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Autore: la luna nera    10/10/2014    3 recensioni
E' trascorso quasi un anno dal ritorno definitivo di Edward Harringhton nella nostra epoca e tutto fra lui e Daisy va per il meglio. Ma all'orizzonte si stanno addensando le nubi minacciose di un temporale. Che non è come tutti gli altri....
Cosa potrebbe accadere se qualcuno nel passato avesse bisogno di lui? Per caso c'è chi lo sta chiamando perché torni indietro nel tempo? E Daisy se ne starà con le mani in mano o farà di tutto per tenerlo accanto a sé?
Genere: Mistero, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La ricerca di Louise Millstone era davvero impegnativa ed estenuante: nessuna delle persone a cui erano state richieste informazioni sapeva nulla. Edward, suo padre e i Millstone avevano setacciato tutti i villaggi del Somerset, controllato nelle foreste grazie all’aiuto dei loro collaboratori, chiesto informazioni a quanta più gente possibile senza esito. La ragazza sembrava inghiottita dal nulla. Non era morta, né aveva fatto salti temporali: Edward lo sapeva bene ma non poteva rivelare a nessuno questi dettagli e neanche da chi li aveva recepiti. Anche lui attimo dopo attimo era sempre più preso dal mistero della sua scomparsa. Sapeva bene che la ragazza adorava trascorrere ore ed ore negli atelier di moda di Yeovil nel provare abiti, cappellini, scarpe e tutto quello che poteva renderla più affascinante ai suoi occhi; sapeva che non disdegnava il teatro, specie quando c’erano delle rappresentazioni delle opere di Shakespeare, non mancava mai a nessuna funzione religiosa e spesso passava in biblioteca per leggere romanzi di avventura. Tutti luoghi da cui Louise mancava da troppi giorni.
Quello che maggiormente preoccupava Edward e in un certo senso lo infastidiva pure, era il dover spendere tutto il suo tempo in giro per le campagne inglesi con suo padre e gli altri due piuttosto che trascorrere ore piacevoli con la sua amata Daisy.
Più volte infatti la ragazza si era lamentata con lui della solitudine cui era costretta. Si sforzava di fare buon viso a cattivo tempo, come si suol dire, ma spesso le restava davvero difficile. L’unica della famiglia Harrighton con cui si sentiva in sintonia era Rosemary, ma la sorella quindicenne di Edward sfruttava ogni attimo libero per fuggire a cavallo nel parco sconfinato della villa e disertare le varie lezioni di musica, di ricamo o di arte che la madre le imponeva. Così anche quel freddo pomeriggio Daisy fu in qualche modo costretta ad intrattenersi con la suocera Anne e la cognata Henriette, proprio le uniche due persone che non la vedevano di buon occhio.
“Ditemi cara, voi amate la musica?” Chiese la duchessa poggiando sul tavolino la sua tazza di the.
“Si milady.”
“E posso sapere chi sono i vostri compositori preferiti, se ne avete?”
In fatto di musica classica la conoscenza di Daisy era pari a zero. Le piacevano da morire i Coldplay e musica rock in generale, tutte cose che nell’ottocento non esistevano. Come un’illuminazione divina le vennero in mente certe suonerie del suo primo telefono cellulare. “La musica quando è bella, è bella e… credo che il maestro Mozart sia una dei più grandi geni della musica della storia. Ah, anche il maestro Beehtoven è senza dubbio degno di nota.” Tiè, beccatevi questa, befane!
“Compositori del passato, credevo foste meno antiquata.” Henriette era acida tanto quanto sua madre. “Di maestri nostri conterranei ancora in vita ne conoscete?”
Panico: nel suo cellulare c’erano solo quelle suonerie tratte dalla musica classica, poi tutta musica moderna. Restò in silenzio pensando e ripensando, non sapeva proprio che dire. I musicisti inglesi più remoti che le venivano in mente erano i Beatles…
“Lacuna alquanto discutibile.” Intervenne Anne. “Henriette, mia cara, perché non fai ascoltare alla nostra lady Thompson qualcosa di meno antico?”
“Con piacere.” La ragazza si accomodò davanti al pianoforte ed iniziò a suonare una melodia lenta, poco ritmica e decisamente adatta a far concorrenza ad una marcia funebre che indubbiamente  sarebbe stata più allegra.“Questo è l’ultimo capolavoro del grande maestro Ernest Bean,  sicuramente avrete ascoltato delle sue composizioni.”
Daisy si sforzò di ricordare quel nome, ma l’unico che le veniva in mente era Mr.Bean… e a differenza dell’altro faceva ridere, non dormire. E tenere gli occhi aperti era difficile, molto difficile,
Dopo interminabili minuti, quella lagna finì ed Henriette si voltò verso di lei aspettandosi valanghe di complimenti. “Davvero incredibile!” Trattene con grande sforzo uno sbadiglio. “Vi confesso di non aver mai udito niente di simile prima d’ora.” Frase dal doppio senso che la fece gonfiare di soddisfazione come un tacchino.
“Sapreste eseguire qualche brano dei vostri compositori antichi?” Anne  porse a Daisy degli spartiti con la musica di Mozart.
Bastarda…. “Ecco… io non conosco la musica..” Per lei le note sul pentagramma erano dei semplici pallini neri messi qua e là da chi se ne intendeva di suoni e melodie.
“Non conoscete la musica?!” Madre e figlia erano scandalizzate.
“Mio Dio, ma da quale famiglia malfamata provenite?”
“Non si è mai vista una ragazza così ignorante come voi accanto ad un elegante aristocratico come mio figlio!”
“Scommetto che non sapete ballare neanche il walzer, non conoscete la lingua latina, non siete capace di ricamare un minuscolo fazzoletto e chissà che educazione rozza avete ricevuto!”
