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Autore: WakeMeUp    10/10/2014    2 recensioni
Un incontro casuale fece sì che due vite si incrociassero, si fondessero, si abbandonassero, per poi tornare ad unirsi più forte di prima.
Louis cercò di smettere di tremare e prese delicatamente il bimbo dalla culla, stringendoselo addosso. Lo posizionò su un braccio, con la testa poggiata al suo avambraccio, e lo cullò un po'. Il bambino si aprì nuovamente in quella piccola smorfia che doveva essere un sorriso, facendo un piccolo verso e, come se si fosse sentito a casa solo in quel momento, chiuse gli occhi.
Louis si voltò verso la donna che gli sorrideva felice, mentre una lacrima le rigava una guancia.
«Ha scelto te.» disse. Louis guardò nuovamente il bimbo tra le sue braccia e sorrise.
«Voglio prenderlo.» disse sicuro. «È una situazione difficile Mary, tu dovrai aiutarmi, ma voglio farcela. Per lui, per me e per Harry. Sono sicuro che quando si sveglierà ne sarà felicissimo.»
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Caos.    
Tutto era caos nella testa di Zayn. Tutto girava, mentre lui cercava un appiglio a cui aggrapparsi, qualcosa che lo tenesse in piedi tra tutto ciò che stava crollando attorno a lui; lo trovò in un paio di occhi color bronzo, iridi che lui conosceva bene, occhi familiari, occhi dolci, appena carichi di quella forza mancata per tanto. 
Zayn si aggrappò a lui, affondò le dita sulle sue spalle larghe e lo strinse, nascondendo il volto stanco nell'incavo del suo collo. 
La stretta dell'altro non tardò a arrivare e lo fece sentire quasi in colpa perché non era lui quello che doveva essere sorretto, ma non ci pensò, si limitò a ringraziare chiunque l'avesse mandato lì. 
E così si ritrovarono stretti l'uno nell'altro, mentre la vita di uno dei loro migliori amici traballava, camminava indecisa su un filo sottile. 
Spegnersi o riprendere a brillare? Un rebus irrisolvibile, un dubbio costante.
La domanda che si poneva Zayn, però, era un'altra: perché ci stai mettendo tanto per ritornare a brillare, Harry?
Perché per lui era così, non c'erano altre vie d'uscita, Harry doveva tornare a brillare! Ma in quel momento, neanche Harry sembrava aver vie d'uscita da quella sala di terapia intensiva.

La notte era sempre piaciuta a Zayn, perché la notte è quella dell'ispirazione, dell'amore, degli amanti, della passione, del piacere, del sogno, delle riflessioni, della pace, perché la notte era l'unico momento in cui, anche chi aveva paura del buio o faceva un incubo, sembrava non aver paura. E Zayn non se lo spiegava, perché da bambino ti sembra che il buio sia cattivo, il lato oscuro, spaventoso ed imprevedibile e la notte sia quella dei ladri, dei mostri, dei fantasmi. Solo per lui non era mai stato così.
La notte a Zayn portava consiglio, lo aiutava a riflettere con calma, con il completo silenzio ad avvolgerlo e la tranquillità che solo la notte può darti, il silenzio del buio, che dice molte più cose di quelle che vorremmo ascoltare; ma quella notte no, quella notte fu per Zayn una delle più brutte anche se, come sempre, portò consiglio.

