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Autore: Mushroom    09/10/2014    5 recensioni
Dean è un vigile del fuoco e salva la vita a Castiel. Niente di strano, salvare le persone è il suo lavoro. Eccetto per la parte in cui si risveglia in ospedale, Castiel dorme nella poltroncina a fianco al suo letto e non è più chiaro se sia stato Dean a salvare Castiel, o Castiel a salvare Dean.
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'After the fire'
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Titolo: After the fire (I'll be with you)
Fandom: Supernatural
Pairing: Dean/Castiel
Words: 4269/38k+ 
Genere: Generale, Romantico
Rating: PG-13
Warnings: AU, fluff, (sorta, diciamo che di tanto in tanto degenera in) (credo) monologo interiore, mention of past codependency, mention of (past) drugs abuse, rescue of kittens, cliché, un numero esorbitante di riferimenti al canone più o meno palesi e un numero esorbitante di richiami a Mistery Spot più o meno palesi, ooc-ismi, Dean Winchester è una ragazzina, Dean Winchester ha sul serio lavorato su se stesso, maltrattamento di fiori

Prompt: Dean è un vigile del fuoco e salva la vita a Castiel. Niente di strano, salvare le persone è il suo lavoro. Eccetto per la parte in cui si risveglia in ospedale, Castiel dorme nella poltroncina a fianco al suo letto e non è più chiaro se sia stato Dean a salvare Castiel, o Castiel a salvare Dean. (Lasciato dalla bellissima Noruwei)
Chapter: 9/10

Note: E niente si è mai fatto soffrire tanto quanto questo aggiornamento, immagino. La verità è che continuavo a rimandare per rispondere alle recensioni (avete ricevuto mia risposta? No. Vedete quanto sono brutta come persona?), ma poi ho avuto sul serio un po' di impegni e infine sono entrata all'università. Faccio dalle otto del mattino alle otto di sera in facoltà, quindi... ho avuto bisogno di tempo per non morire collassata. Finiamo con le scuse, btw XD e passiamo alle cose serie. Le recensioni: so che sono una brutta persona e non rispondo spesso, ma sappiate che le leggo tutte, che le amo tutte e che molte di voi sono più che adorabili: sono entusiaste, rimangono sul serio appese alla storia e ai personaggi, notano come ho svolto i passaggi o perché ho fatto determinate scelte nella narrazione (cosa non banale: spesso metto hint a caso, più per me stessa che per il resto del mondo, e quando li notate divento tanto piena di amore). Quindi grazie. Altro punto: la storia è finita. Non banale, ma il documento di After the fire risale è marzo scorso XD l'ho scritta a scatti, ma per maggio (il corpo principale, circa i primi 30k sono di marzo, eh, ho smesso di scrivere causa studio) era quasi tutto qui, e ho iniziato a pubblicare che mancava poco alla fine. Quindi non temete, anche se ritardo, la fine è scritta. Ultimissima: ultimamente ho rileggiucchiato il file, e ho trovato alcuni brutti errori che prima o poi baderò a sistemare.

Detto questo, tutto il mio amore <3 se vi ricordate ancora di questa storia, vi abbraccio forte. Ma anche se non ve la ricordate. In ogni caso, grazie <3 scusate per le note enormi <3

Partecipa all'iniziativa Chapters Challenge @fiumidiparole 


IX

Il ritorno dal giardino è silenzioso. Cas giocherella con la radio mentre Dean guida, lanciando sguardi alla punta delle sue dita che, di tanto in tanto, premono per cambiare stazione. Cerca di non distrarsi. A Castiel evidentemente non importa essere stato baciato, ma a Dean importa averlo baciato e che diamine, perché questo deve essere imbarazzante per lui quando è Cas quello imbarazzante che si veste da clown due volte a settimana perché crede che se metterà abbastanza cerone in faccia allora i bambini dimenticheranno di essere dei bambini malati.

Quando parcheggiano, Dean scende velocemente e entra aggressivamente in casa. Castiel gli lancia uno sguardo di sincera apprensione.

