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Autore: Bluelectra    13/10/2014    8 recensioni
Sequel de "IlDestinoNonÈUnaCatenaMaUnVolo".
Dal Caos primordiale, in cui nessuna forma di vita poteva essere ospitata, nacquero le stelle. E solo grazie alla loro luce e al loro calore fu possibile concepire la vita.
Il Caos dentro di sé, i dolori a stento sopportabili, le peggiori cose della vita possono essere trasformate in gocce di splendore, in stelle in grado di illuminare la notte più buia e riportare a casa i dispersi.
Ritornano dopo quattro anni Angelique, Albus, James, Scorpius e tutti gli altri.
Dal Cap.16:
“Avanti Gigì, ora devi iniziare a comportarti in modo carino. Insomma deve essere almeno possibile il fatto che tu sia attratta da me!” ribatté James sporgendosi oltre il tavolino che condividevano.
Angie fece lo stesso, avvicinandosi a lui fino ad avere il suo viso molto vicino.
“E che cosa dovrei fare?” chiese sorridendo in modo delizioso.
“Beh per esempio potresti darmi un bacio, ci sono giusto quattro o cinque ragazzine che ci stanno guardando proprio adesso…” mormorò lui continuando a fissarla con i suoi occhi magnetici.
“Oppure potrei darti un pugno sul naso.” propose Angelique inclinando il capo.
“Oh Gigì, ma questo non è per nulla carino.”
“Io lo troverei adorabile!”
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Famiglia Weasley, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Scorpius Malfoy
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Cap.2 La trota Salmonata Image and video hosting by TinyPic

Cap.2 La trota salmonata.

 

"Se non fosse per la nostra vista ed il nostro udito, la luce ed il suono non sarebbero che confusione e pulsazione dello spazio. Allo stesso modo, se non fosse per il cuore che ama, saresti solo polvere sottile alata e dispersa nel vento”

Kahlil Gibran

 

"L

asciatemi affogare nel caffè..." mugugnò con tono volutamente melodrammatico Angelique.

"Smettila, Angie. La vita va avanti e noi abbiamo due ore di Trasfigurazione avanzata!" rispose Martha scaricando due toast nel piatto dell’amica.

Ora sì che desiderava davvero affogare!

Dopo quattro anni di studio non aveva ancora capito perché diamine fosse così negata in quella materia. Studiava regolarmente, faceva i compiti e svolgeva gli esercizi, ma quando si trovava davanti gli oggetti da trasfigurare... Andava completamente nel pallone!

La mortificazione di Cavendish nell’assegnarle il minimo di voti nella pratica rasentava la pietà. Sosteneva che un caso come il suo non gli fosse mai capitato in vent'anni d'insegnamento; il che rientrava in un grande disegno che quella mattina non fece altro che abbatterla ancor di più.
Per fortuna condividevano l’aula con i Grifondoro e Angie sarebbe potuta andare da Rose pregando e inginocchiandosi per aver un aiuto, che la Weasley le avrebbe offerto, come di consueto, più che volentieri.

Angie chiuse gli occhi massaggiandosi leggermente le palpebre con i polpastrelli, per poi posarsi le mani sul viso e reclinare il capo. L’immediata oscurità che derivò da questo gesto le diede enorme sollievo.

Era letteralmente scissa tra desideri contrastanti e che cozzavano rumorosamente nella sua testa.

Era confusa per tutto quello che era accaduto la sera precedente e di cui non aveva avuto il coraggio di parlare con nessuno.

Era tormentata dai ricordi delle sensazioni provate nel piccolo chiostro.

Era nervosa perché temeva che il suo altarino venisse scoperto in quattro e quattr’otto, prima ancora che lei fosse riuscita a capirci qualcosa.

Si sentiva come un animale braccato da molteplici fronti.

Già, perché la verità era che non riusciva a pensare in modo razionale, o anche solo vagamente ragionevole, in quel triangolo ottuso tra lei, Derek e Scorpius. Non le era possibile attuare i meccanismi di difesa collaudati da tempo immemore. Era semplicemente in balia del suo corpo che la spingeva dove il cervello urlava di non andare.

Inconsciamente si ricordò di una volta che era andata a pescare con suo nonno, molti anni prima, e l’uomo aveva acciuffato in un torrente gelido una trota salmonata.

La creatura, prima di essere tramortita e definitivamente stroncata contro i sassi della sponda dal sopracitato nonno Etienne, (con un shock pressoché irreparabile per la nipote), si era esibita in una patetica e quanto mai disperata serie di movimenti convulsi, con una forza e una tenacia insospettabili. Non era più riuscita a guardare un pesce con gli stessi occhi.

Angie si sentiva come una trota salmonata appena pescata in cerca di un po’ di respiro… Cioé sbatacchiava da una parte all’altra della situazione, stravolgendosi da sola senza cavarci fuori nulla di buono.

Non erano ancora iniziate le lezioni che Angie implorava di poter tornare a dormire. Rannicchiarsi nelle lenzuola verdi del suo dormitorio e far regredire il suo sviluppo cerebrale a quello delle specie ittiche, le sembrò semplicemente meraviglioso.

Era estremamente stanca, complice anche il fatto che quella mattina alle sei e mezza si era esposta alla brezza settembrina per fare pace con Antares.

La fenice sviluppava ogni estate, quella che Elena aveva ribattezzato “Sindrome da Abbandono Aggressiva”. Ovvero ad ogni 2 Settembre aggrediva le mani e i polsi di Angelique, beccandola in modo vendicativo e con aria di palese godimento, mentre la ragazza cercava di riportarla sotto la propria autorità. Non le faceva mai seriamente male, le procurava solo delle escoriazioni superficiali che le bruciavano per un paio di giorni e le rendevano difficile suonare.

Infine quando la fenice riteneva di aver avuto soddisfazione, per l’onta di essere stata abbandonata per due mesi e mezzo alle amorevoli cure di Hagrid, si lasciava accarezzare e si faceva condurre nella solita passeggiata mattutina. Quella mattina sembrava dunque che Angelique avesse suonato le maracas in un cespuglio di rovi.

"Dursley si sente bene?" la voce della Blackthorn raggiunse le sue orecchie prima che la figura slanciata e severa entrasse nella sua visuale.

