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Autore: DonnieTZ    09/10/2014    2 recensioni
Nine e Loto - due esempi viventi di un mondo diviso e in guerra - che finiscono per entrare in collisione, conoscersi, fidarsi. Due "diversi" in una città che non perdona le diversità, due ostaggi in fuga verso la speranza, due anime intrappolate in un involucro.
E, in tutto questo, il sentimento più antico del mondo...
Sullo sfondo di una guerra e di un immenso deserto, una storia d'amore impossibile che spero possa piacervi!
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“Nine?” mormoro cauta.
“Loto.” risponde lui aprendo piano le palpebre.
Non posso impedire ad un leggero sorriso di dipingermisi in viso. Ho smesso di farmi domande da quando lui è comparso ridotto in quello stato pietoso. Ho smesso di indagare, di impedire, di controllare. Eppure ho comunque sfilato la mia mano dalla sua, perché è tutto così assurdo, così complicato, così inspiegabile. Dov'è Madre Terra? Perché si è dimenticata della mia esistenza, di tutto ciò che rappresento e significo nel mio mondo lontano? Perché sono qui, perché con lui?

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Seconda classificata e vincitrice del premio speciale "fine del mondo" al contest "Io e te alla fine del mondo" di hiromi_chan.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Mi hanno torturato per ore. O almeno così mi è parso. Non ho ceduto e non potrei farlo neanche volendo. Esistono mali peggiori del dolore fisico e morirei se tradissi la mia terra, le mie sorelle, la mia regina.
Mi trascinano nuovamente nella stanza, mi sfilano dalla testa il cappuccio nero e chiudono la piccola porta che sparisce nella parete come se non fosse mai esistita.
Sono sfinita.
Chiudo gli occhi e mi concentro sul mio respiro.
"Tutto bene?"
"Taci." sibilò quel tanto che mi permettono le forze.
"Stai bene?" ripete la voce oltre la parete.
Resto sdraiata a terra e fisso il candido soffitto. Non mi vengono in mente risposte, in realtà. Come mi sento? Estraniata, al momento.
"Tutto bene."
Mi concentro, cercando di capire quale parte del mio corpo sia più acciaccata. Certamente lo zigomo è tumefatto, non riesco neanche a far scorrere i polpastrelli sulla pelle. Il braccio è dolorante ma non sembra rotto. I tagli sul petto non sono poi così profondi, anche se macchiano la mia bianca divisa da carcerata con strisce rosso vermiglio.
"E sarei io l'idiota? Perché non dai loro quello che vogliono?"
Ascolto quelle parole tenendo gli occhi chiusi, poi respiro a fondo per mantenere la lucidità necessaria a rispondere.
"Prima di tutto devo ammettere di essere colpita. Conosci la lingua dell'Oasi oltre quella degli scambi, incredibile. Immagino siano gli insulti le prime parole che si imparano, no, krabak? Per quanto riguarda quello che vogliono gli uomini di queste dannate città sappi che non l'avranno da me. Perché vogliono la mia terra, tutto ciò che io e le mie sorelle abbiamo costruito e io non posso macchiarmi di questa colpa o non sarei migliore di loro."
"L'Oasi è una terra bellissima, Dama Bianca, ma non sopravviverà in ogni caso." risponde caustico lui.
"Noi riusciremo. Madre Natura ci..."
"Oh si fotta Madre Natura!" mi interrompe lui.
"Ya krabak grek!" gracchio, racimolando le forze.
"Ah, adesso sono un brutto idiota?"
"Non ti ascolterò insultare Madre Natura senza dire nulla." ribatto, esausta.
"Io so cose della tua natura che tu neanche immagini."
Resto in silenzio perché non ho nessuna intenzione di continuare questo discorso, ma lui non vuole saperne.
"Una volta il grande deserto era acqua, lo sai? Talmente tanta da poter essere superata solo su grandi navi di metallo e una traversata poteva durare giorni. C'erano terre fertili oltre quest'acqua, verdeggianti e floride, dove adesso sorgono le montagne infestate e dove solo le carovane delle tribù nomadi hanno il coraggio di arrivare. Lì sorgevano città immense, con alte torri di ferro. Si parlavano miliardi di lingue, una per ogni paese."
"Come sai queste cose? Sono solo favole scritte in vecchi libri che le Dame non consultano neanche più."
"Io so queste cose proprio come tu sai lei tue. Tutti gli uomini delle Città di Ferro sanno del passato di questo mondo per il Libro."
"Un libro?"