«Problemi in paradiso?» chiede Sam, con il tono che – ricorda Dean - usava quando era stato suo fratello; quindi si ferma e non gli risponde male, lo guarda, Sam che ha la sua faccia da puttanella e Dean che non fa una smorfia, perché non credeva che sarebbe arrivato il giorno in cui vedere la faccia da puttanella di Sam lo avrebbe reso felice. E forse lo deve fissare un po' troppo perché Sam strizza gli occhi come se Dean avesse qualcosa di strano sul viso, fanculo, sta fissando il suo fratellino troppo cresciuto che è pulito ed è felice – anche se è con quella stronza di Ruby.

«Hai bisogno di un taglio di capelli» dice lucidamente, e magari lui e Sam non sono più quelli di una volta – Dean capisce che è un bene e c'è qualcosa di doloroso nel rendersi conto che Sam senza di lui è una persona migliore di quanto lo sia mai – ma riesce ancora a riconoscere un “urg, Dean” quando lo vede.

Scappa prima di avere una risposta. Decide che se Cas non ne vuole parlare, allora non ne parlerà.

Il resto della giornata è in realtà un continuo organizzare – i posti e chiamare il ristorante per dire dei gazebo e parlare di anatre e le persone. Ci sono circa trenta invitati, amici di Sam che Dean non conosce perché immagina non frequenti più le stesse persone di prima. Passa un'interna ora al telefono, spiegando come arrivare, dove parcheggiare, come fare per non finire nel lago, e c'è una ragazza di nome Becky che, nonostante sembri fuori almeno quanto un balcone, inizia a piacergli dopo il «Ha scelto le rose, vero?» disgustato.

Castiel viene rapito prima da Bobby e poi da Ellen e infine sembra stringere una strana intesa con Sam, gli lancia qualche sorriso quando lo vede, Dean sente il suo stomaco contrarsi. È enormemente strano vedersi di nuovo in quel modo, con l'odore della casa di Ellen e gli insulti di Jo e le battutine odiose di Ruby, a volte lo fanno sentire come se non se ne fosse mai andato.

«Quindi, come hai conosciuto Dean?»

Chiede Jo a un certo punto, ed ha l'attenzione di tutti. Castiel risponde senza cambiare minimamente espressione, continuando a fare quello che sta facendo «Dean mi ha salvato la vita»

C'è un momento di silenzio. Dean viene guardato da occhi colmi di stupore.

«Non è come se gli avessi, sì, sul serio salvato la vita» tenta di giustificarsi, passandosi dietro la nuca. Ora vuole proprio vedere come riuscirà a spiegarla. «C'era un incendio e sono entrato per portarlo fuori ma alla fine lui ha salvato me»

Il silenzio si fa sempre più cupo. Castiel ora lo sta guardando. Sam cerca di mostrarsi il più gentile possibile «Sembra complicato»

Dean ricambia l'occhiata di Cas. Sì, complicato.

Non aggiungono altro, riprendono pacificamente a fare quello che stavano facendo, Dean sente qualche domanda volare verso Castiel, la sua famiglia vuole sul serio sapere qualcosa di lui, se si possono fidare.

«Inizio ad aver paura» commenta Castiel dopo cena, le labbra arricciate. Dean sogghigna, fa bene ad avere paura, dovrebbe essere terrorizzato, perché il prossimo passo sarà chiedergli il codice di prevenzione sociale e domandargli se è pro o contro lo sfruttamento animale e quella risposta potrebbe o non potrebbe determinare la sua prossima adesione forzata a una manifestazione di Sam per la liberazione dei porcellini d'india o qualcosa del genere. «Non so se mi sto comportando nel modo giusto»

Dean pensa che l'ultima volta in cui la sua famiglia l'ha visto era pieno lividi e rabbia e odio che era per lo più per se stesso e se ne era andato sbattendo le porte, e quello è non comportarsi nel modo giusto anche se Castiel dice che Dean è un uomo giusto. Una roba del genere poteva uscire solo da uno così «Stai andando alla grande» è sincero, non è da tutti stare dietro a Bobby mentre cerca di convincerti che le anatre sono molto meglio arrosto che in un cavolo di stagno «Comunque credo che spaventarti sia il loro scopo»

Castiel sbatte le palpebre «Ho frequentato un collegio Cattolico» dichiara, muovendosi verso il letto «Credo di poter sopravvivere»

L'immagine di Cas che mantiene la sua faccia di pietra mentre Jo cerca di metterlo a disagio – non ha ancora iniziato ad elencare tutte le ragazze con cui Dean è più o meno uscito ma con cui ha sicuramente scopato, quindi è sicuro che lo farà per metterlo alla prova – lo fa immediatamente sorridere, è Jo quella che non riuscirà a sopravvivere ma non ha alcuna intenzione di dirglielo, vuole godersela finché può. Si scopre a sorridere e chiedere «Collegio cattolico?»

