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Autore: Nimue_    08/10/2014    2 recensioni
1944, una giovane donna viene prelevata con la forza e condotta in un luogo di cui nemmeno nel peggiore dei suoi incubi avrebbe immaginato l'esistenza.
Settantaquattro anni dopo la storia si ripete, ma quando Sybil Crowford ne capisce il disegno è troppo tardi.
Sua sorella è sparita. Loro sono venuti a prenderla, e lei ha detto di sì.
[Distopica - YA]
Dal capitolo:
"Che succede se me ne vado senza salutare? E se mi invento una scusa qualunque? Sono libera di andarmene quando voglio. O forse no. Dipende tutto da lui.
- Tua sorella è davvero, davvero un'ottima chimica , - sorride.
Poi la porta del laboratorio si spalanca."
Genere: Azione, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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cap6
Rivoluzione Copernicana: con il termine s'intende la nuova visione dell'universo elaborata da Niccolò Copernico, autore della teoria eliocentrica, che pone il Sole al centro del sistema di orbite dei pianeti; essa si oppone a quella geocentrica, che prevedeva invece la Terra al centro del sistema solare.

CAPITOLO 6.
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La ferita continua a rimarginarsi nella mia testa. È come quando si guarda una fonte luminosa troppo a lungo e si finisce per esserne tormentati anche al buio.
Aperta, chiusa, carne sanguinante, cicatrice pallida. Apertachiusapertachiusa.
Reichenbach mi trascina nel salotto circolare per i capelli. Sembra più grande, adesso, l'unico adulto nella stanza, mentre Xanders si accartoccia in un silenzio atterrito. Le dita di Reichenbach tirano forte per tenermi immobile la testa. Fanno male, ma non riesco a dirglielo. C'è una sicura a serrarmi le labbra; un lucchetto, una porta blindata che permette al panico di entrare, senza lasciarlo defluire.
No.
Non si tratta di panico, stavolta, ma di atrofia. Lilith ci aveva fatto una ricerca sopra a undici anni, non è vero? È un'atrofia totale, quella del mio cervello che si rinseccolisce sotto la pressione della sua mano e non vuole funzionare più.
Reichenbach mi costringe a sedere sul divano, allentando la presa.

- Sei appena diventata un fastidioso problema.
Sento i suoi polpastrelli che scivolano via quando si dirige a grandi passi verso la scrivania a mezzaluna, ravviandosi i capelli come se cercasse di mettere una parvenza d'ordine a questo disastro. Xanders trasuda nervosismo da tutti i pori.
- Che stai facendo?
- Informo il Comizio del gravissimo malfunzionamento delle tue sinapsi, Seymour.
Si muore d'atrofia cerebrale?
- No no no,
Si muore di tutto questo?
- Tu,
-  Stammi a sentire,
- No, tu stammi a sentire, - la voce di Reichenbach raggiunge il monotono. C'è qualcosa di definitivo nel modo in cui riesce a soverchiare quella di Xanders senza il minimo sforzo: gli basta imporsi un'apparente calma piatta per fare in modo che Seymour smetta di parlargli sopra.
Li fisso in silenzio.

- Se pensi di poterle rivelare tutto senza il consenso della Fazione, ti sbagli. Hai parlato abbastanza, hai agito abbastanza, e non hai alcun diritto di violare la legge se questo vuol dire metterci tutti in pericolo.
- L'unico diritto da difendere in questo momento è il suo.
Xanders tende un dito verso di me, incerto. Quell'espressione limpida, impacciata, sembra compatirmi per un po'. Non riesco a immaginare cosa veda, squadrando la mia. Confusione? Sgomento, forse, o un'apparente assenza totale.
- I ragazzi meritano di conoscere la verità su quello che sta succedendo. Sono quasi stati ammazzati, Gesù!
Prima che Reichenbach possa controbattere, una donna si precipita nella stanza. Ha i capelli scuri attorno a un chignon sbilenco, e sembra aver corso. Emette un gridolino quando si accorge di Alphy, fermo vicino alla porta come un'ombra che ha perso il corpo.
So che è qui per rendere tutto più complicato, per prendere tempo e discutere su ciò che è giusto o sbagliato. A me non importa. Parlo senza staccare gli occhi dal braccio di Reichenbach. Forse l'atrofia non è letale.

