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Autore: Northern Isa    12/10/2014    1 recensioni
Inghilterra, XI secolo. Una terra di cavalieri e stregoni dominata da re Ethelred l'Impreparato, sopravvissuta alle incursioni vichinghe, si appresta ora a vivere un periodo di pace.
Nonostante la tregua, l'equilibrio tra maghi e Babbani è sempre più instabile, non tutti i Fondatori di Hogwarts condividono l'operato del sovrano e c'è chi auspica un dominio dei maghi sull'Inghilterra. Una nuova minaccia è alle porte: Sweyn Barbaforcuta e i suoi Danesi sono ancora temibili, e questa volta hanno un esercito di Creature Magiche dalla loro. Roderick Ravenclaw, nipote della celebre Rowena, farà presto i conti con quella minaccia. Ma scoprirà anche che il pericolo maggiore per lui proviene dal suo passato.
[Questa storia partecipa al contest "Gary Stu, noi ti amiamo" di Santa Vio da Petralcina]
Genere: Angst, Guerra, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Corvonero, Godric, Nuovo, personaggio, Priscilla, Corvonero, Salazar, Serpeverde, Serpeverde, Tassorosso, Tosca, Tassorosso
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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Capitolo 17

Roderick avanzava rapidamente lungo i corridoi di pietra del castello, diretto verso la torre ovest. Si era intrattenuto a parlare con Baldric, e per questo era in ritardo. Sperava tanto di trovare ancora Abigail nel luogo dell’appuntamento, o sarebbe stato molto contrariato. D’altronde non aveva potuto avviarsi prima: era stato necessario capire perché Lamia era stata così acida con lui. Le spiegazioni di Baldric gli erano decisamente servite.
Roderick non riusciva ancora a credere alle motivazioni che avevano spinto la sua promessa sposa a reagire in quel modo a una semplice domanda che le aveva posto. Il loro paese era in guerra da anni contro quei demoni venuti dal nord, le famiglie dei loro compagni di studi scomparivano senza che nessuno potesse impedirlo, e Lamia si preoccupava dei punti della loro Casa. Assurdo.
Inoltre Roderick non avrebbe danneggiato realmente la Casa di Lord Slytherin, dato che la punizione di Lord Gryffindor era una scusa che aveva dovuto inventare. Era spesso indietro con i compiti, questo era vero, ma non era colpa sua: gli studi e le esercitazioni che il suo Capocasa gli assegnava occupavano molto del suo tempo. Eppure lui non avrebbe potuto fornire nessuna delle due spiegazioni a Lamia: su richiesta del suo stesso genitore, i suoi incarichi dovevano rimanere assolutamente segreti.
Fumante di irritazione per essere stato incolpato di qualcosa di cui non era responsabile, Roderick spalancò con foga eccessiva la porta di un’aula in disuso nella torre ovest. Abigail, che aveva appoggiato la testa sulle braccia conserte, sussultò.
«Roderick!» esclamò quando lo vide.
Grato che lo stesse ancora aspettando, il ragazzo si sedette accanto a lei con un sospiro.
«Ho fatto tardi, mi dispiace.»
La strega gli rivolse un debole sorriso. Scrutando il suo viso, Roderick si rese conto che aveva delle ombre scure sotto gli occhi e le guance scavate le davano un’aria molto stanca. Evidentemente Abigail aveva avuto una giornata pesante, e aspettarlo a lungo doveva essere stato il colpo di grazia; nonostante ciò, era lì per lui, sempre disponibile.
«Se ti senti stanca e vuoi tornare nella tua Sala Comune, fa’ pure» le disse facendo spallucce.
Abigail gli sorrise nuovamente, ma questa volta il sorriso le raggiunse anche gli occhi, animandola un po’.
«Non preoccuparti, ormai ci siamo. Dai, fammi vedere la traduzione che hai fatto.» Roderick scavò nella sua borsa e ne trasse un rotolo di pergamena, che spiegò di fronte a lei. La strega impugnò la penna e iniziò a seguire con lo sguardo le righe di inchiostro che lui aveva tracciato sul foglio. Di tanto in tanto si fermò per cancellare qualche parola o per annotare qualcosa a margine, ma quando terminò il lavoro di correzione era piuttosto soddisfatta. «Molto meglio dell’ultima che mi hai fatto vedere. Bravo!»