«La mia famiglia è molto credente» conferma Castiel, molleggiando sul materasso e scavando tra le coperte finché non trova il modo di disfarle abbastanza e ficcarsi dentro il lenzuolo «Ho frequentato dai dodici anni, me ne sono andato quando sono stato ammesso all'università»

Per qualche motivo, non suona come una cosa felice. Castiel lo guarda come se si aspettasse che Dean faccia qualcosa, infine sbuffa scocciato «Hai intenzione di venire a letto o continuerai a fissarmi?» e comunque non lo stava fissando, che diavolo, stavano parlando, è normale guardare le persone con cui si parla, ma Cas non ha il tono di uno aperto a contrattazioni. Questa volta spegne la luce prima di coricarsi, rimane nei suoi spazi come se fosse un bravo ragazzo e non uno che ha paura delle conseguenze delle sue azioni, rimanendo stoicamente fermo finché Castiel non lo cinge per i fianchi, incastrando le loro gambe e fa caldo per stare in quel modo, ma Dean deglutisce. Non osa dire niente, quando Cas si accorge che è nervoso – non può essere così evidente – semplicemente si sporge in avanti e lo bacia a fior di labbra, e mentre Cas si addormenta, perché lo stronzo dorme bene, Dean rimane sveglio a chiedersi cosa diavolo stia succedendo alla sua vita.

__

Alla fine si addormenta, ma è un sonno agitato e breve. Si risveglia nel mezzo della notte, il respiro di Castiel addosso, e decide, con maggiore lucidità, di non essere nelle condizioni di tornare a dormire. Si sfila dalle coperte senza fare rumore, scendendo le scale fino alla cucina.

È lì che trova Sam, una mano tra i capelli e i gomiti poggiati sul tavolo, leggendo un libro con l'aria di chi le parole non le sta vedendo per davvero. Domani suo fratello sarà un dannato avvocato. Papà ne sarebbe disgustato, Dean si scopre ad essere immensamente fiero.

Sam si accorge di lui prima che Dean si renda conto di essersi perso in qualche pensiero, e sorride con un sorriso docile, piccolo, che lo fa sembrare un bambino e che gli ricorda di aver dato tutto ciò che poteva dare, a quel sorriso, e che ancora avrebbe voluto poter dargli qualcosa di più.

«Hey» Sam si schiarisce la voce «Sei sveglio»

A quanto pare, la brillante logica di Sam non è cambiata negli anni. È una cosa di famiglia, la logica dei Winchester. Dean alza le spalle «Non riuscivo a dormire» e rimane fermo, non sa come guardarlo in faccia. Non sono le menzogne o Ruby o tutte le cose che si sono urlati o come entrambi siano stati spezzati dopo la morte del padre, no, c'è un'intera libreria di orrori che dovrebbe non permettere a Dean di guardare suo fratello in faccia, cose che entrambi hanno fatto e di cui entrambi si vergognano. Eppure ha ancora negli occhi il viso di Sam, quel giorno, come l'abbia guardato, la rabbia con cui l'ha fatto perché Dean era proprio come loro padre e si è comportato nello stesso modo, vattene, non tornare mai più, se te ne vai è finita. Aveva fatto in modo che finisse davvero. Era scappato perché se Sam fosse tornato, Dean non l'avrebbe lasciato andare.

«Ruby ha detto che avete parlato» Sam ci mette tutta la sua volontà per non sembrare scosso, si adagia sullo schienale della sedia, indeciso se alzarsi in piedi o meno, e inizia a respirare come se si stesse preparando per un discorso «Che... eri tranquillo»

Sceglie proprio quella parola. Dean non sa cosa deve sembrare, ma no, non è tranquillo, gli è impossibile esserlo. Sa anche altre cose, su Sam. Sa che ha iniziato a fare Yoga, che la mattina va a correre e che è immerso nella merda del mangiare biologico a tal punto che tutte le domeniche mattina trascina Ruby in una fattoria nel mezzo del niente appositamente per comprare uno strano tipo di pomodori. Sa che mangia tofu e che lo fa solo perché è una di quelle strane creature geneticamente uscite male a cui il tofu piace per il suo sapore e non per le sue proprietà. Sa che sta prendendo una laurea con il massimo dei voti, che ogni natale chiede a Ellen di invitare Dean per la vigilia e che se anche Ellen glielo ha chiesto tutti gli anni e Bobby gli ha riferito che lo faceva per Sam, Dean ha sempre detto di no.

