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Autore: _Girella_    08/10/2014    1 recensioni
-Va bene, Atsuya. Hai vinto. Puoi tornare sulla Terra, tuo fratello ha ancora bisogno di te.
Vivrai ancora per un po’. Ma ci sono dei limiti, e tu li conosci bene.
E soprattutto, non potrai restarci per sempre. Arriverà il momento in cui la tua anima terrena si consumerà
e sarai costretto a dire addio una volta per tutte a Shirou. Sei sicuro di volerlo fare?-.
Dal cap. 13
-Non manca molto ormai-.
-Cosa? Di già?-
-Atsuya sta per fare la sua scelta. E il suo destino si compirà-.
Gabriel non rispose. Semplicemente, si ritrovò a sperare che facesse la scelta giusta.
Ben sapendo che non sarebbe stato così. 
Genere: Angst, Generale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 19- Gli occhi di mio fratello
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Le nuvole avevano alla fine ricoperto interamente il cielo, e il sole aveva lasciato posto a una pallida luna piena. Il blu del cielo era profondo, c'erano troppe poche stelle, le luci di Tokyo erano troppo forti per permettere di vederle chiaramente.

Le strade erano silenziose, si scorgeva solo qualche lavoratore notturno che iniziava il proprio turno e qualche auto che ogni tanto illuminava le pareti degli edifici con i fari. A quell’ora, i padri e le madri erano rientrati a casa e si rilassavano in attesa di cenare, i figli che giocavano e ridevano attorno.

Le insegne dei negozi erano ancora accese ma le serrande erano abbassate. Nell'aria c'era un odore strano, chissà, forse avrebbe nevicato di nuovo.

Nessuno si arrischiava a girare per la città a quell’ora, e con quel freddo.

Nessuno, tranne un gruppo di ragazzi. Divisi in coppie, battevano ogni via palmo a palmo, come in cerca di qualcosa di importante. Pian piano che le strade si erano svuotate e i lampioni si erano accesi, le loro espressioni si erano fatte sempre più preoccupate.

Alla fine dopo una ricerca evidentemente infruttuosa, si ritrovarono al centro di una piazza silenziosa.

Uno di loro era particolarmente teso. Si guardava continuamente intorno come se in ogni momento sperasse di individuare ciò che stavano cercando, e nel frattempo stringeva la mano del ragazzo che gli stava accanto, talmente forte che gli stava probabilmente bloccando la circolazione.

-E’ colpa mia- ripeteva come un disco rotto. –Non avrei mai dovuto dirgli quelle cose, sono imperdonabile-.

-Se l’è cercata, Shirou- cercò di tranquillizzarlo Gouenji. –Non è colpa tua. Lo troveremo, tranquillo-. Poi si rivolse ai due appena arrivati. –Niente?-.

Kidou scosse la testa. –Niente. Abbiamo costeggiato il fiume fin quasi fuori città, ma senza risultati-.

-E’ non è nemmeno dalle parti della Raimon- aggiunse Midorikawa. –Veniamo da li, pensavamo che avesse preferito restare in zona e non allontanarsi-.

-Forse dovremmo provare…-.

Shirou smise di ascoltare i ragazzi che proponevano dubbiosi altri posti in cui cercare. Gli sembravano tutti altamente improbabili. Non ce lo avrebbero trovato  ne era più che sicuro. “Idiota, idiota, idiota!” continuava a ripetersi mentalmente, come un mantra. “Sono davvero un completo, totale idiota!”.

-Shirou?- lo chiamò Fudou. Lui aprì gli occhi.

-Si?-.

-Ti viene in mente qualche posto in cui potrebbe essere?-.

Shirou scosse la testa, ma Fudou insistette. –Pensaci. Non conosce bene la città, e non è tanto stupido da rischiare di perdersi e finire chissà dove. Magari un posto dove siete stati assieme, che gli è particolarmente piaciuto-.

