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Autore: Soleil Jones    12/10/2014    3 recensioni
Ovunque fossero, sull'orologio di Molly, la lancetta di quei due era sempre lì; sì, c’era una sola lancetta per due, perché Molly Weasley sapeva che sarebbero sempre stati nello stesso posto. Si muovevano praticamente in simbiosi, i suoi figli; mai, però, avrebbe immaginato che un brutto giorno non sarebbe più stato così.
[...]
«Mh, siete per caso dei patiti dei prodotti Weasley & Weasley?» Tirò ad indovinare: perché, beh, quei due avevano tutta l’aria di due bambini che tutto possono avere tranne che buone intenzioni. I due gemelli annuirono all’unisono «Anche!»
«Ma non è questo il motivo per cui siamo qui, giusto Eric?»
«Giusto John! Detto senza mezzi termini, vuoi indietro tuo fratello, vero?»
«Oh, se è vero!»
[...]
«È semplice, tanto che neanche tu avrai problemi a capire come usarla.»
«Simpatica quanto un troll nel suo periodo rosso del mese, noto.» Bofonchiò tossicchiando sottovoce George. Gli occhi verdi dello spirito si ridussero a due fessure taglienti quanto il suo tono di voce. «Hai detto qualcosa, Weasley?»
«Io? Niente!»
Genere: Fantasy, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Fred Weasley, George Weasley, Nuovo personaggio
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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TimeRiders