Di quel Sam, quello di cui gli hanno solo parlato, Dean non sa niente. Sa dell'altro Sam, quello che credeva di conoscere ma che forse aveva solo voluto vedere come voleva vederlo.

«Mi dispiace» fiata Sam tutto insieme, gli occhi lucidi e cerchiati di rosso, Dean indietreggia come se fosse appena stato pugnalato in pieno petto, il dolore è lo stesso. Poi però avanza, è scappato abbastanza «Io... so che dopo la morte di papà nessuno di noi era... se stesso, da un po', e che non ho giustificazioni e» respira ancora, giura che se si metterà a piangere Dean lo strozzerà «Non ha nessun motivo per credermi, ma sono pulito e mi dispiace»

«Sam» lo ferma, con cautela, le mani di Sam tremano «Non devi se... »

«No, devo» sputa Sam, lentamente, emettendo un verso strozzato «Sono stato una persona orribile. Ho rubato dal tuo portafoglio, ti ho mentito e sono scappato dalla riabilitazione» si ferma, per qualche motivo sentirgli dire quelle cose è come rivivere tutto da capo, questa volta Dean ha bisogno di sedersi.

«Ti ho buttato addosso ogni colpa, ho mandato all'aria ogni sacrificio tu abbia mai fatto per crescermi e Dio, Dean, ti ho allontanato quando volevi aiutarmi»

Sì, lo ricorda, ricorda tutto. Ha fatto del suo meglio per chiudere quella parentesi e seppellire tutto, ma non è così che funziona se non vuoi portarti dietro trent'anni di sensi di colpa. Dean è cocciuto anche con se stesso, ma forse sta invecchiando e non ha più l'età per sopportare. Ha raccontato a Cas della sua infanzia, di come suo padre non fosse stato in grado di essere un padre, di come abbiano viaggiato da un motel a all'altro senza mai fermarsi, di come John avesse tendenza a scomparire lasciandoli da Bobby e come si sia dovuto fermare a causa di Ellen. Gli ha raccontato che ha tirato su Sam, che lo ha sempre protetto e che quello era la missione della sua vita prima di rendersi conto che non poteva fare di suo fratello il motivo per cui vivere la sua vita, e che per rendersene conto aveva dovuto vedere Sam trasformarsi da un adolescente che si era legato a un albero per non farlo abbattere a un adulto incapace di prendersi cura di se stesso, incapace di venire a patti con la vita e di come Dean avesse dovuto abbandonarlo; peggio, gli ha raccontato anche di quello che era diventato senza Sam, di quanto patetico e miserabile fosse stato.

«Ti ho urlato contro, ti ho picchiato» dice, con voce roca «E vorrei dire di non essere stato me stesso, ma lo ero»

Dean ha la gola annodata «Ti ho detto di non tornare mai più» non sa cosa vuole dire con quello, in fondo non ha ancora capito se sia stata una buona decisione «Sono scappato»

Si rende conto di aver passato così tanto tempo ad essere arrabbiato e ferito e ad aver paura (che Sam non lo perdonasse) da dimenticare quanto fosse stato rotto. Da dimenticare di non esserlo più. Che ogni attimo passato lontano da Sam avesse fatto male come sale su una ferita.

«No, tu non sei...» ha il fiato pesante, le spalle si alzando e si abbassano velocemente «Non sei scappato. Non è colpa tua.»

«Lo so» e si sorprende di saperlo sul serio, anche se non l'aveva mai realizzato. E avverte Sam abbracciarlo in una presa storta, piegata in avanti, con le mani enormi e tutto il peso su Dean, un singhiozzo senza piangere «Grazie» dice, e Dean non sa per cosa lo stia ringraziando – per essere lì o per averlo cresciuto o per averlo portato fuori da una casa in fiamme quando era solo un bambino – ma decide di prendere i suoi ringraziamenti a piene mani e ricambia l'abbraccio.

