Titolo:
Then He Opened His Mouth (Poi aprì la bocca)
Autrice:
SeparatriX
Traduttrice:
Lori
Beta:
Grace
Rating:
PG-13 all’inizio, poi R
Pairing:
HP/DM
capitolo undici
Mezzanotte, chiaro di luna e lo specchio
“Sono innamorato di lui…”
Quella
semplice affermazione, che rimbombava ancora e ancora nella mente di Hermione,
associata alla luce ardente negli occhi di Draco, le lasciò ben pochi dubbi
sulla sincerità delle intenzioni di lui. Ma per quanto fosse certa che quello
che Draco le stava dicendo era l’assoluta verità, non riusciva ancora a
capacitarsi di quest’inaspettato evolversi della situazione e decise che voleva
comprendere il giovane che le stava seduto di fronte.
Meditò
qualche istante per decidere cosa dire e alla fine scelse l’approccio diretto.
“Posso farti una domanda, Malfoy?” Il suono della sua voce mise in risalto il
silenzio che aveva invaso lo scompartimento e Draco sollevò lo sguardo su di
lei, annuendo. Hermione trasse un respiro profondo, temendo un po’ la reazione
di lui, e poi si fece coraggio. “Prima di tutto, voglio che tu sappia che credo
che i tuoi sentimenti per Harry siano sinceri, ma faccio davvero molta fatica a
comprenderne il motivo. Non posso fare a meno di domandarmi cosa ti sia
successo, Malfoy. Perché quest’improvviso cambiamento di sentimenti nei
confronti di Harry?” L’espressione arrogante di Draco svanì davanti ai suoi
occhi, rimpiazzata da un sorriso quasi impercettibile mentre cominciava a
raccontarle tutto.
Si
adagiò all’indietro contro lo schienale, senza il coraggio di guardarla negli
occhi mentre iniziava a parlare. Era la prima volta che lo ammetteva con
qualcuno all’infuori di se stesso ed era nervoso. Il fatto che lo stesse
raccontando proprio alla Granger rendeva tutto un po’ surreale e serviva solo
ad accrescere il suo panico. “È una storia lunga, Granger, e di certo non è
l’improvviso cambiamento di sentimenti che potrebbe sembrare.” Si mosse a
disagio e sollevò gli occhi su quelli di lei, augurandosi che lasciasse perdere
l’argomento evitandogli di rendersi ridicolo. Invece, comprendendo che ci
sarebbe voluto un po’, Hermione annuì e gli fece cenno di continuare. “Va bene
allora. La prima volta che incontrai Harry era la fine dell’estate, prima che
cominciassimo il nostro primo anno. Eravamo da Madama McClan, stavamo entrambi
prendendo le misure per le divise. Merlino, era una cosina così magra, con
addosso quegli orribili vestiti di seconda mano. Ma in lui c’era qualcosa di speciale,
che andava al di là del suo aspetto inzaccherato. Mi incuriosiva, volevo far
colpo su di lui, sentivo il bisogno di piacergli. Ovviamente in quel momento
non avevo idea che lui fosse Harry Potter, ma ero certo che lui ed io fossimo
destinati a diventare grandi amici.”
Draco
cambiò posizione, appoggiandosi contro al finestrino, allungando le gambe in
avanti e rilassando leggermente le spalle. “Comunque, come risultò la nostra
amicizia non era poi così voluta dal destino. Quando andai a porgergli la mia
mano in segno d’amicizia lui era già diventato amico di Weasley e mi rifiutò.”
Hermione non riuscì a trattenersi e sbuffò a quel commento, roteando gli occhi
con fare drammatico. Draco la fulminò con lo sguardo, rimpiazzando il sorriso
con il solito ghigno. “Che c’è?”