L'arcata non era mai stata più sgombra: vivere con due maschi significava avere a che fare con il caos ogni giorno, per Hailey, ma l'attitudine di quest'ultima al disordine faceva sì che la cosa non fosse mai un problema.
Quel giorno, però, il salone era completamente libero: Max aveva – Su richiesta di James – spostato i mobili verso le pareti perché quest'ultimo potesse tracciare la Runa Temporale sul pavimento.
«Di solito non hai bisogno di tanto spazio.» Osservò Hailey, seduta sul tavolo con le gambe penzoloni e osservando il ragazzo biondo che, con la bacchetta, solcava la moquette malandata. James terminò di tracciare la Runa in silenzio, completamente assorto, e poi si alzò. «Perché di solito non ci sono passaggi da attraversare.»
«Passaggi?»
«Nella tua visione c'era una persona che, come dire, scalava un passaggio per arrivare nel presente del 1998, no? Ecco, è tutto nella tua testa.»
«James, ora sono più confusa di prima.» Sbottò Hailey, scendendo dal tavolo e raggiungendolo: la Runa brillò di luce argentea all'avvertire l'energia magica sprigionata dalla pietra che la Grifondoro portava al collo, come sempre. James fermò la compagna e la fece indietreggiare. Prese il suo zainetto e ne tirò fuori un accozzaglia di fogli e rilegature che Hailey non riconobbe subito.
«Ma questo...» Hailey sbiancò e al sentirsi cingere le spalle si voltò di scatto, accorgendosi di essere quasi finita addosso a qualcuno: Max la lasciò andare in tutta tranquillità «Non ti morde, tranquilla.» ed indicò il libraccio con un cenno del capo.
«Quello dovrebbe essere un passaggio? Sembra alquanto malridotto.»
«Mettiamola così: il diario che voi due avete puntato è andato distrutto subito. Polverizzato, andato. Questo invece no. A occhio e croce direi che è protetto, e se è così dev'esserci una ragione.» Spiegò James. «Qualcosa è imprigionato qui dentro, potrebbe essere l'Horcrux di qualcuno. Oppure potrebbe essere un passaggio che attraversa il tempo. E, semplicemente, se distruggiamo l'altro capo e poi anche questo, debelliamo il pericolo. Vi è chiaro?»
«C'è una cosa che non mi è chiara.» S'azzardò Hailey, alzando la mano. Max bofonchiò un “Ti pareva” mentre James la incitò ad andare avanti. Dunque, la ragazza indicò stizzita l'americano al suo fianco. «Dobbiamo proprio andare insieme? Gli agenti operativi si alternano, o almeno così mi hai detto tu!»
«Come se a me facesse piacere!» Ribatté Max.
James si interpose fra i due dividendoli bruscamente e guardandoli entrambi con gli occhi azzurri ridotti a due fessure. «Mandarvi da soli è troppo pericoloso e per il bene di tutti spero che riusciate a non bisticciare almeno in missione, per cui il primo che lascia morire l'altro ne risponderà a me. Vi è chiaro?»
«...Chiaro.» Bofonchiarono Max e Hailey. James annuì convinto e andò a posare il libro sulla Runa del Tempo.
Fece finta di non accorgersi della linguaccia che Hailey fece a Max, o della smorfia con cui l'americano rispose.
Il meccanismo con cui si viaggiava nel tempo secondo i TimeRiders – Nome adoperato sul campo – era semplice: il viaggiatore doveva indossare una pietra – Variante a seconda del proprietario, in quanto essa veniva scelta in base al segno zodiacale e all'ascendente del destinatario – che lo avrebbe reso intoccabile dalle ondate temporali – I cambiamenti causati dai viaggi nel tempo, in sostanza.
Solitamente erano i due Agenti Operativi della squadra ad averne una, in quanto il terzo membro era la mente del gruppo, ma poiché poteva capitare che le circostanze richiedessero l'intervento di più persone, anche all'Osservatore veniva fornita.
L'Osservatore, lì, era James, che aveva il compito di uscire ogni giorno e guardarsi intorno, semplicemente: individuare il più piccolo cambiamento nel presente – Il colore di un cartellone, le dinamiche di un avvenimento, la presenza di un negozio – era il primo passo importante.
Se qualcosa cambiava voleva dire che il tempo era stato alterato, e la conferma arrivava insieme al malessere del secondo membro: l'Empatico, il quale soffriva di visioni legate ad avvenimenti significativi passati, presenti o futuri.
Solitamente, chi aveva quel ruolo era naturalmente predisposto, o aveva una personalità altamente recettiva.
Hailey aveva questo compito all'interno del trio, che aiutava a capire quale punto della storia – Nell'arco di un secolo – fosse stato modificato.
Ad interpretare le visioni, era il Legilimens del trio, detto Scrutatore, che assisteva alle visioni.
A quel punto, scoperta la falla, l'Osservatore tracciava la Runa del Tempo servendosi di un incantesimo solo a lui noto e questa, all'avvertire l'entità magica dell'agente – E della protezione – immediatamente vicina a lei, reagiva di conseguenza. La catturava e la filtrava attraverso la barriera dello spazio-tempo.
«La protezione subisce lo stesso incantesimo con cui viene creata la Runa.» Aveva spiegato James ad Hailey, la prima volta in cui l'aveva portata con sé in un viaggio di prova. «Non la trasforma, no, ma in questo modo, la Runa sa che sei un viaggiatore. Come quando prendi un treno e devi avere il biglietto, solo che qui o ce l'hai o non vai da nessuna parte. Per controllare l'arrivo, non devi fare altro che fidarti di te stessa. È tutto nella tua testa
Max guardò assorto la Runa reagire al contatto con l'oggetto, segno che era stato stregato, e poi guardò Hailey con sguardo eloquente.
«Il Revelio.» Le ricordò.
La castana annuì meccanicamente e si affrettò a pronunciare l'incantesimo insieme a lui. Fece un passo avanti incuriosita, quando le pagine, già stracciate di loro, si sparpagliarono disordinatamente, sollevate da un turbinio senza fonte. Davanti ai loro occhi, in pochi secondi, al posto della moquette, c'era un foro nel pavimento.
«Per Godric!»
«Prima le signore.»
Hailey superò Max a passo di carica dandogli una spallata; dal bordo del foro, vide che c'erano delle scale a chiocciola fatte in marmo chiaro. O almeno così pensava finché non vi poggiò un piede sopra e le sentì emettere un suono secco.
«Carta.» Commentò James, che le aveva afferrato una mano non appena aveva sentito lo scricchiolio.
«Però regge.» Aggiunse Max, poggiando a sua volta un piede sullo scalino con cautela. «Non sembra esserci pericolo, ma è meglio essere prudenti. Lumos
Così dicendo, il ragazzo si addentrò per le scale con passo felpato, trattenendo il respiro ad ogni movimento brusco che faceva.
Dietro di lui, Hailey procedeva a passetti.
Max sentiva il suo respiro affannato dall'ansia e, probabilmente, dalla prospettiva di avere la superficie sempre più lontana. Gli venne in mente che da quando era arrivata, lui e James non avevano più potuto spegnere tutte le luci, la sera.
«Dammi la mano.»
«Cosa
«Ti ho detto di darmi la mano.»
La Grifondoro avvertì le guance arrossarsi leggermente, mentre annuiva e prendeva la mano che Max le porgeva: erano ostili l'uno nei confronti dell'altra praticamente da quando si conoscevano, per chissà quale motivo. Forse era quella la ragione per cui James non la mandava mai in missione da sola.
«Tu in giro per la storia da sola? Cielo, Hailey, una parte di responsabilità sulla vostra condotta è mia. Ho fiducia in te, ma non sono stupido.»
...Beh, le sue ragioni le aveva.