Rannicchiato sul pavimento di un corridoio spoglio della clinica, tra le mani un peluche, gli occhi gonfi e stanchi, la testa poggiata su una spalla forte dal padrone troppo debole.
Nessuno dei due proferiva parola, nessuno dei due ne aveva il coraggio o la forza; Zayn troppo stanco, disperato, confuso. Liam semplicemente distrutto.
Le mani del ragazzo di Wolverhampton sfiorarono le cosce magre di Zayn, accarezzandole per regalargli un po' di calore, mentre anche il suo corpo sembrava star cedendo; Zayn era smagrito, grandi occhiaie contornavano gli occhi marroni e la pelle aveva perso quel suo color del cappuccino, trasformandosi in semplice latte macchiato: spoglio.
«Per la prima volta non so cosa dire» ammise, sospirando, Liam.
Zayn chiuse gli occhi gonfi e rossi e si lasciò andare maggiormente sul suo corpo; le forze insufficienti per formulare un pensiero corretto. Liam abbassò la testa, portando una mano ad accarezzare quei capelli neri che non erano più curati come prima, privi di gel e scompigliati.
«Vorrei solo che ci dicessero che sta bene, che si è svegliato, che è tornato» sussurrò.
Zayn strizzò gli occhi e si portò le mani alle tempie, massaggiandole per alleviare il dolore lancinante.
«Ci sta chiedendo di farla finita.»
Pronunciò quelle parole in modo talmente rapido che sembrava non ci avesse riflettuto su un attimo, ma in realtà a quella soluzione Zayn ci era arrivato proprio pensandoci per ore.
Non sapeva più cosa fare e proprio quando pensava che fosse arrivato il momento per Harry di riprendersi la propria vita e viverla davvero, Harry si era tirato indietro. Nascosto, ancora, dietro un coma che sembrava infinito e a cui forse, pensava Zayn, Harry voleva mettere fine per sempre, ma nel modo sbagliato, o forse semplicemente più doloroso.
Liam lo guardò, confuso e curioso per le sue parole, perché sapeva che Zayn non diceva mai qualcosa se non aveva un significato per lui e quelle parole erano troppo brutte per non aver dietro un significato, una riflessione, e allora chiese: «Che vuoi dire?»
Zayn sospirò, poi si voltò a guardarlo con gli occhi di chi sa che a quella conclusione non si sarebbe neanche dovuto avvicinare, tanto quanto Eva non avrebbe dovuto cedere alla tentazione.
Era sbagliato, lo sapeva, ma nei suoi occhi le venature dell’iride raccontavano di un uomo disperato, con una responsabilità troppo grande per le sue spalle ormai troppo minute.
«Non lo so, Lee. Penso solo che forse ha assegnato a me questo compito perché sapeva che qualcuno -o qualcosa-  mi avrebbe detto, dopo due anni, che forse è arrivato il momento di staccare la spina..»
Il tempo di pronunciare quelle parole e il suo sguardo fu di nuovo sul peluche tra le proprie mani, mentre quello del ragazzo accanto a lui si posava sulla sua figura, leggermente confuso.
«Zayn, io..» Liam sospirò, non sapendo esattamente cosa dire.
Non c’era più il vecchio Liam, quello sempre pronto a fare della serietà il giusto uso e della prontezza nel risolvere i problemi caratteristica fondamentale, adesso c’era un Liam semplicemente stanco, che sperava soltanto che qualcuno gli restituisse il suo migliore amico e la serenità che non aveva da troppo.
Quando Zayn vide sul suo volto la sconfitta di non esser neanche riuscito a pronunciare una frase gli prese la mano e la strinse forte, costringendolo ad alzare il volto e guardarlo negli occhi.
«Liam tu non sei questo. Questo è non è il mio Liam. Il mio Liam è brillante, intelligente, forte e coraggioso.» Zayn lo guardò. «Non avere paura di dire ciò che pensi e sbagliare, o di dirlo nel modo sbagliato. Dillo e basta.»
Lo sguardo di Zayn era talmente penetrante che Liam si ritrovò a rabbrividire; gli strinse la mano e prese un respiro profondo: era arrivato il momento di cambiare l’andamento delle cose.
«Zayn io non penso che voglia farla finita.»
Pronunciò tutto d’un fiato, riprendendo dopo tanto tempo a dire ciò che pensava senza spaventarsi delle conseguenze: non aveva nulla da perdere. Anzi, una vita da riguadagnare.
«Penso che abbia solo bisogno di aiuto, in qualche modo.»
Sentiva che quelle erano le parole giuste da pronunciare, sentiva che era così, anche se non sapeva perché.
Come poteva Harry aver bisogno del loro aiuto? Cosa poteva volere che facessero? Liam non sapeva spiegarselo, tutto nella sua testa prendeva vita sottoforma di punto interrogativo; non aveva risposte, solo insicurezze e un puzzle nella sua testa che si stava formando di nascosto, senza farsi vedere, senza svelarsi davvero.
Zayn l’osservò attentamente, una ruga di espressione sulla fronte gli fece capire che qualcosa in Liam stava iniziando a prendere forma, ma si accorse, dal volto sconfitto dell’amico, che quel qualcosa non sarebbe venuto fuori facilmente, che quel qualcosa voleva essere scoperto, e Liam si sentiva troppo debole, troppo insignificante, per riuscirci.