Hermione
lo fissò incredula. “Santo cielo, Malfoy! Per essere la persona intelligente
che sei, di sicuro sai essere ottuso quando ti conviene.” Scosse il capo. “La
tua idea di un’offerta d’amicizia includeva anche insultare uno dei primi amici
che si era fatto da quando aveva scoperto di essere un mago! Guardandoti
indietro, non credi che avresti potuto gestire la cosa un pochino meglio?” La
voce di lei si addolcì. Capiva che i comportamenti e le opinioni di Malfoy gli
erano stati inculcati fin dalla nascita da suo padre. Non faceva differenza
quanto avesse fatto lo stronzo Malfoy in tutti quegli anni, stava solo ripetendo
a pappagallo la retorica di suo padre.
Draco
sapeva che, tecnicamente, la Granger aveva ragione. Ma ad undici anni, tutto il
suo mondo ruotava attorno alla sua famiglia e i loro amici ed ogni singola idea
od opinione che aveva formulato veniva direttamente dalle loro bocche. Gli ci
vollero un paio d’anni dopo l’arrivo ad Hogwarts perché cominciasse a pensare
con la propria testa e iniziasse a dare la precedenza alle sue opinioni. Non
che potesse permettersi il lusso di far sapere in giro che la pensava in modo
diametralmente opposto da suo padre. Per il proprio bene, quindi, aveva deciso
di tenere per sé le proprie idee, assumendo un atteggiamento di superiorità
verso tutto quello che non rientrava nella visione del mondo di suo
padre. Era un modo di fare a cui alla fine si era abituato, ed era anche
diventato molto bravo.
Si
nascose dietro una maschera di indifferenza e cominciò a difendere le proprie
azioni. “So di aver mandato tutto all’aria, e so che probabilmente avrei
potuto gestire meglio la cosa, Granger, ma avevo solo undici anni e il mio
orgoglio era stato ferito. Essendo un Malfoy, non riuscivo proprio a
capire perché mi avesse rifiutato preferendomi uno come Lenticchia. Che altro
avrei potuto fare?” Fece un sospiro profondo, comprendendo fin troppo bene gli
effetti che il suo passato con Harry avrebbero potuto avere su un possibile
futuro che desiderava condividere con l’altro ragazzo. Ma per le cose belle
valeva la pena lottare. E per come la vedeva Draco, Harry valeva molto più
degli sforzi che avrebbe dovuto fare per rimediare a tutti i torti che gli
aveva fatto in passato.
“Oddio,
sono stato proprio uno bastardo arrogante, vero?” I suoi occhi attraversarono
lo scompartimento ed incontrarono quelli di Hermione. Lei non poté far altro
che scuotere la testa cupamente. “È solo che non mi piace essere ignorato, va
bene?” Si dimenò appena. “Posso sopportare la sua ostilità, ma la sua totale
indifferenza…” La sua voce si spense lentamente, prima che si sporgesse in
avanti e cominciasse a raccontarle La Grande Bugia. Era la storia di due
ragazzi che avevano cominciato con il piede sbagliato, e l’odio, almeno da
parte sua, non era mai esistito. Lei ascoltò senza pregiudizi, e prima della
fine del giorno Draco sentì di aver trovato una grande alleata in Hermione
Granger.
~@~
Qualche
scompartimento più in là, a due Grifondoro non sfuggì la natura amichevole
della conversazione che stava avendo luogo nella carrozza dei Prefetti. Ron
sentiva un nodo alla gola che diventava sempre più stretto. Aveva la netta
impressione che Hermione fosse del tutto affascinata da quello che Malfoy le
stava dicendo, di qualsiasi cosa si trattasse. Ron riusciva solo a scorgerle la
nuca, ma la vedeva sporgersi in avanti e gli sembrava molto presa da Malfoy, e
dall’espressione assolutamente appassionata che aveva sul volto mentre
parlava, anche lui gli sembrava molto preso. Il cuore di Ron affondò
notevolmente.