*
 
                                                                         Foresta Baciu, Romania
George si svegliò di soprassalto nel momento in cui, a causa di qualche movimento fatto nel sonno, cadde dal divano: aveva dormito per tre ore buone – Notò guardando l'orologio appeso alla parete di fronte a lui – abbracciato al cuscino e per di più lasciando la bacchetta abbandonata sul pavimento.
C'erano stati tempi in cui non avrebbe potuto farlo tanto a cuor leggero, ma non sapeva proprio cosa avesse da temere, lì.
Si alzò sbadigliando e recuperò la sua bacchetta da terra mettendosela in tasca, e si affacciò su quella che di consueto era la camera di suo fratello Charlie.
La Romania – Nello specifico la casa di suo fratello maggiore – era il primo posto che gli era venuto in mente in cui lui, John ed Eric potessero trovare ristoro senza dover dare spiegazioni – Anche perché Charlie era ancora in Inghilterra – e dove quest'ultimo si sarebbe potuto riprendere.
Era accoccolato sotto le coperte, però si era svegliato; stava dicendo qualcosa a John sottovoce. George diede un colpo di tosse e non appena ebbe entrambi gli sguardi smeraldini dei gemelli puntati addosso fece loro un cenno di saluto con la mano ed entrò.
«Come va?»
Eric sorrise come se l'avessero appena pescato a rubare marmellata ed abbassò lo sguardo sulle sue mani, che giocavano nervosamente con le lenzuola. «Davvero è la prima cosa che ti viene in mente di chiederci?» Chiese.
«Davvero.» Annuì il più grande, sedendosi sul letto con nonchalance. «Perché, cosa dovrei chiederti?»
«Ad esempio,—» John si passò una mano fra i capelli inspirando a fondo, nervoso. «—dovresti volere delle spiegazioni.»
«O qualcosa del genere.»
«Come minimo.»
«Ci dispiace di averti mentito, George.» Aggiunse subito Eric. «Ma ci sono cose che non puoi venire a sapere così alla leggera. Del tipo—» George alzò subito una mano per zittirlo. «Non me lo dire, okay? Non m'importa!»
I gemelli si scambiarono un'occhiata perplessa, chiedendosi che razza di reazione fosse quella, e poi lo guardarono, sbottando all'unisono: «Non t'importa?»
«Sembrerà assurdo, ma dopo una vita come la mia impari che tutto – ma proprio tutto – è possibile e ha un suo senso.» Spiegò semplicemente George, notando le loro facce stupite. «Cosa siete, delle reincarnazioni? Qualcosa del genere?» Continuò, gesticolando per aggiungere enfasi alle sue parole, per poi esclamare: «Bene! Che problema c'è?»
«Ma...»
«Per tutti gli Dei, Weasley, e se avessimo avuto cattive intenzioni?!»
George scoppiò in una fragorosa risata «Con quei faccini d'angelo? Sul serio?» che andò via via calmandosi. «Mettiamola così: non ho idea del perché siate sbucati fuori dal nulla, non me lo chiedo neanche perché è inutile arrovellarsi il cervello. Ma la possibilità che mi avete dato non me la sarei lasciata sfuggire per niente al mondo. Davvero, grazie.»
Ed era serio; George sembrava sereno, gli occhi color nocciola erano appena lucidi ma in essi non c'era tristezza, perché per lui poter riavvolgere tutto, tornare indietro e riprendersi suo fratello era il dono più grande. Più prezioso dei Tiri Vispi o di qualsiasi altro bene che fino a pochi anni prima gli sarebbe parso di vitale importanza.
John annuì e, guardando il gemello di sottecchi, lo vide fissarlo con uno sguardo carico di qualcosa che non seppe definire: il fatto che, fisicamente, stesse cambiando, come lui, significava che erano sempre più vicini al compimento della loro missione.
I capelli color cioccolato incorniciavano ora un viso dai tratti sempre armoniosi ma meno paffuti, che era illuminato da occhi sempre grandi ma con un taglio più affilato. Espressivi come sempre, sembravano voler specchiare il suo stato d'animo.
«Io non posso capirti appieno, però ho quasi ammazzato mio fratello. Il che, è anche peggio.» Bofonchiò. «Mi dispiace, non so cosa mi sia preso.»
«Oh, tranquillo Eric, l'intera Diagon Alley se n'è accorta!» Esordì ironicamente George, in tono allegro. «Sì, la smetto, Granger mancato.» Aggiunse poi all'indirizzo di John, il quale non pareva trovare così divertente la faccenda.
«Sul diario sono apparsi dei versi che parlavano di... noi, ecco.» Qui si morse il labbro nervosamente, giocherellando con le dita. «Ma allo stesso tempo sembravano non riferirsi solo a noi. L'unica cosa che so per certo, però, è che ad un certo punto non ci hai capito più niente, Eric.»
«Infatti non ricordo molto, l'unica cosa che ricordo è... Niente. Ad agire ero io, e ammetto che mi sentivo bene, sentivo di volermi riscattare, di poter essere più forte!» Ammise il bambino, con voce soffocata. Prese un profondo respiro; le sopracciglia erano aggrottata e gli occhi confusi che cercavano di scrutare qualcosa di troppo lontano per essere davvero accaduto solo poche ore prima.
«Ma non ne capivo il motivo. Non che m'importasse, certo, ma erano sentimenti non miei.»

