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Autore: lapoetastra    07/10/2014    2 recensioni
Storia di un deportato ed un soldato, entrambi ebrei, che il destino porta inesorabilmente ad incontrarsi.
Ambientato durante la seconda guerra mondiale.
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Mi chiamo Herbert Steindler.
Sono ebreo.
Ed ero un deportato.
Sono felice.
Mai più avrei creduto di poter tornare libero.
Ma è successo.
E' come se fossi rinato, uscendo da quel campo.
Il Sole mi scalda la pelle.
Sento l'aria accarezzarmi il volto come le mani delicate di un'amante.
Sono libero.
Neanche il buio mi fa paura, ora.
Chiudo gli occhi, e non vedo più i volti distrutti dei miei compagni.
Immagino soltanto cosa mi riserverà il futuro.
Forse sarò medico, è il mio sogno.
Lo spero tanto.
Ma c'è sempre tempo per diventare.
Oggi voglio soltanto essere.
E sono fiero di essere ebreo.
E non c'è giorno che io non pensi a Joseph Liebstair, ed al dolore che ho sentito in lui mentre mi abbracciava.



Mi chiamo Joseph Liebstair.
Sono ebreo.
Ed ero un soldato nell'esercito americano.
Abbiamo vinto la guerra.
Ma io sono a pezzi.
Quello che ho visto in quel lager...
Non lo potrò mai dimenticare.
Mi ha scavato una ferita profonda nel cuore.
La sento sanguinare, ogni giorno, ogni momento.
E qualunque cosa faccia, qualunque cosa pensi, essa non si rimargina.
E anche se dovesse farlo, in futuro, so che mi lascerà una cicatrice.
Un segno, che mi ricorderà in ogni momento della vita l'orrore e l'ingiustizia di cui sono stato testimone.
Faccio fatica a dormire, la notte.
Mi sveglio all'improvviso, e urlo.
Sogno continuamente i volti distrutti dei deportati.
Certe volte riesco ancora a sentire i loro pianti.
Sono tornato a guidare il mio taxi.
Mi piace il mio lavoro, anche se non è come prima.
Prima della guerra.
Prima di...tutto.
E non c'è giorno in cui io non pensi ad Herbert Steindler, ed alla speranza che ho sentito in lui mentre mi abbracciava.





Herbert Steindler controllò di aver preso tutto.
Gli armadi erano vuoti, la valigia piena.
Quel giorno sarebbe partito.
Via dalla Germania.
Per cambiare vita.
Definitivamente.
Sarebbe andato in America, nel New Jersey.
Ancora non riusciva a spiegarsi perchè avesse scelto proprio quel luogo.
Era come se qualcosa gli avesse detto che era lì che doveva andare.
Prese la giacca e la valigia, ed uscì, diretto all'aeroporto di Berlino.

Il viaggio filò liscio.
Arrivato a destinazione, nel New Jersey, chiamò un taxi.
L'auto gialla arrivò dopo pochi attimi.
Herbert vi salì.
< Buongiorno signore, dove la... >, l'autista smise di colpo di parlare ed emise un gemito strozzato, come se lo avessero colpito con un pugno allo stomaco.
< Che le succede? >,domandò Herbert, curioso ed insieme preoccupato.
Poi si accorse chi aveva davanti, chi era il tassista.
E il cuore sembrò scoppiargli nel petto.
< Joseph Liebstair... >, sussurrò commosso.
L'altro si limitò a sorridere ed annuire, con le lacrime agli occhi.

Da allora, i due uomini, i due ebrei, rimasero sempre insieme, in ogni momento.
Uniti da un legame che va al di là della semplice amicizia.
Ed oltre al dolore ed ai brutti ricordi, condivisero altro.
Condivisero la vita.
Cercando di andare avanti, di dimenticare, di farsene una ragione, dopo tutto.
Si spensero insieme, abbracciati, una ventina d'anni dopo.
Anche nella morte non si lasciarono mai e le loro tombe, vicine, affiancate, ricordano a tutti l'incredibile storia del soldato e del deportato, che sopravvissero alla guerra ed al razzismo.

Una tragica esperienza,
una tragica scoperta,
un lieto fine.
   
 
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