Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
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Autore: ___Page    09/10/2014    5 recensioni
"All’apparenza Drakul Mihawk poteva sembrare un uomo freddo e distaccato ma i suoi figli, e soprattutto la piccola, sapevano che padre affettuoso e attento fosse, anche se a modo suo. Sapevano di poter sempre contare su di lui e sapevano anche che avrebbero trovato comprensione per le loro giuste cause.
Sì, Drakul Mihawk era un uomo freddo e severo. Ma per i suoi figli avrebbe fatto sempre qualsiasi cosa."
Genere: Comico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Drakul, Mihawk, Nico, Robin, Perona, Roronoa, Zoro, Trafalgar, Law/Margaret | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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La Raftel HigH School assomigliava a un carcere.
Il preside Magellan, non per niente, sembrava perfetto per dirigere una prigione più che un liceo.
Quattro piani di cemento armato disposto a forma di U nel cui spazio vuoto, all’altezza del secondo, si trovava la terrazza dove gli studenti trascorrevano l’intervallo che sarebbe potuto assomigliare molto all’ora d’aria dei carcerati se non fosse stato per due dettagli:
  1. Non c’erano cecchini a tenerli sotto tiro
  2. L’intervallo durava solo dieci minuti
E, diversamente dal solito, quel giorno Zoro non ne stava approfittando per dormire in classe, con le mani dietro la nuca e la bolla al naso.
No, Zoro stava animatamente parlando con i propri amici, coi quali non aveva potuto scambiare nemmeno un saluto perché era arrivato in classe un attimo prima che la lezione iniziasse, ritrovandosi così ad avere come primo e unico contatto umano quello con il proprio compagno di banco, che quel giorno aveva deciso di morire, o almeno così dedusse il verde quando si sentì domandare:
-Stavolta dove ti sei perso, Marimo?!-
Ma ora, fuori in terrazza, il secondogenito di Mihawk non era impegnato a far ingoiare la cenere della sigaretta al suo migliore amico, come si era ripromesso di fare.
-…come ti è venuto in mente di insegnare la posa Super a mia sorella?!- stava domandando, fissando truce il compagno dai capelli azzurri e il ciuffo a banana.
-Ma che vai dicendo fratello?! Robin si è sempre rifiutata di fare la posa Super!-
-Infatti non parlo di Robin!-
-Perona ha fatto la posa Super?!- intervenne Usopp con gli occhi che quasi gli schizzavano fuori dalle orbite.
-Stamattina a colazione!-confermò, annuendo e incrociando le braccia al petto.
 Usopp e Franky si guardarono increduli, prima che sui loro volti si disegnassero dei ridicoli e trionfanti sorrisi di soddisfazione.
-Sapevo che doveva esserci qualcuno di normale nella tua famiglia, Zoro!- affermò Franky, annuendo convinto.
-È l’orgoglio dei suoi zii!- commentò orgoglioso il nasone, sollevando un sopracciglio e facendo strabuzzare gli occhi all’amico.
-Co… Allora, punto primo non c’è niente di normale in quello che fai tu!- sbraitò, puntando il dito contro il petto del più corpulento dei due amici -Punto secondo, fatela finita di definirvi “i suoi zii”! È mia sorella mica mia figlia!-
-Ma le molte ore di sonno non dovrebbero garantire relax e buonumore?!-
Suo malgrado, lo stomaco di Zoro fece una tripla capriola non appena quella voce raggiunse le sue orecchie.
Dimenticandosi del desiderio di affettare o spezzare ogni singolo osso dei compagni si girò verso di lei, il cuore che batteva a mille.
Nami Cocoyashi, la sua migliore amica dalle elementari, capelli rosso fuoco e sorriso micidiale, avanzava verso di loro trascinando per l’orecchio un ragazzo vestito con una maglietta rossa e un cappello di paglia in testa, impegnato ad agitarsi e protestare per il trattamento a cui l’amica lo stava sottoponendo.
-Ciao mocciosa- la salutò, rilassandosi e ghignando di sghembo.
Finalmente!
Era da quella mattina che aspettava di vederla ma, essendo arrivato in ritardo, aveva mancato la sua occasione dal momento che si trovavano in classe differenti.
-Buzzurro!- rispose, regalandogli un sorriso ancora più luminoso e tutto per lui.
-Nami mi fai male!!!- si lamentò Rufy, divincolandosi.
-Come?!- domandò sorpresa, voltandosi verso il compagno e realizzando di avere ancora il suo lobo tra le dita -Oh scusa, Rufy!- aggiunse, lasciandolo andare.