Guizzò a sedersi composta spalancando gli occhi, con lo stesso slancio di un salmone che risalga le cascate della terra natia per riprodursi. La rassicurò sulla sua integrità fisica e ricevette l’orario.

“Non sapevo che frequentassi ancora Divinazione.” commentò Martha inarcando un sopracciglio, col tipico cipiglio da nobildonna che tanto le donava e che faceva venir voglia ad Angelique di tirarle una grossa torta di panna in faccia.

“Hai fatto questa osservazione anche l'anno scorso. In seguito io ti ho fatto gentilmente notare che, solo perché tu non hai l'Occhio Interiore, non te la devi prendere con me!”

Elena davanti alle due riuscì a mascherare la risata con un colpo di tosse.

"Oh certo! Perché vorresti dirmi che tu ce l'hai?" chiese l’altra leggermente piccata, col sopracciglio in alto, il nasino perfetto arricciato e la scintillante spilla da Prefetto appuntata sulla tunica della divisa.

"Mi pare ovvio che io ne sia priva. Tuttavia l’atteggiamento della docente” e qui chiaramente l’inflessione della voce prese una sfumatura ironica “Suscita grandissima ilarità in me e la collega Zabini. Non vedo come potrei fisicamente rinunciare a queste botte di allegria durante l’anno dei GUFO!" la vaga indolenza del tono rivelava a chi avesse conosciuto la giovane che in realtà si stava divertendo un mondo.

Ele levò il calice di succo di zucca e lo fece scontrare rumorosamente con la sua tazza di caffelatte.

"Parole sacro sante!" subito dopo tuffò la faccia in una brioches.

"Secondo me dovreste iniziare a studiare qualcos'altro... Qualcosa di utile per esempio!" insistette Martha spezzando in due un biscotto e inzuppandolo nel suo tè con aria sostenuta.

"Martha tesoro..."disse Angie prendendole una mano tra le proprie e guardandola con gli occhi verdi colmi di gentilezza e affetto: "Lo vuoi vedere un incidente in galleria?!"

Elena scoppiò a ridere sguaiatamente, picchiettando un palmo sul tavolo al ritmo dei suoi ululati, mentre Martha divenne rossa fino alle orecchie, cosa che accadeva solo quando la ragazza era veramente arrabbiata o frustrata.
Entrambe situazioni molto frequenti alle lezioni di Divinazione, prima che il Prefetto O’Quinn decidesse di convogliare le sue doti accademiche sull’Artimazia.

Mentre Martha borbottava insulti piuttosto coloriti, frammisti di parolacce in gaelico, ed Elena sghignazzava, Angie si concesse un attimo di isolamento per studiare il suo orario.

Era, come tutti gli anni, un po’ troppo pieno.

Aveva scelto come materie facoltative Cura delle Creature Magiche, Divinazione e Antiche Rune, inoltre aveva due lezioni di pianoforte a settimana, il martedì e il venerdì, e gli allenamenti di Quidditch che Albus doveva ancora stabile. Per fortuna l’anno precedente aveva avuto il buonsenso di smettere di frequentare Latino, altrimenti non avrebbe avuto tempo nemmeno per dormire la notte.

La sua trota interiore cominciò nuovamente ad esibirsi in convulsioni poco eleganti e piene di disperazione. La attendeva un altro anno da nervosi e attacchi di panico, coronato dagli esami dei G.U.F.O…

Le parve di sentire il pesce boccheggiare ed esalare l’ultimo rantolante singulto.

Dopo alcuni minuti contemplazione Martha la richiamò alla realtà, facendole notare che dovevano dirigersi verso l’aula di Cavendish.

Attraversarono la Sala Grande in formazione compatta, con Angie al centro, ma da più gruppi dei tavoli di Grifondoro, Tassorosso e Corvonero si alzò un sommesso brusio, accompagnato da occhiate furtive rivolte alla bionda. Non appena i suoi occhi verdi si posavano sui chi discuteva, i discorsi sembravano esaurirsi a suon di gomitate e cenni del capo.

Angie istintivamente alzò un po’ di più il mento e strinse leggermente le labbra. Il fatto che tutte quelle persone spendessero il proprio tempo e le proprie energie pensando a lei e alla sua storia d’amore romanzesca naufragata, non la sfiorava minimamente.
Erano tutti oltre le sue mura di ghiaccio, oltre la vera Angelique, oltre la verità.

Una mano raggiunse la sua stretta a pugno, adesa al fianco in una posa rigida. Angie si voltò lentamente e vide che Martha la osservava più in alto di lei con un sorriso timido e pieno di comprensione, mentre gli occhi color cioccolato brillavano di affetto.

Angie aprì la mano e lasciò che Martha scivolasse oltre la barriera gelata, per insinuarsi in quello spazio caldo e accogliente della sua anima, che riservava solo alle persone che amava.
La trota parve ritornare a respirare.



Albus sentì Scorpius muoversi irrequieto accanto a lui e alzò lo sguardo dal manuale di Trasfigurazione avanzata.

Davanti ai suoi occhi si mostrò la ragione di tanta agitazione: le ragazze erano appena entrate nell’aula e Angelique la stava attraversando diretta verso Rose. Le due si abbracciarono e si sedettero vicine.

Scorpius osservava la chioma dorata e raccolta in una coda alta con inspiegabile intensità, in un misto di rabbia, gelosia e astio che sembravano consumarlo come un incendio. Albus sospirò pesantemente e il giovane Malfoy si voltò con un scatto fulmineo e gli occhi ancora ardenti di emozioni contrastanti.

"Questa situazione è ingestibile." disse cercando di usare un tono conciliante. Ma di conciliante nell’altro non c’erano nemmeno le cuticole delle unghie.

"Sai perché Al? Perché non deve essere gestita. Deve essere cancellata, annullata, sradicata dalla mia testa. Non merita nemmeno uno dei miei pensieri.” sibilò con decisione.

"Oh adiamo! Smettila di fare questo teatrino! Si vede perfettamente che sei ancora legato a lei, tanto che per evitare un confronto stai scappando come un coniglio ad ogni occasione!" 

"Io non sto scappando come un coniglio!" esclamò indignato Scorpius.