La lampadina gli si accese nella mente prima ancora che Fudou finisse la frase. Come aveva fatto a non pensarci? Fudou era un genio. E lui un idiota.

Iniziò ad allontanarsi di corsa senza nemmeno premurarsi di informare i suoi amici su quale fosse la sua destinazione.

–Dove vai?- gli gridò dietro Gouenji, che aveva già iniziato a seguirlo.

Shirou lo fermò con un gesto della mano. -Penso di aver capito dove si trovi, ma devo andarci da solo-.

***

°Atsuya°

 
Il cigolio dell’altalena rimbomba nel giardinetto, ma non mi disturba. E' l'unico suono in tutta la via. E comunque è familiare, come tutto il resto qui.

Mi sembra di sentire ancora le nostre voci, io e mio fratello che ci rincorriamo attorno agli alberi, che ci rotoliamo nell’erba con estremo disappunto di nostra madre che poi avrebbe dovuto pulire i pantaloni sporchi di verde, mentre nostro padre rideva…
 
Sono solo.

Aiutami, fratello.

Sto sprofondando.
 
Mi prendo la testa tra le mani, cercando di frenare i ricordi. Fanno male. Fa tutto troppo male. E’ tutto profondamente ingiusto.

E’  ingiusto che qualcuno stia tranquillo in casa, inconsapevole del disastro che ho causato.

E’ ingiusto ciò che ho fatto a mio fratello. Non potrò mai perdonarmelo.

E’ ingiusto che Shirou non sappia nemmeno il mio vero nome, che mi creda un amico che lo ha tradito, mentre sono suo fratello, e gli voglio bene.

E' ingiusto che debba rifilargli una bugia dietro l’altra pur di stare accanto a lui, e che rischi anche di essere punito con la perdita delle ali.
La vita è ingiusta. E anche la morte.
 
Come vorrei che tu sapessi, fratellino...
 
E' buffo, forse dovrei solo sparire. Andarmene per sempre, e chi sentirebbe la mia mancanza? Chi sentirebbe la mancanza di Tayou?

Ormai, il mio stesso essere non ha più senso. Rimango qui? Causerei dolore a chi mi voglia anche un minimo di bene. Torno ad essere un angelo? Dovrei fare i conti con le mie azioni, e forse perderei le ali.

-Tayou!-.

 
Un nome che suona come dolore e bugia.

Chi c'è in giro a quest'ora?

-Tayou, ti ho trovato!-.

Quando alzo lo sguardo, gli occhi grigi di mio fratello mi fissano dall’alto.

***

Non disse niente.

Non lo rimproverò, non lo abbracciò.

Niente.

Si sedette sull’altalena accanto alla sua, che emise un debole cigolio di protesta che servì solo a ricordargli quanto tempo fosse passato da che andava in quel parco, e iniziò a spingersi.

Alzò lo sguardo al cielo. –Sai, quando venivo qui da bambino, ero così piccolo che i miei genitori dovevano spingermi, perché non sapevo farlo da solo. Atsuya odiava che lo aiutassero, voleva fare tutto da solo. Ha sempre voluto fare tutto da solo-.

Tayou se lo ricordava benissimo: la risata squillante di suo fratello, le sue gambe che penzolavano nel vuoto senza riuscire a toccare terra, la sua voce dolce mentre chiamava nostra madre perché lo spingesse, tutti i lividi che la sua testardaggine gli aveva procurato.

-Ricordo che una volta, in vacanza ad Okinawa, Atsuya era andato ai giardini con mio padre, mentre io ero rimasto a casa con mia madre perché avevo fatto il vaccino e non potevo stare al sole-.

-Verso mezzogiorno, entrai in cucina piangendo a dirotto. Mi bruciava il palmo della mano. Lei mi osservò la pelle e commentò “Sembra come se ti sia graffiato con qualcosa”. Ma non ricordavo con cosa-.

-Poi, mentre mi stava mettendo un cerotto, entrò Atsuya in lacrime e gli mostrò la mano arrossata. “Si è graffiato con una scheggia di legno” spiegò nostro padre-.