- Voglio solo che ci lasciate andare.
Scopro di non avere più il pianto inchiodato alla gola.
C'è uno scambio d'occhiate che potrebbe significare tutto o niente, poi Xanders sposta la mano di Reichenbach dalla scrivania.
- Il Comizio deve essere informato in ogni caso, - dice lui, - La nostra Fazione, per lo meno.
- Non adesso.
- Infrangi il Trattato, allora! Raccontale di Noi. Fai crollare tutto quello in cui ha sempre creduto.
- Bene.
I pugni di Reichenbach si serrano, facendo schiumare i residui di sangue. All'inizio - quando un frammento di me riesce ancora a cogliere quello che gli succede intorno - penso che sia sul punto di strangolare Xanders. In questo momento non mi dispiacerebbe. Poi, però, la sua mascella si rilassa e il mento affilato si alza leggermente in una posa altezzosa. Come se si fosse rassegnato. O come se avesse calcolato tutto, e avesse trovato qualcosa, nelle conseguenze di quello che sta per succedere, che potrebbe tornargli utile.
- Bene, - dice.
Xanders non mi era mai parso così a disagio; un rossore violento gli sale sulle guance mentre invita Alphy a riprendere posto al mio fianco. La donna lo prega di fermarsi e aspettare ordini dall’Alto. Ma non c’è nessun Alto, dice lui, non c’è una piramide; solo un cerchio. Non ho idea di che cosa voglia dire. Io sono una marionetta a cui nessuno muove più gli arti. Un burattino a cui hanno tagliato i fili. E la mia mente scorre le stesse immagini in continuazione, come un disco inceppato. Ferita aperta, ferita chiusa, ferita aperta, ferita chiusa.
- Che Dio ci aiuti, - sussurra la donna, e Reichenbach sorride.
- Se è Lui la nostra unica speranza, accogliamo la rovina.


