Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |      
Autore: respirisoppressi    09/10/2014    0 recensioni
E’ tutto un avvenirsi, un capovolgersi, nei propri errori.
Jennifer, vissuta nel dolore di un rifiuto, cerca di trovare pace con sé stessa. Si avventura, rimanendone poi ferita, con un peso in più, che le ricorderà, costantemente, quanto le proprie scelte, siano state insensate.
Sarà questo peso, a riportarla in superficie, o il peso stesso, a portarta più a fondo?
‘Da quanto non ami?’
‘Ho smesso di amare prima, che il mondo decidesse di non amarmi. Sapevo già tutto.’
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Mi catapulto dal letto correndo verso il bagno, facendo giusto in tempo ad inginocchiarmi per poter vomitare anche questa mattina. Nausea, maledetta nausea. Ed oggi sono quattro.
Cerco di alzarmi, ma non ho le forze, opto di restare in ginocchio, per poi scoppiare in un pianto liberatorio.
Nonostante la vista appannata, i miei occhi riescono ad identificare la piccola scatola sullo stipo. Devo fare quel dannato test.
Con tutta la forza che mi rimane, mi alzo in piedi, prendo la scatola con il test e abbasso i pantaloni; eseguo la procedura che ricordo di aver visto di sfuggita su internet e aspetto il risultato.
Deglutisco e porto l’oggetto sotto i miei occhi.
Uno smile sorridente mi appare sul display.
«No.» Urlo e cado in ginocchio.
«Non è vero.» Continuo ad urlare sentendo le lacrime bagnarmi il viso.
FLASHBACK - DUE SETTIMANE PRIMA
Quella sera era stato diverso dal solito, non saprei come definire diversa, ma ricordo il viso di Nick leggermente frustrato dopo una lunga nottata d’amore.
La mattina Nick non è nel letto, i suoi vestiti non ci sono.
Lo chiamo.
«Nick?» Sussurro quasi.
«Jen.» Dice sorpreso e spaventato allo stesso tempo.
«Dove sei? Perché i tuoi vestiti non ci sono?»
«Devo andare, ciao Jen.» Attacca.
In quel momento esatto capisco che quella sarebbe stata l’ultima volta in cui avrei sentito Nick.
FINE FALSHBACK
Dopo minuti interminabili decido di alzarmi, e la prima cosa che faccio, è mettere tutti i vestiti nel borsone e uscire dalla stanza.
Mi dirigo alla reception e lascio le chiavi della stanza; proprio quando sto per varcare l’uscita dell’hotel sento chiamare il mio nome.
«Signorina Jennifer!» Quasi urla.
Ritorno indietro ritrovandomi dinanzi un uomo dai capelli neri perfettamente gelati.
«Si?»
«C’è della roba da pagare. » Dice rilassando il tono.
I miei occhi quasi si spalancano per lo shock.
«Io non so come pagare.» Dico lasciando trasparire un filo di sincerità nella mia voce.
So di essere sul punto di piangere.
L’uomo sembra assumere uno sguardo compassionevole.
«Facciamo in questo modo, lei mi lascia i suoi dati e quando sarà in grado di ricoprire la spesa, pagherà. Nel caso in cui il pagamento tardasse ad arrivare, sarò costretto a rintracciarla.» Dice quasi sconfitto.
Tiro un lungo respiro prima di annuire e porgere i miei documenti all’uomo, mi mostra la somma da pagare e faccio uno sforzo immenso per non scoppiare in lacrime.
«La ringrazio.» Dico solamente.
L’uomo si limita a sorridermi facendo un piccolo cenno con la testa.
Supero finalmente l’uscita e vengo colpita dalla brezza del vento autunnale.
Non ho la minima idea di dove andare, perciò mi limito a camminare aspettando di essere illuminata da qualche idea, e non avendo altra scelta, faccio ciò che non avrei mai creduto di fare.
Ringrazio Dio quando finalmente una signora con occhiali da sole vistosi, si ferma.
« Non so davvero come ringraziarla. »
Washington è così bella dal finestrino, che quasi mi sembra di passare al fianco di un dipinto immenso, correndo.
“Dove ti lascio? Io sono diretta al centro, il mio turno di lavoro comincia alle nove.” Dice senza distogliere lo sguardo dalla strada.