Roderick ammiccò nella sua direzione, orgoglioso dei suoi stessi progressi. Dopodiché passarono a conversare in norreno: Lord Slytherin gli aveva detto che non solo doveva conoscere la lingua, ma che doveva anche parlarla fluentemente. L’esperienza fu molto più divertente di quanto si fosse aspettato; Abigail infatti era una maestra nelle traduzioni, ma Lady Hufflepuff insegnava Antiche Rune per via del loro potenziale magico e del loro significato storico, non certo per fare conversazione. In quello anche lei era impacciata, e più volte si erano fermati per scoppiare a ridere a causa delle sciocchezze che erano uscite fuori dalle loro bocche.
«Direi che per stasera può bastare» disse a un certo punto Abigail, asciugandosi gli occhi e soffocando l’ultimo scoppio di risa.
«Decisamente. Ho detto abbastanza idiozie per oggi» concordò Roderick.
I due ragazzi si alzarono e lasciarono l’aula, dopodiché Abigail iniziò a salire la scala a chiocciola, diretta verso la sua Sala Comune, invece il giovane Ravenclaw prese a discenderla. Quando arrivò finalmente nei sotterranei, erano rimasti solo alcuni ragazzi del suo anno, intenti a lavorare sulla mappa delle stelle per l’insegnante di Astronomia. Roderick li salutò brevemente, poi si infilò nel dormitorio.

L’indomani, Lamia si era rivelata meno evasiva nei confronti di Roderick, ma era ancora scostante, e il giovane sapeva che probabilmente era lui ad alimentare quell’atteggiamento. Non potendo darle alcuna spiegazione per procedere a un eventuale chiarimento, aveva preferito evitarla, e questa cosa l’aveva irritata ulteriormente. Tuttavia Roderick non aveva avuto scelta, e aveva preferito concentrarsi sulle prove che doveva svolgere per Lord Slytherin. Il norreno non era più un grosso problema, il campo in cui non aveva fatto alcun progresso era quello delle palle di fuoco esplose dai palmi. Per fortuna il Lord non gli si era ancora avvicinato per sincerarsi dei suoi miglioramenti, Roderick era certo che sapere che non ne aveva fatti lo avrebbe deluso. Aveva così stabilito che quel pomeriggio sarebbe andato ad esercitarsi nella Foresta Proibita, subito dopo la lezione di Pozioni.
Roderick, Baldric, Lamia, Alef, Ruben e Brayden si infilarono nell’aula appena prima che Lady Ravenclaw chiudesse la porta. Questa li gratificò con un’occhiataccia per lo sfiorato ritardo, ma gli studenti si affrettarono a prendere le loro posizioni per evitare di farla innervosire ulteriormente.
Roderick si avvicinò a uno dei pochi calderoni liberi, insieme al suo migliore amico e alla sua promessa sposa. Probabilmente era la forza dell’abitudine che aveva condotto Lamia vicino a lui, perché, quando questa sollevò gli occhi dal bordo di peltro del calderone, socchiuse le palpebre e gli lanciò un’occhiata tagliente. Deciso ad ignorarla, Roderick si seppellì dietro il libro di testo, senza tuttavia riuscire a concentrarsi sulla descrizione della Pozione della Memoria che avrebbero dovuto preparare.
Fu Baldric a tenere le redini della realizzazione del decotto per l’ora successiva, e gli effetti si videro, dal momento che il risultato non era stato perfetto. La loro pozione era tuttavia accettabile, Roderick confidava che gli facesse guadagnare una sufficienza.
Terminata la lezione, il ragazzo svicolò prima che gli amici potessero chiedergli dove stesse andando. Era a corto di scuse al momento, ma si sarebbe fatto venire in mente qualcosa più tardi. Attraversò la Sala Grande, quasi totalmente deserta a quell’ora, e varcò il grande portone di quercia, per trovarsi nel parco.
Quel giorno il cielo era chiazzato di nuvole scure e macchie di sole, e la sua variabilità faceva quasi male agli occhi. Affondando le mani nelle tasche del mantello, Roderick attraversò la distesa d’erba. Man mano che si avvicinava al limitare della Foresta Proibita, le occhiate furtive che lanciava tutt’intorno per sincerarsi che nessuno lo stesse osservando divennero sempre più frequenti. Adocchiò Harvey Keepwood, intento a dare da mangiare ad alcune Creature Magiche che Lord Gryffindor aveva affidato alle sue cure durante la sua assenza. Il guardiacaccia era così impegnato a non farsi asportare gli indici dalle non meglio identificate creature che non si avvide della presenza di Roderick, questi continuò comunque a tenerlo d’occhio: se nella Foresta fosse stato in difficoltà, avrebbe potuto chiamarlo in soccorso.
