Giorno 5 – Lenzuola
La pendola nella sala dell'arcolaio stava terminando di rintoccare le
sette di mattina quando una trafelata Belle comparve, senza fiato,
sulla soglia della porta e si appoggiò allo stipite, ansimando a
causa del tanto correre e reggendo tra le mani un vassoio d'argento
che oscillava pericolosamente.
Era l'ennesimo ritardo che collezionava e, nonostante vivesse al
Castello Oscuro ormai da mesi, a volte faticava ancora ad alzarsi
all'ora richiesta dal suo padrone.
- Perdonatemi, sono in... -
- Ritardo. Sì, dearie, me n'ero accorto. -
Il Signore Oscuro sedeva al suo solito posto al grande tavolo
rettangolare, in attesa che quella dormigliona della sua domestica
gli servisse la colazione.
La ragazza gli si avvicinò e posò il vassoio colmo di cibo proprio
di fronte a Rumpelstiltskin, che non la degnò di uno sguardo e si
servì una generosa fetta di crostata ai frutti di bosco.
Belle, che si sarebbe aspettata una sonora ramanzina per essersi
svegliata tardi anche quel mattino, rimase molto sorpresa dalla
pacatezza e dall'indifferenza del folletto, che, solitamente, non
perdeva mai occasione per rimproverarla.
- Ehm... Non siete arrabbiato? -
Rumpelstiltskin alzò gli occhi dal piatto e si voltò versò la
giovane, con aria assente.
- Come hai detto, dearie? -
Belle si morse il labbro e spostò il peso da un piede all'altro,
nervosa. - Vi ho chiesto se non siete arrabbiato per il mio ritardo.
Di solito non mancate mai di riprendermi per le mie mancanze. -
Il folletto scrutò con intensità la sua domestica, poi tornò a
rivolgere l'attenzione al primo pasto della giornata.
- Ritieniti fortunata, dearie. Oggi non ho intenzione di sprecare il
mio tempo dietro alla tua incompetenza. Ho degli affari urgenti da
sbrigare, e degli accordi da concludere. -
Ma Belle non credette a quella spiegazione. C'era qualcosa di molto
strano nel comportamento del folletto. Sembrava incredibilmente
stanco, come se non dormisse da giorni. Perfino troppo stanco per
divertirsi a rimbrottarla, il che era tutto dire dato che quello
sembrava essere diventato il suo passatempo preferito, dopo la
filatura.
La giovane decise di indagare più a fondo, ponendo una domanda
apparentemente innocente. - Avete riposato bene stanotte? -
Di nuovo, l'Oscuro prese a scrutare la sua domestica, sorpreso e
insospettito. - E perché t'interessa tanto la qualità del mio
riposo, dearie? -
Belle fece spallucce. - Volevo solo essere gentile. In realtà, mi
sembrate un po' sciupato stamattina. - Pronunciò quell'ultima frase
con cautela, temendo di risultare un po' troppo invadente.
Rumpelstiltskin studiò quegli occhioni limpidi e attenti che lo
osservavano con sincera preoccupazione. Non ricordava neanche
l'ultima volta che qualcuno si era interessato alla sua salute.
Alla fine sospirò. - Ho difficoltà a dormire negli ultimi tempi.
Non che sia una novità, a dire il vero. Ma, di contro, vedo che
questo problema non sfiora neanche lontanamente te, dearie. -
Un lieve ghigno comparve sulle labbra del Signore Oscuro, mentre si
sforzava di riportare la situazione alla normalità, prendendo in
giro la sua domestica e cercando di spostare la sua attenzione da
quella confessione che si era lasciato sfuggire e che, per i suoi
gusti, lo rendeva troppo umano e vulnerabile agli occhi della
giovane.
- Mi dispiace molto. - mormorò Belle, sincera.
Rumpelstiltskin fece un gesto secco con la mano, come per dire che
non era nulla. - Non importa. Come ho già detto, non è una novità
per me. Ad ogni modo non sono cose che ti riguardano, dearie. E ora
devo andare; ho una questione molto importante da discutere con i
sovrani di un reame lontano e devo partire immediatamente. Tornerò
tardi, quindi non aspettarmi alzata. -
Così dicendo, si avviò verso la porta e scomparve nel corridoio che
portava all'ingresso del castello.
Rimasta sola nella sala dell'arcolaio, Belle sospirò: c'era da
aspettarselo. Ultimamente, il folletto trascorreva molto più tempo
in qualche luogo sperduto e remoto che a casa propria.
