IL
CILIEGIO DEL SEDICESIMO GIORNO
Wano
Kuni
era esattamente come se l’era immaginata.
Una
terra
fatta di leggende, di guerrieri valorosi dai nobili principi, che
faceva
rivivere in sé la tradizione del passato.
Uno
come
lui, da sempre amante dei samurai e di tutto ciò che girava
loro intorno, non
poteva che restare estasiato da un luogo simile.
Era
come un
paradiso nel quale immergersi mente e corpo, rivivendo le gesta
gloriose di
quei combattenti senza eguali.
Camminava
lentamente,
fregandosene di dove i piedi lo portavano, guidato solo dalla voglia di
conoscere e sapere.
Fra
tanti
particolari, uno catturò più di ogni altro la sua
attenzione.
Si
stagliava
imponente nel bel mezzo di un giardino incurato, parte di una casa che
era
evidentemente disabitata ormai da anni.
Il
tempo
sembrava aver consumato tutto ciò che gli stava intorno,
senza però poterlo
scalfire nemmeno di una virgola.
Certo
la sua
corteccia era consumata, ma il peso degli anni non sembrava gravargli.
Era
forse il
ciliegio più grande che avesse mai visto.
Cosa
c’era
di così attraente in un ciliegio vicino a una casa fatta di
legno marcio?
Non
lo
sapeva nemmeno lui, ma era come se potesse sentire la voce
di quell’albero chiamarlo.
Un
richiamo
impercettibile, al quale non poteva opporsi.
Quell’albero
era vivo.
Si
avvicinò
senza mai staccare gli occhi da esso, contemplando la sua chioma in
fiore.
Fu
allora
che sbarrò gli occhi, comprendendo il vero motivo per cui
era stato attratto
dal ciliegio: si presentava interamente fiorito, nonostante fossero a
metà del
mese di febbraio.
I
ciliegi
simboleggiavano l’inizio della primavera, e quello era
decisamente inverno
inoltrato.
Le
tracce di
neve che macchiavano il paese di bianco ne erano la prova lampante.
Come
poteva
un ciliegio, dunque, fiorire nel bel mezzo di un clima così
ostile?
-
E’ uno spettacolo unico, non
è vero?-
fece una voce alle sue spalle.
Non
gli fu
necessario voltarsi, il suo udito ipersensibile avrebbe riconosciuto il
suo
timbro di voce anche se fosse stato lontano un miglio.
Il
suo, così
come quello di tutti gli altri che conosceva.
-
Ci sei anche tu. Sei venuto per vedere
quest’albero?-
domandò.
-
Ovvio che sì! Questo è
uno dei simboli più rinomati
di Wano!- gonfiò il petto in segno di orgoglio.
-
Posso immaginarlo, non è facile
vedere un
ciliegio fiorito in pieno inverno!-
-
Infatti questo è l’unico
ciliegio ad avere
questa peculiarità. È speciale…-
-
E perché?-
-
Perché al suo interno risiede
l’anima di un
uomo- proclamò solenne.
-
L’anima di un uomo dici?-
Non
era
solito credere a certe cialtronerie, ma ciò che proveniva da
un paese come
quello doveva per forza essere veritiero e rispettabile,
perché la parola di un
samurai portava con sé onore.
Dopotutto,
anche
lui aveva sentito la voce di quell’albero, il suo respiro, la
sua vita.
-
Esatto. Ti racconterò la sua
storia, giovane
samurai- chiuse gli occhi.
-
Ti ascolto-
-
Vedi, questo ciliegio ha origini
antichissime, come puoi vedere dall’aspetto della sua
corteccia. Viene chiamato
“Jiu-roku-sakura”, ovvero “ciliegio del
sedicesimo giorno”, proprio per questa
sua caratteristica di fiorire sempre il sedicesimo giorno del primo
mese, che
facendo riferimento al vecchio calendario lunare ricadeva proprio a
febbraio. Fiorisce
solo quel giorno in tutto l’anno, ricadendo così
nel Periodo del Grande Gelo
invece che in quello della primavera. Tutto questo perché la
vita che fiorisce
nell’albero non è la sua, ma bensì
quella di un uomo- il suo tono si fece
più profondo.
Ascoltava
con
attenzione, rapito da quella leggenda così incredibile ma
altrettanto entusiasmante.
Chi
meglio
di uno spadaccino poteva comprendere la vita delle cose?
-
La leggenda narra che un samurai di questa
provincia vivesse proprio in questa casa. Da bambino era solito giocare
sotto
quest’albero, che all’epoca fioriva con tutti gli
altri a primavera inoltrata. Tutti
i suoi antenati, di stagione in stagione, appendevano ai suoi rami in
fiore
delle strisce di carta colorata che riportavano poesie elogiative.