Superò la prima fila di alberi e continuò a camminare; si sarebbe inoltrato quel tanto che bastava per togliersi dalla vista, ma non tanto da non vedere più la facciata di legno della capanna di Keepwood.
Ritenendosi sufficientemente al sicuro, si accasciò sul suolo ricoperto da foglie secche e terriccio e appoggiò la schiena al tronco di un albero. Iniziò a osservarsi le mani, lisce e prive di calli, come si conveniva a un mago del suo lignaggio, cercando ispirazione nelle linee che percorrevano l’epidermide. Cosa avrebbe dovuto fare? Lord Slytherin gli aveva comunicato l’obiettivo, ma non gli aveva detto come raggiungerlo.
Roderick iniziò a scrutare con sempre maggiore intensità i suoi palmi, trattenendo perfino il respiro e contraendo i muscoli dell’addome nella concentrazione, ma, nonostante gli sforzi, non accadde nulla.
Il giovane allora si alzò e iniziò a colpire con le nude mani la corteccia di un albero nelle vicinanze, un po’ sperando di provocarsi qualche reazione, un po’ per sfogare la frustrazione che aveva iniziato a pervaderlo. Ancora una volta, non accadde nulla. Sbuffando, Roderick iniziò a guardarsi intorno, nella speranza di farsi venire un’idea.
Il sole filtrava attraverso le fronde degli alberi, gettando chiazze luminose sulla pavimentazione di foglie. Alcuni ciuffi d’erba erano cresciuti flessuosi e sottili intorno alle radici di un olmo, biondi come i capelli di Lamia. Il ricordo di come si era comportata e di come stava continuando ad agire tornò a irritarlo. Gli sembrava così puerile e ingiustificato!
Aveva sempre saputo che lui e Lamia erano entrambi ambiziosi, orgogliosi, testardi, con caratteri dominanti. In due parole, erano molto simili, pure troppo.
Ulteriormente infastidito per essersi fatto distrarre da quelle riflessioni, Roderick tornò a concentrarsi sulle sue mani. Più tentava e falliva, più si scoraggiava. Lord Slytherin stesso aveva fatto intendere di non essere sicuro che Roderick avesse ereditato anche quell’abilità della madre, e se avesse avuto ragione?
Sconfortato, si accasciò nuovamente al suolo, questa volta quasi completamente, e rivolse gli occhi al cielo alla ricerca di un segno, di qualunque cosa.
Sentiva la mancanza di sua madre Vistoria, scomparsa prima che lui potesse ricordare di averla conosciuta.  Roderick doveva imparare quell’abilità delle Veela perché glielo aveva chiesto Lord Slytherin, ma voleva farlo anche per sua madre, perché potesse ricordarla anche nei suoi gesti.
Quasi senza accorgersene, il ragazzo si riscoprì a tentare di immaginare il volto che doveva avere avuto Vistoria, esattamente come faceva di solito quando era bambino.

Vistoria aveva un viso ovale dai lineamenti delicati. La pelle era candida, come quella delle dame più eleganti delle canzoni dei bardi. I capelli, color oro pallido, erano lisci e pettinati in trecce avvolte intorno alle tempie. Gli occhi erano limpidi, le labbra sottili, ma graziose. Quando sorrideva, le si scavavano due fossette nelle guance.
All’improvviso due lampi di luce rossa attraversarono il campo visivo di Roderick, poi cadde il buio.


Roderick riaprì gli occhi, ansimando, e tentò di rialzarsi puntellandosi sui gomiti. In un primo momento non riconobbe il luogo in cui si trovava, poi però, osservando il cielo che tinto d’inchiostro tra le cime degli alberi, si rese conto con orrore di essere nella Foresta Proibita, e il tramonto era già passato da un pezzo. Doveva essersi addormentato mentre si esercitava per conto di Lord Slytherin.