"Ma davvero?" chiese Albus con tono carico di sarcasmo "Allora se per te è tutto finito, perché sul treno abbiamo diviso uno scompartimento con dei Corvonero al posto che con loro? Perché ieri sera non abbiamo cenato con le ragazze? E perché stamattina mi ha fatto alzare ad un'ora disumana per fare colazione? Te lo dico io: perché la stai evitando! E se la ignori e allo stesso tempo la consumi con gli occhi tutte le volte che compare alla tua vista, significa che ci tieni ancora!"

Il viso di Scorpius si contorse in un'espressione di disgusto e sbottò:

"Semplicemente non voglio condividere la mia aria con un essere tanto basso e vile."

Al aprì la bocca per ribattere a quella cattiveria, ma nel mentre Cavendish entrò in classe col solito sorriso gioviale e lui si costrinse al silenzio.

Il moro osservò la chioma riccia di Angie, che sedeva in seconda fila accanto a Rose, leggermente china sul banco per prendere appunti sulla spiegazione che il professore aveva appena iniziato su Evocazione e Evanescenza degli oggetti. Ovviamente argomenti da portare ai GUFO! Iniziavano sin dalla prima lezione a massacrarli sull’idea degli esami.

"Quindi la formula per far Evanescere gli oggetti è: Evanesco! Esistono alcuni particolari incantesimi che bloccano l’incantesimo e quindi ne impediscono la buona risuscita.” concluse dopo minuti interminabili di spiegazione e Albus si rese conto con gioia che era trascorsa quasi tutta la prima ora. “Ora metterò questo cuscino sulla cattedra e voi lo dovrete far evanescere una volta a testa. Bene iniziamo con Ryan e procediamo fino all’ultima fila.” Il tizio di Grifondoro si alzò e si mise davanti alla cattedra ma distante di qualche metro.

Angelique posò finalmente la piuma, prese la sua bacchetta con la destra e la strinse nervosamente fino a farsi sbiancare le nocche. Albus vide tutti questi gesti e pensò immediatamente all’espressione seria e concentrata che l’amica doveva avere in quell’istante.

In realtà gli dispiaceva molto vederla fallire pubblicamente la maggior parte delle volte, ma lei sembrava imperterrita nei suoi tentativi disperati e, nonostante i pessimi risultati, raramente si tirava indietro!

“Eccellente Rose! Cinque punti a Grifondoro. Bene adesso… Oh… Ehm… Angelique?” il tono del professore era interrogativamente dispiaciuto, come ad avvisarla che l’avrebbe esonerata per quella volta.

Le spalle di Angelique si mossero per il respiro profondo con cui cercava di incoraggiarsi. Poi si alzò e si diresse con la schiena ritta e fiera verso la postazione adibita all’esercitazione. Sembrava un dignitosissimo condannato a morte.

Non che ci fosse qualcosa che tradisse la sua tensione a parte la presa un tantino troppo salda sulla bacchetta, ma Al ebbe la netta sensazione che si sentisse come un pesce fuor d’acqua.

La bionda si schiarì la gola e pronunciò chiaramente, senza esitazioni con la bacchetta puntata verso la cattedra:

“Evanesco.”

E nello stupore generale, compresa la stessa strega che aveva lanciato l’incantesimo, miracolosamente il cuscino scomparve per metà. Non che l’incantesimo fosse completamente riuscito, però in confronto ai fallimenti plateali di Angie, quello era un vero e proprio risultato.

“Merlino, si può essere così imbranati!” esclamò con voce piena di derisione Scorpius, suscitando il risolino idiota di alcune ragazze di Grifondoro e di Goyle.

Non appena questa parole uscirono dalle labbra del ragazzo il cuscino ricomparve interamente sulla cattedra.

Cavendish lanciò un’occhiata ammonitrice a Scorpius, che la ignorò palesemente, restando seduto scomposto sulla sua sedia e osservando deliziato la scena davanti a sé. Non poté fare altrettanto con la casuale pestata sul piede sinistro che gli arrivò da parte del compagno di banco.

Angie respirò un’altra volta con calma e ripeté l’incantesimo ancora e ancora ma la sua voce era incerta e il cuscino non accennava minimamente a svanire.

Albus dovette reprimere con tutta la propria forza di volontà l’istinto di serrare attorno al collo pallido di Malfoy le sue dita e stringere fino a farlo stramazzare al suolo.

“Evanesco!” esclamò per l’ennesima volta la ragazza, senza successo, quando Scorpius decise di dare nuovamente il suo contributo.

“Forse si è fatta evanescere il cervello!” dichiarò ad alta voce suscitando l’ilarità generale.

E per la seconda volta in una giornata Angie stupì il suo migliore amico.

Si sarebbe aspettato uno scatto fulmineo e una rispostaccia o una battuta migliore di quella di Scorpius, oppure un movimento quasi impercettibile della bacchetta e una fattura, ma non avvenne nulla del genere.

Angelique rimase voltata e non ribatté in alcun modo.

Doppiamente umiliata da Scorpius non reagì, ma si limitò a scusarsi col professore e a tornare al posto rigida come un manico di scopa.

“Visto che fa battute tanto sagaci, Signor Malfoy, venga a farci vedere quanto è bravo.” disse con sguardo duro e tono severo Cavendish.

“Con piacere, professore.” ribatté il ragazzo e si alzò con movimento fluido.

I capelli biondi gli ricadevano leggermente disordinati sulla nuca e ai lati del viso creando una sorta di aura attorno alla sua figura.

Albus avrebbe giurato di aver udito un sospiro trattenuto.

Si avviò verso la cattedra con una mano in tasca e l’aria un po’ svogliata, alzò la bacchetta e pronunciò le parole con sicurezza. Ovviamente il cuscino sparì in un tempo record lasciando solo aria sulla cattedra.

Cavedish lo rispedì a sedersi con aria poco soddisfatta, aveva sperato di fare giustizia e invece aveva fatto solamente il gioco di un ragazzo impertinente.

Albus sentì il sangue ribollirgli nelle vene per quel maltrattamento gratuito. Si impose di non rivolgersi a Scorpius per il resto della lezione, nonostante sentisse il suo sguardo puntato contro come a richiamarne l’attenzione. Se avesse parlato in quel frangente, con l’autocontrollo seriamente minato, si sarebbe messo a urlare come sua nonna Molly quando scopriva che qualcuno aveva spostato gli utensili in cucina.