«Che vuoi dire, Lee? So che stai pensando a qualcosa, e voglio sapere cos’è. Ho bisogno di saperlo,» fece una pausa, addolcendo poi il suo tono che era diventato fermo e determinato, guardandolo per qualche attimo, mentre le sue dita sfioravano quelle del più piccolo lentamente. «Ne ha bisogno Harry.»
Liam non poté fare a meno di rabbrividire –ancora- a quelle parole, sentendo finalmente quella motivazione forte, quella determinazione che aveva sbaragliato lo sconforto, protagonista fino a poco prima, e si morse le labbra, prendendo un respiro profondo.
«Penso che ciò che gli sia successo stasera –qualsiasi cosa sia- non fosse un modo per dirci di farla finita, ma bensì una richiesta d’aiuto. E’ come se lui ci chiedesse di non arrenderci, e anzi, di fare di più.»
Le parole uscivano sempre più veloci, una dopo l’altra, come un pensiero che lentamente prende forma, dopo così tanto tempo in cui la mente era stata a riposo; Zayn lo osservava soddisfatto, perché era passato davvero troppo tempo dall’ultima volta in cui Liam si era armato della propria intelligenza per trovare una soluzione responsabile, o la risposta ad un rebus infinito, come il coma di Harry. Il suo viso era sempre corrucciato, confuso, e stanco, perché nel suo periodo di depressione Liam era stato solo a letto, in silenzio, abbandonato alle lacrime la maggior parte del suo tempo; mangiava poco, o non mangiava affatto, se non per proteggere il proprio stomaco da tutte le pillole che era costretto ad ingerire. Non erano stati momenti semplici per lui, e in quel momento, vederlo riprendersi, riprendere a parlare, e a farsi valere, come se non fosse più tutto nero, come se nei suoi occhi spenti fosse tornata ad accendersi una piccola luce verde: verde, come gli occhi di Harry; verde, come gli occhi di Edward; verde, come la speranza che adesso tornava a sentire forte nel petto, per Zayn era il più bello dei regali che qualcuno potesse fargli.
«Fare di più?» chiese allora, cercando di spingere Liam oltre il suo limite, cercando di togliergli dal viso quella smorfia insicura; voleva vederlo sicuro di sé quando diceva una cosa, anche quando diceva una sciocchezza, come il pensare che l’Australia fosse vicina al Giappone, come aveva sempre fatto Liam Payne. «In che modo?»
Liam sospirò, scuotendo la testa e abbassando lo sguardo.
«Non lo so, Zay. Non so dirti di più. Ho solo questa…sensazione, che mi dice che ci sta chiedendo aiuto e che c’è qualcosa che ignoriamo» concluse, facendo poi spallucce, poggiando la testa al muro dietro di sé e  chiudendo gli occhi. Zayn fece una piccola smorfia dispiaciuta, perché l’amico non era riuscito ad andare oltre, ma questo non eliminò comunque la grande sensazione di orgoglio che aveva nei suoi confronti.
«Sei stanco?» chiese, stringendogli la mano e allungandosi a baciargli la fronte. Liam si limitò ad annuire.
«Sei venuto qui da solo o c’è anche Nì da qualche parte?» chiese ancora Zayn, sussurrando quelle parole tra i suoi capelli, stringendogli un braccio attorno alla vita per accoccolarselo addosso.
«Sono venuto da solo, ma scommetterei tutti i miei soldi che mi abbia sentito uscire e mi abbia seguito» ridacchiò leggermente il ragazzo più giovane, poggiando il viso nell’incavo del collo di Zayn, alla ricerca del suo odore, dell’odore di casa.
Zayn sorrise sincero al suono di quella piccola risata, chiudendo a sua volta gli occhi, sentendo una strana sensazione di leggerezza, nonostante il macigno sul petto a causa dell’incognita su cosa fosse accaduto ad Harry solo un’ora prima.
«Mi sei mancato Lee. E sappi che sono estremamente fiero di te.»
Liam non fece in tempo neanche a sorridere e schiudere le labbra per ribattere, quando il rumore di una porta che si chiude, e la vista del medico che si era occupato di Harry uscire dalla sala di terapia intensiva, (dove il riccio era stato portato, dopo aver passato quelli che a Zayn sembravano un’infinità di minuti nella sala di rianimazione) catturò la loro attenzione.
Zayn scattò in piedi, andando velocemente verso di lui, mentre Liam, approfittando della scusa di essere stanco, li guardava da qualche metro di distanza; la verità era che la consapevolezza di non avere la forza, -dopo aver ritrovato quel briciolo di speranza tanto agognato- di sopportare la possibilità di un’ennesima notizia negativa, lo colpì in pieno viso, come un pugno, e lo lasciò lì, ad osservare e ammirare da lontano, la sconfinata forza del suo amico. Quella forza che lui aveva perso, ma che sperava, e forse un po’ sapeva, di poter riacquistare presto.
Quella forza con il quale Zayn era andato davanti al medico, ad accogliere un’altra notizia difficile.
Le parole del medico erano così dannatamente piatte, così dannatamente da dottore, che deve, in tutti i modi, non far trapelare le proprie emozioni, che Zayn provò a comportarsi allo stesso modo. Ascoltava tutti quei termini medici, come se ormai fosse un’abitudine -e forse lo era-, fino a quando il medico arrivò al punto, gelando di nuovo gli animi.
«Ha avuto un arresto cardiaco.» Per Zayn, un proiettile in un braccio avrebbe fatto meno male. «Adesso è stabile.»

