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Autore: breath    11/10/2014    6 recensioni
°Seguito di Ride°
E' facile buttarsi a capofitto nel vortice della vita di cinque rockstar, farsi trascinare dalla corrente dell'alcool, delle droghe, del sesso e della musica dimenticandosi di piantare le proprie radici su un terreno solido.
Per Bonnie, l'aver conosciuto Slash e i Guns N' Roses equivaleva al muoversi a ritmo di musica su un palcoscenico illuminato da un milione di luci scintillanti. Ma se le luci si spengono e la musica cambia, quel palcoscenico manterrà il suo splendore? Bonnie dovrà camminare al buio in cerca del suo interruttore, senza sapere se la mano che sta stringendo la guiderà o la spingerà lontano facendola cadere.
"Bite the hand that feeds
Tap the vein that bleeds
Down on my bended knees
I break the back of love for you."
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Quasi tutti, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sweeter than Heaven, hotter than Hell'
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"My love has concrete feet
My love’s an iron ball
Wrapped around your ankles
Over the waterfall
I'm so heavy, heavy
 Heavy in your arms
 I'm so heavy, heavy
 Heavy in your arms

 And is it worth the wait
 All this killing time?
 Are you strong enough to stand?
 Protecting both your heart and mine?"

 |Florence And The Machine - Heavy In Your Arms|

Faticò ad infilare la chiave nella serratura, vuoi per la mente non proprio lucida a causa dei cocktail micidiali di Chris, vuoi per la presenza silenziosa di Slash dietro di lei, non troppo vicino da sfiorarla ma neanche così lontano da non farle percepire la presenza del suo corpo alle sue spalle. 
E, nonostante l'ansia che provava in quel momento, nonostante la rabbia che pervadeva il suo corpo, saperlo lì le faceva comunque lo stesso effetto di una scarica elettrica.
Ritentò per la quarta volta e finalmente, con un gesto violento che quasi la ruppe, riuscì ad infilare la chiave nella serratura ed aprì la porta dell'appartamento. Premette l'interruttore alla sua destra e una debole luce gialla illuminò il piccolo salotto, rimasto identico a come Slash se lo ricordava. 
Il ragazzo si diresse subito verso il divano e ci si buttò sopra, con la stessa familiarità della prima volta che aveva compiuto quel gesto. Bonnie invece abbandonò la borsa per terra e solo dopo un attimo di indecisione si sedette accanto a lui, facendo attenzione a lasciare quanto più spazio possibile tra di loro. 
Slash comunque non se ne accorse: a occhi chiusi si stava massaggiando le tempie con un'espressione di malessere sul viso. 
Bonnie rimase in silenzio. Gli aveva detto che le voleva parlare no? E allora che iniziasse, lei non avrebbe aperto bocca. 
Nell'attesa prese una sigaretta e se l'accese, poi si tolse gli anfibi ed accavallò le gambe, aspettando...
- Non è che avresti una birra?- le chiese Slash continuando a tenere gli occhi chiusi. Bonnie si girò verso di lui basita. Ok, prendere tempo, ma di quel passo sarebbero invecchiati prima di iniziare quella conversazione. 
Il riccio aprì gli occhi guardandola
- Per favore, ho camminato per tutta la notte, ti ho aspettata sotto quel fottuto portone per ore e adesso sono a pezzi- disse poi con una sfumatura lamentosa nella voce. 
Bonnie sbuffò ma alla fine si alzò per andare in cucina e prendere dal frigo una birra per poi porgergliela e riprendere il suo posto a sedere di prima.
- Mi ero dimenticato che apri sempre le birre con l'apribottiglie e non alla vecchia maniera- disse lui con un sorriso prendendo un lungo sorso dalla bevanda ghiacciata.
- Slash avevi detto che volevi parlarmi no? E allora parliamo, è stata una lunga giornata anche per me.- 
Finalmente il ragazzo si girò verso di lei e la guardò brevemente prima di parlare
- Me ne sono andato dalla clinica- disse, come se non fosse ovvio, vista la sua presenza lì. 
Bonnie rimase in silenzio, in attesa, mordendosi la lingua per non dirgli che si era capito visto che non poteva essere in due posti contemporaneamente.
- Voglio dire, non oggi ma circa quattro giorni fa- Bonnie annuì.