Harry
notò il cambiamento d’umore di Ron e si chiese se avesse qualcosa a che fare
con gli sguardi adoranti che il suo amico continuava a lanciare in direzione
della carrozza dei Prefetti. Poteva benissimo essere, perché da quello che
riusciva a vedere, sembrava proprio che Malfoy e ‘Mione si stessero comportando
in modo estremamente amichevole. Chiuse gli occhi e inghiottì l’amarezza che
minacciava di risalire in superficie. Essere testimone di quell’avvicinamento
servì solo a radicare maggiormente nella mente di Harry la certezza che Malfoy
davvero non poteva essere Glenn, non che volesse che lo fosse, anche se
l’idea non era del tutto raccapricciante. Si riprese in fretta e si mise
d’impegno per tentare di risollevare il morale a Ron distraendolo con delle
Cioccorane. Non ebbe molto successo, e i due ragazzi passarono il resto del
viaggio per Hogwarts in penoso silenzio.
~@~
Quel
giorno Hermione aprì gli occhi riguardo a molte verità. Prima tra tutte, Draco
Malfoy non era la persona che lei aveva sempre creduto. Aveva preso ogni
concezione affrettata che lei e i suoi amici avevano avuto su di lui e l’aveva
metodicamente mandata all’aria. Poi aveva puntato il dito sull’umore non troppo
allegro che aveva un certo Grifondoro dai capelli rossi mentre li guardava
chiacchierare, lasciandole mille domande sul perché non avesse mai notato le
attenzioni che Ron le aveva rivolto in passato e portandola a decidere su due
piedi di fare qualcosa a riguardo il prima possibile. Infine, scoprì che per
quanto non potesse ancora considerarlo un amico, riusciva a capire Draco e
sentiva che in futuro lo sarebbe potuto diventare. Quindi i due decretarono una
tregua. Lei accettò di non rivelare le informazioni di cui era venuta a
conoscenza su ‘Glenn’, e Draco accettò di dimenticare la momentanea mancanza di
giudizio di Hermione, anche se l’avrebbe per sempre presa in giro per
l’anagramma; il senza dubbio insolente “E Sii Muto” per “Tu Sei Mio”. Passarono
l’ultima mezzora di viaggio ridendo e scherzando, portando molti compagni di
Casa a grattarsi le teste perplessi, domandandosi che diavolo fosse preso ai
due Prefetti.
~@~
“Nei vicini prati
della chiara tempestività,
il passato perdona”
La
voce della Cooman vibrò di anticipazione mentre entrava in trance per prevedere
il futuro più prossimo di Harry. I suoi occhi già all’infuori sembrarono
sporgere ancora di più dietro le spesse lenti dei suoi occhiali da gufo quando
si rese conto che non era la solita predizione di rovina, tenebra e morte. “È
davvero molto strano, Signor Potter. Forse dovrò leggerle di nuovo il futuro
tra mezzo ciclo lunare, giusto per accertarmi che gli spiriti siano in armonia
con la sua psiche.” Harry non poté far altro che sollevare gli occhi al cielo
per la folle professoressa e l’altrettanto folle previsione. ‘Il passato
perdona’? Non aveva idea di che senso potesse avere, e lo accantonò insieme
a tutti gli altri vaneggiamenti senza significato della Cooman. Fu sollevato
quando la lezione terminò e poté finalmente recarsi a Difesa Contro le Arti
Oscure, che era la sua materia preferita.
E
così cominciò il sesto anno ad Hogwarts di Harry Potter. Ripresero le classi,
così come la sua corrispondenza con ‘Glenn’. Per tutto settembre, i due si
confidarono i rispettivi pensieri, prendendosi il tempo per conoscere l’altro
il più possibile. ‘Glenn’ riprese Harry per avergli confidato del legame di
sangue che proteggeva magicamente la casa dei Dursley e gli fece promettere di
essere più cauto in futuro nel divulgare quell’informazione. Harry cominciò a
sentirsi più amato di quanto si fosse mai sentito in vita sua, al di là del
vincolo affettivo che aveva con la famiglia Weasley, che ovviamente era
tutt’altro tipo di legame.
