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Autore: violadelpensiero    12/10/2014    1 recensioni
Gli opposti si attraggono? Gli antipodi si completano?
No, questa storia dimostrerà che forse sono le cose che ci permettono di rispecchiarci nell'altra persona ad avvicinarci maggiormente a lei. Allora che cosa condivide Draco Malfoy con Ginevra Weasley? Sesto anno, una Ginny che ha sempre ricevuto amore dalla sua famiglia ma che non riesce ad accontentarsi delle cotte adolescenziali e cerca il sentimento con la A maiuscola e Draco, Mangiamorte per costrizione, intrigato dalla caparbietà dell'unica ragazza che non ha paura di dire le cose come stanno e a tenergli testa per difendere le sue idee. Un mix scoppiettante di incontri rubati, chiarimenti su sè stessi e dialoghi complici nella mia prima long FF Drinny.
(Stralcio dal primo capitolo, POV GINNY)
-Che cosa vuole da me Malfoy?- pensò non irritata né spaventata, ma, si rese conto, curiosa. Iniziò un gioco di sguardi che durò a lungo. Ginny alzò un sopracciglio come a dire: “Che cosa vuoi da me?”. Il ragazzo rispose con un gesto identico e un’alzata di spalle che la rossa tradusse come: “Mah, vediamo dove ci porta il destino”. Stavano flirtando!
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Violadelpensiero
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley | Coppie: Draco/Ginny
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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GINNY

Quella mattina nulla, nulla, ma proprio nulla poteva rendere la giornata triste a Ginny. Draco si era svegliato prima di lei e aveva cercato di destarla a suon di baci, senza però un ottenere un grande successo: -Mi avevano detto che eri pigra, ma non credevo fino questo punto! Dai, svegliati. Svegliati- Piano piano il ragazzo aveva iniziato a sfilarle il cuscino da sotto la testa  e anche se lei, vagamente infastidita, aveva cercato di riacciuffarlo, non c’era stato modo di dormire per altri cinque minuti.  Poi doveva ammettere che vedere Draco così di buon umore la rendeva immensamente felice. Si era alzata subito, ma non appena lui si era andato a lavare in bagno ne aveva approfittato, stendendosi sul letto ancora caldo. Con i suoi soliti metodi drastici, Draco, ridendo, l’aveva presa in braccio come se fosse un peso piuma e aveva minacciato di portarla così, con solo indosso una maglietta, in Sala Grande, al che, con rammarico, Ginny lo aveva seguito ed erano andati a fare colazione. Seduti al tavolo dei Serpeverde si trovavano già Theo e Blaise che ammiccarono smaliziati, alludendo alla mancanza del ragazzo in camera e lo stesso Demelza e Diane. La rossa sentì le guance bruciarle al pensiero di ciò che era successo con Draco, ossia niente e a che cosa pensavano le sue amiche. Stava per girarsi verso il biondo per salutarlo quando si ricordò di stare attenta che Evangeline non notasse atteggiamenti troppo familiari. Per fortuna però era seduta lontano, quasi dall’altra parte della Sala, sempre truccata pesantemente e con un vestito di foggia ottocentesca dall’aria molto scomoda, interamente rivestito di broccato ricamato. La rossa sentì un moto di compassione che durò più o meno un secondo, poi sorrise quando Draco le fece l’occhiolino e si sedette con le sue amiche nel tavolo chiassoso dei Grifondoro. Non appena arrivò, con un sorriso a trentadue denti, fu calorosamente accolta dai suoi compagni e dalle sue amiche. I gemelli la videro e urlarono, del tutto incuranti che fosse mattina presto: -Ehi, sorellina, vieni qui a sederti con i tuoi fratelli preferiti che non ti vedono mai- Si strinsero sulla panca per farle spazio e Ginny si ritrovò fra Fred e George, con Demelza, Diane,  e i loro amici: Lee Jordan, Phoebe Goods, Veronika Price, Seth Donnel. Facevano sempre un gran baccano, ma la rossa adorava essere una Grifondoro per l’accoglienza gioiosa e la lealtà. Anche se non li conosceva bene, i compagni di classe dei gemelli le stettero subito simpatici. Phoebe e Veronika stavano insieme da qualche anno e si completavano; la prima, una ragazza esplosiva dai folti riccioli a cavatappi biondi come il grano maturo e due occhioni castani da cerbiatto bilanciava il carattere schivo della fidanzata mora e delicata come una matrioska che però possedeva un’ironia sottile e divertente. Iniziarono tutti a chiacchierare amichevolmente, mentre Ginny addentava una fetta di torta alle mele e ascoltava Lee che le parlava dall’altro capo del tavolo, cercando si sovrastare il brusio degli altri Grifoni. Poiché però non sentiva bene, la ragazza si sporse sopra al tavolo, sollevandosi con le mani sulla panca, mentre a Lee bastò sporgersi, vista la sua altezza considerevole. L’alito caldo del ragazzo le accarezzò l’orecchio, provocandole una serie di brividi lungo la spina dorsale quando si ricordò che all’inizio dell’anno l’aveva salvata dall’ipotermia un giorno che incoscientemente aveva volato con la scopa intorno al castello senza coprirsi: -Sei molto carina questa mattina, Gin- Ginevra arrossì e quasi per caso incrociò lo sguardo truce di Draco dall’altra parte della sala, così sorrise con dolcezza e ringraziò. Si risedette al suo posto, sempre senza interrompere il contatto visivo tra lei e il ragazzo e fece le spallucce con espressione innocente, furbetta come un folletto. Il biondo sollevò un sopracciglio solo con aria contrariata e mimò con le mani un gesto che lei interpretò con: -Stai lontana da lui- Era geloso! Non ci poteva credere. Alzò le mani in segno di resa e nascose una risata al motteggio esagerato che Blaise faceva del suo ragazzo dietro alle sue spalle. Affondò il viso nel collo di Fred, ridacchiando incontenibilmente. George la guardò incuriosito e lasciò vagare lo sguardo per la sala in cerca della fonte del divertimento della sorella minore. Quando gli occhi giunsero su Draco Malfoy e i suoi amici aggrottò la fronte e Ginny trattenne il fiato, poi espirò sollevata dopo che ricominciò a parlare con Seth. In quel momento arrivò la posta e uno stormo di gufi, falchi, poiane e civette entrò dalle grandi finestre con giornali e lettere tra gli artigli in un fruscio di ali. Con eccitazione Ginevra vide Leotordo atterrare malamente davanti a lei, per finire dritto e disteso nella ciotola del musli: -Oh, Leo, ciao! Porti lettere da casa?- L’animale si dimenò allegramente in una pioggia di cereali e uvetta e bubbolò con striduli urletti. La ragazza si affrettò a sciogliere le missive dalla sua zampa, ma fu ancora più stupita quando vide arrivare un’altra lettera che portava il sigillo della Romania da un allocco ben più educato. Finalmente Charlie che si faceva sentire! Strappò il sigillo di ceralacca con frenesia, leggendo frettolosamente le parole del fratello maggiore:

“Carissima Ginevra,

ti scrivo dalla contea di Hunedoara, in Romania. In realtà è un posto sperduto, nel centro di questa regione desolata, circondata solo da boschi bui e umidi. Non capisco nemmeno nulla di quello che dicono! Sto cercando di addomesticare un Cornolungo Rumeno, ma per ora questo bel bestione non ne vuole sapere. Ho anche trovato le tracce di una Panciaferrata Ucraina! C’era una squama di questa specie proprio sotto un albero nei pressi di una fattoria. Bisogna stare molto attenti…”

Ginny si preoccupò non poco per il suo fratellone che da ormai quattro anni studiava dal vivo i draghi in Romania. Era un mestiere molto pericoloso, ma era la sua vita e vi ci dedicava anima e corpo. Continuò a leggere, notando che i gemelli provavano a sbirciare da sopra la sua spalla.

“Cosa mi racconti, sorellina? Spero che tu vada bene a scuola e che ti stia impegnando in tutte le materie, Pozioni compresa. Vogliamo tutti che tu prenda il massimo nei G.U.F.O. quest’anno. Contiamo su di te. Ora però parliamo delle cose importanti: come va la tua storia con Mister Mistero? Spero davvero che tu un giorno mi faccia conoscere questo ragazzo che ti ha rubato il cuore. Ho ripensato a lungo a quello che mi hai detto quando ti ho chiesto stupefatto se fosse davvero un Serpeverde e ti devo le mie scuse: non cambia nulla se questo ragazzo è uno Slytherin, un Tassorosso, un babbano o un magonò, la cosa fondamentale è che ti piaccia quanto tu piaccia a lui. Non accontentarti mai, sorellina. Ti voglio tanto bene,

Charlie”

La ragazza finì di leggere lo scritto e lo ripiegò in fretta per non permettere a Fred e George che, curiosi, di intravedere le parole commoventi. Piccole lacrime calde le riempirono gli occhi, ricoprendo il mondo con una lucida patina sfumata così batté più volte le palpebre e si asciugò il liquido salato con movimenti veloci e convulsi. Dio, quanto voleva bene a Charlie! Era sempre comprensivo con lei e la accettava per com’era, senza cercare di cambiarla. Alzò la testa, dopo essersi detersa le guance e incontrò ancora gli occhi di Draco che la fissavano con espressione corrucciata e tesa dal tavolo Slytherin: sembrava pronto ad alzarsi e correre lì da lei per vedere che cosa l’avesse turbata in quel modo. Anche Blaise e Theodore apparivano preoccupati. Ginny si sentì così amata… Lo tranquillizzò con un sorriso affettuoso e il biondo si rilassò visibilmente.

