GINNY
Quella mattina nulla, nulla, ma
proprio nulla poteva rendere
la giornata triste a Ginny. Draco si era svegliato prima di lei e aveva
cercato
di destarla a suon di baci, senza però un ottenere un grande
successo: -Mi
avevano detto che eri pigra, ma non credevo fino questo punto! Dai,
svegliati.
Svegliati- Piano piano il ragazzo aveva iniziato a sfilarle il cuscino
da sotto
la testa e anche se
lei, vagamente
infastidita, aveva cercato di riacciuffarlo, non c’era stato
modo di dormire
per altri cinque minuti. Poi
doveva
ammettere che vedere Draco così di buon umore la rendeva
immensamente felice.
Si era alzata subito, ma non appena lui si era andato a lavare in bagno
ne
aveva approfittato, stendendosi sul letto ancora caldo. Con i suoi
soliti
metodi drastici, Draco, ridendo, l’aveva presa in braccio
come se fosse un peso
piuma e aveva minacciato di portarla così, con solo indosso
una maglietta, in
Sala Grande, al che, con rammarico, Ginny lo aveva seguito ed erano
andati a
fare colazione. Seduti al tavolo dei Serpeverde si trovavano
già Theo e Blaise
che ammiccarono smaliziati, alludendo alla mancanza del ragazzo in
camera e lo
stesso Demelza e Diane. La rossa sentì le guance bruciarle
al pensiero di ciò
che era successo con Draco, ossia niente e a che cosa pensavano le sue
amiche.
Stava per girarsi verso il biondo per salutarlo quando si
ricordò di stare
attenta che Evangeline non notasse atteggiamenti troppo familiari. Per
fortuna però
era seduta lontano, quasi dall’altra parte della Sala, sempre
truccata
pesantemente e con un vestito di foggia ottocentesca
dall’aria molto scomoda,
interamente rivestito di broccato ricamato. La rossa sentì
un moto di
compassione che durò più o meno un secondo, poi
sorrise quando Draco le fece
l’occhiolino e si sedette con le sue amiche nel tavolo
chiassoso dei
Grifondoro. Non appena arrivò, con un sorriso a trentadue
denti, fu
calorosamente accolta dai suoi compagni e dalle sue amiche. I gemelli
la videro
e urlarono, del tutto incuranti che fosse mattina presto: -Ehi,
sorellina,
vieni qui a sederti con i tuoi fratelli preferiti che non ti vedono
mai- Si
strinsero sulla panca per farle spazio e Ginny si ritrovò
fra Fred e George,
con Demelza, Diane, e
i loro amici: Lee
Jordan, Phoebe Goods, Veronika Price, Seth Donnel. Facevano sempre un
gran
baccano, ma la rossa adorava essere una Grifondoro per
l’accoglienza gioiosa e
la lealtà. Anche se non li conosceva bene, i compagni di
classe dei gemelli le
stettero subito simpatici. Phoebe e Veronika stavano insieme da qualche
anno e
si completavano; la prima, una ragazza esplosiva dai folti riccioli a
cavatappi
biondi come il grano maturo e due occhioni castani da cerbiatto
bilanciava il
carattere schivo della fidanzata mora e delicata come una matrioska che
però
possedeva un’ironia sottile e divertente. Iniziarono tutti a
chiacchierare
amichevolmente, mentre Ginny addentava una fetta di torta alle mele e
ascoltava
Lee che le parlava dall’altro capo del tavolo, cercando si
sovrastare il brusio
degli altri Grifoni. Poiché però non sentiva
bene, la ragazza si sporse sopra
al tavolo, sollevandosi con le mani sulla panca, mentre a Lee
bastò sporgersi,
vista la sua altezza considerevole. L’alito caldo del ragazzo
le accarezzò
l’orecchio, provocandole una serie di brividi lungo la spina
dorsale quando si
ricordò che all’inizio dell’anno
l’aveva salvata dall’ipotermia un giorno che
incoscientemente
aveva volato con la scopa intorno al castello senza coprirsi: -Sei
molto carina
questa mattina, Gin- Ginevra arrossì e quasi per caso
incrociò lo sguardo truce
di Draco dall’altra parte della sala, così sorrise
con dolcezza e ringraziò. Si
risedette al suo posto, sempre senza interrompere il contatto visivo
tra lei e
il ragazzo e fece le spallucce con espressione innocente, furbetta come
un
folletto. Il biondo sollevò un sopracciglio solo con aria
contrariata e mimò
con le mani un gesto che lei interpretò con: -Stai lontana
da lui- Era geloso!