*

«Beda il Bardo? Non sei molto credibile!»
Max rivolse un'occhiataccia alla compagna d'avventura, chiudendo in un colpo secco il libro. «Newt Scamander? Scriveva in modo davvero singolare, se per capire il testo devi tenerlo al rovescio.» Ribatté.
Hailey sbuffò e chiuse il libro con calma, guardandosi attorno con aria assorta. Vicino a loro un ragazzo di Serpeverde dai capelli unti studiava indisturbato, senza badare a loro. Come avrebbe potuto, dato che grazie alle loro Protezioni, erano completamente Disillusi?
«Quel ragazzo, un giorno, insegnerà Pozioni qui ad Hogwarts.» Esordì Hailey, indicando il giovane dai capelli neri che, resosi conto dell'orario, prese a riporre i libri nella borsa. Uno strano sorriso le increspò le labbra. «Non credevo che, un giorno, avrei rivisto questo posto. Figurarsi nel passato, poi!»
«Strano orario d'arrivo, non trovi?»
«Dici?»
«Il tuo futuro professore di Pozioni se ne sta andando, per cui possiamo dedurre che il coprifuoco scatterà a momenti. O, molto probabilmente, essendo lui un Prefetto, potrebbe già essere l'ora delle ronde notturne.»
Hailey diede un'occhiata al suo orologio da polso, ormai fermo da giorni sulle dieci e trenta del mattino e sbuffò, gettando un'occhiata oltre qualche scaffale più in là, intravedendo il cielo notturno del 1976 filtrare i raggi lunari nell'edificio. Trattenne un moto di angoscia quando si rese conto di essersi domandata se il paesaggio sarebbe stato poi molto diverso da come lo ricordava lei, se si fosse affacciata da quella vetrata.
«Vado a rimetterli a posto. Abbiamo aspettato a sufficienza.» Sbottò alzandosi di scatto, facendo quasi cadere la propria sedia e prendendo di mano il libro di fiabe a Max, il quale la guardò svoltare l'angolo senza fare una piega. Fissò quel punto per interminabili secondi, prima di distogliere lo sguardo color notte e puntarlo sulle sue mani.
Se era vero che il futuro era scritto tutto lì, su un palmo, se era vero che ciascuno costruiva il proprio avvenire con le sue mani, allora loro cosa potevano fare?


«E allora di chi erano?»
Eric si strinse nelle spalle, guardando George fare avanti e indietro per la stanza, lo sguardo pensoso rivolto al soffitto, le mani sui fianchi e la bocca contratta in una smorfia. Rispose: «Non ne ho idea.»
«Di colui che ha creato il diario! Potrebbe essere possibile!» Esordì John, schioccando le dita con enfasi, soddisfatto della sua ipotesi. «E mi gioco qualsiasi cosa sul fatto che ha creato anche il libro che ci ha portati ad Avalon!»
«Potrebbe essere così, sì!» Annuì convinto il mago più grande. «Com'è che si chiamava?»


