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Autore: Shir    09/10/2014    3 recensioni
Conoscete tutti lo scandalo del Datagate, no? Bene, e se al mondo fosse rivelata l' esistenza delle nazioni?
Cosa accadrebbe? Come reagirebbero? Cosa farà America per evitare che tutte le colpe vadano a lui?
No parings
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Allied Forces/Forze Alleate, Axis Powers/Potenze dell'Asse, Baltici, Nordici, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La sveglia suonò le 7:30. Si alzò stropicciandosi un occhio e scese le scala di casa sua fermando una ciocca di capelli che si trovava davanti alla sua visuale  con un fermaglio. Fece come al solito colazione con biscotti al burro e una tazza piena di caffè, non troppo zuccherato. Come prevedeva la routine quotidiana ,dopo essere andato in bagno e aver fatto una doccia veloce, si vestì per andare a lavoro. Quella sembrava essere una giornata normale per Eirick Hansen, rappresentante della Norvegia, ma si rese conto non troppo presto che qualcosa non andava non appena mise piede fuori casa.
Mentre si dirigeva verso il suo parlamento attraversando Oslo, la sua capitale, osservò scocciato l’ambiente circostante e le strade piene di suoi connazionali e turisti. Eirick era una persona attenta e si rese conto subito di essere osservato. Avere gli sguardi della gente puntati su di sé era una cosa che infastidiva non poco il norvegese.                                                                                                                                                                         
La cosa iniziò a preoccuparlo quando dei turisti iniziarono a fotografarlo.                                                      
Velocizzò il passo e avanzò attraverso le strade della fredda Oslo, ma sempre più gente continuava a fissarlo.                                                                                                                                                                                       
Capì solo quando arrivò un messaggio al dal suo capo cosa c ‘era che non andava.
 
