Cap.2 La trota
salmonata.
"Se non fosse per la nostra vista ed il nostro udito, la luce ed
il suono non sarebbero che confusione e pulsazione dello spazio. Allo stesso
modo, se non fosse per il cuore che ama, saresti solo polvere sottile alata e
dispersa nel vento”
Kahlil Gibran
"L |
asciatemi
affogare nel caffè..." mugugnò con tono volutamente melodrammatico
Angelique.
"Smettila,
Angie. La vita va avanti e noi abbiamo due ore di Trasfigurazione avanzata!"
rispose Martha scaricando due toast nel piatto dell’amica.
Ora
sì che desiderava davvero affogare!
Dopo
quattro anni di studio non aveva ancora capito perché diamine fosse così negata
in quella materia. Studiava regolarmente, faceva i compiti e svolgeva gli
esercizi, ma quando si trovava davanti gli oggetti da trasfigurare... Andava
completamente nel pallone!
La
mortificazione di Cavendish nell’assegnarle il minimo di voti nella pratica
rasentava la pietà. Sosteneva che un caso come il suo non gli fosse mai
capitato in vent'anni d'insegnamento; il che rientrava in un grande disegno che
quella mattina non fece altro che abbatterla ancor di più.
Per fortuna condividevano l’aula con i Grifondoro e Angie sarebbe potuta andare
da Rose pregando e inginocchiandosi per aver un aiuto, che la Weasley le avrebbe
offerto, come di consueto, più che volentieri.
Angie
chiuse gli occhi massaggiandosi leggermente le palpebre con i polpastrelli, per
poi posarsi le mani sul viso e reclinare il capo. L’immediata oscurità che
derivò da questo gesto le diede enorme sollievo.
Era
letteralmente scissa tra desideri contrastanti e che cozzavano rumorosamente
nella sua testa.
Era
confusa per tutto quello che era accaduto la sera precedente e di cui non aveva
avuto il coraggio di parlare con nessuno.
Era
tormentata dai ricordi delle sensazioni provate nel piccolo chiostro.
Era
nervosa perché temeva che il suo altarino venisse scoperto in quattro e
quattr’otto, prima ancora che lei fosse riuscita a capirci qualcosa.
Si
sentiva come un animale braccato da molteplici fronti.
Già,
perché la verità era che non riusciva a pensare in modo razionale, o anche solo
vagamente ragionevole, in quel triangolo ottuso tra lei, Derek e Scorpius. Non
le era possibile attuare i meccanismi di difesa collaudati da tempo immemore. Era
semplicemente in balia del suo corpo che la spingeva dove il cervello urlava di
non andare.
Inconsciamente
si ricordò di una volta che era andata a pescare con suo nonno, molti anni
prima, e l’uomo aveva acciuffato in un torrente gelido una trota salmonata.
La
creatura, prima di essere tramortita e definitivamente stroncata contro i sassi
della sponda dal sopracitato nonno Etienne, (con un shock pressoché
irreparabile per la nipote), si era esibita in una patetica e quanto mai
disperata serie di movimenti convulsi, con una forza e una tenacia
insospettabili. Non era più riuscita a guardare un pesce con gli stessi occhi.
Angie
si sentiva come una trota salmonata appena pescata in cerca di un po’ di
respiro… Cioé sbatacchiava da una parte all’altra della situazione,
stravolgendosi da sola senza cavarci fuori nulla di buono.
Non
erano ancora iniziate le lezioni che Angie implorava di poter tornare a dormire.
Rannicchiarsi nelle lenzuola verdi del suo dormitorio e far regredire il suo
sviluppo cerebrale a quello delle specie ittiche, le sembrò semplicemente
meraviglioso.
Era
estremamente stanca, complice anche il fatto che quella mattina alle sei e
mezza si era esposta alla brezza settembrina per fare pace con Antares.
