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Autore: Iridium    09/10/2014    3 recensioni
'D’improvviso mi resi conto di quanto la famiglia, il nostro legame come fratelli e come Figli del Diavolo, mi avesse oscurato la mente. Ero sempre stata così fedele alla nostra missione da non prendere nemmeno in considerazione l’idea che qualcuno dei miei compagni si allontanasse da essa o addirittura la tradisse. Ma ciò che più mi gelava il sangue nelle vene era il fatto che fosse stato Taygher. Lui era il mio gemello, la mia faccia speculare per natura, c’eravamo sempre stati l’una per l’altro più che con qualsiasi altro del gruppo. Eravamo indistruttibili, insieme.'
[Dal capitolo II ]
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2: Legami indissolubili.

La Guardiana era stata portata in un’altra ala della casa. Le sue ferite erano molto gravi e mio fratello Samil aveva scoperto di doverla operare al meglio su due piedi perché aveva un’emorragia in corso dovuta ad una lama rimasta per metà all'interno della carne all'altezza del fianco destro. Io ero rimasta nel salone d’ingresso con i due sconosciuti. I miei fratelli non mi avevano chiesto di seguirli, né io l’avrei fatto se fosse stato così. Sapevano che non volevo avere niente a che fare con quella razza discendente dagli angeli. Era da circa due ore che tutti erano spariti e nessuno era venuto a dire niente. Regnava il silenzio più assoluto e io quasi provavo pace in una situazione d’emergenza tale. Ero seduta su una sedia con le gambe incrociate e poggiate sul tavolo, incurante dell’immagine che davo di me ai Guardiani e che poco si addiceva ad una donna. Io non ero solo una donna in quel momento, ero la guardia di due prede che se ne stavano sedute sul divano di pelle nera di fronte. Non avevano detto una parola da quando gli altri avevano lasciato la stanza. Dovevo riconoscere che, per quanto li considerassi poco più in alto nella scala della feccia rispetto ai Mordor, quei due avevano un modo molto elegante di reagire al dolore evidente che avevano dentro. L’anziano tra i due aveva le mani poggiate sulle ginocchia che gli reggevano la testa, non l’aveva rialzata mai. Il giovane mi guardava impassibile, come io lui. Ero la padrona di casa lì, era il mio territorio quello, dovevano capire chi comandava. Mio padre mi aveva sempre detto che per testare il dolore degli esseri li si doveva portare al limite e vedere quanto resistevano. Era una lezione che avevo ben imparato a mie spese nella vita. Mi stavo preparando a fargli assaggiare un’altra mia capacità psichica quando la porta che dava sul lungo corridoio che collegava l’intera casa si aprì. Apparvero Azar e Percival, con i vestiti coperti di sangue e scuri in volto. Mi fecero un cenno ed io mi alzai velocemente. 
-Andiamo di là.- Disse risoluto Percy. Io gli lanciai uno sguardo contrariato e lui capì al volo. –Non c’è motivo di preoccuparsi, la zona sarà sigillata non appena saremo dietro la porta da Azar.- Annuii, così i due Guardiani ci avrebbero pensato due volte se avessero avuto l’intenzione di scappare. 
-Keiden, controllali e non esitare ad attaccarli se ce ne dovesse essere l’occasione.- Dissi al lupo che si era seduto con uno sguardo attento in un angolo. Lui si mise subito sull'attenti. Ci incamminammo facendo la loro strada al contrario. Solo quando fummo all'altezza della porta una voce parlò alle nostre spalle. 
-Mia sorella è viva?- I miei fratelli si scambiarono uno sguardo significativo ma prima che uno dei due potesse dire qualcosa li anticipai. 