- Me l'ha detto Axl.- 
- Oh- disse lui sorpreso, non se lo aspettava.
- E naturalmente non ti sei degnato di chiamarmi per dirmi qualcosa!- 
Questa volta non era riuscita a trattenersi dal rivolgergli quelle parole, con un tono velenoso per giunta, tono che non le apparteneva e che lasciò il ragazzo spiazzato.
- Sono stato impegnato- disse infine, prendendo un altro sorso dalla bottiglia.
- Posso anche immaginare a fare cosa- disse la ragazza ironica, fissando esplicitamente i suoi avambracci scoperti che facevano ben capire che genere di attività lo avessero tenuto impegnato.
- Si può sapere che cazzo ti ho fatto per essere così schizzata?- esclamò a quel punto il riccio con rabbia incrociando le braccia e lasciando perdere il tono relativamente calmo di prima. 
Per Bonnie quelle parole furono come la scintilla accesa in quella stanza piena di gas velenoso che era diventato il suo corpo nelle ultime settimane e che aveva raggiunto la saturazione in quei giorni.
- Vuoi sapere che cazzo mi hai fatto eh? Lasciamo perdere il fatto che ti stai rovinando la vita con quella merda, che non sembri neanche più tu, mi sembra che questo discorso sia stato affrontato a sufficienza ormai e sono stufa marcia di parlarne ancora! Parliamo invece di come mi hai trattata di merda nell'ultimo mese, prima dicendomi che saresti andato in Arizona per allontanarti dalle tentazioni, facendomi sperare come l'ultima cogliona che ti saresti ripulito almeno dall'eroina e invece andando là con una montagna di droga e sballandoti per tutto il tempo senza degnarti di farti vivo. Poi possiamo parlare di come mi hai praticamente ignorata a quella cazzo di riunione alla quale io non volevo neanche venire, trattandomi come se ti avessi pugnalato alle spalle quando invece ero solo fottutamente preoccupata per te al punto da non riuscire a dormire un sonno decente la notte perché avevo troppa paura di ricevere una chiamata in cui mi dicevano che eri morto! E non solo mi hai trattata come la peggior voltafaccia di questa Terra ma non mi hai fatto una cazzo di chiamata neanche quella volta, né quando sei arrivato alla clinica né tanto meno quando hai deciso di andartene, tanto che come al solito ho dovuto sapere tutto da Axl. E di nuovo, sei stato in città per dei giorni senza farti vivo e io non sapevo che cazzo pensare, se non ne volevi più sapere di me, se stavamo ancora insieme o no, addirittura se eri ancora vivo o magari eri già morto soffocato nel tuo vomito!-
Finalmente si fermò, rossa in viso, e prese fiato. Si portò tremante la sigaretta alle labbra ed inspirò profondamente distogliendo lo sguardo da lui. 
Non aveva mai fatto così, non era da lei, nelle discussioni cercava sempre di esprimere il suo punto di vista lucidamente, con razionalità, e anche quando le capitava di arrabbiarsi di più non diventava mai così velenosa, così piena di risentimento. Se si fosse sentita in un'altra situazione si sarebbe riconosciuta a stento. 
Ma quella situazione, quell'ultimo periodo, l'aveva sottoposta a un livello di stress mai provato prima che stava facendo emergere un nuovo lato di se stessa che neanche lei aveva mai visto. 
Slash la guardava sgomento, non aveva mai visto la ragazza così furiosa e questa nuova Bonnie lo spaventava un po', oltre a lasciarlo completamente spiazzato: se n'era accorto anche lui che le cose tra loro ultimamente non andavano molto bene ma non pensava che lei covasse tutta quella rabbia, era troppo concentrato su se stesso e sulle sue emozioni ma quel suo sfogo lo stava ponendo di fronte alla realtà ed alle conseguenze che le sue azioni avevano sulla ragazza. 
Questa intanto non diceva più niente, continuava a fumare e a guardarsi i piedi cercando di riprendere quel controllo che aveva perso, spaventata dalla direzione nella quale la sua rabbia, lasciata a briglia sciolta, l'avrebbe portata altrimenti.
- Mi dispiace per averti trattata di merda- mormorò infine Slash con un'arrendevolezza che non si sarebbe mai aspettata di sentire da lui, sempre così orgoglioso e fiero. 