-Perché Charlie non le manda mai a me le letterine strappalacrime? Eh, Freddie? Eh eh eh?!- si lamentò scherzosamente con il gemello, cercando di strappare una risata alla ragazza. Si alzarono tutti quando si udì la campanella della prima ora segnare l’inizio delle lezioni e Ginevra s’incamminò verso l’aula, con Fred che le teneva un braccio sulle spalle, raccontandole di come avevano ricoperto di miele e farina Mrs Purr, la gatta di Gazza e con George che le portava la borsa con i libri, sottolineando quanto fosse sexy con quel maglione.

                                                                                     

 Di nuovo la campanella squillante liberò i ragazzi dalla lezione di Divinazione, così Ginevra, Demelza e Diane scesero con sollievo la scaletta che dalla Torre Nord riportava al corridoio, tossicchiando e appoggiandosi ai pioli, facendo attenzione a non scivolare. Il colorito di Diane, già pallido, aveva assunto una sfumatura verdastra a causa del penetrante profumo dolciastro di fiori morti che aleggiava persistentemente nell’aula della professoressa Cooman.

Demelza finse un conato e si sventolò una mano davanti al viso, esclamando disgustata: -Ma come fa a vivere là dentro quella donna? Sembra un bunker- Il corridoio si riempì presto di studenti che correvano di qua e di là indaffarati, in cerca della classe per la lezione successiva. Ginevra respirò a pieni polmoni l’aria ora libera dal forte incenso che la professoressa di Divinazione si ostinava ad accendere in quella stanzetta angusta in cima alla torre, soffocante anche senza le spire di fumo che non permettevano di vedere a un palmo dal naso. Si osservò intorno, riempendosi gli occhi dei colori dei mantelli delle diverse Case e gioendo anche solo di sentirsi una parte della Scuola (e di riuscire di nuovo a respirare). Piano piano, sempre scherzando fra loro, le tre amiche si unirono alla colonna di studenti che fluiva verso il pianterreno come un fiume chiassoso.

-Io sono certa che quella insieme all’incenso si fa di erba, ecco cosa credo- sentenziò Demi ridacchiando e facendo spalancare gli occhioni blu a Diane, che mormorò: -Ma come?! E’ una professoressa! Non può!-

Ginny rise, gettando la testa all’indietro e facendo ondeggiare i capelli come fiammelle: -Eccome se può! Però credo che preferisca il brandy- replicò ricordando che si era sempre chiesta cosa ci facessero tutte quelle bottiglie vuote sotto i tavolini delle sfere di cristallo. Una volta durante una lezione noiosissima si stava dondolando sulla sedia così andò a sbattere con il piede contro qualcosa sotto al tavolo e si accorse che l’oggetto che rotolava fuori era una bottiglia vuota. Dubitava che la prof  la utilizzasse per metterci dei fiori, anche perché aveva una predilezione per quelli essiccati. Arrivarono all’aula di Trasfigurazione, dove la professoressa McGranitt stava ancora sbraitando con lo chignon stranamente sfatto e penzolante sul capo, gli occhialini storti e le guance arrossate dalla rabbia: -Signorina Blanchard, smetta di urlare IMMEDIATAMENTE! SOLO IO POSSO URLARE QUI, E’ CHIARO?!?-

Diane si fece piccola piccola e sussurrò appiattendosi contro il muro: -Oh oh! Qui qualcuno è arrabbiato, mooolto arrabbiato-

Ginny si sporse dentro la classe, appena in tempo per vedere Evangeline che con una smorfia schifata e le mani alzate spingeva via il banco dal quale un povero rospo spaventato,  probabilmente da trasfigurare, cercava di sfuggire via. La ragazzina si gettò verso la porta, furente, ma inciampò nel vestito voluminoso con le scarpette con il tacco e per poco non cadde distesa nel corridoio. I suoi compagni di classe ridacchiarono, accendendole le gote di un rossore evidente di vergogna. Evangeline riprese l’equilibrio e rivolse a Ginny , ancora sulla porta, un’occhiata pregna di odio e di rancore con quei suoi occhietti neri, che sembrava non fosse solo per la risatina che inevitabilmente si era unita a quella degli altri studenti, ma per qualcosa di più profondo. La rossa sentì una morsa nello stomaco, come se una mano invisibile lo stesse torcendo e si rese conto di essere immobile, rigida, lì dove aveva percepito chiaramente il messaggio furioso della francese: “Stai attenta. Ti guardo”

Demelza le mise una mano sulla spalla e la scosse leggermente, domandando insolitamente premurosa: -Va tutto bene, Gin?-

La risposta fu assorta e lieve: -Sì, Demi, entriamo. Non vorrei che la McGranitt si arrabbiasse anche con noi…- Aveva un bruttissimo presentimento.

  
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