-Vi conviene non fare scherzi se volete scoprirlo.- Il ragazzo che aveva parlato indurì l’espressione e mi lanciò uno sguardo di puro odio. Io gli sorrisi sarcastica e seguii gli altri due nel corridoio. Una volta che Azar ebbe sigillato l’ambiente che avevamo lasciato tramiti allarmi, telecamere e roba simile raggiungemmo gli altri in infermeria dove avevamo ricreato quasi un piccolo ospedale in miniatura. La ragazza giaceva ancora sul tavolo operatorio che avevamo nella zona sterile, adesso coperta da un lenzuolo bianco e fasciata in parte sulle braccia e sul collo. Non poteva averla ridotta così mio fratello, non potevo crederci, per quanto odiassi io stessa i Guardiani, ridurla in quel modo dimostrava una forza spietata e brutale. A Taygher di certo la potenza non mancava ma non potevo credere che mio fratello, forse il più dolce, se così potevo azzardarmi a chiamarci, tra noi avesse attaccato quella ragazza.  Guardandola ora, incosciente e ignara di tutto ciò che le era attorno, sembrava quasi serena e così minuta, fragile. Noi ci fermammo nell’anticamera per continuare ad osservarla dal vetro e chiarire la situazione.  Samil aveva un’aria tirata e stravolta sul volto.
-Quale è la sentenza?- Chiesi secca, per interrompere quel silenzio così pesante. Taygher fissava un punto indefinito dell’armadietto dietro Percy, senza guardare vero la parete trasparente. Samil sospirò e mi aggiornò.
-Siamo riusciti a bloccare l’emorragia e riparare i danni fisici ma ho analizzato il suo sangue e c’è qualcosa che non va. E’ intriso di una sostanza che non conosco, un veleno probabilmente contenuto nella lama che è affondata nel fianco. L’ho imbottita di antibiotici e sostanze che penso la possano aiutare ma.. Ogni veleno ha il proprio antidoto.- Quella era una frase che amava ripetere sempre ma in quel momento il suo tono era così rassegnato che pensai odiasse lui stesso le sue parole. Conoscevo mio fratello, Guardiana o no, lui era capace di andare oltre alle apparenze e per lui lei rimaneva una vita da salvare, per quello gli piaceva tanto la medicina. –Cercherò di scoprire cosa è ma la situazione potrebbe precipitare da un momento all'altro.-  
-Per questo abbiamo stabilito che faremo dei turni, per tenerla d’occhio.- Si intromise Azar e captando il mio malumore continuò. –So che non è l’ideale ma è giusto così, non possiamo lasciarla morire perché daremmo l’impressione di essere in guerra con i Guardiani. Sai bene che non possiamo permettercelo.- 
-Non è già così?! Dopo la bella bravata di Tay stasera! Ma come ti è venuto in mente di attaccare una di loro?!- Ringhiò Percival, visivamente alterato. Lui finalmente distolse gli occhi dall'armadietto e mi guardò con gli occhi pieni di.. Dolore?! Era un nostro segnale quello, anche se nessuno dei due l’aveva detto apertamente. Era una richiesta di supporto, mi chiedeva di esserci, qualsiasi cosa sarebbe successa dopo. 
-Infatti non l’ho fatto. Siamo stati attaccati e lei ci è andata di mezzo, non sono riuscito a raggiungerla in tempo per toglierle quel Morder da dosso. Erano in tre, sono sbucati da un vicolo come lumache striscianti e ci hanno sorpreso alle spalle.-
-Cosa c’entrano quegli altri due allora, Tay?- Chiese al posto mio Azar. 
-Speravo che i Guardiani avessero modo di aiutarla ma ho scoperto che sono molto più deboli di quel che pensiamo noi. Non hanno una sala come questa né medicine adatte ad un’operazione. Ho dovuto portarla qui e la sua famiglia ha voluto seguirmi, non ho potuto impedirglielo, non.. Me la sono sentita.- 
-Che cazzo di ragionamento è questo?! Li hai portati all'interno della nostra base! Hai scambiato la nostra copertura per quella Guardiana, te ne rendi conto?- Tuonò Percival. Aveva ragione. Quella era solo una Guardiana come un’altra, forse solo più giovane e con l’aspetto innocente. Poi il mio cervello finalmente collegò le cose ed io mi trovai a parlare quasi con orrore nel tono. 