-Cosa ha combinato stavolta?!- domandò Usopp.
-Ha invitato il prof. Jinbei a venire al bowling con noi!- rispose, sospirando.
-Di nuovo?!?!- reagì il nasone, incredulo.
-Ma insomma!!! Lui l’altra volta ha detto che aveva da fare ma se no sarebbe venuto volentieri e di dirglielo se ricapitava e io l’ho fatto!- protestò il corvino, mettendo il broncio.
Una vena prese a pulsare sulla fronte della ragazza.
-Questo non significa che devi diventare uno stalker, Rufy!!!- sbraitò, mostrando una fila di denti a squalino e il pugno a mezz’aria.
Un improvviso spostamento d’aria seguito da un turbinio di cuoricini, investì Zoro facendogli quasi perdere l’equilibrio.
-Oooooh Nami-swaaaaaaan! Lo sai che quando ti arrabbi sei ancora più bella?!?!- si mise a ululare Sanji sotto lo sguardo omicida del verde, la cui cassa toracica prese a vibrare a causa del minaccioso ringhio che stava emettendo.
Ringhio che fu sostituito da un ghigno soddisfatto quando un calcio calò sulla bionda testa dell’amico, spalmandolo sulle piastrelle della terrazza.
-Cosa stavi facendo Sanji-san?!- domandò una voce soave e fintamente dolce e tranquilla.
-Violet-chan!!!- schizzò su come una molla, all’udire la voce della propria ragazza e, sempre roteando, la raggiunse per baciarle una mano -Come stai mia dea?!-
-Ciao Zoro!- lo salutò Kaya, raggiungendo Usopp e baciandolo sulla punta del naso.
-Yohohohohoh, Zoro-san! Allora ce l’hai fatta ad arrivare!- chiese entusiasta Brook mentre si schiacciava un bernoccolo spuntato in mezzo alla zazzera afro, segno che doveva aver chiesto il colore delle mutandine a Nami o a Violet, se non a tutte e due.
-Beh lo hanno scaricato davanti alla scuola, anche una testa d’alga come lui è in grado di attraversare la strada!- commentò Sanji, provocando l’ennesima ondata di furia omicida nell’amico.
-Ma io ti…- cominciò facendo una passo verso di lui ma fu bloccato dal tocco delicato di un palmo affusolato e diafano che si posò sul suo petto, calmandolo all’istante.
-Calmo, Zoro! Non vorrai finire in punizione già il primo giorno!- esclamò Nami, facendolo voltare verso di sé -Allora com’è andata con Perona?! Hai pianto?!- lo prese in giro, con una luce furba che le guizzava negli occhi nocciola.
-Ah ah! Molto simpatica!- commentò, guardandola male.
-Eddai!!! Non fare il permaloso!- disse dandogli di gomito e riuscendo a strappargli un ghigno -Credevo fossi preoccupato! Allora non è per quello che sei così nervoso di prima mattina?!-
-Sono le undici Nami!-
-Appunto, per te è prima mattina!-
Fece per ribattere ma decise di lasciar perdere.
Sì, era un po’ preoccupato a dire il vero.
Ma no, non era per quello che era nervoso.
D’altra parte chiunque lo sarebbe stato con un orario delle lezioni come quello della sua classe.
Che il tirapiedi di Magellan, Hannyabal, fosse un sadico lo sospettavano dal primo anno ma, con l’orario di quel primo giorno di scuola, ne avevano avuto la conferma.
Perché solo o un pazzo o un sadico avrebbe potuto mettere una dietro l’altra Fisica con quel megalomane di Eneru, Storia dell’arte con la professoressa Jora, che era un incubo, e Latino con Lucci, il peggiore dopo Vergo.
Si domandava per quale kami non fosse contemplata anche un’ora di biologia con il “barbuto” in quella giornata da paura e ringraziava mentalmente che il professor Ceasar fosse così stupido da non rendersi conto dei suoi pisolini.
Almeno durante le due ore di chimica che avrebbero seguito l’intervallo avrebbe potuto dormire.
Senza contare che quella lezione era insieme all’altra quinta, ergo insieme a Nami.
Non che avesse chissà che motivi particolari per esserne felice.
Era solo perché sapeva che poi lei lo avrebbe aiutato e avrebbe potuto approfittare dei suoi appunti.
Tutto lì.
-…Zoro?! Ci sei?!-
Proprio la voce di Nami lo riscosse, riportandolo alla realtà, in mezzo ai suoi amici, che stavano ridendo di  gusto a una qualche battuta di Franky, probabilmente, a giudicare dalla sua posa super.