Hailey sistemò il suo libro sulle Creature Magiche nell'apposita sezione; le dita affusolate accarezzarono quelle copertine con affetto.
E pensare – Sorrise al notarlo – che lei non aveva mai stravisto granché per la biblioteca della scuola!
Smise solo quando, alle sue spalle, avvertì un rumore di passi, che la distolse dai ricordi. Doveva essere Max, data l'ora tarda.
Fece per richiamarlo per avvertirlo della sua posizione, ma invece abbassò lo sguardo scocciato sull'opale appeso al suo collo – O meglio, alla catenina che lo reggeva – all'avvertire un lieve strattone. Alcune ciocche brune si erano, chissà come, attorniate alla catenella fino a rimanervi inesorabilmente intrecciate.
La Grifondoro diede qualche strattone lieve al ciondolo ma, temendo di romperlo, si guardò attorno per accertarsi di non essere vista e lo slacciò, liberando i capelli imbrigliati. Prima che potesse risistemarsi la Protezione al collo, udì una voce sconosciuta.
«Le prometto che ci vorrà un attimo, si fidi di me.»
«Sarà meglio per te, signorino. E non credere che ti lascerò entrare di nuovo a quest'ora!» Sbottò una voce femminile che ad Hailey ricordò molto quella di Madama Pince. Si affacciò dalla sua postazione e il cuore mancò un battito: deglutì a vuoto nello stesso momento in cui una testa bionda a lei nota si fece strada nel suo campo visivo. Il sangue le si gelò nelle vene, anche, al distinguere nella semi oscurità i risvolti del mantello dello studente appena entrato.
Verde.
Quel colore stonava molto con quei capelli, coi tratti che le pareva di intravedere e con il fatto che avrebbe dovuto essere blu.
Avvertiva il forte e significativo senso di nausea pervaderla, dinnanzi a quella presenza, ma non ne capiva il motivo! Insomma, lui era suo amico!
«'Sera, Severus.» Salutò nel suo stesso tono pacato il ragazzo.
Il giovane Piton passò vicino al Concasano e gli fece un cenno col capo «Zafón.» prima di affrettare il passo e sparire oltre la soglia della biblioteca.
Nello stesso istante, il rumore secco dell'opale di Hailey che cadeva al suolo echeggiò fin troppo rumorosamente; non quanto la sua voce, però, che attirò comunque lo sguardo ceruleo e fulmineo del Prefetto.
«James—?!»


«Si chiamava Zafón!» Esclamò George. «Ne sono sicuro. Louis Zafón


 


Writer's side
Coro di angeli che cantano l'Alleluja a me, prego!
No, dico, ce l'ho fatta! *^*
Non me ne vogliate, vi prego, sono incasinatissima con la scuola - e con i miei due Pg - tanto che mettere le mani sul computer per più di dieci minuti ormai per me è raro!
Comunque, ecco qui il ventesimo capitolo!
Come vedete, qui ho dato molta importanza alla storia secondo un punto di vista diverso: quello dei TimeRiders.
Ora, per chi non avesse capito bene - io ho cercato di chiarire il più possibile ç_ç - ecco due dritte: i ruoli e il meccanismo sono in parte ispirati all'omonima serie di romanzi di Alex Scarrow - che, vi assicuro, sono fantastici! - però, beh, ovviamente ho cambiato i nomi dei ruoli, adattando il tutto al Mondo dei Maghi, e i meccanismi - tutti inventati di sana pianta.
Per eventuali delucidazioni, se non potete aspettare, contattatemi!
POOOOOOI
 
L'ubicazione della casa di Charlie me la sono inventata, nel senso che fra tutti i posti della Romania ho scelto proprio la foresta Baciu perché ha fama di essere abitata dagli alieni e quant'altro. Insomma, circolano parecchie leggende circa strani fenomeni che mi hanno attirata ed ho pensato: 'E se i maghi ci avessero messo lo zampino?'
Insomma, le attività che si pensano esserci più che aliene potrebbero essere niente di più che incantesimi, no?
Era giusto per farvelo sapere.(?)
E niente, avete visto la Gif a inizio capitolo? Eheheh, opera mia! Credo si capisca abbastanza bene chi è chi. Farla è stato un calvario, ma ne è valsa la pena.
Cercherò, ovviamente, di aggiornare puntualmente il prossimo sabato ma non me la sento di fare promesse perché questa settimana sono piena di esami.
Nel caso, scrivo tutto nel mio fantareal di Facebook - il collegamento lo trovate nella pagina di questo account, aggiungetemi pure, anche solo per chiacchierare! -
Spero davvero di farcela! Voi, intanto, sbizzarritevi pure e ditemi cosa ne pensate della storia, come credete che andrà a finire, teorie, dubbi e compagnia bella! Io risponderò a tutti; promesso!

Soleil Jones
  
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