 

Louis stava iniziando a preoccuparsi sul serio, Zayn non era da nessuna parte e a lui stava per venire una crisi. 
Era nervoso, preoccupato, e sentiva una sensazione orribile nel petto. Si sentiva vuoto, perso, e non gli piaceva affatto. L'ultima volta che aveva provato quella sensazione era in quell'ospedale, contro un muro, la testa in cui rimbombava la notizia del suo fidanzato in coma e il volto bagnato dalle lacrime, che nessuno poteva asciugargli. 
Afferrò il telefono che era accanto a lui sul letto e provò a chiamare ancora, ma ancora una volta quella voce registrata gli disse che il cliente chiamato non era raggiungibile. 
E fu allora che Louis scoppiò; pianse, mentre stringeva tra le mani in cellulare e batteva a terra il piede, nervosamente. 
Era passata circa mezz'ora, da quando si era svegliato e non aveva più trovato Zayn al suo fianco, e Louis si rese conto di non riuscire a fare a meno di Zayn. Si era abituato alla sua presenza costante e la sua assenza pesava più di ogni silenzio.
Louis non ebbe il tempo di pensare ancora a dove potesse trovarlo, che la porta si aprì lentamente, rivelando dietro un Zayn che pensava di trovarlo dormendo ed entrava in punta di piedi. 
Louis si lasciò scappare un singhiozzo appena lo vide e scattò dal letto, correndo verso di lui e saltandogli addosso, stringendogli forte le braccia al collo, mentre il moro gli afferrava le cosce per non farlo cadere, e il castano si stringeva a lui, facendo combaciare i loro corpi e stringendogli le gambe attorno al bacino, mentre ancora sfogava le ultime lacrime nell'incavo del suo collo. 
Zayn gli accarezzò lentamente la schiena e non fece domande, attese semplicemente, stringendolo tra le sue braccia. 
«Non farlo più, ti prego» sussurrò il castano, stringendolo fino a togliergli il respiro. 
«Cosa?» chiese flebilmente il moro. 
«Non andartene più» lo pregò. Zayn scosse la testa. 
«Lou, sono sceso a fumare una sigaretta, ero qui giù!» asserì il moro, mentendo. 
«Non farlo Zayn; avvisami, portarti il cellulare, lasciami un bigliettino, ma non andartene mai più così.»
Il ragazzo si limitò ad annuire, mentre il castano aveva allentato la presa attorno al suo bacino ed era scivolato leggermente giù, senza però sciogliere la presa attorno al suo collo. 
«Ho avuto paura» ammise poi Louis, dopo minuti di silenzio. «Tanta paura.» 
Zayn lo strinse maggiormente e chiuse gli occhi, poggiando la testa sulla spalla del castano ed inspirando il suo profumo. 
«Non ti lascio Lou, l'ho promesso» sussurrò il moro. Louis restò per un attimo sorpreso. 
«A chi?» chiese. 
«Non importa. Ho promesso che ti sarei stato vicino e lo farò. Non devi aver paura, anche quando non ci sarò, tornerò sempre.»
Louis annuì e sospirò, cercando di regolarizzare il respiro dopo i singhiozzi. Si allontanò leggermente dal moro, solo per guardarlo negli occhi, poi gli accarezzò una guancia. 
«Grazie» asserì, avvicinandosi al suo volto e lasciandogli un dolce bacio sulla guancia dove non c’era la sua mano. Zayn scosse la testa, ma prima che potesse dire qualsiasi cosa il castano lo fermò.
«Zayn, rilassati e, per una volta, accetta che qualcuno ti ringrazi.» 
Zayn sorrise leggermente, la testa piena di pensieri e parole, che sapeva non avrebbe pronunciato quella notte, perché avevano entrambi bisogno di dormire, per le spiegazioni ci sarebbe stato tempo il mattino seguente, quindi annuì, stringendo nuovamente a sé il castano. 
«Ti voglio bene» sussurrò Louis; sapeva che non sarebbe arrivata risposta, Zayn non dimostrava il suo affetto a parole, di fatto il castano sentì solo le dita del moro stringergli la schiena. 
Lo voleva; voleva Zayn accanto, sempre. Non riusciva più a farne a meno, il moro era diventato una costante nella sua vita e lui non vi avrebbe rinunciato per nulla al mondo. Non adesso che aveva ritrovato, almeno lui.
«Non lasciarmi.»
Un sussurro taciuto nella propria gola. "Non lo farò Lou. L'ho promesso a lui."