"The Book lo chiamano nella loro lingua. Un grosso cumulo di tecnologia e cavi in cui sono raccolte tutte le immagini del passato, tutto ciò che è stato e, con una certa approssimazione, anche tutto ciò che sarà."
"The Book." ripeto, usando la lingua delle Città di Ferro.
Il silenzio cala nuovamente su di noi. Immagino l'uomo dall'altra parte della parete sia uno studioso o qualcuno incaricato di conoscere questo Libro. Mi stupisce abbia parlato degli uomini di questa città come se lui non ne facesse parte e inizio a pensare sia originario di qualche altra terra.
"Com'è possibile, dunque, che tutto sia sparito?"
"L'Ultima Genesi."
"Altre leggende?" chiedo, cercando di mettermi seduta.
Tutti sanno dell'Ultima Genesi, l'evento che ha prodotto il mondo come lo conosciamo, ma nessuno prende sul serio i racconti della grande esplosione e del fuoco che raggiunse il cielo. Nessuno. Noi siamo più propense a credere che ogni cosa sia nata dalla sabbia del grande Deserto: l'Oasi, le città di Ferro, le montagne infestate. Tutto grazie a Madre Natura che ha permesso agli uomini di prosperare.
"Non sono leggende, Dama, io ho visto, io so. Un'enorme esplosione che ha oscurato il sole e ha assottigliato la barriera che ci protegge dal cielo. Fuoco e nubi nere di polvere, morte, malattia, deformità."
Resto in ascolto e mi chiedo quanto di ciò che racconta il suo libro sia vero. Immagini, ha detto. Non illustrazioni, ma immagini. Cosa saranno davvero? Improvvisamente il tenore della conversazione cambia. Il tono dello sconosciuto diventa ancora più serio e grave mentre pronuncia le sue parole.
"Appena sarà notte uscirò da qui. Scapperò. Vorrei tu mi seguissi, ma..." 
Scatto in piedi, come se il mio corpo a quella notizia non sentisse più alcun dolore.
"Portami con te!"
"Io vorrei."
"Allora fallo!" dico, cercando di non urlargli la mia richiesta come un ordine ma come una supplica.
"Non parleresti così se sapessi."
"Cosa?"
Restiamo entrambi zitti, fermi sulle nostre posizioni.
"Ti porterò via, ma tu dovrai fidarti ciecamente di me, sono stato chiaro?"
C'è qualcosa che non mi convince. Nella sua voce, nel suo tono, in queste domande, eppure non mi pare di avere altra scelta se non quella di seguirlo e fare come mi chiede. Desidero solo scappare e tornare alle mie terre. Rifletto a lungo prima di rispondere. Confusioni e paure che si mescolano con il dolore fisico che ritorna a farsi sentire con prepotenza.
"Prometto di fidarmi di te, Krabak."
Quasi posso sentirlo ridacchiare dall'altra parte. Sono ancora dubbiosa e ho tutti i motivi per esserlo dal momento che mi ha praticamente confidato di nascondere qualcosa. Le scelte, però, sono notevolmente scarse nelle mie condizioni.
"Riposa ora." mi consiglia.
Mi trascino sulla branda e chiudo gli occhi. L'oblio cala rapidamente su di me, mentre ringrazio Madre Natura.
Vengo svegliata dopo quello che mi sembra un attimo. Un rumore persistente, un battere continuo e poi l'infrangersi di un vetro. Mi alzo nell'esatto istante in cui si apre la porta nella parete. Attendo i miei aguzzini o, nella migliore delle ipotesi, l'uomo oltre la parete. Nessuno, invece, entra. Così avanzo di passo in passo per guadagnare l'uscita con cautela. Davanti ai miei occhi si estende un lungo corridoio, due svolte alle sue estremità.
"Sto cercando un'arma per te." dice la voce.
Mi volto e lui esce dalla sua cella legando un pezzo di vetro ad un tubo. 
Ma non è questo ciò che mi terrorizza nel profondo.
Sono pietrificata.
Non riesco neanche a urlare.
Un Bot.
L'uomo dall'altra parte della parete non è affatto un uomo, ma una macchina.
Un Bot, che Madre terra mi assista!
Alto quasi due metri. Spaventoso a partire dal suo cranio lucido fino alle estremità degli arti. Ogni muscolo, ogni forma plasmata nel metallo leggero delle Città di ferro. Grossi fasci di fibre nere a collegare le parti, sottili tubi che gli escono dalla nuca per infilarsi nel petto e nella schiena. Occhi come notti profonde, onice liquida dietro bulbi di vetro. A coprire le nudità che ricordo troppo bene dalle visioni terribili delle loro marce sull'Oasi, solo calzoni neri come le guardie delle Città di Ferro usano portarne, stretti e corti sotto il ginocchio. L'ho osservato tutto, ogni sua più spaventosa parte e ora posso farlo: grido.