Anche quella mattina, la ragazza si dedicò alle sue mansioni
quotidiane.
Le sue mani si muovevano automaticamente, ormai avvezze ai lavori
domestici, ma la sua mente continuava a soffermarsi sul pensiero di
Rumpelstiltskin. Non le era mai capitato di vederlo così stanco. Il
suo padrone poteva vantarsi di non essere umano quanto gli pareva, ma
il suo aspetto non mentiva ed era chiaro come il sole che avesse
urgentemente bisogno di una buona dormita.
Belle avrebbe voluto aiutarlo, ma non sapeva proprio quali rimedi
esistessero contro l'insonnia. Ricordava che, da piccola, per un
certo periodo, aveva sofferto dello stesso disturbo a causa
dell'enorme carico di lavoro che le sue esigentissime istitutrici le
affibbiavano ogni giorno. Il medico di corte le aveva così preparato
un infuso di erbe, da bere ogni sera prima di coricarsi e, nel giro
di una settimana, la piccola era tornata a dormire come un ghiro.
Tuttavia, la giovane non aveva idea di come si preparasse quella
particolare bevanda, né di quali fossero gli ingredienti che la
costituivano.
Come poteva fare?
La soluzione non tardò a materializzarsi, chiara e semplice, tra i
pensieri di Belle: qual era l'unico luogo in grado di rispondere ad
ogni domanda e che poteva dispensare sempre i consigli giusti per
qualsiasi tipo di problema? Ma naturalmente, la biblioteca!
La ragazza non perse tempo e si precipitò su per le scale, iniziando
a scorrere i titoli dei volumi riposti sugli scaffali.
Il suo sguardo si soffermò su un tomo che poteva fare al caso suo:
Erbe e piante officinali, impieghi e proprietà.
La giovane estrasse il libro dal vano in cui era stato sistemato e
soffiò via lo spesso strato di polvere che lo ricopriva, dopodiché
si accomodò sulla poltrona e iniziò a sfogliarne le pagine,
inspessite e ingiallite dal tempo.
La ricerca richiese parecchi minuti. Belle non immaginava che le erbe
e le piante officinali potessero essere utilizzate in tanti modi
diversi per curare i malanni più svariati.
Dopo mezz'ora di lavoro, finalmente la ragazza trovò ciò che stava
cercando: un intero capitolo dedicato alla cura dell'insonnia
impiegando la lavanda.
La tipica essenza, propria della lavanda, è un ottimo sedativo: utile in caso di ansia, insonnia, agitazione e nervosismo. Esercita un'azione riequilibratrice, essendo sia tonica che sedativa. Per curare gli stati di insonnia e favorire il riposo notturno si consiglia di procurarsi un piccolo mazzo di lavanda fresco da posizionare sotto il cuscino.
Belle sorrise: sapeva esattamente dove andare a procurarsi qualche
rametto di lavanda.
Le era capitato spesso di passeggiare nell'immenso giardino che
circondava il Castello Oscuro, e più volte era stata investita dal
tipico aroma di quella pianta.
Sarebbe stato facilissimo.
Nel giro di un'ora, la giovane era riuscita a mettere insieme un
folto mazzetto profumato, legato con il suo nastro per capelli, e si
apprestava a rientrare nel castello.
A quel punto non avrebbe dovuto far altro che recarsi nella camera da
letto del suo padrone e porre il piccolo bouquet sotto il suo
guanciale.
Venne colta da un leggero fremito di emozione a quel pensiero.
Rumpelstiltskin non le aveva mai permesso di accedere alle sue
stanze, nemmeno per pulire; di sicuro non sarebbe stato felice di
sapere che la sua domestica vi si era introdotta abusivamente durante
la sua assenza, ma avrebbe visto le cose sotto un altro aspetto
quando, la mattina seguente, si fosse svegliato da una lunga notte di
sonno ristoratore.
Belle si affrettò a raggiungere la grande porta che conduceva alla
camera del folletto e pregò che non fosse chiusa a chiave o, peggio,
protetta da qualche incantesimo.
Allungò una mano e, molto lentamente, sfiorò uno dei due battenti
in ottone, trattenendo il fiato. Si sentiva come se stesse violando
un tempio, come se stesse profanando un luogo sacro nel quale la sua
presenza non era ammessa.
Con sua enorme sorpresa, l'uscio si mosse docilmente sui cardini,
emettendo un sinistro cigolio. Niente incantesimi di alcun tipo, per
fortuna.
