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Autore: _what_    11/10/2014    0 recensioni
L'apparenza inganna. Non è solo un detto e questo Amy lo sa bene. Abituata alla gente che vede solo il suo lato esteriore e la giudica ogni volta che passa per strada. Le persone guardano, indicano e mormorano senza un minimo ritegno. Ha imparato a fregarsene lei, col tempo.
Così ha deciso di trasferirsi lontano da tutti e da tutto.
Ha scelto a caso, una cittadina dell'Inghilterra, Holmes Chapel.
Lei non lo sa, ma qui cambierà radicalmente la sua vita: dovrà mettere in discussione se stessa e i sentimenti che inizia a provare per un ragazzo che l'ha conquistata. Riuscirà ad affrontare tutto ciò?
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 7: sadness
 
Aveva buttato giù. Non ci credevo. Aveva per caso dimenticato fossi sua figlia? Perché mi odiava così tanto? Che le avevo fatto? Ero nata.
Tornai a casa correndo. Per la prima volta dopo tanto i miei occhi pizzicavano e minacciavano lacrime. Non piangevo quasi mai.
Entrai in casa sconvolta e a passo svelto mi infilai in camera. Non volevo mostrarmi debole davanti ai ragazzi ma soprattutto davanti ad Harry.
Mi buttai a peso morto sul letto e cominciai a singhiozzare. Le lacrime bagnavano tutto il cuscino. Il mascara si scioglieva sulle guancie. Il respiro era veloce, non riuscivo a fermarle, ma dovevo.
Neanche detto i ragazzi mi raggiunsero in camera. Io mi nascosi sotto le coperte, cercando di singhiozzare silenziosamente, cosa in quel momento impossibile.
Lou si sedette accanto a me e mi abbracciò. “che succede? Vieni fuori da li sotto!”
Io piano piano tolsi la coperta e mi fiondai tra le sue braccia. “era così distaccata, ha chiamato per sbaglio Lou” gli stavo sporcando tutta la maglietta ma a lui non importava.
Harry se ne stava sulla porta senza proferire parola. Io continuai. “non le interessava neanche dove fossi o  come stavo! Mi odio, se non avessi fatto quei piercing!”
“ehi shh… non è colpa tua Amy” disse accarezzandomi la testa e guardando Harry.
“ora vai a lavarti quel bel visino che ti ritrovi e poi vieni in salotto che ti prepariamo una buona camomilla.”
 
L’acqua fresca in faccia faceva sempre bene, non che in quel momento stessi molto meglio, ma almeno  non stavo piangendo più.
Improvvisamente sentii freddo così indossai una felpa pesante, tirando su il cappuccio.
In salotto fui accolta dal mio cucciolone e da un aroma di camomilla con miele, la mia preferita.
Mi scappò un mezzo sorriso. Mi sedetti sul divano vicino ad Harry – era l’unico posto disponibile.
Muffin si distese vicino ai miei piedi. “grazie Lou…”
“e di che cosa piccola Amy. Sono qui per questo no? Sennò chi ti sopporterebbe?”
Io sorrisi “sicuramente non mia madre” dissi tirando su con il naso.
“basta parlarne. Ora, che facciamo?”
“io proporrei una bella commedia e non un film strappalacrime” parlò Harry dopo tanto.
“idea perfetta amico”
Così cominciammo a guardare una di quelle solite americanate ridicole ma che a Louis piacevano così tanto che non riusciva a smettere di ridere e di conseguenza nemmeno io ed il riccio.
Era una situazione strana. Forse perché Harry mi guardava mentre piangevo, e sembrava dispiacersi per me. Specifichiamo sembrava. Chissà invece cosa pensava in quella sua testolina ottusa.
Una volta finito il film Louis si alzò. “io se per te va bene Amy dovrei andare in discoteca con Liam e Hanna e la mia Grace, ma se non te la senti resto qui con te”
“tranquillo vai, non ti negherei mai queste belle serate. E poi Grace ti aspetta”
Lui mi guardò insicuro. “se stesse Harry qui con te mi sentirei più tranquillo..”
Tutti e due ci voltammo verso il riccio. “non so se Amy ne abbia voglia”
Il mio migliore amico mi anticipò nella risposta. “non mi frega di quello che vuole lei, in questo momento non è in grado di pensare lucidamente e ho paura che possa fare cose strane quindi controllala.”
Non avevo visto Lou così preoccupato per me. Vabbè che stavo male per quella razza di madre che mi ritrovavo ma non avrei mai fatto nulla di stupido. Almeno credo. Non mi sarei fatta del male per lei, non lo meritava affatto. In più tenevo alla mia incolumità.
“bene io penso che andrò a dormire” dissi quando il moro se n’era andato.
“e io penso che ti seguirò” il riccio si alzò con me.
“non credo proprio” puntai il piede per terra incrociando le braccia.
“hai sentito Louis: devo tenerti d’occhio” era più testardo di me.
Sbuffai e lasciai che mi seguisse in camera.
“ti avviso: voglio dormire e non voglio parlare di quello che è successo sta sera” dissi infilandomi sotto le coperte. Lui si distese vicino a me circondandomi con il braccio. Mi sentii protetta. Lo lasciai fare, non avevo la forza psicologica di respingerlo. Ero davvero stanca in tutti i sensi.
“perché fai così? Prima ti comporti da idiota e ora fai come se ci tenessi a me”
“io tengo a te” lo guardai confusa. Che cavolo diceva? “a scuola sono stato così distaccato perché non volevo… insomma ho paura di farti soffrire comportandomi da coglione”
“ma…” se prima ero confusa ora non ci capivo un emerito cazzo.
“shh zitta. Qual è la tua canzone preferita?”
“non saprei… penso… ora come ora mi piace Long Way Down”
“ah si la conosco…” e fu così che cominciò a canticchiarla con la sua stupenda voce soporifera. Sarei rimasta li in eterno se avessi potuto. Mi addormentai lentamente. Cullata dalla sua voce e dal battito del suo cuore.
 