***

Quando Xanders comincia a parlare lo fa come un professore che spiega biologia ai propri alunni; serio e preparato, all'inizio. Invasato poi.
Gesticola incessantemente con le mani, e sfoglia le pagine della proiezione sulla proiezione a falce. Vuole che la sua "rivelazione" sia semplice, ed è per questo che inizia con un nome che mi ricorda mia sorella: Charles Darwin. A volte Lilith ne parlava e io mi rifiutavo di starla a sentire, così non so chi sia quel tipo. La spiegazione si semplifica solo per Alphy.
- Quando vi ho parlato della nostra "specie", intendevo il concetto letterale e scientifico del termine. Mi segui?
No. È tutto molto anormale, fin qui.
- Non fraintendetemi, non sto parlando di una specie aliena, o sovrannaturale. Quelle stranezze non esistono, chiaramente.
C'è qualcosa di ironico in quello che ha appena detto, ma l'atrofia si ritira troppo lentamente per permettermi di cogliere certi giochetti.
 - Quello che sto cercando di spiegarvi è che la nostra Comunità è composta da esseri umani.
Non mi dire.
- Esseri umani con qualcosa di diverso, però.
Non me lo dire per davvero. Non credo di voler sapere altro.
- Siamo stati scoperti un’ottantina di anni fa, - si affretta ad aggiungere.
- Non è chiaro chi per primo si sia accorto che il genotipo della specie umana stava cambiando da tempo, ormai, e che alcuni individui, chissà quando e come, si erano allontanati dalla definizione di homo sapiens. Quando si raccolsero abbastanza informazioni a riguardo, quando vennero compiuti studi e ricerche e analisi, si venne a conoscenza del fatto che una minuscola percentuale della popolazione terrestre aveva raggiunto uno stadio superiore della specie. Che il corpo di tali individui era perfezionato nella forma e nel proprio funzionamento. Che il loro sistema nervoso era una macchina quasi perfetta.
- Si realizzò che esistevano esseri umani Superiori. Frutto di una deriva genetica senza precedenti, forse. Effetto del fondatore, collo di bottiglia? Non lo sappiamo. Ciò che è certo è che abbiamo sconvolto qualsiasi equilibrio Hardy e Weinberg avessero  mai concepito.
Fa una pausa, credo. A me sembra che parli, parli e non prenda il respiro, in un fiume di parole senza senso e senza fine.
- Quello che hai visto, Sybil, la capacità di intervento delle sue piastrine, - annuisce, ammiccando a Reichenbach, - e il modo in cui la sua ferita si è rimarginata, è solo una minima parte del nostro potenziale. E di quello di Lilith.
Cala un silenzio fitto nella stanza, tutto sulle spalle di Xanders.
- Come potete vedere, non c'è niente di cui avere paura, dal momento in cui...
Ci sono talmente tante cose che non capisco che rischio di dimenticare chi sono, ma non che ci sono e che posso ancora provare a parlare.
- Perché? - lo interrompo.
Non era quello che volevo chiedere. Però l’ho fatto, e Xanders si emoziona con poco.
- Perché è successo? Perché siete diversi dal resto del Mondo?
- Te l'ho detto, Sybil: non c'è alcuna risposta a questa domanda, a parte, forse, una.
- Ti sei mai chiesta del perché il Sole sorge da una distesa d’acqua e tramonta fra le montagne? Del perché un bambino comincia ad esistere nel corpo di sua Madre? È la Natura, Sybil.
- Non esiste un perché, ma un come. Esiste l’Evoluzione della specie. Ed è incredibile che tutto questo suoni assurdo e sovrannaturale e bizzarro, quando non c’è niente di più reale della scienza. Ma come puoi vedere gli esseri umani non sono pronti per conoscere la verità. Abbiamo passato quasi un secolo a cercare di nascondere le tracce della nostra presenza su questo Pianeta, perché siamo una minoranza, una diversità. E come tutte le diversità, saremmo considerati una minaccia.
Con la coda dell'occhio vedo Alphy che si stropiccia la camicia.