Passò i restanti cinquanta minuti con un braccio posto tra di loro come separé e la testa appoggiata alla mano ma rivolta ostentatamente dall’altra parte.

Finalmente giunse il tanto agognato suono della campanella e Angelique schizzò fuori dalla classe senza aspettare nessuno, teneva le spalle perfettamente tese sulla linea orizzontale e lo sguardo fisso davanti a sé.

Al si voltò finalmente verso Scorpius e lo vide chiaramente distogliere gli occhi dalla porta.

“Mi può star bene che tu sia arrabbiato con lei, ma trattarla in questo modo dimostra solo che sei degno del nome che porti” disse seccamente alzandosi.

Conosceva perfettamente l’effetto che quelle parole impietose avrebbero avuto sull’amico, ma si sentiva in diritto di rifilargli un grosso schiaffo educativo.

Fece per andarsene, ma si bloccò pensando di dover aggiungere anche un’atra cosa: “Ah, e se la prossima volta non ti prende a pugni lei, lo faccio io.”

L’altro lo fissò con gli occhi sbarrati e l’espressione stupita.

Albus uscì velocemente dall’aula, ma della chioma leonina che stava cercando non vide nemmeno l’ombra.

La ragazza si era dileguata con velocità sorprendente verso la Torre Nord, per partecipare a quella farsa di Divinazione.

Una piccola smorfia di ribrezzo distorse i tratti lineari del suo viso al ricordo della sua prima lezione con la Cooman. Quella sottospecie di donna, le cui fattezze venivano sepolte sotto strati di perline di vetro e scialli orrendi, lo aveva immediatamente riconosciuto come il figlio di Harry Potter e si era lanciata in una serie di predizioni catastrofiche, comprendenti rapimenti, mutilazioni e infine una sanguinosa e truce morte.

Dopo un mese di lezioni, che avevano dato sommo divertimento alla Dursley e alla Zabini, Albus aveva deciso di frequentare Artimanzia al posto di quella pagliacciata con tè, pasticcini e racconti dell’orrore. Martha lo aveva seguito a ruota e avevano preso a frequentarla insieme.

Uno scricciolo dall’improbabile chioma violetta si catapultò fuori dall’aula con aria inferocita e lo oltrepassò senza nemmeno salutarlo.

Elena sembrava furibonda. Camminava con tanta foga che i capelli a caschetto rimbalzavano ad ogni suo passo.

Martha uscì immediatamente dopo e lo salutò con un sorriso fintamente innocente, che celava un espressione sorniona.

Al inarcò un sopracciglio con fare interrogativo e la rossa per tutta risposta fece un gesto rapido della mano, come a scacciare una mosca fastidiosa.

“Si è arrabbiata perché l’ho impastoiata.”

“Ah sì?” le domandò mentre un sorriso faceva capolino anche sulle sue labbra.

“Beh, mi ha costretta! Si stava alzando per andare a picchiare Scorpius! Non potevo far perdere punti a Serpeverde il primo giorno, così le ho lanciato un bell’incantesimo delle Pastoie Total Body.” replicò l’altra con espressione estremamente convinta e fiera di sé.

Albus scoppiò a ridere e si incamminò insieme alla ragazza, che ridacchiava lanciandogli ogni tanto qualche occhiata sottecchi.

 


Fissò il suo piatto in preda alla depressione.

Quella giornata faceva schifo e nemmeno la lezione di Divinazione era stata in grado a tirarla su di morale. Nonostante la Cooman si fosse sbizzarrita con un povero Tassorosso, dicendogli che temeva non sarebbe arrivato a fine mese.

Quello sconforto dilagante trovava origine nella lotta senza quartiere che si svolgeva nell’animo della ragazza. Con un movimento furtivo lanciò un’occhiata alla tavola dei rosso e oro e in breve individuò una testa bionda spettinatissima, su cui il sole giocava a tirare fuori mille riflessi che andavano dall’oro, al bronzo fino al castano.

Quella banale vista le procurò una fitta a livello dello sterno, per la consapevolezza che non avrebbe dovuto provare nulla di simile per un ragazzo che non poteva essere suo. E lo sapeva perfettamente.

 “Avati devi mangiare… abbiamo Cura delle Creature Magiche oggi pomeriggio, non si mai che cosa possa accadere con Hagrid!” disse Albus con tono dolce e pieno di preoccupazione.

Angie alzò gli occhi e incontrò i propri gemelli sul volto dell’amico. Si chiese se, sapendo che cosa era accaduto la sera precedente, l’avrebbero guardata ancora così.

Arricciò un angolo della bocca in una smorfia che passò come inappetenza agli occhi dei presenti.

“Oh che bello! Non vedo l’ora! Ho già letto tutto il libro! Mi sento preparatissima! Chissà che cosa vedremo oggi?!” Elena sprizzava entusiasmo da tutti i pori, in un modo che cozzava rumorosamente con la sua tristezza latente.

Si muoveva e parlava come un furetto sotto effetto di anfetamine.

“Qualunque cosa sia, NON PORTARLA IN CAMERA!” disse lapidaria Martha con la forchetta puntata contro Ele e gli occhi scintillanti di promesse di morte.

“Ma dai! è capitato solo un paio di volte… per sbaglio!” protestò l’altra imbronciandosi e scuotendo il caschetto lilla.

“Oh certo! Perché far entrare uno Snaso nel dormitorio è stato per sbaglio?!” chiede la rossa con gli occhi fuori dalle orbite per la rabbia

Il suddetto cucciolo aveva letteralmente sfasciato la loro stanza da letto, rompendo le colonnine dei baldacchini, rovesciando i comodini e sventrando gli armadi alla ricerca di tesori inesistenti.

Si erano beccate, tutte e tre, due settimane di punizione a lucidare trofei e pulire pavimenti con Gazza.

“O riempire la vasca da bagno di Kappa selvatici cercando di addomesticarli…” suggerì Angie infilandosi in bocca subito dopo un pezzo di prosciutto.

Lei era stata la prima vittima di quell’esperimento, poiché era entrata incautamente in bagno ed era stata attaccata dall’oda assassina di animaletti acquatici. Si era salvata solo grazie all’intervento di Martha.

Una settimana di punizione a riordinare le scartoffie della Preside.