La mattina mi svegliai, ma lui non c’era. Un po’ mi rattristai della cosa, ma allo stesso tempo ero felice.
Saltellai in cucina già pronta per andare a scuola. Mi bloccai quando notai che c’era anche Grace.
Trattenni un sorriso malizioso. Notte di fuoco per Louis.
“buongiorno a tutti” canticchiai.
“da disperata alla felicità in persona? Harry fa miracoli” sogghignò il mio migliore amico.
“Grace ti prego, posso tirargli un pugno?” l’altra fece cenno di si ridendo.
Gli tirai una leggera pacca sulla spalla. “almeno fa finta che ti faccia male così mi sento un po’ meglio”
Finse allora di svenire dal male distendendosi sul pavimento.
“bene ragazzi io vi saluto, vado a scuola”
“ma mancano ancora venti minuti prima dell’inizio della lezione”
“ho la verifica di filosofia Lou.. approfitto per ripassare gli appunti!”
 
In realtà volevo fare una passeggiata per prendere un po’ d’aria. La verifica ce l’avevo, ma non mi serviva ripassare gli appunti, sapevo l’argomento a memoria praticamente.
 
Come mi aspettavo, risposi a tutte le domande in modo completo senza commettere errori. Adoravo la filosofia. L’ora successiva avrei avuto letteratura … con Styles. Chissà come si sarebbe comportato oggi.
Entrai tra le prime in classe e mi sedetti al solito banco in fondo. Sperando che si sedesse vicino a me, cosa che fece. Mi fece un sorriso a trentadue denti che ricambiai non potendo fare a meno di pensare a quanto fosse bello e… coglione, la maggior parte delle volte.
“come va?” disse guardandomi intensamente con i suoi occhi verdi.
Smettila di fissarmi. Smettila. Smettila. “meglio, grazie di tutto”
“figurati, per quel poco che ho fatto”
“no davvero, te ne sono grata. Non hai fatto poco. Ma non farne parola con nessuno chiaro? Non avevo mai pianto davanti a qualcuno, fai finta che non sia successo”
Scosse la testa ridendo. “pianto? Eri disperata. Spero che prima o poi ti fiderai abbastanza da dirmi quello che è successo.”
“e se io mi fidassi già abbastanza?”
“in tal caso.. fai qualcosa dopo scuola?”
Devo ammettere che non mi aspettavo che mi chiedesse di uscire, sinceramente non vedevo l’ora.
 