Si ritrovò con una busta arancione che gli veniva sventolata sotto il naso proprio dalla sua migliore amica.
Con sguardo interrogativo e corrugando le sopracciglia, la afferrò, scrutandola attento.
-Cos’è?!- domandò, esaminando la carta pesca quasi come se potesse parlargli.
-Il saldo del tuo debito! Così sai esattamente a quanto ammonta e puoi tenere il conto in ordine!-
Zoro strabuzzò gli occhi, incredulo.
-Ma starai scherzando!!!-
-A-ah!- negò con il capo la rossa.
-Sei una strozzina!-
-Ehi!!! Nessuno fa niente per niente a questo mondo! Imparalo!- protestò Nami, portando le mani sui fianchi.
Il suono della campanella interruppe, per fortuna, la replica del ragazzo, salvandolo da un cazzotto che lo avrebbe tramortito e schiantato a terra.
Con passo strascicato e continuando a chiacchierare si avviarono per recuperare penna e  quaderno nelle rispettive classi, prima di spostarsi tutti insieme verso il laboratorio di chimica.
Se Zoro pensava che quella mattinata fosse andata già abbastanza male era solo perché non sapeva cosa, o meglio chi, lo aspettasse sulla porta del laboratorio.
Un’espressione di momentaneo terrore si disegnò sul suo volto quando lo riconobbe, mentre camminava lungo il corridoio nella direzione opposta alla loro e, rapido, si voltò per tornare indietro ma la voce monocorde e profonda del professore lo bloccò.
-Mihawk- lo chiamò Vergo.
Non era nell’indole di Zoro mostrarsi debole o ammettere una fuga, sicché fu con un’espressione di arroganza e strafottenza che tornò a guardare il moro, sfidandolo con gli occhi.
Si fissarono qualche istante con reciproco fastidio finché Vergo non parlò di nuovo.
-Mi auguro per te che tu abbia completato tutte le consegne per domani- si limitò ad aggiungere prima di proseguire con il suo passo lento e pacato.
Attese di venire superato dal docente prima di lasciarsi andare allo sconforto.
Sconsolato, entrò ne laboratorio, scaraventò i libri su uno dei lunghi tavoli, momentaneamente sgombri da provette e altri strumenti, e si lasciò cadere pesantemente su uno sgabello, crollando il capo sulle braccia piegate e posate sulla superficie bianca.
Finito!
Era finito!
Vergo non aspettava altro che una scusa per sbatterlo in punizione già la prima settimana e sarebbe stata una punizione coi fiocchi, lo sapeva.
Un’improvvisa scarica gli attraversò la colonna vertebrale, facendogli sollevare la testa di scatto e trattenere il fiato.
Il cuore accelerò i battiti e deglutì pesantemente quando realizzò che Nami gli stava passando una mano a palmo aperto sulla schiena.
-Ti aiuto io, non preoccuparti- mormorò, sorridendogli complice.
Zoro sgranò gli occhi.
-Dici sul serio?!-
Sì, era vero, Nami era da sempre la sua ancora di salvezza ma non pensava che si sarebbe ingabolata in un casino simile, e cioè aiutarlo a fare tutti i compiti di biologia assegnati e concepiti per essere svolti in tre mesi in un solo pomeriggio.
Un pensiero lo attraversò, facendogli assottigliare lo sguardo sospettoso.
-Quanto mi costerà?!- domandò, senza preamboli.
Nami si sedette accanto a lui mentre il professore faceva il suo ingresso con quella sua stramba andatura fluttuante e la sua ancor più stramba risata.
-Un pranzo da te!- rispose, facendogli l’occhiolino e prendendolo nuovamente alla sprovvista.
Un sorriso di sollievo e gratitudine si disegnò storto sul suo viso mentre si girava verso il prof e afferrava la penna, deciso a prendere appunti.
 

 
§
 

-Ciao!- salutò, aprendo la porta ed entrando in casa.
-Permesso- domandò educatamente Nami alle sue spalle.
-Entra pure- la invitò Zoro, prima di tornare a voltarsi verso l’interno della casa, perplesso -Ehi?! C’è qualcuno?! Papà?!- domandò, un po’ incerto girandosi di nuovo verso Nami, che si strinse nelle spalle.
La rossa lo seguì mentre si dirigeva verso la cucina, attraversando il salotto.
-Ehi papà!- chiamò ancora quando, sportosi oltre lo stipite, vide il padre seduto al tavolo della cucina, il pc portatile davanti a sé e un’espressione sconfortata sul viso.