Questa tradizione
si propagò nella famiglia per più di cento anni.
Lo stesso samurai,
sopravvissuto ai figli e diventato vecchissimo, trovava nel ciliegio
l’unica
creatura che gli restava da amare. Purtroppo, durante
l’estate di un anno di
data sconosciuta, l’alberò si avvizzì e
la sua vita si spense. Come puoi
immaginare, fu un grosso dolore per il samurai. I vicini gli donarono
gentilmente un nuovo ciliegio, nella speranza di dargli conforto; ma
nonostante
il samurai si mostrasse loro felice e riconoscente, dentro il suo cuore
era
spezzato e nulla poteva ripararlo. Alla fine capì che
c’era un unico modo di
salvare la vita del suo amato ciliegio. Il giorno in cui
arrivò a questa
conclusione era esattamente il sedicesimo giorno del primo mese. Solo,
si recò
in giardino, inginocchiandosi davanti al ciliegio morto e pronunciando
queste
parole: “Ti scongiuro di fiorire ancora una
volta…perché sto per morire al
posto tuo”- fece una pausa, riaprendo gli occhi.
-
Ma che cosa significa?- chiese
curioso,
impaziente di sapere.
-
Devi sapere che in questa isola è
diffusa la
convinzione che si possa immolare la propria vita per
un’altra persona, o per
un qualsiasi essere vivente, per ottenere l’aiuto degli dei.
Le parole “migawari
ni tatsu”, ovvero “agire per
sostituzione”, esprimono questo concetto di
trasmigrazione dell’anima. Fu così che il vecchio
samurai dispose sotto l’albero
un telo con alcuni cuscini, vi si inginocchiò e
praticò il rito dell’hara-kiri,
proprio come si voleva nella tradizione dei guerrieri. Il suo spirito
trapassò
nel ciliegio, facendolo fiorire all’istante. Da allora
è sempre stato così, per
secoli e secoli. Quindi devi ritenerti fortunato di poterlo ammirare,
ragazzo!-
concluse.
Restarono
entrambi
a guardare il ciliegio in silenzio, ripensando al gesto nobile del
samurai.
Chissà,
forse anche lui un giorno avrebbe raggiunto una gloria paragonabile
alla sua.
Diventare
lo
spadaccino migliore del mondo non era proprio paragonabile a un simile
sacrificio, ma lui di sacrifici ne aveva fatti già molti per
arrivare sino a
lì, e per le persone che amava era disposto a farne ancora
molti altri.
-
Tu mi ricordi un po’ il vecchio
samurai
della leggenda…- interruppe il silenzio
Kin’emon.
-
E perché mai?-
alzò un sopracciglio - Io non sono
vecchio!-
-
Non lo sei nel corpo, ma il tuo spirito
è un
veterano di guerra. Non perdi occasione di mettere a rischio la vita
per
proteggere quella dei tuoi amici, proprio come il samurai ha fatto con
il
ciliegio. Sono certo che un giorno anche il tuo nome
diventerà leggenda-
Pronunciò
quelle
parole con un profondo rispetto, lo stesso che si portava ai nobili
guerrieri.
Per
la prima
volta nella sua vita, si sentì di aver davvero raggiunto
qualcosa di
importante.
-
Lo spero. Vorrei che una persona la cui vita
non può essere recuperata potesse sentire il mio nome fino
in cielo…- sorrise.
Non
ottenne
risposta.
Ormai
Kin’emon
se n’era andato, proprio come i petali del ciliegio che
iniziavano a
disperdersi nel vento della sera, pronti a morire all’alba
del giorno seguente.
Mi
sono
fissata con i ciliegi oh! XD No ok, questa storia è nata
grazie a Wintersea, a cui la dedico
pienamente e
la ringrazio ancora per avermi fatto conoscere questa bellissima
leggenda! Dovete
sapere che alla precedente storia sui ciliegi (Like a Sakura Flower)
questa
dolcissima ragazza mi ha detto di aver letto una storia simile sui
ciliegi, e
io da brava rompiballe le ho chiesto se riusciva a farmela avere. Lei
con una
gentilezza incredibile è andata a cercarla apposta, e io per
ringraziarla ho
deciso di farci una fiction!
Non posso
riportarvi la storia originale perché verrebbe
più lunga della fiction, quindi
vi linko il sito così andate a spulciarvela!
Come
l’altra
è una shot senza pretese, spero possa piacervi comunque!
Ringrazio di
nuovo Wintersea per tutto! <3
Bacioni
Place