“O cercare di far schiudere uova di Ashwinder sotto il termosifone!” rincarò la dose Martha.

“O prendere in prestito da Hagrid uno schifo di Vermicolo, con l’intenzione di dimostrare al mondo che sono dotati di intelligenza!” disse mentre un sorriso si allargava sul suo viso ricordando dell’espressione sconfortata di Martha quando aveva scoperto che tutte le sue divise di ricambio erano state contaminate da bava di Vermicolo. Quando Rodulfus, il verme gigante, era riuscito inspiegabilmente a scappare dalla loro stanza e aveva preso residenza nella Sala Comune, qualcuno se ne era lamentato con la Blackthorn.

Due giorni di punizione a ripulire la Sala Comune e la loro stanza da bava e escrementi di Vermicolo.

“O mettere le fate dentro una boccia per studiare la loro gerarchia sociale.”

Cinque giorni di punizione e venti punti in meno per aver rapito esseri che vivevano solo nella Foresta Proibita e che quindi di supponeva fossero stati prelevati da lì.

“O cercare di catturare un unicorno…” ma qui venne interrotta da Elena che vittoriosa esclamò:

“Ma quello non l’ho mai portato in camera!”

“Solo perché non sei riuscita a prenderlo.” ribatté la bionda inarcando un sopracciglio.

“Sei un incompresa, Nana!” disse Albus pieno di compassione, ricorrendo al soprannome che le era stato affibbiato quando si erano resi conto che la sua altezza non avrebbe mai superato il metro e cinquantacinque. Attualmente erano fermi al metro e cinquanta, ma tutti confidavano nella forza dell’ormone della crescita.

Elena non si era mai offesa per quell’appellativo, la prima volta che Albus l’aveva usato si era limitata a scrollare le spalle e scompigliarsi la chioma colorata. Aveva detto che le ricordava il cane di Peter Pan e quindi se c’era un animale di mezzo andava tutto bene.

Angie abbassò gli occhi nel suo piatto per nascondere l’ampio sorriso che le era finalmente sorto sulle labbra, al pensiero di quelle avventure degli anni passati. Infilzò una carota che le parve avere un colorito molto più vivace di quando le aveva prese dal vassoio.

Ricordava perfettamente che l’ossessione per le creature disgustose e/o pericolose era aumentata esponenzialmente al loro terzo anno. Lo stesso in cui Elena aveva provato per la prima volta il Magishampoo, l’anno in cui avevano affrontato cose più grandi di loro, armate solo dei loro tredici anni scarsi e dell’amicizia.
L’anno in cui tutte e tre si erano trasformate in qualcosa di diverso. Avevano lasciato alle loro spalle le ragazzine che erano state appena arrivate ad Hogwarts. L’anno della perdita.

Angie alzò gli occhi sugli amici con un sorriso a incresparle le labbra, ma quell’espressione dolce si congelò non appena si accorse che non erano soli davanti a lei.

Due ragazze, Tassorosso e Grifondoro, erano in piedi alle spalle di Elena ed Albus e parlottavano tra di loro come a mettersi d’accordo su qualcosa.

Si voltarono insieme verso Angie, entrambe con stampato in faccia un sorriso falsamente gentile.

Angelique si impose a forza di non fare quella che Elena definiva la sua miglior espressione da Principessa del Ghiaccio e si limitò a guardarle con indifferenza e un sopracciglio leggermente inarcato.

"Oh... Ehm... Ciao Angelique!" le disse quella che stava leggermente più avanti rispetto all’altra, aveva  i capelli castani acconciati in onde perfette che le arrivavano sotto le spalle e la cravatta gialla e nera.

La Dursley tirò le labbra verso l'alto per un paio di secondi e poi le lasciò andare repentinamente, sperando che capissero che non aveva minimamente voglia di parlare in quel momento.

Abbassò lo sguardo verso il contenuto del suo calice e sperò che quando lo avesse alzato le due non ci fosse state più. Venne ampiamente delusa.

"Senti..." attaccò nuovamente la castana Tassorosso "Noi volevamo chiederti... Beh... Ma è vero che non stai più con Scorpius?"

Angie restò immobile per un paio di secondi con lo sguardo ancora puntato sul proprio calice, ma riuscì comunque a notare Ele e Albus che muovevano freneticamente le mani per segnalare alle due di scappare.

Una cosa che raramente viene considerata quando si guarda una trota, forse a causa di quell’espressione assente degl’occhietti vitrei, è che è un predatore spietato delle sue zone di potere. Attacca i pesci in difficoltà o più deboli, cibandosi delle loro carni con famelica violenza grazie ad una chiostra di denti aguzzi e taglienti.

La trota salmonata confusa, bistrattata, sbatacchiata, si avventò su quelle ingenue acciughe da due soldi.

Angelique alzò la testa con un movimento lentissimo e studiato. Fissò i suoi occhi verdi dardeggianti e pieni di fuoco sulla ragazza che aveva parlato, con un movimento quasi impercettibile estrasse la bacchetta da sotto la manica destra e si ritrovò la punta nel palmo della mano.

La Tassorsso perse l’iniziativa con il respiro e parve ritirarsi in un guscio invisibile, indietreggiando di un passo. La Grifondoro, fino a quel momento parte passiva, le mise una mano sul braccio per rassicurarla.

Un ghigno gelido e perfido si formò sul suo viso mentre puntava dichiaratamente la bacchetta contro le ragazze.

“Evaporate. Ora.”

La parole uscirono dalle sue labbra con calma, il tono era dolce quasi gentile, ma la minaccia nella voce era tangibile più della bacchetta rivolta contro di loro.

“Ragazze, credo sia meglio che andiate.” disse Albus in leggero imbarazzo. Angie si chiese per quale ragione dovesse sempre sentirsi in colpa quando lei si iniziava a divertire.

La Grifondoro trascinò letteralmente via la Tassorosso, che le scoccò un’ultima occhiata con la stessa espressione che avrebbe potuto avere di fronte ad un paziente del reparto psichiatrico del San Mungo.

Angie ripose la bacchetta sotto la manica e, solo quando furono abbastanza lontane, si concesse finalmente di ridere.

Albus scosse la testa crollando lo sguardo verso il proprio piatto, Elena corrugò la fronte con disapprovazione e Martha infine non riuscì a nascondere il sorriso divertito che premeva agli angoli delle labbra.