Non ci poteva credere. Alzò le mani in segno di resa e
nascose una risata al
motteggio esagerato che Blaise faceva del suo ragazzo dietro alle sue
spalle.
Affondò il viso nel collo di Fred, ridacchiando
incontenibilmente. George la
guardò incuriosito e lasciò vagare lo sguardo per
la sala in cerca della fonte
del divertimento della sorella minore. Quando gli occhi giunsero su
Draco
Malfoy e i suoi amici aggrottò la fronte e Ginny trattenne
il fiato, poi espirò
sollevata dopo che ricominciò a parlare con Seth. In quel
momento arrivò la
posta e uno stormo di gufi, falchi, poiane e civette entrò
dalle grandi
finestre con giornali e lettere tra gli artigli in un fruscio di ali.
Con
eccitazione Ginevra vide Leotordo atterrare malamente davanti a lei,
per finire
dritto e disteso nella ciotola del musli: -Oh, Leo, ciao! Porti lettere
da
casa?- L’animale si dimenò allegramente in una
pioggia di cereali e uvetta e
bubbolò con striduli urletti. La ragazza si
affrettò a sciogliere le missive
dalla sua zampa, ma fu ancora più stupita quando vide
arrivare un’altra lettera
che portava il sigillo della Romania da un allocco ben più
educato. Finalmente
Charlie che si faceva sentire! Strappò il sigillo di
ceralacca con frenesia,
leggendo frettolosamente le parole del fratello maggiore:
“Carissima Ginevra,
ti scrivo dalla contea di Hunedoara,
in Romania. In realtà è
un posto sperduto, nel centro di questa regione desolata, circondata
solo da
boschi bui e umidi. Non capisco nemmeno nulla di quello che dicono! Sto
cercando di addomesticare un Cornolungo Rumeno, ma per ora questo bel
bestione
non ne vuole sapere. Ho anche trovato le tracce di una Panciaferrata
Ucraina!
C’era una squama di questa specie proprio sotto un albero nei
pressi di una
fattoria. Bisogna stare molto attenti…”
Ginny si preoccupò non
poco per il suo fratellone che da
ormai quattro anni studiava dal vivo i draghi in Romania. Era un
mestiere molto
pericoloso, ma era la sua vita e vi ci dedicava anima e corpo.
Continuò a
leggere, notando che i gemelli provavano a sbirciare da sopra la sua
spalla.
“Cosa mi racconti,
sorellina? Spero che tu vada bene a
scuola e che ti stia impegnando in tutte le materie, Pozioni compresa.
Vogliamo
tutti che tu prenda il massimo nei G.U.F.O. quest’anno.
Contiamo su di te. Ora
però parliamo delle cose importanti: come va la tua storia
con Mister Mistero?
Spero davvero che tu un giorno mi faccia conoscere questo ragazzo che
ti ha
rubato il cuore. Ho ripensato a lungo a quello che mi hai detto quando
ti ho
chiesto stupefatto se fosse davvero un Serpeverde e ti devo le mie
scuse: non
cambia nulla se questo ragazzo è uno Slytherin, un
Tassorosso, un babbano o un
magonò, la cosa fondamentale è che ti piaccia
quanto tu piaccia a lui. Non
accontentarti mai, sorellina. Ti voglio tanto bene,
Charlie”
La ragazza finì di leggere
lo scritto e lo ripiegò in fretta
per non permettere a Fred e George che, curiosi, di intravedere le
parole
commoventi. Piccole lacrime calde le riempirono gli occhi, ricoprendo
il mondo
con una lucida patina sfumata così batté
più volte le palpebre e si asciugò il
liquido salato con movimenti veloci e convulsi. Dio, quanto voleva bene
a
Charlie! Era sempre comprensivo con lei e la accettava per
com’era, senza
cercare di cambiarla. Alzò la testa, dopo essersi detersa le
guance e incontrò
ancora gli occhi di Draco che la fissavano con espressione corrucciata
e tesa
dal tavolo Slytherin: sembrava pronto ad alzarsi e correre
lì da lei per vedere
che cosa l’avesse turbata in quel modo. Anche Blaise e
Theodore apparivano
preoccupati. Ginny si sentì così
amata… Lo tranquillizzò con un sorriso
affettuoso e il biondo si rilassò visibilmente.
-Perché Charlie non le
manda mai a me le letterine
strappalacrime? Eh, Freddie? Eh eh eh?!- si lamentò
scherzosamente con il
gemello, cercando di strappare una risata alla ragazza. Si alzarono
tutti
quando si udì la campanella della prima ora segnare
l’inizio delle lezioni e
Ginevra s’incamminò verso l’aula, con
Fred che le teneva un braccio sulle spalle,
raccontandole di come avevano ricoperto di miele e farina Mrs Purr, la
gatta di
Gazza e con George che le portava la borsa con i libri, sottolineando
quanto
fosse sexy con quel maglione.