“Sappiate che non avrete mai la mia approvazione se non porrete rimedio a questa vostra intollerabile ignoranza!”
Daisy rimase in silenzio, pugnalata a raffica da quelle parole che le distruggevano l’anima. Se solo Edward fosse stato lì con lei, l’avrebbe difesa. Le costava una fatica immane tacere, ma era una donna che doveva farsi accettare dalla famiglia del futuro sposo e non aveva diritto di replicare. Ma era davvero difficile stare zitta davanti a quelle iene e vedeva solo una strada difficile e tortuosa davanti a lei: come poteva sperare di piacere a quelle due? Lei per prima le detestava! E nonostante gli sforzi non riusciva a trovare nulla di positivo in loro. Si domandava spesso come Edward tanto dolce e meraviglioso potesse essere figlio e fratello di quelle serpi!
“Siete almeno capace di leggere e scrivere?”
Si alzò. “Si, non sono analfabeta. Con permesso.” Le uscì un filo di voce che portava una rabbia repressa che, se fosse esplosa, avrebbe provocato un cratere degno di un meteorite e, girando sui tacchi con l’aria fiera di chi non si deve vergognare di niente, abbandonò quel salone paragonabile solo ad un covo di vipere velenose. Scese giù per la grande scalinata di marmo dirigendosi verso l’uscita. Lì incontrò la Duchessa Mary Henriette, la nonna di Edward che lesse subito negli occhi della ragazza le profonde ferite ancora sanguinanti.
“State bene, Daisy?”
Fece una riverenza. “Grazie, sto bene milady.”
La donna le strinse forte le mani, trasmettendole un fortissimo calore. “Non scoraggiatevi, vedrete che tutto si aggiusterà nel migliore dei modi. Non date ascolto alle parole di mia nuora e di mia nipote, so che Edward ha preso la giusta decisione scegliendovi come sposa ed è questo ciò che conta.” La fissò negli occhi: i suoi erano profondi come un abisso del quale non si scorge il fondo, erano particolari, Daisy ebbe come l’impressione che la nobildonna volesse trasmetterle qualcosa di importante. “Andate a fare una passeggiata, vi farà bene respirare dell’aria pura.”
La ragazza seguì il suggerimento e si inoltrò per le campagne del Somerset. L’aria era piuttosto fredda in quel pomeriggio di fine gennaio, il cielo era coperto di nubi che non promettevano niente di buono. La campagna era spoglia, qua e là alberi senza foglie facevano da sentinelle alla brughiera tipica dei paesaggi inglesi. Un sentiero sterrato conduceva verso un boschetto che copriva le pendici di alcune collinette sulla cui sommità scorse le rovine di un antico edificio, forse una torre di avvistamento. Proseguì senza curarsi di nulla, era talmente amareggiata e furiosa che non le importava di potersi cacciare in qualche pericolo, pensava solo a trascorrere un po’ di tempo in solitudine per riflettere e trovare una via d’uscita all’ingarbugliata situazione con la famiglia Harringhton. I tronchi scuri degli alberi avevano un’aria piuttosto inquietante, eppure erano dei semplici vegetali immersi nel riposo invernale. Ma perché allora c’erano degli strani rumori nell’aria, simili ad ululati? Non soffiava il vento, non c’erano animali sui rami, almeno in apparenza. E quelle scintille minuscole che apparivano all’improvviso per poi svanire nel nulla? Che accidenti c’era in quel bosco? Iniziò a correre senza fare attenzione a dove metteva i piedi, era pure troppo agitata per ricorrere ai suoi poteri e tornare indietro. Si voltava di continuo a destra e a sinistra, scorse una sagoma bianca ed evanescente intrufolarsi all’interno di una cavità. Altre si muovevano di ramo in ramo come se fossero sospinte dal vento in una determinata direzione. Forse quella era una zona maledetta, forse non doveva addentrarsi in quel bosco, forse c’erano degli spiriti che la rifiutavano perché appartenente ad un’altra epoca e la ritenevano indegna di vivere in quegli anni. Correva a perdifiato senza curarsi di niente e di nessuno fino a che non sentì la necessità di riprendere fiato.
Si fermò dunque per riposarsi e guardarsi intorno: non riconosceva nulla, anche alzandosi in aria la situazione non cambiava. Non ricordava quale sentiero aveva percorso, non aveva idea di come poter tornare indietro. Fu colta da un lieve senso di panico che le fece perdere il controllo dei suoi poteri sovrannaturali. Piombò a terra, si rialzò e si mise a correre mentre gelidi fiocchi di neve cominciarono a scendere dal cielo. Correva, correva, correva a perdifiato senza una direzione né una meta, in preda al panico e alla consapevolezza di aver smarrito la strada di casa. Cosa avrebbe detto Edward? Cosa avrebbe fatto quando si sarebbe reso conto che anche lei non c’era più?
E che ne sarebbe stato di lei? Giròvaga nelle campagne dell’ottocento, intrappolata nei meandri del tempo non suo? Continuava a correre confidando in un aiuto ultraterreno, mentre la neve cadeva sempre con più intensità, mentre sul suolo imbiancato le sue impronte si imprimevano nella candida coltre gelida. Il freddo stava penetrando nel suo corpo, fino a farle percorrere le ossa di brividi, fino a farla accasciare ai piedi di una quercia al margine di una distesa bianca che conduceva ad un edificio su di una collinetta. Daisy s stropicciò gli occhi: era un’allucinazione o lì c’era davvero un segno della presenza di esseri umani? Quello poteva essere il segnale in cui sperava, un’ancora di salvezza mentre il mondo veniva lentamente ricoperto da una bianca coltre di neve. Raccolse le poche forze che ancora sentiva e si incamminò verso quello che aveva tutta l’aria di essere un convento.
 