Si girò di scatto verso la porta quando si sentì chiamare, aggrottando poi le sopracciglia.
-Zoro, sei già a casa?!- domandò prima di venire colpito da un pensiero.
Spostò lo sguardo sull’orologio del computer, strabuzzando poi gli occhi nel rendersi conto di quanto fosse tardi.
-Kami, non mi sono accorto! Scusa io…-
-Dov’è Perona?!- domandò subito il verde, mentre un atroce sospetto si impadroniva di lui.
Ci mancava solo che, dopo essersela quasi dimenticata a casa quella mattina, l’avessero definitivamente dimenticata a scuola proprio il suo primo giorno.
-Sta giocando in camera sua, perché?!-
Zoro si concesse  un sospiro di sollievo a quelle parole.
-Niente, niente! Ma che stavi facendo?!-
-Come?!- domandò il moro, colto alla sprovvista, tornando poi fugacemente con lo sguardo sul monitor e arrossendo suo malgrado –No n-niente io… N-non riesco a fare una cosa e…-
Zoro sollevò un sopracciglio, con l’intenzione di avvicinarsi ma rimase spiazzato quando lo vide chiudere con un colpo secco il computer.
-Papà?!-
-Io… Accidenti non ti ho preparato nulla per pranzo!- esclamò Mihawk, ancora visibilmente imbarazzato, alzandosi e prendendo a spostare padelle e pentole a caso.
Zoro era seriamente perplesso, nonché preoccupato.
Non aveva mai visto suo padre così a disagio, nemmeno quella volta che, quando aveva dieci anni, gli aveva chiesto se poteva prendere una delle sue gomme da masticare mostrandogli un paio di preservativi incartati che aveva trovato sul suo comodino.
Senza contare che difficilmente Drakul esternava le proprie emozioni.
-Papà ma Perona ha mangiato?!- domandò ancora, colto da un dubbio improvviso.
-Sì certo! Accidenti dov’è finito l’olio?!-
-Lascia Drag, ci penso io!- intervenne Nami, entrando sicura in cucina dopo essere andata a mettersi le ciabatte degli ospiti, e facendo sollevare uno sguardo stranito al padrone di casa.
-Nami! Ciao, tesoro, non ti avevo vista!-
La rossa gli sorrise, prima di girarsi verso Zoro.
-Vai pure a controllare Perona, io intanto preparo due panini okay?!-
Zoro annuì, ghignandole di sghembo e dimenticandosi di suo padre e del suo strano comportamento.
-Allora Drag, come va?!- la sentì domandargli mentre si allontanava e la voce di Mihawk diventava solo un sottofondo.
Sapeva che, per quanto fosse normalmente laconico, suo padre adorava parlare con Nami e con lui si faceva sempre delle grandi chiacchierate.
Si arrestò davanti alla porta di Perona, spingendola a palmo aperto e sbirciando all’interno.
-Ehi, pulce?!- la chiamò, trovandola impegnata a servire il the a Chopper, Bepo e Kumachi, disposti a cerchio, per terra.
Si avvicinò con un affettuoso ghigno, accovacciandosi accanto a lei e posando le sue grandi mani intorno alla vita della piccola, che girò la testa verso di lui, prima di illuminarsi nel riconoscerlo.
-Fratellone!!!- lo chiamò saltandogli al collo.
Zoro l’afferrò, lasciandosi abbracciare.
-Allora?! Com’è andato il primo giorno?!- chiese, mentre la rimetteva a terra e lei tornava  a sedersi vicino ai pupazzi, restando girata verso il fratello.
-Bene! Mi sono divertita un sacco!- esclamò convinta, sorridendo radiosa –Anzi, devo dire a Law che se vuole può portarsi via Bepo!- aggiunse poi, riflettendo un istante.
Zoro aggrottò le sopracciglia a quell’affermazione all’apparenza sconclusionata.
-E come mai?!- chiese.
-Perché io e Kumachi abbiamo dei nuovi amici che possono giocare con noi ora! Naturalmente Bepo non lo lascio da solo finché è qui e nemmeno Chopper! Però è giusto che stia con Law no?!- domandò conferma, inclinando il capo di lato.
Zoro spalancò leggermente gli occhi a quelle parole, prima di tornare a sorridere e arruffarle i capelli, mentre si alzava in piedi.
-Ma certo che sì!- esclamò, sentendosi sollevato.
Se Perona parlava così voleva dire che si era già fatta degli amici e che loro si erano preoccupati per niente.