Mi volto per fuggire, percorrendo il corridoio, con la mente annebbiata dal panico. 
 Forse è una trappola, perché dovrebbero rinchiudere uno dei loro Bot? E com'è possibile mi sia sembrato così umano?
 La mia voce si è affievolita e dal mio precedente grido di terrore sono passata a un rantolo terrorizzato che lascia la mia gola senza che io possa davvero impedirlo.
Non esistono Bot che non siano assassini. Sono stati creati per questo! Non può essere stato lui a parlarmi, non posso aver chiacchierato con quel Bot. I Bot non chiacchierano, che Madre Terra mi sia testimone.
Con questi folli pensieri in testa svolto l'angolo e mi ritrovo di fronte ad una singola porta. La spalanco sperando di frapporre una barriera fra me e il Bot, ma mi ritrovo davanti un misero sgabuzzino. Un antro puzzolente con bastoni e scope e materiale per pulire. Quasi piango la mia frustrazione quando sento i passi calmi alle mie spalle. Il risuonare del metallo contro il pavimento.
So che mi ucciderà. È stato mandato per questo e io mi preparo ad affrontare la morte con tutta la dignità di cui sono capace, voltandomi per fronteggiarlo. Si avvicina e mi solleva di peso come fossi fatta di aria. Non grido, ma scalcio e spingo e colpisco.
"Finirai per ferirti." bisbiglia " E per farci scoprire."
Lo guardo rabbiosa chiedendomi perché porti avanti la sua recita, domandandomi perché non mi uccida e basta.
"Avete promesso, Dama Bianca, di fidarvi di me e io pretendo siate fedele a quella promessa."
Adesso sono davvero confusa dalla paura, infreddolita dal contatto di quel corpo d'acciaio con la mia pelle.
Sentiamo dei passi e ci zittiamo, immobilizzandoci. Il Bot mi tappa la bocca con la sua mano gelida facendomi segno di stare zitta e mi trasporta nello sgabuzzino con facilità, chiudendo la porta. Si sentono voci concitate parlare nella lingua delle Città di Ferro e passi veloci dirigersi in ogni direzione. Sono pietrificata. Realizzo di non essere poi tanto importante da poterla passare liscia. Esistono un sacco di Dame Bianche da deportare dall'Oasi.
Siamo entrambi in ascolto, tesi, e sentiamo i passi di quella che sembra un singola guardia venire verso il nostro nascondiglio di fortuna. Mi aggrappo all'avambraccio del Bot prima di rendermi conto di quello che sto facendo e di staccarmi bruscamente. Il Bot si porta un dito alle labbra metalliche, imponendomi ancora un silenzio che manterrei comunque. Alla fine sposta lentamente una mano sulla placca che è la maniglia. Cerco di trattenerlo facendo meno rumore possibile. Un po' perché temo mi consegni a loro, un po' perché non ha senso andare a buttarsi fra le braccia di quello che inizio a pensare sia anche un suo nemico. Lui si limita a scostarmi come si farebbe con una mosca e a me non resta che stare a guardare. Apre la porta di scatto, sorprendendo il giovane soldato che non ha neanche il tempo di urlare. Il Bot lo ha già sollevato di peso per la gola, stringendo e stringendo fino a farlo svenire. Infine lo appoggia a terra con delicatezza, sfilandogli di mano quella che ha tutto l'aspetto di un'arma. Non l'ha ucciso e io sono talmente agitata da non riflettere a fondo su quest'importante scelta.
Solo dopo alcuni attimi si gira verso di me tendendomi la mano. Allora io capisco che è un momento decisivo e che devo scegliere se mantenere o meno la mia promessa. Guardo l'uomo a terra come se fosse un prova di qualche tipo e infilo il mio palmo caldo in quello gelido e liscio del Bot. Lui inizia a correre e lo faccio anche io.
"Non siamo ancora salvi, Loto, corri!"
 


 

Ecco, anche questo capitolo è andato. La storia è tutta scritta e saranno cinque capitoli. GRAZIE per essere arrivati fino a qui, per averla (eventualmente) seguita/preferita/ricordata e, sopratutto, recensita. 
Come sempre, tanta gratitudine, insomma. 
A presto con gli altri capitoli!!
DonnieTZ
   
 
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