- Quando ti ho detto che sarei andato in Arizona volevo veramente darmi una calmata ma ho pensato che se avessi portato un po' di roba con me sarebbe stato tutto più facile, avrei diminuito gradualmente le dosi e basta, anche se non sono mai stato molto bravo a darmi dei limiti. Al Marquis invece ero incazzato perché mi faceva male il piede e mi avevate messo con le spalle al muro, ero incazzato anche con te perché ne avevi preso parte e non volevo vedere nessuno di voi. Non ti ho chiamata perché ero ancora più incazzato quando sono arrivato in quel posto di merda e i giorni che ho passato lì non è che mi sono divertito, li ho passati a letto a sudare come un maiale senza riuscire neanche ad andare in bagno a pisciare per il dolore. Non volevo ripulirmi quindi quando mi sono rotto le palle e sono finalmente riuscito a stare in piedi decentemente sono tornato qui ancora più incazzato e con l'unico pensiero di farmi, di quanto sarebbe stata buona la prima dose dopo l'astinenza- si fermò, interrompendo quel monologo detto a voce bassa, come se si vergognasse delle sue motivazioni, e prese un altro sorso di birra guardando anche lui verso il basso, rimanendo un po' in silenzio nel tentativo di riordinare quei pensieri confusi prima di parlare di nuovo, a voce ancora più bassa.
- Ma io ti amo- la vide sussultare leggermente e mordersi il labbro inferiore.  
- E voglio ripulirmi, questa volta sul serio, non per te... cioè anche per te, ma in primo luogo per me, perché lo voglio io, perché questa merda non mi sta portando da nessuna parte- Bonnie alzò finalmente lo sguardo su di lui fissandolo incerta, alla ricerca di qualcosa nel suo sguardo o nel suo viso che le rivelasse che quella era un'altra bugia, un altro discorso pieno di parole vuote. Le sembrava sincero ma anche le altre volte, in cui le aveva mentito spudoratamente, lei aveva creduto che fosse onesto. 
Non era più così sicura di riuscire a capire cosa stesse veramente pensando come era convinta di potere fare una volta, l'incertezza la stava divorando insieme ai residui di quella rabbia che era esplosa nel suo corpo come un incendio, incendio sul quale Slash aveva buttato acqua con le sue parole.
- Posso andare alle Hawaii, almeno non sarò in mezzo a un fottuto deserto, e mi ripulirò come ho sempre fatto, da solo. Puoi venire anche tu- cercò di sorriderle incoraggiante ma quello che ne uscì fu una smorfia tesa. 
- Sì, ci andiamo insieme, come abbiamo fatto l'altra volta, sarà una specie di vacanza... dopo che questa merda se ne sarà andata dal mio corpo ovvio!- 
Bonnie rimase in silenzio, lo sguardo basso, non sapeva cosa dire o cosa pensare. 
Da una parte avrebbe voluto saltargli in braccio, perdonarlo e accettare la sua proposta ma c'era un'altra parte di lei che la frenava, quella parte che si stava ancora leccando le ferite che lui le aveva inflitto e che diffidava di lui e di ogni sua parola. 
Lo sentì sospirare e con la coda dell'occhio lo vide prendere un altro sorso di birra e infine girarsi verso di lei.
- Bonnie?- la richiamò quando vide che lei rimaneva in silenzio, totalmente immersa nei suoi pensieri. 
- Guardami, cazzo!- sentì che il divano si alzava, si abbassava e poi la sua presenza accanto a lei: Slash con uno scatto improvviso si era avvicinato a lei e le aveva preso il mento tra le dita per poi girarlo verso di lui. 
Sentiva i suoi polpastrelli, freddi per avere sorretto fino a poco prima la birra, premere sulla sua pelle ed alzò finalmente lo sguardo per incrociare i suoi occhi neri che la scrutavano vicinissimi.  
E poi ogni sua sensazione, ogni sua percezione venne ridimensionata, fino quasi ad annullarsi, quando si ritrovò le morbide, fresche labbra di Slash, che sapevano di birra e di lui, premute con prepotenza contro le sue, a ricordarle quanto fosse ancora dipendente da quel contatto. 