Si tirò in piedi e iniziò ad avanzare rapidamente per guadagnare il prima possibile l’uscita dall’intrico di rami e tronchi d’albero. Quando vide il rassicurante profilo del castello di Hogwarts stagliarsi davanti a sé, tirò un sospiro di sollievo. Era stato fortunato a non essere stato intercettato mentre dormiva da nessuna delle creature misteriose che popolavano la foresta. Ad ogni modo, non tutti i pericoli erano stati scongiurati: a giudicare dal colore del cielo, l’ora di cena era probabilmente trascorsa, e lui era in ritardo. Temendo di trovare il portone d’ingresso chiuso, iniziò a correre nella sua direzione. L’impeto con cui lo raggiunse quasi lo portò a scontrarsi con Harvey Keepwood. Il guardiacaccia stava attraversando in quel momento la lama di luce sprigionata dall’uscio scostato dalla soglia, e rivolse al ragazzo uno sguardo critico.
«È tardi. Dove sei stato?» Roderick non trovò niente di meglio di un balbettio sconnesso da usare come risposta. «Venivi dal parco, eh?» continuò l’uomo, accarezzandosi la barba rada e ispida che gli colorava di grigio le guance. «È il caso di portarti da Lady Ravenclaw.»
I capelli sulla nuca di Roderick si drizzarono all’istante.
«M-mia zia?» domandò, accelerando per tenere il passo con il guardiacaccia, che lo stava guidando attraverso la Sala Grande, deserta. Le fiamme delle candele sospese a mezz’aria erano quasi estinte, doveva essere decisamente tardi. «Ma il mio Capocasa è Lord Slytherin.»
Harvey Keepwood scosse la testa con disapprovazione e gli lanciò un’occhiata di commiserazione che irritò il ragazzo.
«Sarà, ma Lady Ravenclaw è la tua tutrice, credo che sia la persona più adatta a prendere provvedimenti per la tua… insubordinazione.»
Il guardiacaccia di Hogwarts era stato un cavaliere, e la sua camminata marziale e il suo gergo lo ricordavano spesso agli studenti. Era stato un fedele di Lord Gryffindor e aveva combattuto per lui per respingere le invasioni vichinghe prima della fondazione di Hogwarts. In quella occasione, un nemico gli aveva tagliato tre dita della mano destra e lo aveva reso zoppo. Terminato il conflitto, Lord Gryffindor non aveva dimenticato il valore con cui aveva combattuto. Impossibilitato a servire ancora come cavaliere per via della sua condizione fisica, il suo Lord lo aveva invitato a restare a Hogwarts per prestare i suoi servigi al castello, e così era accaduto.
Per essere uno zoppo, Keepwood camminava piuttosto velocemente, osservò Roderick.
«Ma… signore, io non credo che sia il caso…» tentò un’altra volta il ragazzo, mentre risalivano una rampa di scale che aveva appena arrestato il suo movimento.
Il guardiacaccia rispose con una risata aspirata.
«E io non credo che sia il caso di far decidere al colpevole la sua punizione.»
Roderick si ammutolì, osservando la nuca dell’uomo mentre incedevano lungo il corridoio. Se avesse provato a fuggire, probabilmente Keepwood non sarebbe riuscito a raggiungerlo, ma avrebbe aggravato la sua posizione.
Mentre così rifletteva, il giovane avvertì un rumore di passi e il frusciare di un mantello alla sua destra. Nel voltarsi, riconobbe Baldric, impegnato in una delle sue ronde. Quando i loro sguardi si incrociarono, dapprima il Caposcuola sollevò le sopracciglia, sorpreso, poi le aggrottò in un’espressione di astio.
«Baldric!» chiamò l’amico. Non aveva idea del modo in cui il barone avrebbe potuto aiutarlo, ma tentò comunque di appellarsi a lui, consapevole di essere nei guai. Baldric però seguitava a osservarlo con un’espressione contrariata, poi ruotò su se stesso in un turbinio del suo mantello e scomparve.
«Io non mi distrarrei se fossi in voi, giovane Ravenclaw» disse Keepwood, poi riprese a camminare.
Roderick avvertì delle gocce di sudore freddo materializzarsi sulla sua nuca: non solo l’amico non l’aveva aiutato, ma aveva tutta l’aria di voler aggravare ulteriormente la sua posizione. Perché?
Lui e Keepwood arrivarono al secondo piano del castello, il ragazzo stava pensando che il percorso fino alla torre ovest avrebbe visto il suo disagio crescere, quando un ulteriore rumore di passi lo costrinse a fermarsi. Anche il Harvey si bloccò, e aggrottò le sopracciglia nel riconoscere Lord Slytherin che incedeva rapidamente affiancato dal suo Caposcuola.