“signorina dove stai andando?” chiese Lou finita scuola.
“io beh vado ecco… ehm” sputai tutto in un fiato “escoconStyles”
Lui rimase per un attimo interdetto “che novità, ti ricordo che ieri pomeriggio lo odiavi.”
“si forse ho esagerato un pochino.. ci vediamo più tardi ciao” gli diedi un bacio sulla guancia e corsi via.
Harry mi aspettava nel parcheggio appoggiato alla sua auto. Mi aprì la portiera dell’auto e mi fece salire.
Io mormorai un grazie e mi allacciai la cintura. L’ultima volta ero quasi morta per la sua guida, questa volta mi stavo quasi rilassando. Non ero per niente a disagio.
Dopo quasi dieci minuti ci fermò la macchina in una villetta nella periferia di Holmes Chapel.
“scusa, avrei dovuto portarti in un posto migliore ma pensavo mi rispondessi di no e quindi non ho trovato un poso migliore.” Disse sorridendomi sinceramente.
“è casa tua?” domandai curiosa. Lui annuì.
Sulla soglia di casa, sentii qualcuno litigare dentro. Guardai Harry che sembrava un po’ triste. Forse i suoi stavano discutendo. Nel momento esatto in cui la porta si aprì le urla cessarono.
“oh, ciao figliolo” disse il padre di Harry abbracciandolo. Il ragazzo mormorò un ciao senza troppa enfasi.
“Ciao Harry!” salutò sua madre, non potei fare a meno di notare che aveva gli occhi leggermente arrosati, forse aveva pianto “oh ciao e tu sei?”
“Amy signora” le strinsi la mano da brava persona educata qual’ero.
“oh chiamami Anne cara… ora scusatemi vado a finire di preparare la torta al cioccolato che piace tanto al mio piccolo” strizzò le guancie ad Harry, che alzò gli occhi al cielo.
“mamma smettila non ho più cinque anni” disse sorridendole.
Quanto erano carini. Mi venne un groppo in gola. Io non avevo mai avuto un rapporto così con mia madre, forse da piccola, ma non me lo ricordo.
“vieni, seguimi” mi portò in giardino, dove c’era un albero enorme.
“Oh mio dio! Quella è una casa sul’albero?” esclamai estasiata. “possiamo salirci?”
“certamente” rise.
“ne ho sempre desiderata una! È un sogno che si avvera, anche se non è mia”
Non era grandissima, sarà stata approssimativamente tre metri per tre. Il pavimento era rovinato con il tempo. C’erano due finestrelle con le tendine verdi e dei puf.
“ci vengo da quando sono un nanerottolo. La adoro” disse con gli occhi che brillavano.
“oh beh, se permetti ora l’adoro anche io. Forse più di te”
“non credo proprio” disse spingendomi leggermente per scherzare. “siediti se vuoi”
Scelsi il puf blu – il mio colore preferito. Ci sprofondai dentro. Era comodo. Io ed Harry parlammo a lungo, di tutto e di più. Gli raccontai anche il rapporto che avevo con mia madre e di quanto avevo sofferto per il divorzio dei miei, isolandomi e cambiando il mio aspetto. Lui sembrò capirmi completamente.
“penso che tu abbia sentito che i miei stavano litigando prima no?” disse diventando improvvisamente triste. “vedi vanno avanti da mesi queste discussioni, ma ultimamente sono peggiorate.”
“perché me lo stai raccontando?”
“perché mi fido di te e poi penso che tu possa capirmi meglio di altri, meglio di Louis anche”
Mi sedetti vicino a lui e lo abbracciai. “ho paura che i miei si separino Amy”
“andrà tutto bene, ci siamo io e Louis e tutti gli altri quattro idioti. Non voglio mentirti però, devi prepararti: può essere che si un periodo passeggero di crisi come può essere che divorzino”
“lo so, lo so… ora è il mio turno di dirti grazie mi sa” mi sorrise.
“non serve, siamo pari!” sottolineai.
“in realtà ti ho tirato su l’umore due volte quindi tu mi devi un favore” specificò.
“piccoli dettagli Styles, e comunque ero ammalata per colpa tua” gli feci la linguaccia.
Lui si avvicinò lentamente e cominciò a farmi il solletico. Il mio punto debole. Cominciai a ridere come una matta supplicandolo di fermarsi. Finché scalciando riuscii a liberarmi, afferrai un cuscinone come protezione. Lui avanzava io indietreggiavo. Mi bloccai quando andai addosso alla parete di legno. Ero nell’angolo. Senza via di fuga. “non osare fare un altro passo Styles, ti avviso.”
“e cosa mi fai se mi avvicino ancora?”
Io ci pensai su un attimo. “non saprei … qualcosa… devo scegliere la vendetta giusta.”
Appoggiò un braccio al muro e con l’altro mi tolse il puf dalle mani. Che debole che ero.
Mi sfiorò la guancia con la mano. Mi provocò i brividi e le farfalle allo stomaco. Maledizione a lui. Mi venne in mente la prima volta che mi aveva baciato, era stata una cosa bellissima, anche se poco casta.
“non sai quanto io muoia dalla voglia di baciarti” disse a bassa voce.
“fallo allora” non feci in tempo a finire la frase che mi posò un dolce bacio.
Mi sembrava di essere in uno di quei film smielati. Il mio cuore sarebbe esploso a momenti. Ricambiai il bacio circondando il suo collo con le mie braccia.
Si staccò lievemente e me ne posò un altro sul naso. Dio cos’erano quelle labbra? Mi venne invidia a pensare a quante ne aveva baciate. Probabilmente stava usando anche me, chissà quante ne aveva portate nella casa sull’albero. Non mi interessava. Mi sarei assaporata il momento. Perché non esiste quel fantastico telecomando che mette in pausa il tempo? Lo avrei fatto volentieri in quell’istante.
“sei unica piccola Amy” mi abbracciò.
“cosa significa tutto questo?” chiesi con il viso nell’incavo del suo collo. Che buon profumo aveva.
“non lo so. Devo ancora capire”
Beh, allora eravamo in due.
  
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