Durante
l’estate il conflitto tra le Case non era cambiato molto. Malfoy e la sua
Allegra Banda di Serpeverde continuavano a provocare il Trio delle Meraviglie,
anche se le iniziative di Malfoy mancavano dell’usuale intensità che aveva
alimentato la loro rivalità negli anni precedenti. Ron ed Harry pensavano che
Malfoy ci stesse andando piano con loro a causa del rapporto che avevano visto
nascere tra lui ed Hermione sull’Espresso per Hogwarts. Furono entrambi del
tutto sorpresi (e incredibilmente sollevati) quando, a tre settimane
dall’inizio della scuola, Hermione cominciò a flirtare apertamente con Ron.
All’inizio di Ottobre era normale trovarli seduti in Sala Comune a farsi gli
occhi dolci e ben presto entrarono a far parte degli assidui frequentatori
della Torre di Astronomia. Ron era fuori di sé dalla gioia perché alla fin fine
ad Hermione non piaceva Malfoy, e lo stesso valeva per Harry, anche se nessuno
riusciva a capire il perché.
Odiava
doverlo ammettere, ma anche se nella sua vita c’era ‘Glenn’, continuava a
trovare Malfoy incredibilmente attraente. Di certo non aiutava che Malfoy
continuasse a sbucare dietro ad ogni angolo, inchiodandolo con occhi che
sembravano due pozze d’argento in cui Harry voleva solo annegare. E con ‘Glenn’
ancora reticente sul rivelare la sua identità, Harry diventava sempre più
frustrato. Desiderava ardentemente un contatto reale con ‘Glenn’ e sperava solo
che l’altro ragazzo arrivasse a fidarsi di lui abbastanza da farsi conoscere
davvero.
Le
cose stavano per prendere una piega interessante.
~@~
Harry
sedeva a divinazione, morendo dalla noia mentre la Cooman blaterava sui legami
tra la divinazione e la festa di Samhain, a cui mancava solo una settimana,
visto che cadeva l’ultimo giorno di Ottobre.
“Samhain
è un momento significativo per la divinazione, forse ancor più di Maggio o del
Solstizio d’Estate, perché rappresenta il culmine di tre Notti Spirituali. Nei
giochi di divinazione la tradizione indica spesso di utilizzare mele e noci
appena raccolte, e le candele giocano un importante ruolo nel creare il giusto
alone di mistero. Prima del tocco della mezzanotte, sedete di fronte ad uno
specchio in una stanza illuminata soltanto dal chiaro di luna o da una
candela.” La voce della Cooman assunse una nota eterea, come se stesse
divulgando alla classe i segreti dell’universo. “Lasciatevi avvolgere dal
silenzio, e tagliate una mela lungo la sua linea mediana per rivelare la stella
a cinque punte che nasconde all’interno, poi mangiatela davanti allo specchio
alla luce della candela. Il vostro futuro consorte comparirà alle vostre
spalle.”
Harry
ormai aveva raggiunto un tale livello di disperazione che era più che
disponibile a tentare uno degli eccentrici metodi divinatori della Cooman per
scoprire una volta per tutte chi fosse in realtà ‘Glenn deWedlour’. Non era mai
ricorso a queste idiozie, ma adesso era pronto a farlo, visto che ‘Glenn’ non
sembrava troppo collaborativo. Al diavolo, era pronto a fare tutto il necessario
per scoprire quello che aveva bisogno di sapere. Si ripromise di fare visita a
Dobby e Winky nelle cucine per procurarsi una mela per la sua imminente
avventura nell’affascinante mondo della divinazione.
~@~
Nella
Sala Grande il pranzo volgeva alla fine e Albus Silente si stava alzando,
picchiettando con la bacchetta sulla superficie del suo calice per attirare
l’attenzione degli studenti e del resto dello staff.
“Ho
un annuncio da fare. Come sapete, Samhain è alle porte. Quest’anno ho deciso di
festeggiarlo in modo un po’ diverso dagli altri anni.” I suoi occhi azzurri
luccicarono mentre osservava gli studenti, che sedevano incantati ad ascoltare
le sue parole. “Infatti, quest’anno ho deciso di tenere un Samhain Ceilidh per
tutti gli studenti del quinto, sesto e settimo anno. I festeggiamenti
cominceranno giovedì 31 Ottobre alle nove e si concluderanno… beh, quando si
concluderanno. Di conseguenza, le lezioni di venerdì 1 Novembre saranno
annullate.”