«Ho ancora un sacco di cose da dirti» Sam si allontana con un sorriso appena accennato «Ho... una lista. Di scuse»

Dean alza le sopracciglia «Hai fatto la lista delle cose per cui dovresti scusarti?»

Annuisce.

«Dio, deve essere lunga»

Lo sente ridacchiare, ha idea che dovranno sedersi e aggiornarsi su quello che si sono persi delle reciproche vite. Ci metteranno un'eternità.

«E... voglio dirti che...»

A quanto pare, c'è altro. C'è un mare di stelle negli occhi da cucciolo di Sam.

«Domani chiederò a Ruby di, insomma, sposarmi» dichiara, guardandosi intorno imbarazzato, diventando addirittura rosso, con il tono di un cospiratore maldestro e che cacchio no, aspetta, no, va bene la chiacchierata con il momento da film per ragazzine, ha quasi deciso che gli va bene avere momenti da ragazzine con Sam o un'ora gay, va bene, ma quello, vuole dire, Ruby e matrimonio non stanno bene nella stessa frase. Poi però Sam sorride ed è un sorriso enorme. Dean non sa quando è stata l'ultima volta che l'ha visto sorridere in quel modo.

(«È un incubo»

«Il tuo entusiasmo è senza prezzo, Dean»)

__

«Dean?»

Non ci mette molto tempo per tornare in stanza, la voce di Cas è appena udibile, accompagnata da un grugnito quando il materasso si abbassa sotto il peso di Dean. Intrufola un piede tra le sue gambe, credeva di aver fatto piano, dannazione «Ti ho svegliato?»

Castiel apre gli occhi – Dean scopre di star tremando, le mani incerte che cercano il groviglio di lenzuola e il suono fastidioso del proprio cuore nelle orecchie. È strano, come funzionino certe cose, come ora il petto faccia male – Sam che è pulito e sano e chiede a Ruby si sposarlo, Dean che non si fida di Sam ma per un attimo può credere che possono imparare a essere di nuovo fratelli. «Sì» mormora Cas, Dean è così vicino da poter vedere ogni ciglia «Ma non è importante»

«Ho parlato con Sam» inghiotte un respiro e lo butta giù dal naso, pensa che rimarrà così ancora per un po' e che in fondo va bene dare un po' di matto, Castiel gli accarezza il viso e questa volta sente le sue labbra distendesi in un sorriso, qualsiasi cosa significhi quello che Cas sta facendo «Credo di essere parecchio incasinato»

Castiel aggrotta la fronte, sembra ancora addormentato, non pienamente consapevole e fiata «Non mi sembri incasinato» sulle sue labbra, prima che lo baci lentamente e a lungo e senza che Dean possa fare o voglia fare niente se non assecondarlo, lasciare che Castiel lo baci con tutta la calma di cui Dean ha bisogno, fino a che le sue mani non smettono di tremare, fino a che Cas non si addormenta di nuovo, lasciando esausto, con il cuore più veloce di prima e i pantaloni stretti e una maledizione a fior di labbra per essersi ridotto in quel modo perché è un coglione, davvero un coglione.

Il giorno dopo è il Gran Giorno. Sam si sveglia in modalità primadonna, facendo su e giù per la stanza mentre Castiel – che bacia e viene baciato ed è solo un bacio (okay, non proprio uno) per l'amor di Dio – imburra una fetta di pan tostato, osservando con aria lievemente affascinata il burro di arachidi che Jo gli consiglia di mettere sul burro. «Ma è burro» Castiel fa una pausa tragica, stringendo gli occhi «Sopra altro burro» perché evidentemente da dove viene lui si fa un solo strato di burro o il burro non c'è affatto.

Sam si passa una mano tra i capelli, lo vede molleggiare sulle gambe e dire che arriveranno in ritardo e che tutto andrà male, Dean deve afferrarlo per un braccio e costringerlo a mangiare prima di spedirlo a fare una doccia sennò poi saranno davvero in ritardo.

Castiel lo aiuta a fare il letto, tirando il lenzuolo dall'altro lato del letto matrimoniale. Dean ne osserva i lineamenti concentrati, poi il sorriso che gli rivolge quando si rende conto di essere fissato «Puoi iniziare a fare la doccia, se vuoi» borbotta, non ha una scusa migliore e comunque Sam avrebbe iniziato a rompere se non fossero stati pronti nel momento in cui avrebbero dovuto essere pronti. Vuole evitare di ripetere la degradante esperienza del ballo dell'ultimo anno e i mi stai rovinando la serata e le liti in macchina all'andata e al ritorno.