- L’uomo non accetterà mai di perdere il proprio primato, - continua Xanders.
- A fatica, e solo dopo aver compiuto deplorevoli stragi ha accettato di non costituire il centro stesso dell’Universo, e di ruotare intorno a una Stella come tutto il resto del sistema solare. Pensaci:
da creature elette a infinitesimali punti di niente nello spazio. La Rivoluzione Copernicana non è forse stata la più grande sconfitta del genere umano? Non siete pronti per riceverne un'altra. Questo, per lo meno, è quello che pensa la nostra Fazione, ed è anche la ragione per cui confessare tutto questo a te e a Ranulph è un reato.
Mi caccio il dito in bocca senza nemmeno pensarci. Il sapore del sangue è ferro e sale.
- Che cosa pensa la Fazione opposta alla vostra?
Xanders si stringe l'attaccatura del naso, come a voler schiacciare il mal di testa.
- Il resto della nostra specie, e cioè il partito opposto al nostro, crede di avere il diritto di uscire allo scoperto e di imporsi sui Governi grazie alle nostre sorprendenti capacità. Ma non è questo lo spirito con cui eravamo soliti vivere, te lo assicuro. La Rottura ha portato a galla ambizioni che credevamo lontane dalla nostra natura.
Pare che voglia giustificarsi.
- Sai qual è la nominazione scientifica della nostra specie? - sorride.
- Homo Superior?  - azzarda Alphy. 
Se sapesse essere abbastanza polemico da fare del sarcasmo, questa sarebbe la volta buona. Penso a tutti i libri che ho letto, alle serie televisive che ho guardato, e ai fumetti che ho comprato nel corso degli anni; ricordo di aver sentito la storia dei super-uomini tante di quelle volte che sembra impossibile che non finisca tutto spegnendo la tv, o sfogliando l’ultima pagina di un romanzo; una volta finiti i soldi per le graphic novels.
Xanders sembra orgoglioso quando lo corregge.
- Homo Novus.
Non mi aspettavo questo. Per un momento il mio rifiuto vacilla.
- Vi suggerisce qualcosa?
Qualcosa, sì. Un paragrafo in un libro di storia, di quelli che stampavano prima della Rottura, quando della OC-Italia si poteva ancora parlare.
- Nell’antica Roma gli Uomini Nuovi erano quelli che plasmavano il proprio successo dal nulla. Senza un nome, senza nessuno a comprare loro un posto in Senato, si facevano strada grazie alle proprie capacità. Molti di loro furono uomini magnifici. Innovatori, intellettuali, generali che salvarono la Città Eterna dalla caduta con nient’altro che il loro valore.
Reichenbach parla per la prima volta da quando Xanders ha preso parola. Guarda lontano, fuori dalla finestra, e la luce gli tinge di sfumature rossicce i capelli chiari.
- "Io non posso, per conquistare la vostra fiducia, vantare ritratti o trionfi o consolati dei miei antenati, ma se necessario posso mostrare le cicatrici che mi attraversano il petto. Questi sono i miei ritratti, questa è la mia nobiltà: non mi è stata lasciata in eredità come la loro, ma l'ho conquistata a prezzo di innumerevoli fatiche e pericoli. La virtù parla da sola."¹
Il mattino poggia una corona ramata sulla sua testa. C’è qualcosa, nella solennità con cui tutti rimangono in silenzio, a suggerirmi che si tratta di una citazione di cui non riconosco la fonte.
Reichenbach la recita con tanta naturalezza che sembra portarla come sigillo sulla mente, comandamento di quel cuore di pietra, e quando ne pronuncia la chiusa una corrente sconosciuta mi attraversa il corpo. Mi ritrovo a  ripeterla a fior di labbra.
La virtù parla da sola. 
- Il discorso di Mario, - sussurra Xanders, - primo Uomo Nuovo di Roma.
Impiego più di quanto vorrei a staccare gli occhi da Reichenbach.
