9. Sogno infranto [219 parole]
Stupido
Eren ripete quella parola fino a dimenticarne il significato, digrignando i denti e lasciando che lacrime di rabbia gli righino le guance macchiate dal sangue che non può essere lavato via.
Agita i pugni Eren, arrabbiato col mondo che è arrabbiato con lui, quando l'essere l'ultima speranza dell'umanità si è rivelato più una bellissima frase ricca di speranza che qualcosa di fattibile.
Piange Eren, su quelle parole dal gusto dolce in cui aveva tanto creduto, chiedendosi cosa ho sbagliato ma non desiderando davvero la risposta: non è pronto.
Non è pronto alle conseguenze, non è pronto a prendersi la responsabilità delle vite strappate a causa sua.
Nullità, illuso
Potrebbe continuare a lungo Eren, il viso rivolto alla parete sua confidente, macchiata anch'essa dai peccati che quelle giovani mani hanno, pur non volendo, commesso.
Urla Eren, cade sulle ginocchia, si chiede perché solo lui sia sopravvissuto.
Lui che meno di tutti merita quella vita.
«Heichou, mi uccida».
Lo prega, Eren. Ma Rivaille non apre gli occhi, disteso su quel letto dalle lenzuola candide, le mani giunte al petto e un pallore quasi etereo, ma bello da mozzare il fiato.
Non può risponderti, non te lo ricordi?
Sgrana gli occhi Eren, alla fine crolla accanto al giaciglio che odora di morte.
In fondo, la colpa è sua anche di quello.
10. Boccata di fumo [235 parole]
Una brezza leggera muove i fili d'erba, scompigliando i capelli dei due che nella notte hanno trovato la pace.
Una pace utopica, fatta di illusioni che nessuno vuole rompere per evitare di rompersi a vicenda, una tranquillità costruita su un castello di sabbia pronto a crollare.
Eren incrocia le braccia dietro la testa, respirando a pieni polmoni quella vita per cui combatte, perché quello potrebbe essere il suo ultimo respiro e vuole che gli resti dentro.
Rivaille stringe un sigaro tra le labbra e il più piccolo si chiede dove se lo sia procurato, ma il non fare domande è parte di quel posto che li accoglie ogni sera come una madre affettuosa.
Aspira, Rivaille, guardando un punto fisso aldilà delle colline, dove tutto scompare oltre le mura.
«Domani...». Eren lascia che le parole gli muoiano sulle labbra: non esiste un domani lì, è vietato parlare della morte imminente.
Ma lui potrebbe davvero morire l'indomani – entrambi potrebbero – e c'è qualcosa che vuole fare, prima.
«Heichou...».
Questi si volta, lo fissa in attesa di una richiesta che gli farà perdere un battito.
«Dammi un bacio».
Rivaille ci pensa, lo fa davvero, perché ha sognato quelle labbra più di quanto sia lecito dire.
Aspira ancora dal suo sigaro, si avvicina e chiude gli occhi.
Tutto ciò che fa è espirare il fumo tra quelle labbra aperte e invitanti.
«Domani», sussurra.
Ma nessuno dei due sarà vivo, domani.
nda: ecco che ho terminato la prima raccolta (quella Angst) dell'Aedi Fai Da Te, indetto dalle amministratrici del gruppo Facebook "Gli scrittori maledetti - Sezione anime e manga".
Spero che abbiate apprezzato almeno una di queste flashfic, e ringrazio tutti coloro che hanno letto/recensito/inserito la storia in una categoria.
Grazie mille!