La
Sala Grande si riempì di voci eccitate, mentre tutti si domandavano chi poter
invitare e cosa indossare per il Ceilidh. Alcuni dei figli di babbani avevano
un’aria perplessa. Non avevano idea di cosa fosse un ‘Samhain Ceilidh’. Al
tavolo di Grifondoro, Dean Thomas era sul punto di chiedere delucidazioni ai
suoi compagni, quando Hermione colse la sue espressione confusa.
Impietosendosi, si mise a spiegare l’antica tradizione di Samhain e la sua
metamorfosi nell’attuale festa di Halloween.
Con
immensa gioia di Hermione, Ron le chiese di essere la sua accompagnatrice per
la festa, mentre gli occhi di Harry scorrevano per la Sala Grande alla ricerca
di un segno di ‘Glenn’, sperando che lo avvicinasse e lo invitasse ad andare
con lui. Quando non si presentò nessuno, Harry non fu capace di mascherare la
sua delusione. Hermione se ne accorse e lanciò un’occhiata furtiva al tavolo di
Serpeverde. Malfoy era impegnato in una conversazione con un suo compagno, ma
notò ugualmente l’aria miserabile di Harry, seduto al tavolo di Grifondoro
aspettando che accadesse qualcosa. Maledisse la propria vigliaccheria,
desiderando di avere il coraggio di alzarsi in piedi, raggiungere Harry e
chiedergli di andare alla festa con lui. Ma aveva ancora paura che Harry
potesse non accettare il fatto che lui era ‘Glenn’ e si domandò per l’ennesima
volta se aveva fatto la cosa giusta inventando il suo alter-ego.
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Il
31 Ottobre arrivò in un lampo e al calar del sole i festeggiamenti per il Nuovo
Anno, o Samhain, ebbero inizio. Nella notte in cui il velo che separava il
mondo dei vivi dall’aldilà era più sottile che mai, si dedicava del tempo a
ricordare quelli che erano venuti prima. Fu organizzata la “Festa dei Morti”
per accogliere i visitatori dell’aldilà e ricevere la loro benedizione per
l’anno a venire.
Harry
preparò la sua stanza per il rito che avrebbe eseguito a mezzanotte. Prima si
era procurato due mele dalla cucina, una per la cerimonia ed una nel caso che
il primo tentativo fallisse. Aveva improvvisato un piccolo altare ricoperto da
un drappo nero. Sopra l’altare c’erano diverse foto dei suoi genitori, insieme
allo specchio che gli aveva regalato Sirius… foglie autunnali, noci e frutta,
incluse le mele. Posizionò sull’altare anche tre candele bianche che
rappresentavano suo padre, sua madre e Sirius. C’era uno spazio lasciato vuoto
per poggiare la sua bacchetta quando fosse venuto il momento. Poi trasfigurò
una noce in uno specchio su sostegno di media grandezza, che sistemo al lato
della finestra, accanto al suo letto. Sul comodino c’era un coltellino
d’argento, poggiato accanto all’unica candela che avrebbe utilizzato per
illuminare la stanza quella notte.
Alle
nove gli studenti cominciarono ad affluire in Sala Grande per il Ceilidh.
Nell’aria risuonava la musica dal vivo, e gli studenti e gli insegnanti
cominciarono a festeggiare insieme l’equivalente magico del Capodanno. Molti
indossavano vesti splendenti dei colori dell’autunno; rosso, marrone, giallo,
argento ed oro. Su un tavolo erano serviti frutti di stagione; dolcetti di
zucca, tortini di mele e pagnotte di grano tenero da spalmare di panna acida.
C’erano anche brocche colme di sidro alle mele, succo di pompelmo e spremuta di
melegrane per dissetare le gole riarse dopo troppi balli.