- Abbiamo scelto il suo titolo perché sappiamo di che cosa siamo capaci. Sappiamo di poter servire l’Umanità più preziosamente di chiunque altro, perché c’è stato dato un dono, e non lo sprecheremo. Non importa a quale Fazione dei Novi apparteniamo. Tutti noi vogliamo essere qualcosa di più, qualcosa di nuovo. Qualcuno che non commetterà gli errori degli uomini comuni, e che spenderà le proprie doti in nome di un progresso illuminato.
Qualcosa di nuovo, ha detto?
Nuovo.
Senza macchie, senza imperfezioni. Qualcosa che non ha ancora deluso nessuno.
- Sono roba vecchia, le pistole. E gli attentati, e gli omicidi, e la violenza.
Reichenbach si volta. Tutti lo fanno, ma io ho occhi solo per lui.
- Il pensare di essere migliori degli altri, - aggiungo.
E questa è per lui; per il suo broncio sprezzante, e il suo squadrare tutti dall’alto in basso.
- Non c’è niente di nuovo in tutto quello che vi ho visto fare fino ad ora.
- E Lilith non avrebbe mai combinato quello che ha combinato se non avesse avuto a che fare con Voi, - sussurra Alphy. Non riesco a guardarlo in faccia, quando lo dice.
- Ammettiamo che anche solo una minuscola parte del mio cervello accetti tutto questo, - continuo, per dimenticarmi dello strazio nella sua voce, - e non lo fa, tra parentesi... Che cosa dovrei fare?
Io, sedicenne con la famiglia che cade a pezzi, sopravvissuta a una strage provocata dalla propria sorella. Quella sorella che tutti, perfino adesso, credono essere speciale. Lilith che, se tutto questo ha un senso, è più che umana, e ha ucciso quarantuno persone.
- Ditemelo. Che cosa dovrei fare?
Suona come una richiesta d’aiuto, la mia? Per un po’ non riceve risposta, e cresce il sospetto che sia come le altre volte, quando per una dannata parola di conforto grido in silenzio per giorni e giorni, e nessuno riesce a sentirmi.
 D’un tratto, però, Xanders si avvicina, poggiandomi una mano sulla spalla.
- Devi fidarti di me, - dice.
- Questa storia dovrà risolversi con o senza la tua approvazione.
- E Lilith?
- Come ti ho già detto, tua sorella è una di Noi. Solitamente un Novo sposa un altro Novo, così da essere sicuri che il gene della nostra specie riesca a manifestarsi, ma non ci risulta che ci sia qualcun altro, nella vostra famiglia che possa averlo trasmesso a tua sorella. Ho paura che rimarrà un mistero.
- No, intendo...come la riporterete indietro?
- Pura e raffinatissima arte diplomatica. Vedrai che andrà tutto bene, Sybil, ma tanto vale che restiate qui, dove possiamo proteggervi. Ci occuperemo personalmente delle vostre famiglie, promesso.
Reichenbach è incredulo. La sua approvazione non c’è di certo.
- Non hai idea di quello che stai facendo, Seymour. Adesso che gli hai rivelato tutto vanno consegnati al Comizio!
Xanders fa fatica a mantenere il sorriso, come se la presenza del ragazzo lo intimorisse.
- Non sei quello che prende le decisioni in questo posto, Nicholas.
Nicholas.
Pare folle che abbia un nome come tutti noi. Un nome così bello, per una persona così detestabile. Nicholas. Nicholas. Nicholas Reichenb -
- Non ancora, - puntualizza.
Infila la porta per andarsene, e appena lo fa lascio andare tutto quello che non sapevo di stare trattenendo.
Espiro.
L'aria sembra solida e fa fatica a sgusciare dai polmoni.
Se è così che stanno le cose non espirerò mai più. Mai mai mai più.
Cedo due secondi dopo, quando
Alphy fa scorrere il braccio sul divano.
Per un po' le nostre mani rimangono a sfiorarsi senza mai cercarsi davvero, ma alla fine il suo indice si intreccia al mio, ed è incredibile quanto possa fare anche solo un dito.
Mi ricordo che Alphy è una sorta di genio anche lui.
- Dimmi la verità. Da futuro scienziato, intendo. C'è una microscopica possibilità che non sia tutta una balla?
- Io resto, - dice solo.
E vale come un sì, immagino.
- Resto qui.
In cuor mio lo sapevo già, ma non accettavo che Lilith potesse essere amata così tanto, nonostante tutto.

