mille occhi puntati su di sé (ricordo a tutti che si trovava nel garage), figurarsi una volta arrivata a destinazione.

Santo cielo, se ne stava rendendo conto solo in quel momento.

Superfluo dire che fu presa dal panico, e la sua rabbia per l’auto capricciosa era improvvisamente svanita.

- Bene, a quanto pare il destino non vuole che vada alla “festa”! Benone! – disse al nulla.

Uscì dall’auto, tirò fuori dalla borsetta il cellulare ed si diresse verso il vialetto, dove c’era campo. Compose velocemente un numero e avvicinò l’apparecchio all’orecchio, mentre si stringeva meglio nel cappotto scuro.

 

 

 

****

 

 

- Insomma, Gill, ma quanto ci metti?! –

- Ancora qualche minuto! – rispose una voce maschile da dietro una porta.

-  Vorrei farti notare, principino, che sei lì dentro da più di mezz’ora! –

La donna scese dal letto su cui era stesa e si piazzò davanti alla porta del bagno con le mani sui fianchi.

- Ti assicuro che se farò ritardo per colpa tua, e io ODIO arrivare in ritardo, le tue preziose chiappe – qui Linsday rise – festeggeranno l’anno nuovo sul tavolo del dott. Robbins! –

- Ho capito Cath, ho capito! –

Catherine si lasciò cadere nuovamente sul letto.

- Sai mamma, così rischi di sgualcire il vestito! –

Le sorrise dolcemente: - Hai ragione tesoro…- mettendosi poi a sedere.

Con un po’ di esitazione, la bambina le si accostò.

- Mamma, posso farti una domanda? –

- Certo amore, dimmi. –

- Ma tu ami zio Gil? –

Catherine rimase spiazzata. Non si aspettava una domanda del genere, così di punto in bianco!

- Bè, voglio molto bene a zio Gil, tesoro, ma… Non sono innamorata di lui, no… - disse incurvando un po’ le labbra rosse.

- Però tu e lo zio vi vedete spesso e quando lui sta con noi tu sei felice, magari se lo sposi e sta sempre con noi sei felice sempre… - incalzò la bimba, guardandosi le mani.

La donna capì il perché di quella domanda…

- Oh tesoro, ma non devi pensare che sono felice solo quando viene a trovarci lo zio Gil! – esclamò, stringendola a sé – La mia felicità sei tu… -

- Davvero? –

- Certo! Parola! –

La piccola rise.

- Però potresti sposarlo lo stesso lo zio Gill… - era il suo desiderio segreto.

- Linsday, io e lo zio Gil siamo solo grandi amici. Ti spiego una cosa, e ricordala sempre: da una forte amicizia nasce solo un debole amore. Riesci a capirmi? –

- Si, mamma…- rispose mesta. Era arrivato il momento di rinunciare al suo sogno.

Catherine si accorse che la situazione stava prendendo una triste piega, e decise di provvedere.

- E poi…- disse con tono misterioso – lo zio Gil è già innamorato… -

- Dici davvero? Lo zio Gil?! – esclamò la bambina.

- Sssh! – l’ammonì indicando la porta.

- Ah già… E di chi è innamorato? –

- Di una ragazza molto carina e molto speciale. –

- Più bella e più speciale di te?! –

- Bè, per lo zio Gil sì. –

- Mmm… Non deve capirci molto di donne lo zio! – disse ridendo.

- Si, infatti! –

Tra le risa generali, squillò improvvisamente il cordless sul comodino.

- Ma chi diamine… - afferrò l’apparecchio – Pronto? –

La bambina ascoltava curiosa.

- Ciao Sarah, dimmi, che succede? –

- Catherine, non posso esserci al Cenone…Mi dispiace. –

- Che vuol dire che non puoi, qual è il problema? –

- Bè…- esitò – Ecco non parte la mia auto. Non posso certo arrivare fino al casinò a piedi. -

- Che guaio… No, non mi va, deve esserci tutta la squadra! –

- Lo so, Catherine, ma davvero, è mezz’ora che provo a metterla in moto eppure niente… Davvero, mi spiace molto… - disse cercando di apparire il più dispiaciuta possibile. Ormai era fatta!

In quel momento, Grissom uscì dal bagno.

- Diavolo, Cath, aiutami con questo aggeggio infernale… - disse, mentre lottava con il farfallino dello smoking.

Catherine stava per dirgli di aspettare un attimo, ma ebbe un’illuminazione. Una favolosa illuminazione.

- Tranquilla Sarah, verrai a quel Cenone. Ho trovato la soluzione. Tu resta lì. –

- Ma… - Sarah, non ebbe il tempo di aprire bocca, che dall’altro capo la donna aveva riattaccato.

- Maledizione! – inveì. La cosa le puzzava.

 

 

 

****

 

 

Certo, la cosa puzza eccome, che ne dite?XD Spero che la storia vi stia interessando, mando un GRAZIE a chi a recensito e a chi ha dato una sbirciatina a questa storiella. Scusate se sono breve, ma è già un miracolo se sono riuscita ad aggiornare!

A presto!

LadyGrief

  
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