Harry
sedeva da solo ad osservare i suoi compagni che si divertivano, aspettando il
momento giusto per svignarsela nella sua stanza e scoprire se lo specchio gli
avrebbe rivelato l’identità del suo ammiratore segreto. A quindici minuti dalla
mezzanotte, scivolò via dalla Sala Grande silenziosamente, del tutto ignaro
degli occhi grigio argento che osservavano discretamente ogni suo movimento. Il
ragazzo a cui appartenevano quegli occhi lo seguì altrettanto silenziosamente,
finalmente pronto a portare a termine la sciarada che gli aveva resi così
felici negli ultimi mesi. Certo, non era quello il modo in cui aveva
programmato di rivelarsi, ma nel momento in cui aveva sentito la Cooman
ciarlare su mezzanotte, chiari di luna e specchi, aveva avuto la certezza
di cosa stava per fare Harry. Tutto quello che gli restava da fare era
approfittare di quell’occasione.
Draco
fu intercettato mentre usciva dalla Sala Grande da una Hermione estremamente
eccitata. “Stai andando a dirglielo?” L’espressione sul volto di lei gli disse
che faceva sul serio e che se non avesse raccontato la verità ad Harry, non si
sarebbe fatta scrupoli a farlo lei stessa.
“Lo
starei facendo se tu non mi avessi interrotto!” Draco era arrossito
dall’anticipazione di svelarsi finalmente alla persona che per lui significava
tutto. Si passò nervosamente le dita tra i capelli mentre cercava di calmarsi
un po’. “Ho un’idea precisa di dove sta andando e di cosa sta per fare e oserei
dire che il tempismo è essenziale. Quindi, vorresti scusarmi?”
Hermione
gli fece una carezza affettuosa sul braccio. “Va a prendertelo.” Sorrise e gli
sussurrò qualche altra parola di incoraggiamento prima di ritornare al tavolo
da Ron.
Draco
arrivò al ritratto della Signora Grassa giusto in tempo per scorgere Harry che
spariva attraverso l’entrata verso la Sala Comune dei Grifondoro. “Forza e
coraggio.” Lo disse ad alta voce per cercare di mantenere una risoluzione di
ferro e dopo aver sussurrato un paio di parole alla Signora Grassa, si avviò in
cerca di Harry.
Harry
sedette sul pavimento davanti allo specchio, poi accese l’unica candela e la
sistemò sul comodino. Prese una mela e il coltello e la tagliò attentamente a
metà, svelando la stella a cinque punte formata dai semi che sapeva avrebbe
trovato. Chiuse gli occhi e cominciò a concentrarsi, sperando che quando li
avesse riaperti, un riflesso di ‘Glenn’ sarebbe comparso nello specchio. La
luce lunare si riversava attraverso la finestra, avvolgendo Harry in un
bagliore quasi ultraterreno.
Diede
un primo morso alla mela, seguito da un secondo e da un terzo. Il pensiero di
‘Glenn’ divenne un mantra mentre masticava ed inghiottiva ogni boccone.
Diede
l’ultimo morso alla mela e trasse un respiro profondo. Poi aprì gli occhi. La
sua vista restò offuscata per un istante mentre metteva a fuoco lo specchio. Il
respiro gli si mozzò in gola. Una nivea figura si materializzò alle sue spalle,
la vide riflettersi nello specchio. Capelli biondi, che scendevano in onde
morbide attorno ad un volto chiaro e appuntito. Occhi grigio argento che lo
osservavano dalle profondità dello specchio. Gli occhi di Harry si spalancarono
di comprensione. “Malfoy…?”
“In
carne ed ossa.”
Nota
dell’autrice:
Ceilidh si pronuncia “KAY-lee”
Note
della traduttrice: La predizione della Cooman, essendo appunto una predizione della
Cooman, non ha poi molto senso. Ho cercato di tradurla dandole almeno una
parvenza di significato (seppure oscuro). Per chi fosse in grado di capirla, vi
riporto l’originale dell’autrice:
“Obtainable
grass
observable
timeliness,
yesterday
forgives”