…
Di
nuovo la
campanella squillante liberò i ragazzi dalla lezione di
Divinazione, così Ginevra,
Demelza e Diane scesero con sollievo la scaletta che dalla Torre Nord
riportava
al corridoio, tossicchiando e appoggiandosi ai pioli, facendo
attenzione a non
scivolare. Il colorito di Diane, già pallido, aveva assunto
una sfumatura
verdastra a causa del penetrante profumo dolciastro di fiori morti che
aleggiava persistentemente nell’aula della professoressa
Cooman.
Demelza finse un conato e si
sventolò una mano davanti al
viso, esclamando disgustata: -Ma come fa a vivere là dentro
quella donna?
Sembra un bunker- Il corridoio si riempì presto di studenti
che correvano di
qua e di là indaffarati, in cerca della classe per la
lezione successiva.
Ginevra respirò a pieni polmoni l’aria ora libera
dal forte incenso che la
professoressa di Divinazione si ostinava ad accendere in quella
stanzetta
angusta in cima alla torre, soffocante anche senza le spire di fumo che
non
permettevano di vedere a un palmo dal naso. Si osservò
intorno, riempendosi gli
occhi dei colori dei mantelli delle diverse Case e gioendo anche solo
di
sentirsi una parte della Scuola (e di riuscire di nuovo a respirare).
Piano
piano, sempre scherzando fra loro, le tre amiche si unirono alla
colonna di
studenti che fluiva verso il pianterreno come un fiume chiassoso.
-Io sono certa che quella insieme
all’incenso si fa di erba,
ecco cosa credo- sentenziò Demi ridacchiando e facendo
spalancare gli occhioni
blu a Diane, che mormorò: -Ma come?! E’ una
professoressa! Non può!-
Ginny rise, gettando la testa
all’indietro e facendo
ondeggiare i capelli come fiammelle: -Eccome se può!
Però credo che preferisca
il brandy- replicò ricordando che si era sempre chiesta cosa
ci facessero tutte
quelle bottiglie vuote sotto i tavolini delle sfere di cristallo. Una
volta
durante una lezione noiosissima si stava dondolando sulla sedia
così andò a
sbattere con il piede contro qualcosa sotto al tavolo e si accorse che
l’oggetto che rotolava fuori era una bottiglia vuota.
Dubitava che la prof la
utilizzasse per metterci dei fiori, anche
perché aveva una predilezione per quelli essiccati.
Arrivarono all’aula di
Trasfigurazione, dove la professoressa McGranitt stava ancora
sbraitando con lo
chignon stranamente sfatto e penzolante sul capo, gli occhialini storti
e le
guance arrossate dalla rabbia: -Signorina Blanchard, smetta di urlare
IMMEDIATAMENTE! SOLO IO POSSO URLARE QUI, E’ CHIARO?!?-
Diane si fece piccola piccola e
sussurrò appiattendosi
contro il muro: -Oh oh! Qui qualcuno è arrabbiato, mooolto
arrabbiato-
Ginny si sporse dentro la classe,
appena in tempo per vedere
Evangeline che con una smorfia schifata e le mani alzate spingeva via
il banco
dal quale un povero rospo spaventato,
probabilmente da trasfigurare, cercava di sfuggire via. La
ragazzina si
gettò verso la porta, furente, ma inciampò nel
vestito voluminoso con le
scarpette con il tacco e per poco non cadde distesa nel corridoio. I
suoi
compagni di classe ridacchiarono, accendendole le gote di un rossore
evidente
di vergogna. Evangeline riprese l’equilibrio e rivolse a
Ginny , ancora sulla
porta, un’occhiata pregna di odio e di rancore con quei suoi
occhietti neri,
che sembrava non fosse solo per la risatina che inevitabilmente si era
unita a
quella degli altri studenti, ma per qualcosa di più
profondo. La rossa sentì
una morsa nello stomaco, come se una mano invisibile lo stesse torcendo
e si
rese conto di essere immobile, rigida, lì dove aveva
percepito chiaramente il
messaggio furioso della francese: “Stai attenta. Ti
guardo”
Demelza le mise una mano sulla spalla
e la scosse
leggermente, domandando insolitamente premurosa: -Va tutto bene, Gin?-
La risposta fu assorta e lieve:
-Sì, Demi, entriamo. Non
vorrei che la McGranitt si arrabbiasse anche con noi…- Aveva
un bruttissimo
presentimento.