-Ora vado a studiare!-
-A dopo, Zoro!- lo salutò, agitando la manina, prima di tornare a occuparsi dei propri ospiti.
Si chiuse la porta alle spalle, scuotendo la testa divertito dall’indole di sua sorella, mentre tornava verso la cucina.
Si fermò sulla porta e si ritrovò a corrugare di nuovo le sopracciglia nel vedere Nami in piedi di fianco a suo padre, nuovamente seduto davanti al pc, con il busto piegato in avanti, impegnata a spiegargli qualcosa, indicandolo sul monitor con l’indice.
 -Capito?!- chiese girando il volto verso di lui e sorridendogli.
-Ora sì!- rispose convinto Mihawk –Grazie Nami!-
-Ma figurati!- sorrise la ragazza, sollevando lo sguardo e incrociando quello di Zoro.
Uno strano guizzo attraversò i suoi occhi, prima che anche lei prendesse a comportarsi in modo strano.
-Beh… O-ora io vado con… Zoro a studiare!- affermò, afferrando due piatti su cui troneggiavano due invitanti panini e dirigendosi verso di lui, ignorando il suo sguardo inquisitore.
-Ma certo! Grazie ancora Nami!- le disse, facendole voltare il busto e sollevare appena i piatti in risposta.
-Dai buzzurro, andiamo!- lo incitò passandogli accanto, precedendolo in camera sua.
-Nami!- la chiamò, seguendola e chiudendosi la porta alle spalle, senza staccarle gli occhi di dosso, sospettoso -Cosa diavolo stavate facendo al computer tu e papà?!-
Nami posò i piatti con il loro pranzo sulla scrivania prima di girarsi a guardarlo.
-Oh ma niente di che!- minimizzò, ridendo nervosamente -Una cosa!-
Zoro sollevò un sopracciglio.
-Che genere di cosa?!- insistette, avanzando verso di lei.
-Una… cosa… che non posso dirti! E basta!- affermò, categorica, voltandosi di nuovo verso la scrivania.
Sussultò nel sentire i palmi bronzei e caldi di Zoro posarsi sui suoi fianchi e la sua bocca accostarsi al suo orecchio.
-Mocciosa- la chiamò in un sussurro, facendola fremere.
Nami deglutì pesantemente.
-S-sì!-
-Parla! oppure userò le maniere forti- proseguì, aumentando la presa e facendole aggrottare le sopracciglia.
-Come prego?!- domandò, girandosi a guardarlo, sfidandolo con gli occhi.
Non l’avesse mai fatto!
Un secondo dopo si ritrovò scaraventata sul letto di Zoro, l’imponente mole del compagno a sovrastarla e le sue dita a fargli il solletico.
Senza fiato per le risate lo chiamò ripetutamente, mentre si contorceva sotto lo sguardo divertito del verde, arrendendosi poi a rivelare l’inconfessabile segreto di suo padre, purché la smettesse di torturarla.
-Allora?!- domandò, smettendo di farle il solletico ma bloccandole i polsi ai lati del viso e continuando a sovrastarla.
Si ritrovò con la bocca a pochi centimetri dalla sua, inalando il suo profumo che in un attimo lo mandò in tilt.
Non si era reso conto di tutta quella vicinanza mentre le faceva il solletico e ora si sentiva improvvisamente accaldato e incapace di pensare razionalmente.
Si ritrovò a respirare pesantemente e a inghiottire a fatica, mentre il sorriso scivolava dal viso di entrambi, la distanza tra le labbra diminuiva e lui annegava nei suoi occhi di caramello.
-N-Nami…- sussurrò, con voce malferma.
-Sì…- soffiò sulle sue labbra, colpendolo con una ventata al mandarino.
L’improvvisa consapevolezza di quanto stesse accadendo lo colpì.
Cosa stava facendo?!
Cosa gli prendeva?!
Va bene che Nami era una bella ragazza, che era dannatamente eccitante sentire il suo caldo e morbido corpo schiacciato contro il proprio ma non poteva baciarla!
Assolutamente no!
Non poteva baciare la sua migliore amica!
-Cosa stavate combinando?!- domandò, staccandosi bruscamente da lei, che, dopo alcuni istanti, si sollevò con il busto, puntellandosi su gomiti e avambracci.
Si spostò verso la finestra, prendendo dei respiri profondi per sbollire, maledicendosi mentalmente.
A dire il vero, non gliene fregava più niente di scoprire cosa stesse facendo suo padre.
O almeno così pensava, finché non sentì la risposta dell’amica.
-L’ho aiutato a iscriversi a un sito di incontri!- 
  
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