Ma dopo pochi secondi, quelli che il suo cervello impiegò per tornare a farsi sentire, portò le mani sulle sue spalle e lo allontanò con forza, rivolgendogli uno sguardo bruciante e furioso. Non era così che si sarebbe fatto perdonare, non importava quanto lo desiderasse e quanto la sua mente annebbiata stesse soccombendo alle sue pulsioni, era ancora troppo arrabbiata per piegarsi come un fuscello al suo tocco. 
Vide la sorpresa colorare il suo sguardo ma fu una frazione di secondo che venne inghiottita nel vortice nebuloso della confusione data dall'alcool e dai sentimenti contrastanti. 
Poi non seppe esattamente cosa successe. 
Tutto quello che sapeva era che quelle labbra erano nuovamente premute sulle sue, con maggior forza rispetto a prima, e che anche se avesse voluto allontanarsi non avrebbe potuto, la sua mano sulla nuca glielo avrebbe impedito; quella parte irrazionale di lei, che anelava a quel tipo di perdizione, glielo avrebbe impedito. 
Lo sentì schiudere le labbra sulle sue e istintivamente lo imitò, permettendo al suo fiato caldo di mescolarsi al proprio e alla sua lingua di intrecciarsi alla sua. 
La avvolse in una carezza di pelle, mani, labbra e sospiri alla quale non riuscì a sfuggire, le sembrava di trovarsi tra le spire del serpente tentatore nel Giardino dell'Eden. 
Lui era il serpente e lei era Eva. 
E tutti sanno che Eva non riuscì a resistere. 
Arrendendosi del tutto alla passione lo strinse a lei salendogli a cavalcioni, infilandogli le mani tra i capelli e tirandoli con rabbia, premendo il proprio bacino contro il suo, mordendogli le labbra, gemendo su di esse, inarcando la schiena per stringersi il più possibile al suo corpo, accarezzandogli la lingua e il palato per poi staccarsi solo quando i suoi polmoni urlarono il loro bisogno di aria. 
Rimase lì, sopra di lui, a respirare affannata a un centimetro dalle sue labbra, a stringere i suoi capelli, a sentire la sua erezione premerle dura contro, a guardarlo negli occhi. 
Si precluse la vista di quegli occhi solo quando le sue palpebre si chiusero al tocco delle sue mani che le accarezzavano la schiena come se volessero diventare un tutt'uno con essa. 
Quel breve momento di pausa durò poco, era come se Slash sapesse che se le avesse lasciato il tempo di riprendere fiato, di pensare, le avrebbe permesso di allontanarsi da lui. 
Infilò quindi con decisione le mani sotto la sua maglietta percorrendole la schiena nuda con i palmi aperti delle mani, la sentì fremere contro di lui e inarcare di nuovo la schiena. A quel punto prese di nuovo possesso delle sue labbra senza lasciarle scampo, stringendola a lui in tutti i modi che conosceva. 
Non voleva perderla, sentiva che le stava sfuggendo e quello era il suo modo per trattenerla. 
Non era mai stato un grande oratore lui, preferiva agire e sperava che la ragazza avrebbe capito come sempre il suo modo di comunicarle ciò che non riusciva a dire a parole. Quando le sue labbra non torturavano quelle della ragazza erano le sue mani e le sue dita a impedirle di articolare qualsiasi parola, a impedirle di tornare a pensare lucidamente toccando ogni centimetro di pelle che riusciva a trovare. 
Era ancora arrabbiata con lui, Slash lo percepiva dalla rabbia con cui rispondeva ai suoi baci, dalle sue unghie conficcate nella pelle, dai morsi che lasciava sul suo collo o sulle sue labbra ma questa cosa stava paradossalmente rendendo le cose più eccitanti per lui, tanto che gli sembrava di scoppiare. 
Non perse quindi tempo, la spogliò in fretta buttando all'aria i suoi vestiti e la prese su quel divano continuando quella che ormai era diventata quasi una lotta.  
Si perse in lei come aveva sempre fatto, scoprendo per l'ennesima volta, ma con lo stesso stupore della prima, come ci si sentisse bene a dimenticare tutto ciò che non fosse il suo morbido, candido corpo che lo accoglieva. 
Si strinse a lei godendo nel vedere la sua espressione invasa dal piacere, nel sentirlo fuoriuscire dalle sue labbra schiuse mescolandosi al suo nome, nel sentire il suo corpo venire scosso dall'amplesso. 