“A volte sai essere davvero terribile… Credo che i tuoi occhi abbiano più potere di quelli di un basilisco.” commentò Elena guardandola ancora con la fronte corrugata.

“La Principessa di Ghiaccio.” mormorò Al come se quello spiegasse ogni cosa.

Martha seguitava a fissare con quel sorrisino enigmatico il contenuto del suo calice dorato. Angie interruppe la sua risata leggera e disse con fare amabile:

“Miei cari compagni di Casa, ho una reputazione da mantenere! Voglio sperare che almeno tu Prefetto O’Quinn ti sia goduta la scena.”

Martha sorseggiò con calma il liquido e poi rispose arricciando leggermente le labbra:

“Intendi se mi fa piacere vederti infierire su microcefali, che pensano di potersi infilarsi nella vita altrui come se fosse loro diritto di nascita?! Quegli stessi esseri che camminano per i corridoi come se si trattasse della loro ala personale a Buckingham Palace?! Mah… Direi che mi procura una gioia pari a quando l’anno scorso abbiamo soffiato la Coppa delle Case a Grifondoro, due giorni prima della fine delle lezioni.”

Angelique rise un’altra volta, mentre le labbra di Martha si incurvavano verso l’alto seminascoste dal calice da cui stava bevendo un altro sorso di succo di zucca.

Lo sguardo di Angie individuò per caso al tavolo di Tassorosso Berty seduto accanto alla sua ragazza, Emma Bolton. La giovane teneva il mento appoggiato alla spalla del ragazzo e con occhi trasognati gli porgeva bocconi scelti accuratamente dalla sua forchetta.

Arricciò le labbra nauseata.

Elena si pose due dita davanti alla bocca e mimò il gesto di vomitare.

Quando Berty aveva tentato di presentarla agli amici, la ragazza si era auto-ostracizzata dopo il primo pranzo insieme al gruppo di Serpi. Angie non aveva mai afferrato se fosse stato a causa della Principessa di Ghiaccio, o dei discorsi deliranti su draghi e troll di Elena, o dell’atteggiamento di gelida cortesia di Martha, fatto sta che la bionda e procace Emma non si era quasi più avvicinata ai Serpeverde per condividere un pasto.

Gli occhi verdi passarono dai due colombi in amore, al fondo della tavola e quello che vide le fece scivolare dalle dita la forchetta, che sbatté contro il piatto con rumore metallico.

Avrebbe voluto alzarsi e urlare con tutta la forza che aveva nei polmoni “NO!” ma non era nemmeno sicura di riuscire ancora a respirare.

Scorpius si era seduto a mangiare con Goyle, con il quale chiacchierava serenamente.

Il ragazzo che aveva partecipato alla sua aggressione al primo anno, che la odiava visceralmente e che le avrebbe fatto del male, davvero male, se ne avesse avuta l’occasione.
Un incallito sostenitore della supremazia del sangue puro, che l’avrebbe eliminata dalla faccia della terra perché aveva rubato la magia a chi spettava per nobile nascita.

Era così quindi che la colpiva Scorpius?! Era quello il modo di dimostrarle il suo disgusto per lei?! Con il letale pungiglione del disprezzo, il veleno di uno scorpione celato sotto il mano chiaro di capelli biondi e sottili come fili di seta.

“Oh...” sussurrò Elena seguendo i suoi occhi.

Un senso di vertigine si impossessò di Angie e le venne la nausea per quello che stava guardando.

Prima ancora di potersi coordinare consciamente si ritrovò in piedi a fuggire quasi di corsa dalla Sala Grande. I piedi, che si mettevano uno davanti all’altro, sembravano completamente fuori dal suo controllo, dotati di volontà propria, come se il suo corpo la stesse allontanando dalla sofferenza.

Appena superò la Sala d’Ingresso l’aria fresca di Settembre e il suo tiepido sole la colpirono in faccia, concedendole un po’ di ristoro. Si appoggiò al muro esterno con la schiena e si lasciò scivolare lentamente al suolo, finché le sue ginocchia non toccarono il terreno umido e solo allora chiuse gli occhi.

Respirò a fondo cercando di cancellare dalla memoria l’immagine del suo ex-ragazzo seduto a far comunella col Gorilla. Involontariamente la sua mano sinistra si strinse sull’avambraccio destro come a proteggerlo, dove a distanza di tre anni recava ancora il marchio inflittole da Nott.

Con quel gesto il braccialetto che ancora portava al polso sinistro le premette contro la pelle. Strinse più forte, come se imprimendosi nella carne l’impronta delle rose e delle spine avesse potuto alleviare il dolore che quel voltafaccia le aveva procurato.

Tuttavia un pensiero, oscuro e scivoloso come solo le più radicate convinzioni irrazionali possono essere, era più forte del risentimento per i gesti di Scorpius. Intimamente Angelique sapeva di essersi meritata l’ira gelida e distruttiva del ragazzo che le aveva concesso il suo cuore, motivo per cui non poteva reagire. Si sentiva colpevole e il maltrattamento di Scorpius assumeva i tratti dell’espiazione.

E come se tutto quello non fosse stato abbastanza c’era Derek.

La sua colpa, il suo naufragio di buone intenzioni e comportamenti consoni che si affacciava in continuazione nel suo presente.

Inspirò ed espirò lentamente con gli occhi chiusi, ma il senso di nausea non si decideva a lasciarla.

Il ricordo delle labbra di Derek sulle sue si confuse con la voce di Scorpius che la umiliava davanti a tutta la classe, la sensazione delle mani di Derek sui suoi fianchi con l’immagine dei capelli biondi troppo vicini a quelli castani e ispidi di Goyle.

Aveva bisogno di una sigaretta…

“Gambe molli Gigì?” una voce irriverente e stranamente vicina la colse di sorpresa facendole spalancare gli occhi.

Jessy la stava osservando col volto a pochi centimetri dal suo, negli occhi dai colori caldi, fissi nei suoi, si celava la curiosità. Le sue gambe lunghe erano dritte, mentre il busto era piegato verso la ragazza seduta per terra. Come sempre sulle sue labbra si stendeva un sorriso malizioso e sbruffone.