Si, Tayou ricordava bene quell’episodio. Ricordava lo stupore del padre mentre la madre curava entrambe le ferite e baciava loro i palmi col suo solito sorriso dolce.

Shirou continuò a fissare il cielo. Un paio di stelle coraggiose facevano capolino al di là delle nubi.

-Ricorderò sempre quel momento, e non è stata l'unica volta in cui io e Atsuya abbiamo dimostrato di essere legati. E’ per questo che, quando è morto, per un lungo periodo mi sono sentito morto anche io-.

-Una volta venimmo qua di notte e ci sdraiammo sull'erba. Ci incantammo entrambi a osservare la stessa stella, e quando ce ne accorgemmo decidemmo che quella sarebbe stata la nostra stella, e che qualunque cosa fosse successo, se anche fossimo stati lontani, l’avremmo guardata e non ci saremmo sentiti mai soli-.

-Per lungo tempo, ho dimenticato dove si trovasse quella stella-.

Era la prima volta che parlava di Atsuya senza che gli si riempissero gli occhi di lacrime. Forse perché sentiva che Tayou capiva, che condivideva il suo dolore. Forse per lo stesso motivo adesso gli stava raccontando quell’episodio della sua infanzia.

Si voltò a guardarlo. –Tu me lo ricordi molto, sai? C’è qualcosa nei tuoi occhi che mi fa pensare a lui ogni volta. E non fa male, è bellissimo, mi sembra di averlo ancora qui con me-.

Chissà, forse suonava infantile e sciocco alle sue orecchie, ma era esattamente così che si sentiva. Quando Tayou lo aveva guardato la prima volta, aveva avvertito che c'era molto di più in quegli occhi di quanto il ragazzo non dicesse.

Quella sera, era andato sul balcone ed aveva individuato a prima vista la stella sua e di Atsuya.

Rimasero in silenzio per qualche istante, poi Shirou continuò –Non sono arrabbiato con te. Non mi interessa perché hai fatto quel che hai fatto, tutti sbagliano-.

Era così sincero, così puro, che Tayou in quel momento, desiderò soltanto guardarlo ed essere riconosciuto da lui. Anche se solo per un secondo, desiderò essergli vicino come Atsuya. Senza inganni, senza bugie.

-Shirou, ecco…- balbettò alla fine. –Devo dirti una cosa. Io sono…-.

-Shirou!-. Un grido lo interruppe, e pochi istanti dopo, dal cancello del giardinetto apparve Midorikawa.

-Siamo qui Mido-kun!- lo chiamò Shirou, alzandosi dall’altalena.

Poi si rivolse a Tayou con un sorriso. –Che ne dici, torniamo a casa?-.

Dopo un attimo di esitazione, Tayou sospirò e afferrò la mano tesa di Shirou.

-Si-.

Si diressero verso il compagno, ma a metà strada Shirou si fermò. –A proposito, mi volevi dire qualcosa?-.

Tayou lo fissò negli occhi, gli occhi di suo fratello.

Il momento si era spezzato.

-Volevo dirti che sono molto felice che tu mi abbia perdonato.

Solo questo, davvero-.
 
 






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E così, ci stiamo avvicinando alla fine di questa interminabile fic, interminabile non tanto per il numero di capitoli, quanto per le mie tempistiche e tutti i mesi in cui è stata sospesa.
Il prossimo sarà il capitolo di svolta, e poi ne mancheranno solo cinque alla fine.
Ci tengo a ringraziare tutti quelli che mi seguono o mi hanno seguita. Alcuni di voi sono con me fin dai primi capitoli, e non so dirvi quanto questo mi renda felice.
Mi piacerebbe riuscire a terminarla prima del Lucca comix, così qualcuna di voi potrebbe picchiarmi di persona, in caso ci si incontrasse, ma di solito i miei progetti di tempistiche non vanno mai a buon fine, quindi non assicuro niente.
A presto
Marty
   
 
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