E si scordò anche di quella lurida puttana che aveva dominato il suo corpo e la sua mente facendogli dimenticare che, vicino alla musica, c'era una sola signora del suo cuore e che di sicuro non rispondeva al nome di eroina. 

Erano su quel piccolo divano che a malapena riusciva ad accogliere i loro corpi. 
Slash era ancora steso su di lei, la sua testa era appoggiata sul suo petto che si alzava e abbassava velocemente per cercare di riprendere fiato. Le sue cosce erano ancora bagnate e i suoi pensieri ripresero a vorticare furiosamente nella sua testa. 
Cosa doveva fare? 
Avrebbe voluto con tutto il suo cuore credergli ma la sfiducia che ormai albergava in esso la costringeva a trattenersi, a ripercorrere mille volte nella sua testa il discorso che lui le aveva fatto alla ricerca di un possibile indizio che le facesse capire che le stava mentendo. 
Ancora immersa nei suoi pensieri gli passò le mani tra i capelli, come faceva quasi sempre dopo, quando entrambi erano troppo sfiniti per parlare. Sentì che le sue mani in risposta le accarezzavano i fianchi e poi le cosce e si chiese come fosse possibile che le facesse sempre quell'effetto. 
Con il passare del tempo e con l'aiuto della rabbia non avrebbe dovuto essergli un po' più immune? 
-Devo farmi una doccia- disse all'improvviso. Si sentiva una debole per aver ceduto ai suoi baci, e a quello che era successo dopo, e stando lì non avrebbe mai e poi mai capito cosa voleva fare. Non sapeva se credergli e andare alle Hawaii con lui o lasciarlo perdere una volta per tutte. 
Il suo cuore sprofondò di un paio di metri a quei pensieri ma quella situazione stava diventando fin troppo sfiancante da affrontare.

Slash non disse niente, si limitò ad alzarsi dal suo corpo e a sedersi dall'altra parte del divano guardandola mentre si alzava e, senza neanche cercare di coprirsi con qualcosa, si dirigeva in bagno. 
Sentì il rumore dell'acqua della doccia arrivagli alle orecchie attutito dalla porta chiusa. Poi si diede dello stupido: lei non l'aveva guardato neanche una volta negli occhi per quel breve tempo che era passato da quando lui si era scostato da lei a quando era andata in bagno. 
Un'improvvisa, sconosciuta ed a lui assolutamente estranea paura di perderla gli si insinuò dentro strisciando lenta nel suo corpo. Scattò in piedi e si diresse a passo veloce verso il bagno.

Bonnie era a occhi chiusi sotto il getto dell'acqua calda, totalmente immersa nella corrente turbolenta delle sue riflessioni, quando la porta si aprì e Slash entrò nel piccolo bagno. 
Un secondo dopo aveva scostato violentemente la tenda della doccia e si era infilato in questa insieme a lei, prendendola alla sprovvista. 
Si girò spaventata e si ritrovò il suo viso davanti che la guardava serio. Il ragazzo la afferrò per i fianchi e si chinò a baciarla con urgenza ma questa volta Bonnie riuscì a trovare la forza di volontà sufficiente per mettere le mani sulle sue spalle e allontanarlo subito da lei.
- Slash, no- disse con decisione.
- Bonnie... ho bisogno di te- mormorò allora stringendo la presa sui suoi fianchi. La mora lo guardò a dir poco stupita, anche se spesse volte durante la loro relazione aveva intuito che il ragazzo si appoggiasse emotivamente a lei, lui non glielo aveva mai detto chiaramente, non aveva mai ammesso quella sua debolezza. Fino a quel momento.
- Non so se riuscirò a fare questa cosa senza averti accanto... te lo sto chiedendo per favore, vieni con me...- 
Bonnie, le mani ancora sulle sue spalle e gli occhi puntati sulla tenda di plastica della doccia, era in preda alle emozioni più contrastanti ma si accorse ben presto che pian piano la rabbia e la sfiducia nei suoi confronti stavano inesorabilmente sbiadendo di fronte alle sue parole. 
Alzò la testa, finalmente lo guardò negli occhi e quello che vi vide dentro guidò le sue parole.
- Devo chiamare la redazione, non so se posso prendermi dei giorni di ferie...- Slash si aprì in un sorriso di genuina felicità.