Angie vide che a qualche metro di distanza da loro stava impalata la stessa ragazza che sulla banchina il giorno prima gli aveva sorriso. Teneva le braccia conserte e sul viso minuto aleggiava un’aria palesemente seccata.

Portava la cravatta di Grifondoro parecchio allentata, la camicetta era fuori dalla gonna e le sue gote erano arrosate in modo naturale, inoltre le labbra avevano un colorito acceso, come se fossero state baciate con foga.

Evidentemente erano andati ben oltre lo scambio di sorrisi.

Guardò Potter, che teneva ancora gli occhi ambrati fissi nei suoi, e scosse la testa colta improvvisamente da un sincero divertimento.

“Ah Jessy… Non ti concedi un attimo di pausa nemmeno a pranzo?”

Il blando rimprovero nella sua voce ebbe il potere di allargare il sorriso malizioso di James e accendere nei suoi occhi ambrati una luce parimente divertita. Il giovane si raddrizzò, in tutto il suo quasi metro e novanta, e le porse una mano grande dalle dita lunghe per mettersi in piedi.

Angie la accettò in un inspiegabile motto di simpatia per Potter e si diede un lieve slancio con un colpo di reni. Ma Jessy pensò bene di aiutarla ad alzarsi, tirandola energicamente per il polso, così che la giovane perse l’equilibrio in avanti e si addossò al suo torace, trovandosi col viso davvero troppo vicino a quello di lui.

Gli occhi di James si allargarono stupiti ed Angie provò la vivida sensazione di vedere l’ambra attorno ala pupilla farsi liquida e assumere tonalità più intense, come se nei suoi occhi fosse scorso miele liquefatto dal calore.

Lei si allontano immediatamente rassettandosi la gonna e provando un inspiegabile imbarazzo.

“Angie!” la voce di Albus appena uscito dal castello la fece voltare verso di lui. Mentre si avvicinava Angelique poté notare come sul suo viso si dipingesse un espressione sempre più perplessa osservando l’improbabile terzetto.

“Ciao fratellino.” trillò James avvicinandosi alla ragazza e mettendole un braccio attorno alle spalle. Lei gongolò, in un modo che Angie decretò assolutamente indegno per il genere femminile, mentre la mano di James scivolava dalla spalla al fianco e si posava su di esso possessiva.

Involontariamente il sopracciglio destro della bionda scattò in alto.

“Ciao Jamie.” rispose il fratello con circospezione, come aspettandosi da un momento all’altro una secchiata di acqua gelida in testa o l’esplosione di una caccabomba sotto i piedi.

“Che fate voi due diligenti e ligi Serpeverde venerdì sera?” chiese James assolutamente incurante dello sguardo adorante che la ragazza gli rivolse dalla testa accoccolata sul suo petto.

“Ci diamo al sadomaso, alle droghe di sintesi e ai riti satanici. Come ogni sera, del resto.” rispose Angelique per entrambi con tono annoiato e leggermente strascicato.

Albus sorrise, James ridacchiò addirittura, invece la Grifondoro alzò la testa dal petto di James e fissò Angie con un misto di timore e disgusto. Il sopracciglio impertinente di Angelique continuò indisturbato la sua scalata all’attaccatura dei capelli.

Avrebbe portato una corona di fiori sulla bara di Sarcasmo quanto prima, morto per incomprensione e solitudine.

“Bene, allora visto che siete liberi, c’è una piccola festa nel bagno dei Prefetti. Non ci saranno molti della vostra Casa...” disse Jessy con tono amichevole.

“Un cesso di festa insomma…” Angelique quasi non si accorse di averlo interrotto, ma la battuta le era stata servita su piatto d’argento.

Nuovamente entrambi i Potter risero, ma non la giovane che parve arruffare le penne come un tacchino caparbio e impettito.

“Ma come ti permetti?! James si sta impegnando tantissimo!” disse con tono acceso mente i suoi occhi azzurri la fissavano offesa.

Un angolo della bocca di Angie si sollevò verso l’alto e non si prese nemmeno la briga di rispondere. Avrebbe volentieri spiegato alla piccola Grifondoro che, forse, quell’ impegno così indefesso non avrebbe cambiato le sorti del mondo, ma dubitava che il messaggio sarebbe potuto essere afferrato. Potter intervenne e disse sempre in tono tranquillo:

“Lascia stare Fanny, era solo una battuta.” ad Angelique parve di sentire una nota di condiscendenza nella voce di Jessy, “Comunque ci saranno anche gli altri se vi va di venire.”

Per altri intendeva Rose, Lily, Lucy, Fred, Louis, Hugo e Dom.

Sarebbe stato un ottimo motivo per esserci, ma Potter che faceva tanto l’amicone con lei non la convinceva per nulla… Ci doveva essere sotto qualcosa, di sicuro!

“Dov’è la fregatura?!” sibilò stringendo gli occhi verdi fino a ridurli a due fessure.

James rise scuotendo la chioma nera, in modo che le pochissime ciocche che presentavano ancora una direzione ragionevole la persero all’istante, e le rispose:

“Non c’è, malfidente di una Dursley! Chiedi a Lily o a Rosie se preferisci.”

Girò i tacchi portandosi via la ragazza-oggetto-tacchino-offeso.

“Beh ci andiamo?!” chiese speranzoso Albus dopo alcuni secondi passati ad osservare le spalle del fratello.

“Ho Il racconto di due città ad attendermi sul comodino per questo week-end.” gli rispose pregustandosi già la pace di una serata di solitudine dietro le cortine del baldacchino, fingendo di essere un essere umano dolce e misericordioso come Lucie Manette e non la ragazza che solo dodici ore prima aveva ceduto ai più bassi impulsi del suo Subconscio anarchico.

“Per favore Angie!” piagnucolò Al osservandola con grandi occhi verdi tristi.

“Al… Non me la sento molto di affrontare orge nella vasca dei Prefetti, ubriacature moleste e spogliarelli improvvisati. Non mi piacciono queste feste.” rispose giocherellando con una pellicina sul labbro inferiore.

“Tu hai bisogno di uscire! Hai bisogno di sfogare tutta quella rabbia e quella frustrazione che provi. Dovresti lasciare un’ora d’aria alla Principessa di Ghiaccio!” e la prese a braccetto iniziando a camminare.