Decisamente più rassicurata, la giovane entrò nella stanza in punta
di piedi, come se temesse che il Signore Oscuro in persona potesse
saltare fuori da qualche angolo da un momento all'altro e cacciarla
via in malo modo.
Rimase senza parole quando si ritrovò in una delle camere più
maestose che avesse mai visto.
Neanche la stanza da letto di suo padre, al palazzo reale di Avonlea,
avrebbe potuto eguagliare la magnificenza di quei soffitti a volta,
alti e affrescati in modo da sembrare un cielo stellato, dei mobili
di legno pregiato, finemente intarsiati e decorati, dell'enorme letto
a baldacchino, con le tende di broccato d'oro legate a colonne
d'avorio intagliate, e degli splendidi arazzi colorati che ornavano
le pareti di pietra e raffiguravano le gesta di prodi cavalieri che
sconfiggevano mostri e draghi.
Belle rimase per qualche minuto a contemplare il tutto a bocca
aperta. Si sentiva incredibilmente piccola in quell'ambiente, che
pareva essere stato costruito dai migliori artisti appartenenti al
popolo dei giganti.
L'intenso aroma della lavanda che teneva tra le mani e le solleticava
il naso la riscosse, riportandole alla mente il motivo per il quale
aveva varcato quella soglia proibita.
La ragazza raggiunse il letto, completamente disfatto, come se
qualcuno si fosse girato e rigirato tra le coltri più volte.
Provando una sorta di timore reverenziale, Belle lambì con le dita
le pregiatissime lenzuola di seta color porpora. Erano morbide e
piacevoli al tatto, e la ragazza venne colta da un'improvvisa voglia
di stendersi sul materasso e di lasciarsi avvolgere da quel tessuto
soffice e leggero.
Qui è dove
dorme Rumpelstiltskin.
Quell'improvvisa quanto ovvia constatazione fece avvampare la giovane
che s'immaginò il suo padrone sdraiato su quel letto e coperto solo
da quei veli di seta, con i capelli ondulati e ribelli sparsi sul
cuscino ad incorniciargli il volto disteso nel sonno.
La ragazza trattenne il fiato e, improvvisamente, ebbe la sensazione
che la temperatura nella stanza fosse salita di colpo, come se
qualcuno avesse acceso un fuoco nell'enorme camino di marmo,
nonostante fosse primavera inoltrata e fuori dalle finestre
splendesse un bel sole.
Cercando di non indugiare oltre sull'immagine che la sua mente
viziosa le aveva mostrato, sollevò leggermente il guanciale e
sistemò con cura il mazzetto di lavanda.
Sapeva che, a quel punto, una volta compiuta la sua missione, avrebbe
dovuto andarsene, ma non ci riuscì.
Mossa da una forza ben superiore alla sua volontà, Belle si guardò
fugacemente intorno, poi si sedette sul bordo del letto e prese tra
le mani le lenzuola, accarezzandole come se si fosse trattato di un
tesoro inestimabile.
Le faceva uno strano effetto pensare che ogni notte, o quasi,
Rumpelstiltskin si coricasse tra quelle coltri, come un qualunque
uomo che, quando cala l'oscurità, cerca protezione e risposo
nell'abbraccio del sonno.
Assecondando ciò che l'istinto le suggeriva e mettendo a tacere ogni
scintilla di razionalità e buon senso, Belle si portò le lenzuola
al viso e inspirò profondamente il famigliare odore dolciastro e
speziato del corpo del suo padrone, inebriandosene.
Quel momento di piacevole irragionevolezza sfumò quando sopraggiunse
una corrente d'aria che attraversò la camera e fece sbattere l'anta
di una finestra, provocando un rumore secco.
La giovane balzò in piedi, temendo che il Signore Oscuro fosse già
di ritorno. Solo dopo qualche secondo si rese conto che si era
trattato solo di uno scherzo del vento.
In ogni caso, decise che era meglio allontanarsi da quella stanza e
tornare alle sue occupazioni, prima di mettersi in qualche guaio.
La falce argentata della luna, regina immobile e solitaria del suo
angolo di cielo nero, vegliava placida e fredda sul Castello Oscuro
ormai da ore quando Rumpelstiltskin rientrò dal suo viaggio.
Le stanze della sua magione erano deserte, buie e silenziose. Belle
doveva già essere andata a dormire da un pezzo e lui si diresse con
passo felpato alla sua camera, cercando di non provocare il minimo
rumore per non rischiare di svegliarla.