“Va bene lì.” E posso dire di sentire gli occhi pizzicarmi.
Dove vado ora? Dove cazzo vado?
“Cosa ha spinto una ragazza così giovane a fare auto-stop alle otto del mattino?” Dice risvegliandomi dai miei pensieri, e deglutisco tutto la saliva che mi ritrovo, lasciando la bocca in una strana sensazione di asciutto.
“Il mio ragazzo mi ha abbandonato in una camera d’hotel dopo avermi messa incinta.” Dico facendo le virgolette in aria alla parola ragazzo, trattenendomi dal tirare un calcio al borsone.
Per un momento vedo la donna perdere il controllo del veicolo, e la macchina quasi sbandare.
“Oh mio Dio, scusami!” Urla in preda alla preoccupazione.
“Stai bene?” Continua.
“È ok.” Dico semplicemente, cercando di non evidenziare la paura appena provata qualche minuto fa.
Per un attimo ho sentito il bisogno di proteggere quell’essere che vive dentro di me. Se non ci fosse stato lui, ora la mia vita sarebbe meno incasinata, ma so cosa significa essere rifiutati, e non permetterò che questo bambino, mio figlio, viva con l’odio iniettato nel sangue già prima di nascere.
“Mi dispiace.” Sussurra.
“Ho una casa abbastanza grande, potrei ospitarti.” Offre.
 “Non posso accettare.” Dico lasciando intendere sincerità nella mia voce.
“Potremmo non vederci più, quindi ti lascio il mio numero, magari ci ripensi.” Dice parcheggiando la macchina al lato della strada, non mi ero accorta che fossimo già arrivate.
Afferro il biglietto che mi sta gentilmente porgendo e annuisco velocemente, sussurrando un ‘grazie’.
“Come ti chiami?”
“Jennifer signora, lei?”
“Brianne, e non chiamarmi signora!” Sventola la mano in modo scherzoso, ridacchiando.
“Dammi del tu.” Continua.
“Brianne, devo ringraziarti, ti sono eterna debitrice.”
“Ringrazi troppo ragazza.” Dice con un sorriso.
“Quando devo.” Sorrido di rimando.
“Dimenticavo, puoi raggiungermi da Kennedy’s, lavoro lì tutta la giornata e se venissi per l’ora di pranzo potremmo andare a mangiare qualcosa insieme.”
“E’ davvero troppo.”
Questa donna non dovrebbe essere così gentile con una sconosciuta.
E se fossi una criminale?
Non lo sono, ma se lo fossi?
Se non trovo una sistemazione, dovrò seriamente cominciare a fare la criminale, per mantenere me e questo bambino.
Magari potrei andare da Suor Francesca, credo che nessuno lì sia contento di vedermi, ma devo comunque andarci per prendere il resto della mia roba.
“Lo prenderò per un sì, non fare tardi. Il negozio non è molto distante da qui e troverai molte insegne, è abbastanza famoso.” Ride, e la vedo leggermente emozionata, deve davvero piacerle il suo lavoro.
“D’accordo.” Sospiro sconfitta, rivolgendole uno dei miei migliori sorrisi.
Mi sono lasciata ingannare, maledetta distrazione.
Non è che mi dispiaccia, se non mi avesse invitata a pranzo quest’oggi sarei rimasta digiuna, ma non voglio approfittarmi di questa signora così gentile.
Dopo aver oltrepassato la macchina lascio che la memoria mi guidi verso il convento, non sarei mai dovuta scappare, non avrei dovuto perdere la testa per un fottuto ragazzo.
Ora capisco quelle frasi del cazzo “ogni azione ha una conseguenza”, o “qualcuno punisce i nostri sbagli”.
Sembra ironico che una ragazza cresciuta in un convento non sia credente, ma forse è proprio l’esserci cresciuta in questo convento ad avermi spinto a questa conclusione.
Dov’era Dio quando ne avevo bisogno? Dove cazzo era quando quelle due persone insane che mi hanno messo al mondo mi hanno abbandonato in un fottuto convento?
Ed ora mi punisce facendomi avere questo bambino?
Se Dio esiste spero si stia divertendo.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: respirisoppressi