- Anche io.
Ancora una volta i miei occhi si riempiono di lacrime.
Ma scelgo di avere fiducia, e non ne verso nessuna.

 

***

Siamo ancora nell'FC-nA-Minnesota, il che è più lungo a dirsi che altro. Parecchio a Nord, a sentire Xanders, quasi al confine con il GC-Canada. Dalla finestra del dormitorio in cui mi hanno condotto si vede un grande parco tutto intorno alla Villa - così l'ha chiamata Seymour -, con un bosco di conifere che si estende a perdita d’occhio e un lago che riflette il grigio plumbeo del cielo. E pensare che l’alba era stata serena.
Fuori non c’è nessun'abitazione. Non ci sono strade con l’asfalto pieno di buchi, né auto, né edifici fatiscenti; solo alberi e corsi d’acqua, a quanto pare. In meno di sei ore mi sono allontanata da casa come solo una volta in vita mia, qualche anno fa.
Osservo il paesaggio perché non riesco a dormire. Per quanto mi sforzi di riposare anche solo per un po’, continuo ad alzarmi dal letto e a tornare alla finestra. Il dormitorio è vuoto, e la porta è chiusa a chiave. Questa volta non mi hanno tappato gli occhi lungo i corridoi, ma non avevo voglia di guardarmi intorno, così adesso non saprei ricostruire il percorso che hanno seguito.
Il cerotto sul dito mi pizzica. Poggio il polpastrello sul vetro freddo per calmare il prurito e penso alla voce impastata di mia madre. Xanders ha insistito affinché la chiamassi, perché non ha ancora avuto modo di architettare un piano per tenermi qui e gli serve più tempo per pensarci. Lei non sembrava essersi accorta della mia assenza, quando le ho detto di aver passato la  notte a casa di un amico. Ci ha provato ad arrabbiarsi, ma poi ha lasciato perdere. Credo che non voglia avermi intorno in questo momento, e un po’ mi dispiace. So che non lo fa apposta, però.
Alla fine le ho strappato un altro giorno, e per stasera Xanders si sarà inventato qualcosa.
Convincere la zia di Alphy a fare lo stesso ha richiesto più sforzi del necessario, ma alla fine ce l’abbiamo fatta. Ci hanno assegnato due stanze diverse, comunque.
Chiudo le tende e mi trascino di nuovo verso il letto morbido. È costoso, lavorato, e profuma di pulito; affondare tra le coperte è una bella sensazione, ma il sonno non arriva. Se chiudo gli occhi rivedo il lampo azzurro dell’esplosione a scuola; ne riascolto il boato, ne respiro il fumo. Conto tutti i fili castani della treccia di Lilith fino a quando non mi sembra di impazzire.
E allora provo a ricacciare indietro gli attacchi di panico, saltando da un ricordo all’altro per non lasciare che mi inseguano. Quando alla fine mi addormento, sogno di principi che perdono lembi di carne nel fuoco, e di capelli di un biondo chiaro, quasi bianchi sulle punte, che bruciano come paglia. E la carne ricresce, i capelli ricrescono, e bruciano di nuovo in una tortura senza fine.
Non so in quale parte del sogno qualcuno mi tocchi una spalla per cercare di calmarmi. Sento solo il cuore che striscia nella gola come un verme.
- Va tutto bene, era solo un incubo!
Cerco il luogo da cui proviene la voce, mentre il sudore mi cola lungo le tempie, sul petto, attaccandomi i vestiti addosso. 
- Hai urlato.
Lilith. Sei Lilith? C'era lei in camera mia, la notte prima dell'attentato. E io ho urlato, quella volta, per 3:12 secondi.
Appena vedo per la prima volta la ragazza china su di me, però, caccio un grido così lungo che perdo il conto del tempo, perché magari se butto fuori tutto, svuotando la testa, il cuore e i polmoni, questo essere dimezzato sparirà dalla mia vista. Cerco di strapparmelo di dosso, ma le lenzuola non fanno che attorcigliarsi di più intorno alle mie gambe.
Voglio solo svegliarmi prima di uscirne matta, perché
Non.
Posso.
Essere.
Sveglia.
Ma la ragazza che mi tiene la mano non fa parte dell’incubo, né dei principi che sanguinano e rinascono dalle ceneri. Sì che sei sveglia, assicura, sì!
La mia reazione sembra ferirla nel profondo dell’anima.
Sono sveglia, e lei è reale. A lei mancano i pezzi per davvero.




1.
Sallustio, "Bellum iugurthinum".


Angoletto:
ebbene sì, una delle tante rivelazioni della storia è stata fatta. Volevo renderla il più verosimile possibile, quindi troverete all'interno di essa delle teorie scientifiche realmente esistenti, come per esempio quella della deriva genetica, che deve essere letteralmente intesa come quel processo di evoluzione della specie causato da fattori casuali. Uno di questi è il collo di bottiglia, fenomeno che si ha quando un piccolo gruppo di individui sopravvive a situazioni ambientali anormali e si adatta - migliorandosi - fino a "evolversi". L'effetto del fondatore si ha invece quando un individuo con "doti" (se vogliamo dirlo in parole semplici, altrimenti si parla di geni) particolari si stacca dalla popolazione e fonda un nuovo albero genealogico in cui tutti hanno ereditato le sue caratteristiche, formando appunto una nuova specie. L'equilibrio di Hardy-Weinberg, citato in questo capitolo è, per farvi capire, la teoria contraria, ovvero quella che nega la possibilità di "mutazioni" frequenti nel corso del tempo, in quanto sostiene che venga sempre mantenuto un equilibrio evolutivo. Ci sarebbero decine di cose da dire, su Darwin, sul perché ho scelto la denominazione "Homo Novus" e non quella di "Homo Superior", oppure sulle sigle davanti ai nomi dei paesi (quello lo spiegherò in seguito). Non avrebbe senso, però, dirlo qui, se poi magari non interessa. Per qualunque domanda, qualunque, scrivetemi QUI. Sarò ben lieta di rispondervi <3
Grazie alle persone che hanno recensito gli scorsi capitoli, e anche a quelli che seguono in silenzio. Non smetterò mai di dirvelo: fatevi sentire! Aiutatemi a migliorare! Vi mando un bacione, lasciandovi con un'anticipazione. Il prossimo capitolo sarà moooooolto particolare.
A presto!



   
 
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