Accettando la sua richiesta, Castiel tira fuori una bustina di plastica e un completo scuro che posa sul letto e sparisce dietro la porta del bagno, mentre Dean ricorda che il suo completo ha invece bisogno di essere stirato. Non era del tutto convinto che l'avrebbe davvero dovuto usare, si era limitato a buttarlo in mezzo, tra un cambio e l'altro, nel caso che Sam si dovesse laureare proprio quel fine settimana e che le cose si fossero spinte fino al punto in cui avrebbe dovuto partecipare alla cerimonia invece di cambiare idea, tornare sui propri passi e lasciare perdere quella buffonata.

Castiel è veloce, Dean attende fuori dalla porta, sopra le lenzuola increspate e che profumano dello stesso ammorbidente che Ellen usava da quando era un ragazzino, con il suo vestito ormai stirato e appeso in una gruccia. Ovviamente quando esce dalla doccia lo fa in boxer, strofinandosi i capelli con un asciugamano. Ovviamente Dean decide di passargli a fianco a testa bassa, il mondo non è mai stato tanto crudele quanto in quel momento o in tutti quei momenti successivi in cui Castiel si sta allacciando le scarpe e mettendo poltiglie sui capelli e Dean si sta occupando di abbottonarsi la camicia e sta fingendo di non aver visto come gli occhi di Cas abbiano notato il tatuaggio sotto lo sterno e sì, ha una storia che un giorno gli racconterà.

Tanto tempo fa, Dean si sarebbe sentito a disagio in giacca e cravatta, ed è il genere di cose che gli saltano in mente quando si sistema i polsini, prima di stringere meglio il nodo della cravatta e okay, ora è pronto, Sam non potrà dire che non si è fatto bello per il suo ballo.

Poi c'è Castiel, con i capelli tirati all'indietro e un completo scuro, il trench coat addosso e sembrerebbe quasi impeccabile, quasi uscito dagli anni quaranta se fosse capace di stringere la cravatta in grazia di Dio «Hey, Costantine» Dean alza il mento verso di lui, Castiel lo guarda senza espressione e lo fa sbuffare. Agisce ancor prima di pensare e chi se ne frega, dopotutto o quello o afferrare quella stupida cravatta e buttare a terra quel cazzo di trench coat e col cavolo che Sam li vedrà uscire fuori dalla stanza. Quindi sistema il nodo e lo raddrizza, alzando gli occhi solo quando ha finito «Amico, lasciati dire che hai un problema con le cravatte»

(«Dean?»

«Uhm?»

«Chi è Costantine?»)

__

Al piano di sotto sono già tutti pronti, Dean e Cas sono gli ultimi ad arrivare.

Scopre così che Ellen e Bobby hanno passato le ultime ore a urlarsi contro, perché mentre Ellen ha deciso di assecondare le manie di Sam e di vestirsi per bene, Bobby col cavolo che abbandonerà il suo berretto da baseball per un cerimonia sotto il sole che si terrà a metà mattina nella dannatissima California – e apparentemente, a quanto Jo riferisce, sembra averla vinta. Ruby fa da sostegno morale, ma siccome è Ruby e siccome il sostegno morale non è proprio fatto per lei, è tutto meno che di sostegno, e Dean è costretto a prendere un profondo respiro e cercare di far andare le cose per il verso giusto.

Quindi iniziano a caricare le macchine con le cose che serviranno dopo, per la festa. Bobby lo spedisce addirittura a recuperare non sa che libro di non sa che cosa per non sa quale motivo nel suo studio, incrociando Sam solo di sfuggita e facendogli venire in mente che in tutto quel casino non l'aveva ancora visto. Per un attimo sente freddo. Magari potrà riuscire a perdonare Sam o pensare di farlo, ma è troppo presto per lavorare sulla storia della fiducia, e sente che qualcosa non va, quindi lo segue dimenticandosi del libro «Hey» lo ferma in mezzo al corridoio, tutti gli altri sono fuori.

Sam, realizza Dean, sta tremando. Si acciglia, deglutendo. «Sam?»