- Dì loro che stai male no?- 
La ragazza fece una smorfia, pensierosa, le mani del riccio erano ferme sui suoi fianchi, solo i suoi pollici continuavano ad accarezzarle ogni tanto la pelle.
- Vedo cosa posso inventarmi ma non è detto che ci riesca- disse infine con un sospiro. 
A quelle parole il ragazzo la abbracciò, stringendola forte per la vita e sollevandola di qualche centimetro da terra. 
Bonnie si strinse a lui e sperò con tutta se stessa di avere fatto la scelta migliore.

Bonnie osservò rapita l'oceano che pigro si stendeva davanti ai suoi occhi. 
La superficie dell'acqua era quasi piatta, solo in corrispondenza della spiaggia si formavano piccole onde che si infrangevano con poca convinzione sulla sabbia chiara. Gli alti alberi di palma si stagliavano contro il cielo di un azzurro accecante e fornivano una falsa sensazione di protezione e stabilità. 
La ragazza fece un ultimo tiro prima di schiacciare quello che restava di una sigaretta in un posacenere di vetro in cui giacevano abbandonati i resti di altre cicche. 
Si alzò dalla sedia di vimini su cui si trovava e si diresse con passo lento verso la porta scorrevole di vetro che dava sull'interno del bungalow. All'interno la accolse un bianco salottino perfettamente in ordine, fatta eccezione per una coperta sul divano chiaro e una bottiglia di Jack sul tavolino di fronte. Bonnie ignorò quest'ultima e si diresse verso la camera da letto in penombra, tutte le tende erano state tirate ma, essendo chiare anch'esse, un debole riflesso della luce accecante del giorno riusciva a penetrare comunque in essa. 
Al centro della stanza, sul grande letto alla cui base erano state disordinatamente ammucchiate tutte le coperte, giaceva una figura stesa prona, sembrava addormentata. 
Bonnie si avvicinò a Slash e si sedette sul bordo del letto scostando con una carezza leggera i lunghi capelli ricci, che come al solito gli coprivano il viso, per poi passare una mano sulla sua fronte. 
A quel gesto il ragazzo girò il viso nella sua direzione e con una mano si premette quella della ragazza sul viso.
- Pensavo dormissi- disse lei piano, come timorosa di infrangere la quiete di quel pomeriggio. 
- Mi sono appena svegliato- borbottò lui in risposta.
- Come ti senti?-
- Di merda... ma meglio.-
- Mi sembra che tu abbia ancora un po' di febbre.-
- Hmm- rispose lui con quella che poteva essere una conferma o un diniego. 
Rimasero in silenzio in quella posizione: Slash con gli occhi chiusi e il viso contro il palmo di Bonnie, la quale con l'altra mano era impegnata ad accarezzargli i capelli.
- Ho caldo- disse dopo un po' il riccio con un lamento.
- Lo so... se vuoi ti preparo un bagno così ti rinfreschi un po'.- 
Lui si limitò ad annuire, sempre tenendo gli occhi chiusi. Bonnie si alzò ed andò nel bagno adiacente alla camera facendo partire l'acqua nella vasca da bagno circolare che avrebbe potuto accogliere tranquillamente almeno tre persone dentro. Dopo andò nel salotto e recuperò la bottiglia di Jack dal tavolino, prese due bicchieri e il secchiello del ghiaccio e  portò anche quelli in bagno. 
In quella disintossicazione volontaria che il riccio si era finalmente imposto, l'alcool non era rientrato nella categoria di "merda da eliminare dal mio corpo". Anche se magari non era la cosa più salutista del mondo, da quando aveva smesso di vomitare e contorcersi sul letto in un bagno di sudore, l'alcool sembrava aiutarlo a riprendere un minimo il controllo di sé, sempre se preso in quantità ragionevoli, e Bonnie non se l'era sentita di vietarglielo, in fondo aveva aiutato anche lei a superare quei primi orribili giorni. 
Non aveva mai assistito a una disintossicazione e inizialmente, quando il ragazzo aveva iniziato a stare male sul serio, si era spaventata, non sapeva cosa fare. Ma poi aveva deciso di affrontarla come una semplice, brutta, influenza, anche perché esternamente lo sembrava per davvero, quindi aveva cercato di aiutarlo per quanto le fosse possibile. La notte la trascorreva nel salottino sul divano, dormire nello stesso letto con lui era stato fuori discussione fin dall'inizio, cercando di dormire ma svegliandosi puntualmente ogni paio d'ore per correre di là e controllare come stesse.