Una volta barricatosi nella sontuosa stanza da letto, si svestì
velocemente e si distese sul materasso con un sospiro stanco. Era
esausto. Odiava ammetterlo, ma la mancanza di sonno si faceva
sentire, specialmente dopo una giornata impegnativa e lunga come
quella che si era appena conclusa. Aveva solo voglia di chiudere gli
occhi e scivolare tra le braccia di Morfeo fino al mattino dopo, con
la speranza che i fantasmi del passato non tornassero a tormentarlo,
impedendogli di addormentarsi o perseguitandolo in sogno, come erano
soliti fare.
Ma, improvvisamente, un inusuale e fresco aroma punse le narici del
folletto. Gli occorsero pochi istanti per riconoscerlo. Lavanda.
Il Signore Oscuro si mise a sedere tra le coperte e seguì la scia di
profumo, alla ricerca della sua fonte.
Quando sollevò il cuscino, trovò un mazzolino di fiori viola legati
insieme da un nastro. Lo stesso nastro blu che, quella mattina, aveva
notato tra i capelli della sua domestica, morbidi e preziosi proprio
come la seta delle lenzuola che si avvolgevano intorno a lui in quel
momento.
Ma che
diavolo... ?
Rumpelstiltskin aveva sempre vietato alla giovane l'accesso alle sue
stanze, ma evidentemente ella gli aveva disubbidito. Per cosa poi?
Per fargli trovare sotto il guanciale quei rametti di lavanda? Perché
avrebbe dovuto fare una cosa del genere?
Il folletto ripensò a quella mattina e alla confessione che era
trapelata dalle sue labbra circa le sue difficoltà a dormire. Sapeva
che quella particolare pianta poteva favorire il sonno. Possibile che
Belle ne fosse a conoscenza e gliel'avesse posta sotto il cuscino
proprio a quello scopo?
Gli pareva inconcepibile che quella ragazza si fosse data tanta pena
per lui, eppure non riusciva a trovare una spiegazione diversa per
quell'inaspettato e profumatissimo dono.
Ma, se si affinava l'olfatto e si prestava attenzione, si poteva
percepire anche un'altra essenza che, timidamente, si affiancava a
quella predominante della lavanda. Un aroma più delicato e dolce,
proveniente dalle lenzuola.
Rumpelstiltskin ne afferrò un lembo e inspirò a fondo, riconoscendo
un famigliare miscuglio di rosa e vaniglia. Il profumo di Belle; del
suo corpo armonioso, della sua pelle di latte e dei suoi capelli di
mogano e fuoco.
Un lieve sorriso comparve sul volto tirato dell'Oscuro, dopodiché
egli sciolse delicatamente il nodo che teneva insieme il mazzo di
lavanda e posò il nastro blu sul guanciale, accanto a sé, prima di
sistemarsi meglio tra le coltri e addormentarsi profondamente.
Da Stria93:
Eccomi qui, dearies! :)
Nuovo giorno, nuovo capitolo e questa volta devo ammettere di non
essere proprio soddisfatta.
La shot in questione è nata da un'esperienza autobiografica che ho
vissuto in prima persona qualche tempo fa. Infatti ho testato
personalmente le proprietà sedative della lavanda, usando qualche
goccia di olio essenziale sulle lenzuola e sul cuscino per combattere
una leggera forma di insonnia.
Questo rimedio si è rivelato abbastanza efficace e quando sono stati
votati i prompt per questa iniziativa ho subito pensato di usare
questa esperienza per la stesura della storia avente come tema
proprio le lenzuola.
Mi sembrava un'idea carina eppure c'è qualcosa di questa OS che non
mi convince pienamente.
Come
al solito, rinnovo i miei più sinceri ringraziamenti a
Chrystal_93, Euridice100, Lady Clopette, PoisonRain,
seasonsoflove per avermi lasciato il loro infinitamente prezioso
parere; Ariki, Beabizz,
Dearly_Beloved, Emyscarano, janecaulfield, Julie_Julia,
padme83, PoisonRain, Rusty 93 per
aver inserito la raccolta in una delle varie liste; e tutti voi, miei
cari e non meno importanti lettori silenziosi.
Il vostro sostegno è il carburante che alimenta la mia voglia di
scrivere, la mia autostima e il desiderio di fare sempre meglio. :)
A
domani con MODI IMPLICITI PER DIRE “TI AMO”,
che, insieme al prompt di ieri, è stato il tema che mi ha
maggiormente soddisfatta dell'intera week.
Bacioni! :***