Piano, Sam si volta, Dean per un secondo trattiene il respiro, ha paura di quello che potrebbe trovare in Sam. Col cazzo che è pulito. Quante altre volte gliel'ha detto? Quante altre volte ha chiesto scusa, giurato, supplicato? C'è un groppo terrore (“Avevi un solo compito, Dean, e sei riuscito a mandarlo a puttane”) che gli chiude la gola, ma respira e stringe i denti. Sam ha le labbra che tremano, gli occhi cercati di rosso e – il groppo si scioglie, piano, lascia una sgradevole sensazione dietro di sé – è solo questo. Il viso di Dean si distende, non si era reso conto di aver stretto i pugni.

«Sto affrontando un momento» Sam abbassa le spalle, tentando di sembrare convincente. Non lo sembra affatto. «È tutto sotto controllo»

«Non sembri per niente sotto controllo»

«Sto bene»

È un pessimo bugiardo. Eccetto quando si tratta di nascondere aghi e di tradire suo fratello, in quel caso è un ottimo bugiardo. Ma anche Dean lo è – quando vuoi veramente, veramente qualcosa, devi mentire, ed è una cosa che sembra essere genetica, nella loro famiglia. E quindi non vuole che riprendano a mentirsi, non questa volta, a dirsi che stanno bene quando diavolo, non stanno affatto bene. Dean non sta bene, non in mezzo a tutta la sua famiglia e ha Cas e a Sam – sembra irreale, non sembra neanche la sua vita ma è la sua vita.

«Stai tremando» gli fa notare Dean, mettendo le mani in tasca. Su, Sam, è ora di parlare dei tuoi sentimenti, sei tu quello che ha sempre rotto per farlo.

«Sono nervoso»

«Lo vedo»

Pausa. C'è un silenzio imbarazzante che Dean non sa veramente come riempire. Vede Sam agitarsi, boccheggiare e poi tornare indietro, come se stesse inseguendo i propri pensieri, come quando aveva dodici anni e improvvisamente aveva crisi di coscienza sulle balene o i Klingon. «Sto bene, sul serio» inizia, prendendosi i suoi tempi, non che Dean gli creda, ma può aspettare ancora un po' prima di perdere la pazienza «È solo che... è tutto così strano» sbriciola la parola strano dietro di sé, gesticolando, passandosi una mano nei capelli e alzando lo sguardo «Tu che sei qui e stai bene e io che – sono pulito, ma essere puliti e funzionali non significa non doverci lavorare costantemente, non desiderare giorno dopo giorno di tornare indietro e averne bisogno»

Per un momento, Dean trattiene il fiato. Sam ha paura di dirlo, come se Dean potesse ritrarsi al suono di ogni parola sbagliata. «E finire gli studi è ciò che ho sempre voluto fare e esserci riuscito vuol dire che se voglio posso cambiare» deglutisce, Sam è diventato un uomo mentre Dean guardava da qualche altra parte. «Non dico che andrà sempre tutto bene, no, ci saranno altre giornate in cui vorrò tornare indietro, ma...»

«È un traguardo»

Sam annuisce «Sono grato che tu sia qui, Dean»

«Lo spero per te» sbuffa, alzando gli occhi al cielo «Ho preso un aereo per esserci»

Lo sente ridere, è una risata liberatoria, ha un bel suono. Sembrano passati secoli dall'ultima volta che Sam ha riso «Dico sul serio. È bello rivederti ed è bello vederti cambiato. E mi piace Cas – voglio dire, eravamo un po' sorpresi – non sapevo che ti piacessero i ragazzi o anche i ragazzi – e...»

Sam si sta mangiando le parole, la cosa lo porta a blaterare e non vuole la lezione di educazione sessuale dalla sua sorellina mancata, né la storia su come molte persone scoprono di non essere al cento per cento eterosessuali solo tardi nella loro vita. Grazie tante, non ne ha bisogno, dopo che se ne è andato Dean ha iniziato a scoprire qualcosa su se stesso «Cas è un amico. Solo un amico»

La faccia che fa Sam non ha parole per essere descritta, gli fa venire voglia di prenderlo a pugni ed è tutto dire, l'ha preso a pugni solo una volta nella sua vita «Ti prego, Dean. Ho visto come ti guarda. Non ci interessa con chi esci»

   
 
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