Una volta portato tutto in bagno tornò in camera e si sedette di nuovo sul letto prendendo un braccio del ragazzo e mettendoselo intorno alle spalle mentre lui si alzava. 
Non fu semplice percorrere quei pochi metri fino in bagno perché, nonostante si sentisse meglio, Slash era ancora debole e sebbene cercasse di stare il più possibile su, alla fine si appoggiava con gran parte del suo peso su di lei.
Finalmente riuscirono ad arrivare in bagno nei pressi della vasca da bagno. Slash si appoggiò al muro tenendo gli occhi chiusi, un'espressione di sofferenza ancora impressa sul suo volto, mentre Bonnie gli abbassava i pantaloncini che indossava. 
In un'altra situazione sicuramente il riccio avrebbe condito quel momento con una sfilza di battutine e avrebbe approfittato della situazione ma in quel momento era troppo concentrato sui suoi arti doloranti e sul caldo che aveva quindi rimase in silenzio, assecondando come meglio poteva i gesti della ragazza. 
Una volta libero dall'unico indumento che indossava si immerse, sempre con l'aiuto della mora, nella vasca con un' esclamazione di sollievo. 
Rimase per un po' in silenzio con gli occhi chiusi, la testa abbandonata sul bordo della vasca e le braccia ai lati per sostenersi. Bonnie intanto si accese una sigaretta, l'ennesima, mise ghiaccio e Jack nei bicchieri e poi cominciò e bere dal suo sedendosi sul bordo della vasca e porgendo l'altro a Slash che intanto aveva riaperto gli occhi. 
- Così poco?- 
Nonostante la debolezza trovò la forza per lamentarsi della scarsa quantità di liquore. 
- Sei a stomaco vuoto, vuoi la bottiglia intera?- replicò la ragazza. 
- Ho ancora la nausea, non riesco a mangiare.-
- Lo so ma questo non cambia il fatto che tu sia a stomaco vuoto e debole, non vuoi ricominciare a vomitare vero?- 
Slash sbuffò prendendo un sorso dal bicchiere e guardando di fronte a sé immerso nei suoi pensieri. Si accese anche lui una sigaretta dal pacchetto che si trovava sul ripiano lì accanto e poi rivolse di nuovo la sua attenzione a Bonnie, rivolgendole uno dei suoi sorrisi storti.
- Sei proprio una brava infermiera sai?- 
La ragazza rise brevemente e aspirò dalla sigaretta. 
- Grazie.- 
Slash le accarezzò con la punta delle dita l'avambraccio e continuò a guardarla con gli occhi socchiusi, la testa ancora reclinata sul bordo della vasca mentre lei fumava in silenzio e guardava davanti a sé. 
Dopo poco il riccio si mise a sedere ritto, provocando con questo movimento leggere onde all'interno della vasca e attirando così l'attenzione della ragazza che si girò verso di lui curiosa. Le mise una mano bagnata e piena di schiuma sulla nuca e la attirò con la poca forza che aveva verso di lui sfiorandole le labbra in una carezza dolce e poi ricercando un contatto più profondo. Si baciarono lentamente, con una sorta di timidezza che non era mai appartenuta a nessuno dei due e dettata soprattutto dalla tensione che comunque era ancora presente tra di loro. Bonnie si sporse ancora di più verso la vasca e appoggiò una mano alla sua spalla per sostenersi, anche perché Slash le aveva messo l'altra mano sulla schiena e stava continuando ad attirarla sempre più verso lui bagnandole la leggera maglietta chiara che portava. 
Si staccarono ansanti guardandosi brevemente negli occhi poi la ragazza si allontanò riprendendo la posizione di prima mentre lui continuava a fumare.
- Vieni anche tu qui- disse all'improvviso con un sorriso aperto sulle labbra. Bonnie si girò verso di lui spalancando gli occhi.
- Nella vasca?- 
Lui annuì bevendo l'ultimo sorso di Jack dal suo bicchiere.