Erano passati due giorni da quella spiacevole mattinata e il norvegese non accennava a calmarsi o smettere di bere caffè. Si poteva dire che Eirick era una delle nazioni più infastidite dal fatto che tutto il mondo sapeva chi era e conosceva la sua faccia. Lanciò un occhiata nervosa agli altri quattro nordici seduti al suo stesso tavolo, poi tornò a concentrarsi sul suo terzo caffè di quel giorno.
-Che bel casino, eh?- esordì Tino guardandosi le mani appoggiate sul tavolo.
-Già…- rispose distratto il norvegese mentre sorseggiava il suo caffè. Sorprendentemente, anche lo svedese prese parola.
-E ora che si fa?- chiese Berwald guardando i presenti. Il suo sguardo si fermò si quello Islanda che aveva aperto bocca per rispondergli.
-Niente Svi.Non possiamo fare niente, in una situazione del genere siamo in balia degli eventi. Dobbiamo solo aspettare.-
-Aspettare cosa?-
L’attenzione di tutti si concentrò sul più apatico dei Nordici. Norvegia si rivolse a tutti i suoi fratelli, soprattutto a Islanda.
-Einar non possiamo aspettare. Proprio perché siamo in balia degli eventi dobbiamo reagire e fare qualcosa per noi, non come rappresentanti del proprio territorio, ma come persone, come esseri umani. Se qualche associazione terroristica o di qualsiasi altro tipo decidesse di fare un atto avverso contro un paese chi sarebbe l’obbiettivo più probabile se non noi? Quale modo più efficace di colpire un paese se non il singolo individuo che lo rappresenta interamente? Dobb-
-Cosa potremmo far allora per evitare tutto questo?- chiese lo svedese, poi senza nemmeno dargli il tempo di rispondere continuò.
-Dovremmo chiuderci e non uscire più? Oppure uscire solo per eventi importanti le poche volte che capitano? Non vedere solo il lato negativo delle cose.-
A quelle parole anche Tino decise che era arrivato il momento di parlare.
-Sono d’accordo con Routsi.Sei troppo pessimista.-
-Allora trovatemi i vantaggi di questa situazione, avanti!- controbbattè il norvegese.
Nella stanza calò il silenzio fino a che il maggiore dei Nordici non decise di rispondere.
-Ci sono Eirick, non tanto per noi ma ci sono.-  Danimarca catturò l’attenzione l’interesse di tutti i nordici. Era seduto a capotavola, il posto riservatogli ad ogni meeting nordico e riunioni familiari. Gli consentiva di avere una visuale di tutte le nazioni presenti e di conseguenze di essere visto da tutti più facilmente. Inoltre il posto a capotavola lo faceva sentire potente. Norvegia riteneva che quello fosse il motivo principale per il quale il loro caro fratello maggiore occupasse quel posto. Tesi mai smentita dal danese.
-Spiegati Dan.-
-Parlo per le nazioni più bisognose e in crisi. Magari non avranno più la loro segretezza e non potranno più uscire senza che la gente eviti di guardarli, ma se si mostrano simpatici agli occhi del mondo potrebbero alimentare il turismo nei loro paesi. Far capire al mondo che sono in difficoltà. Noi invece potremmo aiutare le nazioni più bisognose facendo una buona impressione all’opinione pubblica.-
A conti fatti Danimarca non aveva detto niente di sbagliato. Ma a Norvegia non stava bene il fatto di avere gli sguardi fissi di tutti appena metteva piede fuori casa. Era sempre stato un tipo che evitava di stare in mezzo alla gente e il contatto fisico. No, quella situazione non la digeriva per niente. Era più forte di lui, già sapeva che non avrebbe retto, senza contare dello stress che ne sarebbe derivato.
-Potrai dirmi quello che vuoi ma io non ci sto. Psicologicamente è troppo per me .-
-E’ frustrante anche per noi Nor cerca di capi-
-Capire cosa Danmark?! Tu sei il solo che sembra non aver capito. Ti pare normale saltare fuori la finestra dall’ edificio dove stavamo tenendo il meeting e correre come un pazzo per New York attirando ulteriormente l’attenzione dei giornalisti?!-
Il danese doveva riconoscere che a sua non era stata proprio una bella idea; anche se lo aveva fatto per sfuggire ai giornalisti ha avuto l effetto contrario. Oltre ad essersi guadagnato una prima pagina,con una sua foto mente saltava dall’ edificio, sul quotidiano più letto di tutta la sua nazione.  Però doveva ammettere ch era venuto bene.
-Eirick ora calmati, non è difficile solo per te. E ora smettila di bere caffè, sei alla quarta tazza.- Berwald intervenne per calmare il nervosismo di Norvegia, ormai schizzato alle stelle.
 
Dopo quel mezzo rimprovero il norvegese decise di sedersi, ma non smise di bere il suo caffè.
Quello che sarebbe venuto dopo sarebbe stato un periodo lungo, molto lungo, e difficile. E non era di certo una di quelle cose tipo  “l’unione fa la forza” che si vedono nei film di America.
No, non sarebbe stato affatto facile uscirne fuori, ne tanto meno abituarvisi.
L’unica cosa da fare in quel momento era aspettare il corso degli eventi come suggerito da Ice.
Perché in quel caso solo il tempo avrebbe mostrato lo sviluppo di quell’evento tanto inatteso quanto non voluto da nessuno
 
 
 
 
 
Angolino della sclerata:
Ok non ho scusanti lo so. Il fatto è che il mio computer fa schifo e quindi lo accendo raramente, di conseguenza mi scordo di aggiornare la storia. Perdonatemi faccio anche il liceo classico e mi bombardano di compiti(ora mi verranno indicati tremila errori di grammatica e mi chiederò che ci faccio al classico). Parlando del capitolo … fa schifo lo so ma il mio cervellino non riesce a lavorare e poi sono solo un insieme di reazioni, non si va di certo avanti con la storia. Quindi stavo pensando di fare almeno due gruppi per capitolo in modo da poter andare avanti prima. Detto questo se avete suggerimenti chiedete (a dire il vero è perché mi servono che non ho più idee), spero che il capitolo per quanto orribile sia stato di vostro gradimento e di farmi sapere che ne pensate tramite una recensioncina ina ina.
Allora a prossimo capitolo quando troverò il tempo e l’ispirazione
Shir
  
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