Il fatto che i suoi amici si riferissero a quella sfumatura del carattere di Angelique come se fosse stata autonoma, come se un’altra persona vivesse dentro di lei, per frapporsi tra lei e il mondo, l’aveva spinta effettivamente a considerarla tale. In seguito aveva anche sospettato che fosse una velata accusa di schizofrenia, ma non aveva mai sollevato l’argomento per timore di essere confermata.

Camminarono insieme verso il limite del Parco di Hogwats, dove un sorridente ed esaltato Hagrid li stava salutando agitando per aria la manona, mentre con l’altra indicava degli ippogrifi, parcheggiati in un recinto.

Dalle labbra di Angelique uscì un flebile gemito.

***

James abbandonò la presa sul fianco spigoloso di Fanny non appena ebbero varcato la soglia del portone d’ingresso. Il suo braccio destro scivolò leggero lontano dal corpo della ragazza, e fece finta di non notare l’irrigidimento istantaneo di lei.

Aveva l’impressione di sentire ancora sui palmi la stoffa liscia della camicia di Angelique, quel tessuto leggero che aveva potuto toccare per evitare che lei cadesse. Per qualche istante aveva saggiato con le dita la consistenza morbida della sua vita e gli sembrava di essere ancora a un paio di centimetri da quelle iridi verdi sgranate per lo stupore.

Il giovane Potter lanciò un’occhiata fugace alla ragazza alla sua destra e notò che il visino di porcellana appariva vagamente contrariato.

Fanny Browen era sicuramente uno degli orgogli della Casa dei Coraggiosi di Cuore. Una ragazza vivace, simpatica, generosa, sempre cordiale, con una buona media scolastica, piena di interessi e, cosa non da meno agli occhi dei ragazzi, era veramente carina. Il suo viso aveva una forma rotondeggiante dai tratti delicatissimi, che perfettamente si accordavano con l’incarnato rosato e i grandi occhi azzurri. I capelli castani, lucenti come se fossero stati costantemente sotto i raggi del sole, le arrivavano all’altezza delle spalle. Sembrava la ragazza perfetta con cui uscire.

Eppure James in tutta quella appropriatezza non riusciva a scorgere minimamente la possibilità di innamorarsi. Fanny restava, come tutte le ragazze prima di lei, confinata in quella sfera asettica in cui lui stesso le confinava.

“Nana, non puoi continuare a mangiare anche dopo aver finito di pranzare!”

Una voce cristallina, con evidenti note di esasperazione, indusse il giovane a uscire dalle sue considerazioni mentali per focalizzare la scena davanti a lui.

“Ma mi serve per crescere! Se non mangio dove trovo le energie per allungare le ossa, rafforzare i muscoli e far crescere le tette?! Nel caso non lo avessi notato, io non ce le ho!”

“Le os-sa?”

“Ma no Berty! Le tette!”

Elena Zabini, Martha O’Quinn e quell’altro spilungone, di cui James dimenticava costantemente il nome, erano appena usciti dalla Sala Grande. Osservò attentamente il gruppo di Serpeverde avvicinarsi.

La O’Quinn, alta e altera, con l’orgoglio verde e argento stampato sul viso da bambola, appena incrociò il suo sguardo raddrizzò immediatamente le spalle e la luce ilare, che aveva illuminato i suoi occhi nello scambio di battute con l’amica, scemò in un secondo. Non aveva mai capito la ragione per cui quella frigida della O’Quinn lo guardasse sempre come se fosse il diretto responsabile della fame nel mondo.

Lo spilungone fece un gesto del capo con un mezzo sorriso. E poi un paio di occhi vispi, fin troppo grandi per il viso estremamente magro, lo scrutarono con evidente simpatia. Elena passandogli accanto gli fece l’occhiolino e gli sorrise apertamente. James sorrise in risposta mentre le tre figure lo oltrepassavano.

“Bei capelli, Zabini.” disse ad alta voce, gettando un’occhiata dietro da sopra la spalla.

“Bellissimo sedere Potter!”

“Elena!!!”

James rovesciò la testa indietro e scoppiò a ridere, sia per quel commento così spregiudicato, sia per il rimprovero tanto scandalizzato del Prefetto di Serpeverde.

“Quella tizia è proprio strana. A volte se esce con certe cose…” sussurrò Fanny mentre il corpo del ragazzo era ancora scosso da i tremiti della risata.

James non rispose, mentre tra sé cercava di immagine come dovesse essere il dormitorio femminile del quinto anno a Serpeverde, tra una reazionaria del portamento e dell’educazione, una pazza coi capelli colorati che diceva cose inopportune e Angelique.

Il sorriso si allargò sulle sue labbra, mentre varcava la soglia della Sala Grande e si dirigeva verso i suoi amici, senza curarsi dello sguardo di Fanny che lo seguiva con un velo di malinconia.

Note dell'autrice:

Buongiorno popolazione! Avendolo già pronto da un pezzo mi sono detta perché aspettare?! E così ho postato il nuovo capitolo. So che non succede nulla di particolare e che ancora non ci sono chiarimenti definitivi sulle vicende passate tra Angie-Derek-Scorpius, ma questo è un capitolo molto più introspettivo, per focalizzare meglio l'ottica di Angie. Quindi spero che vi sia piaciuto e che mi facciate sapere presto la vostra opinione! Per il prossimo capitolo ci sarà un atmosfera molto meno tesa sul piano sentimentale e due nuove comparse che ho intenzione di sviluppare.

Ora i miei ringraziamenti: Ayumi Edogawa che è stata la prima a lasciare una recensione sulla storia, FleurDa che non smentisce mai la sua fedeltà assoluta ai miei protagonisti, Roxy_HP, RoseBlack98, _angiu_, Cinthia988 che mi odia ancora un pochino per non aver rispettato i suoi desideri, cescapadfoot che è riuscita a ritagliarsi un angolino di tempo per questa long e Dra

Grazie alla mia Bambolina, che sta sopportando i miei dubbi amletici sui protagonisti senza mai strozzarmi nel sonno o prendermi a padellate in testa.

Grazie mille anche a tutti coloro che hanno letto. Non mi aspettavo sinceramente tanto entusiasmo per questo inizio, quindi ancora GRAZIE!

Tanti baci a tutti quanti.

Bluelectra

  
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