- Perché no? Non dirmi che non ne hai voglia...-
- Ma non dicevi di stare male? E comunque non è per quello, non penso che ti farebbe bene adesso.- 
- Niente mi farebbe stare meglio di un po' di sano sesso, poi magari mi torna anche l'appetito.- 
La ragazza lo guardò scettica ma anche indecisa, prendendo sul serio in considerazione la sua proposta.
- E dai, non mi dovrò sforzare più di tanto se tu stai sopra- la mora scoppiò a ridere a quelle parole.
- Mi vuoi far fare tutto il lavoro eh?-
- Ti voglio ringraziare per essere stata un'infermiera così brava- replicò lui persuasivo sporgendo una mano fuori dalla vasca, gocciolando sul pavimento, per sfiorarle un ginocchio nudo.
- Vedo che stai meglio- disse Bonnie divertita ma ancora indecisa.
- Dopo starò ancora meglio, l'orgasmo provoca il rilascio di endorfine che aiutano ad alleviare anche il dolore- dopo quell'affermazione la ragazza scoppiò a ridere, stavolta di gusto. 
- E come lo sai?-
- L'ho letto in una rivista in una clinica per malattie veneree in Inghilterra- rispose lui, riferendosi al primo tour europeo dei Guns quando lui, a causa del suo libertinaggio e della noncuranza riguardo alle precauzioni, si era più volte preso una serie malattie veneree passando gran parte del suo tempo in Europa in cliniche del genere. 
Bonnie rise con le lacrime agli occhi poi, quando si fu calmata, lo guardò divertita e poi di nuovo pensierosa.
- Se ti può far star meglio... mi sacrificherò- disse infine ironica finendo di bere per poi alzarsi e spogliarsi lenta sotto il suo sguardo. 
Si immerse nell'acqua, sentendo subito le sue mani sui suoi fianchi, e si abbassò su di lui.

Mentre l'Oceano inghiottiva nelle sue fauci infinite il sole e la sera scendeva su quell'isola del Pacifico, in un bungalow non lontano dalla spiaggia Slash e Bonnie stavano cenando seduti sul divano guardando un programma demenziale alla TV. 
Effettivamente il riccio si era sentito sempre meglio con il passare delle ore ed anche il suo appetito era tornato a farsi sentire.
Finito di mangiare, Slash si accese una sigaretta e si appoggiò nuovamente con la schiena al divano allungando le gambe davanti a lui; rimase un po' in silenzio poi prese Bonnie per un braccio attirandola delicatamente contro il suo petto.
- Grazie- le disse, guardandola negli occhi, prima di rivolgere di nuovo la sua attenzione allo schermo.


Ok, non sono molto convinta di questo capitolo, ci ho messo un po' a correggerlo ma non sono del tutto soddisfatta del risultato. Detto ciò, passo alle spiegazioni, nel caso in cui non siano già ovvie. Finalmente si confrontano per bene e forse avrebbero dovuto continuare a farlo, per chiarirsi del tutto, invece di darsi ad attività di altro stampo ma sappiate che è assolutamente intenzionale, li devo tenere ancora buoni per un po', distrarli con altre cose perché se li lasciassi a confrontarsi per bene questi due si lascerebbero subito e questa cosa non è prevista. Spero comunque che non sia risultata forzata la scena. 
Slash decise veramente di farsi un altro viaggetto alle Hawaii, con Megan però, per calmarsi un po', tentativo non proprio riuscito anche se poi sappiamo che in breve è riuscito a mollarla veramente l'eroina... anche se l'ha sostituita con la coca. Io ho fatto accadere le cose in modo un po' diverso perché, sebbene stia cercando di seguire il vero susseguirsi degli eventi, non posso neanche ignorare la presenza e l'importanza che comunque Bonnie ha nella vita di Slash e il modo in cui influenza le sue scelte... o penso che le avrebbe influenzate se fosse esistita :)
Ultimi dettagli e poi me ne vado: Slash diceva sempre che, quando voleva ripulirsi (e di solito lo faceva a casa delle sue ragazze) usava come scusa per il suo malessere l'influenza quindi penso che esteriormente l'aspetto sia più o meno quello...diamogliela per buona dai. Infine, la storia delle malattie veneree è vera anche, quella sull'orgasmo e le endorfine non lo so, non sono un medico :)
Spero che vi sia piaciuto questo capitolo e ci vediamo al prossimo,
Breath
  
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