 
HARRIGHTON HOUSE
 
Edward e suo padre scesero da cavallo e lasciarono che il personale di servizio si occupasse di ricondurre gli animali nelle scuderie. Anche quell’ultima giornata di ricerche aveva avuto esito negativo.
“Brrr! Non vedo l’ora di sedermi davanti al fuoco con una tazza di the bollente! Mi sento come un ghiacciolo!” Edward era abituato ai pesanti giacconi e alle stanze riscaldate dell’epoca moderna, non ricordava più il freddo sofferto a causa degli indumenti meno isolanti di cui disponeva nell’ottocento.
“Hai ragione figliolo. Anzi, devo dire a George che mi venga preparato un bel bagno caldo…”
I due uomini si tolsero i cappelli su cui si era depositata della neve e mentre Edward consegnò il suo mantello semi gelato alla servitù, percepì un brivido lungo la schiena. Non era causato dal freddo, sentiva un’origine paranormale in quella sensazione, come se fosse accaduto qualcosa di cui qualcuno voleva avvertirlo.
Raggiunse il piano superiore e bussò alla camera da letto di Daisy senza ottenere risposta. Provò allora ad entrare e trovò la stanza deserta. Che si stesse intrattenendo con le altre donne di casa?
“Buonasera madre, Henriette, Rosemary… Buonasera nonna cara.” Salutò con un sincero abbraccio la nonna con la quale sentiva di avere un legame speciale.
“Dio ti benedica ragazzo mio.” L’anziana nobildonna gli accarezzò i capelli come era solita fare quando era piccolo per consolarlo di qualcosa che lo rattristava.
“Scusate, Daisy non è con voi?”
“Vorrei proprio sapere cosa ci trovi di tanto bello in quella ragazza, Edward.”
“Madre, ancora conoscete poco la mia promessa sposa e probabilmente non avete avuto modo di vedere quanto di bello ci sia in lei.” Capiva bene che non la vedeva di buon occhio. “Ad ogni modo sapreste dirmi dove posso trovarla?”
“No, si rifiuta categoricamente di trascorrere del tempo con noi; eppure ne trarrebbe gran giovamento soprattutto per la sua educazione che ho trovato alquanto carente.”
“E’ strano…” Il ragazzo si fece pensieroso. “Fuori sta nevicando, è strano che non sia in casa.”
“Ho l’impressione che sia una selvaggia come tua sorella Rosemary.” Gli occhi severi della duchessa si posarono sulla figlia minore alle prese con il telaio da ricamo, attività che detestava e che la metteva in grossa difficoltà. “Sai che non conosce la musica, l’arte del ricamo, non sa ballare e…”
“Vi prego di non continuate oltre.” Edward si stava innervosendo. “Che vi piaccia o no, condurrò Daisy all’altare prima o poi. Ed ora, vi prego, ditemi dov’è.”
“E’ uscita.” Intervenne la nonna alzandosi dalla poltrona. “E’ andata a fare una passeggiata e non ha ancora fatto ritorno.” Vide lo sguardo del nipote gelarsi. “Adesso va’ad indossare abiti asciutti e fra mezz’ora presentati nel mio salotto privato. Tu da solo.”
“Come potete chiedermi di restare qui, nonna adorata? Lei potrebbe essere in pericolo ed io devo andare a…”
“Taci e fa’ come ti ho detto!”
Non osò controbattere le sue parole. Si inchinò a lei mentre usciva dalla stanza e pochi minuti dopo uscì anche lui, non prima di aver rivolto delle dure occhiate verso la madre e la sorella maggiore. Il ragazzo fece come la nonna gli aveva ordinato, era sempre nella sua stanza ad allacciarsi le scarpe quando Rosemary entrò.
“Eddie… scusa se sono entrata di nascosto”
Permetteva solo a lei di chiamarlo con quel diminutivo. “Tesoro, che succede?”  L’abbracciò forte, teneva tantissimo alla sorella.
“Mamma e Henriette odiano la tua fidanzata. L’ho vista correre verso il bosco dopo che loro l’hanno umiliata a dovere.”
“Lo immaginavo. Chissà dov’è andata a finire con questa tormenta in corso…”Rivolse lo sguardo verso la finestra da cui non proveniva più la luce del giorno: era buio ed era freddo. E Daisy si trovava là fuori. “E’ tutta colpa mia… non dovevo trascinarla in questa situazione.”
“Di che stai parlando? Quale situazione?”
Non poteva rivelarle nulla, anzi, doveva trovare il modo di evitare l’argomento anche se mentire a sua sorella gli faceva male al cuore. “Scusami, devo andare dalla nonna adesso….” Salutò la ragazza con un bacio in fronte ed uscì.
 