-Che cosa ci faceva lei con te?- Samil sopirò mentre gli altri arrivavano alla mia stessa conclusione.
-E’.. Complicato.- Ammise Taygher. Lo fissai, interdetta e stupefatta. Azar si portò le mani ai capelli frustrato, Percival lanciò un pugno al muro e Samil sospirò scuotendo la testa. Io rimasi immobile, sconcertata da quello che le ultime parole portavano a galla. Non l’aveva detto apertamente, certo, ma era chiaro che tra lui e quella Guardiana c’era un legame. D’improvviso mi resi conto di quanto la famiglia, il nostro legame come fratelli e come Figli del Diavolo, mi avesse oscurato la mente. Ero sempre stata così fedele alla nostra missione da non prendere nemmeno in considerazione l’idea che qualcuno dei miei compagni si allontanasse da essa o addirittura la tradisse. Ma ciò che più mi gelava il sangue nelle vene era il fatto che fosse stato Taygher. Lui era il mio gemello, la mia faccia speculare per natura, c’eravamo sempre stati l’una per l’altro più che con qualsiasi altro del gruppo. Eravamo indistruttibili, insieme. Ma adesso.. Mi sentivo come se Tay avesse voluto strapparmi una parte dell’anima che sapeva fondamentale per il mio equilibrio. 
Noi tutti eravamo i Figli del Diavolo, eravamo una squadra ed eravamo la migliore in campo perché ci sostenevamo a vicenda e legami indissolubili ci univano, eravamo una famiglia prima di tutto. 
-Calmatevi ragazzi, cerchiamo di ragionare.- Disse Samil, stranamente pacato. Forse l’operazione l’aveva stancato più del dovuto. –Cosa facciamo con i Guardiani di là?- 
-Cosa vuoi farci? Ce li teniamo.- Disse ancora un po’ furioso Azar. – Non possiamo lasciarli andare, rischiamo di ritrovarci un esercito fuori dalla nostra porta.- 
-Teniamo in ostaggio la ragazza quindi.- Dissi semplificando l’idea che nessuno aveva voluto dire apertamente. Notai uno sguardo di traverso giungermi da Taygher ma lui per il momento era l’ultimo dei miei problemi visto che il guaio l’aveva combinato lui stesso. Nessuno osò contraddirmi. 
-Inizio io il primo turno.- Si propose il mio gemello. Percival lo fulminò e così tutti gli altri, perfino Samil parve disaccordo. 
-Non pensarci minimamente, tu sei bandito da lì dentro fino a nuovo avviso.- Annunciò Azar. –Dovrai spiegarci un bel po’ di cose.- A quel punto la mia presenza lì non era più indispensabile ed io avevo raggiunto il limite delle sorprese per quella notte, amavo avere tutto sotto controllo e al momento il mio mondo era stato messo a soqquadro. Mi defilai ed uscii dalla stanza osservata dagli altri. Nessuno provò a fermarmi ed io sapevo sarebbe stato così. Mi avviai di nuovo verso la porta che portava all'ingresso. Non appena la varcai i due Guardiani si alzarono speranzosi che io portassi notizie, Keiden scattò e ringhiò per la loro mossa fulminea. Io guardai il lupo soddisfatta con un’espressione probabilmente beffarda sul viso e ignorai gli altri due. 
-Ehi, Keiden, andiamo, su.- Gli feci segno di avvicinarsi e lui fedele rispose al comando. Mi voltai per tornare sui mie passi, questa volta diretta alle mie stanze. 
-Ehi! Non puoi andartene così. Mia sorella.- Disse decisa la voce del giovane Guardiano. Lo fulminai improvvisamente. 