«Non dovresti essere nella tua capanna, guardiacaccia?» domandò il Fondatore, rivolgendogli un’occhiata di sdegno. Keepwood ruotò il collo per farlo scricchiolare; Roderick notò che era livido in volto.
«Stavo uscendo dal castello quando mi sono imbattuto in questo studente. Ha ampiamente disubbidito alle regole sugli orari, sto andando a consegnarlo a Lady Ravenclaw.»
«Nel caso in cui non te ne fossi accorto» riprese l’altro, sprezzante, «Roderick Ravenclaw è un mio allievo, perciò è a me che dovresti fare rapporto. Ma in questo caso non ce n’è bisogno: il ragazzo era fuori dalla scuola su mio ordine.»
Keepwood sbatté le palpebre un paio di volte. Dal modo in cui Baldric spalancò la bocca, Roderick capì che anche lui era rimasto spiazzato dalla dichiarazione del Lord. Era andato a chiamarlo perché sperava che mi punisse, realizzò con rabbia. Le assenze e le risposte evasive di Roderick erano aumentate, forse Baldric aveva iniziato a pensarla come Lamia in fatto di punti che avrebbe potuto far perdere alla loro casa. Magari voleva che venisse punito, sì, ma dal loro Capocasa, non da altri. Lord Slytherin avrebbe potuto raddrizzarlo, senza dar troppa risonanza alla cosa. Ah sì? Peccato che le mie mancanze sono davvero frutto dell’obbedienza agli ordini del Lord. Roderick era a dir poco furioso. Baldric dovrebbe essere mio amico, ma non ha esitato a denunciarmi.
Dal momento che nessuno aveva reagito alla dichiarazione di Lord Slytherin, questo si esibì in un secco e irritato gesto della mano.
«Allora? Tutto chiaro? Roderick è con me. Puoi andare, Keepwood, la Foresta Proibita ti chiama.»
Con un ultimo sguardo cupo rivolto al Fondatore, il guardiacaccia iniziò a percorrere a ritroso il corridoio, fino a sparire dalla loro vista. Quando ciò accadde, Lord Slytherin ringraziò Baldric per averlo avvertito di ciò che stava accadendo e gli ordinò di proseguire la sua ronda. Chinando il capo, il barone obbedì, e anche lui si allontanò ben presto. Il Capocasa e Roderick invece tornarono nei sotterranei. Il ragazzo era ancora arrabbiato con il Caposcuola, perciò incedeva ad occhi bassi e con le mani brutalmente affondate nelle tasche del mantello. La sua espressione non sfuggì al mago.
«Furioso, Ravenclaw?»
Erano rare le occasioni in cui il Lord usava il suo cognome, così Roderick sollevò la testa, sorpreso.
«Sì» rispose dopo un po’. «Con Baldric Redslaught. Mi ha denunciato a voi…»
«Se non lo avesse fatto» lo interruppe il Fondatore, asciutto, «Keepwood ti avrebbe portato da tua zia, e sarebbe stata Lady Ravenclaw a occuparsi della tua punizione. Prima ti avrebbe interrogato, suppongo, avrebbe voluto sapere perché ti trovavi nel parco a quest’ora così tarda. Tu avresti dovuto darle delle spiegazioni. Scomode spiegazioni.»
Il ragionamento di Lord Slytherin non faceva una grinza, ma Baldric non se la sarebbe cavata così facilmente ai suoi occhi.
«Ma lui non sa nulla delle missioni che mi avete assegnato, se vi ha avvisato non è stato certo perché voleva farmi un favore.»
Lord Slytherin sollevò le sopracciglia e assunse un’espressione stranamente divertita.
«Credi che il tuo amico avesse intenzione di farti passare un guaio? Io non so come stanno le cose, ma ho avuto l’impressione che tu e il barone foste sempre stati coesi. Ad ogni modo, vedila così: ti ha insegnato ad essere più cauto. Perché non voglio ripescarti in situazioni dubbie come questa, ci siamo capiti?»
Roderick chinò il capo.
«Sì, mio signore.»





NdA: Salazar è piuttosto ruvido nei confronti del guardiacaccia Harvey Keepwood: ciò avviene perché Keepwood è fedele prima a Lord Gryffindor che agli altri Fondatori per via dei loro trascorsi, e Salazar nutre un’antipatia verso tutto ciò che si ricollega a Godric, inoltre vede un non nobile guardiacaccia come un essere inferiore. “Furioso, Ravenclaw?” mi sa tanto di “Fifa, Potter?” XD

 
   
 
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