 




 






Piccolo angolo di una stronzetta che sa di essere molto colpevole.



Salve a tutti/e!
Come state? Riconosco di mancare da queste parti da più di un anno e so di essere colpevole ai massimi livelli, e che forse vorreste urlarmi contro, perché sono tornata con un anno e più di ritardo, e addirittura con un capitolo che peggiora e interseca ancor di più le cose.
Bene, parto con lo scusarmi con tutti voi, infinitamente, e aggiungo una premessa: oggi sono qui, a postare, perché avevo questo capitolo pronto già da un po' e ieri, un'altra di voi, mi ha contattata chiedendomi se avrei più aggiornato oppure no.
Come ho detto a lei, ho avuto un periodo di pausa dalla scrittura per più di un anno, in cui non ho scritto praticamente nulla; a Settembre, poi, mi è venuto lo sfizio di riprovarci, e quindi ho consultato la mia cartella di Fanfiction e ho convenuto che la cosa migliore e più giusta fosse ricominciare da qui.
Ecco com'è nato questo capitolo, e anche l'altro che ho già pronto.
Ecco di nuovo però il problema: come ho già detto, gli unici capitoli pronti che ho sono questo, e il prossimo, di conseguenza oggi vi posto questo, il prossimo potrebbe arrivare la prossima settimana, e poi non posso fgià più promettervi un aggiornamento a settimana, perché ho ricominciato da poco a scrivere, quindi mi è più difficile e mi richiede più tempo (che non ho). Quindi oggi sono qui, con questo capitolo, e tante, tante, scuse a voi, che avete continuato a sostenermi nel vostro piccolo, e vi ringrazio da morire.
Mi dispiace moltissimo non potervi assicurare più costanza, ma posso assicurarvi impegno. Ce la metterò tutta, per voi.
Grazie mille a tutti, tutti, voi che mi avete sostenuta e l'avete sempre fatto.
Grazie a chi mi ha scritto su ask, su efp, kik e quant'altro.
Grazie a chi continua a leggere la storia, ai nuovi lettori, a quelli vecchi. Grazie a tutti.
Risponderò il prima possibile (magari stasera) anche alle recensioni dello scorso capitolo, ma ora sono di corsa a pallavolo. 
Grazie davvero, infinitamente, di cuore a tutti. 
Vi adoro. 
Questo capitolo è tutto per voi. Abbiamo visto un Liam tornare ad aprirsi e dire la sua, raggiungendo Zayn senza Niall per ritrovare un po' della sua indipendenza.
Abbiamo visto Zayn capire che qualcosa in Liam sta maturando, e quella cosa sarà fondamentale.
Abbiamo visto un barlume di speranza in loro, di trovare il perché di tutto ciò che stava succedendo e di conseguenza il modo di salvare Harry che però, ancora una volta, si tira indietro...o gli lancia un allarme?
Per finire quell'ultimo pezzettino con Louis serviva a me per farvi capire quanto Louis stia diventando dipendente da Zayn.
Come andranno le cose? Le sensazioni di Liam saranno giuste? Harry si riprenderà o farà un altro pericoloso passo indietro? Come si evolveranno le cose tra Louis e Zayn?
A voi le considerazioni.
Grazie ancora, a tutti. 
Un bacione, la vostra scapestrata..

WakeMeUp x

   
 
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