 
Entrò nel salotto come la nonna gli aveva ordinato: l’ambiente era illuminato debolmente da tre candele poste sul tavolino presso il quale, su di un’elegante poltrona, stava seduta la donna. Era vestita di nero, non aveva voluto più indossare abiti di altri colori da quando aveva perso il marito, portava i capelli candidi raccolti in una crocchia sulla nuca, sulle spalle uno scialle di lana anch’esso nero e al collo un grosso cammeo d’oro e corallo. Il volto della duchessa era solcato dai segni del tempo e della solitudine, solo gli occhi scuri e profondi sembravano voler vincere il passare degli anni: erano sempre incredibilmente vivi ed espressivi, severi e allo stesso tempo benevoli e comprensivi. Quella visione lasciò Edward sulla soglia della stanza, come se avesse timore ad avvicinarsi a lei che, dopotutto, era la sua adorata nonna. Tutta quell’oscurità e quel contesto lo inquietavano leggermente. Spostò la mano destra sulla parete, poi si ricordò che lì non avrebbe trovato nessun interruttore della luce: l’elettricità apparteneva al futuro.
“Ascoltami bene, nipote adorato: lei adesso è al sicuro dalla tormenta di neve e ti spiegherò come raggiungerla. Dovrai partire da solo domani al levar del sole.”
“Domani?! Ma io non p…”
“Fa’ silenzio!” La voce dell’anziana donna si fece imperiosa. “Domani al levar del sole partirai in sella al tuo cavallo e percorrerai la strada che conduce a Hedgecock Hill Wood, Troverai la radura di Ham Hill con gi antichissimi megaliti, lì girerai verso oriente e dopo poco vedrai la distesa che a lei conduce.”
 
 


 
Ciao belli!
Di nuovo mille ringraziamenti a tutti voi che leggete e recensite! I’m too happy!
Daisy ha grosse difficoltà nel rapporto con le donne di Harrighton House e dopo l’ultima umiliazione, scappa nella campagna e smarrisce la strada di casa.
Edward dovrà andare a cercarla seguendo le indicazioni della nonna.
Come faceva a sapere dove era finita la ragazza?
Forse la storia per ora non è troppo entusiasmante, sto imbastendo pian piano tanti di quei casini…. Abbiate fiducia!
 
Ciaooooo!!! Mi, raccomando, recensite!!
 
Un abbraccio
La Luna Nera
 

 
  
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