-Stai bene attento tu, sei a casa mia. Faresti bene a tenere a mente chi comanda e detta regole qui. Rimarrete qui fin quando decideremo altrimenti, il corpo di tua sorella è di là.- Avevo scelto le parole con cura, così da rimanere vaga. Forse ero stata spietata ma con i Guardiani non avevo mai avuto un gran bel rapporto, anzi. Li odiavo per ciò che alcuni di loro avevano fatto in passato. Il più anziano si portò le mani al viso, disperato. Mi venne subito alla mente il pensiero che non sapevo se nostro padre, alla notizia della possibile morte di uno di noi, suoi figli, avrebbe mai reagito così. Probabilmente no. Era nella sua natura la malvagità, più di quanto fosse nella nostra. Era una scusante che gli avevo sempre dato perché per quanto fosse stato un ottimo insegnante e un buon consigliere, mi aveva sempre vista inferiore agli altri. Io ero l’anello debole della catena per lui. Forse nel profondo quando mi aveva vista il giorno della mia nascita aveva anche pensato che non sarei sopravvissuta a lungo, gli Inferi non erano un posto per me secondo lui. Avevo passato la mia intera esistenza a dimostrargli che si sbagliava, che potevo farcela. Per quello ero così devota alla missione. Non volevo deludere lui perché sapevo che avrei deluso ancora di più me stessa. Avrei fallito. Quel pensiero mi fece ancora di più infuriare. 
-Se fosse uno di voi a trovarsi nelle condizioni di mia sorella non vorresti sapere se fosse vivo o morto? Penso che tu ce lo debba, nessuno ci ha detto nulla e noi non abbiamo insistito. Ma ora basta, voglio sapere se è viva.- Lo guardai, colpita in un certo senso. Aveva fegato a parlare in quel modo in un covo di Figli del Diavolo, in fondo era nostro ospite.. Prigioniero per lo più. Ammiravo ancora di più la forza d’animo che stava dimostrando suo padre, una compostezza e un dolore che poche volte avevo visto portare così bene addosso. Anche il cuore di roccia più dura si può frantumare prendendolo nel giusto punto. Ebbi pietà di loro, perché si erano dimostrati all'altezza delle mie aspettative e in rarissimi casi i Guardiani avevano soddisfatto quelle mie silenziose richieste. 
-E’ viva.- Il padre crollò subito sul divano nero, aggrappandosi al braccio del figlio. –Per ora. Non è fuori pericolo, però. Potrebbe morire in qualsiasi momento, mio fratello ha fatto il possibile, più di quanto gli spettasse in effetti.- Sottolineai l’ultima frase, non potevo dare l’aria di essermi sciolta troppo. 
-Grazie per essere stata clemente.- Ammise il ragazzo. 
-Non aspettatevene altra, da adesso siete confinati qui, provate a lasciare questo appartamento  senza permesso e provvederò personalmente alla vostra fine. Sono certa che uno degli altri prima o poi arriverà e vi darà istruzioni ma tanto per capirci, io non sopporto i Guardiani e averne due, o tre per ben che si voglia, tra i piedi non mi fa piacere. Non giocate col fuoco qui, ricordate, noi veniamo dall'inferno.- Il padre mi guardò leggermente atterrito mentre l’altro sostenne il mio sguardo ma si sedette. Detto quel che dovevo chiarire li lasciai ai loro pensieri e probabilmente alle loro preghiere.


[Angolo d'autore]
Ecco qui il secondo capitolo, spero vi piaccia e vi intrighi a conoscerne il seguito. Il prossimo, in verità, è già pronto. Presa dall'ispirazione ho scritto un sacco di pagine tutte insieme! Probabilmente, quindi, lo pubblicherò anche senza aspettare una settimana. 
Qualsiasi critica è sempre ben accetta! Sono curiosa di sapere cosa ne pensate! Al prossimo capitolo, 
Iridium.
   
 
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