La
fenice sviluppava ogni estate, quella che Elena aveva ribattezzato “Sindrome da
Abbandono Aggressiva”. Ovvero ad ogni 2 Settembre aggrediva le mani e i polsi
di Angelique, beccandola in modo vendicativo e con aria di palese godimento,
mentre la ragazza cercava di riportarla sotto la propria autorità. Non le
faceva mai seriamente male, le procurava solo delle escoriazioni superficiali
che le bruciavano per un paio di giorni e le rendevano difficile suonare.
Infine
quando la fenice riteneva di aver avuto soddisfazione, per l’onta di essere
stata abbandonata per due mesi e mezzo alle amorevoli cure di Hagrid, si
lasciava accarezzare e si faceva condurre nella solita passeggiata mattutina.
Quella mattina sembrava dunque che Angelique avesse suonato le maracas in un
cespuglio di rovi.
"Dursley
si sente bene?" la voce della Blackthorn raggiunse le sue orecchie prima
che la figura slanciata e severa entrasse nella sua visuale.
Guizzò
a sedersi composta spalancando gli occhi, con lo stesso slancio di un salmone
che risalga le cascate della terra natia per riprodursi. La rassicurò sulla sua
integrità fisica e ricevette l’orario.
“Non
sapevo che frequentassi ancora Divinazione.” commentò Martha inarcando un
sopracciglio, col tipico cipiglio da nobildonna che tanto le donava e che
faceva venir voglia ad Angelique di tirarle una grossa torta di panna in
faccia.
“Hai
fatto questa osservazione anche l'anno scorso. In seguito io ti ho fatto gentilmente notare che, solo perché tu
non hai l'Occhio Interiore, non te la devi prendere con me!”
Elena
davanti alle due riuscì a mascherare la risata con un colpo di tosse.
"Oh
certo! Perché vorresti dirmi che tu ce l'hai?" chiese l’altra leggermente
piccata, col sopracciglio in alto, il nasino perfetto arricciato e la
scintillante spilla da Prefetto appuntata sulla tunica della divisa.
"Mi
pare ovvio che io ne sia priva. Tuttavia l’atteggiamento della docente” e qui chiaramente l’inflessione
della voce prese una sfumatura ironica “Suscita grandissima ilarità in me e la
collega Zabini. Non vedo come potrei fisicamente rinunciare a queste botte di
allegria durante l’anno dei GUFO!" la vaga indolenza del tono rivelava a
chi avesse conosciuto la giovane che in realtà si stava divertendo un mondo.
Ele
levò il calice di succo di zucca e lo fece scontrare rumorosamente con la sua
tazza di caffelatte.
"Parole
sacro sante!" subito dopo tuffò la faccia in una brioches.
"Secondo
me dovreste iniziare a studiare qualcos'altro... Qualcosa di utile per
esempio!" insistette Martha spezzando in due un biscotto e inzuppandolo
nel suo tè con aria sostenuta.
"Martha
tesoro..."disse Angie prendendole una mano tra le proprie e guardandola
con gli occhi verdi colmi di gentilezza e affetto: "Lo vuoi vedere un
incidente in galleria?!"
Elena
scoppiò a ridere sguaiatamente, picchiettando un palmo sul tavolo al ritmo dei
suoi ululati, mentre Martha divenne rossa fino alle orecchie, cosa che accadeva
solo quando la ragazza era veramente arrabbiata o frustrata.
Entrambe situazioni molto frequenti alle lezioni di Divinazione, prima che il Prefetto
O’Quinn decidesse di convogliare le sue doti accademiche sull’Artimazia.
Mentre
Martha borbottava insulti piuttosto coloriti, frammisti di parolacce in gaelico,
ed Elena sghignazzava, Angie si concesse un attimo di isolamento per studiare
il suo orario.
Era,
come tutti gli anni, un po’ troppo pieno.
Aveva
scelto come materie facoltative Cura delle Creature Magiche, Divinazione e
Antiche Rune, inoltre aveva due lezioni di pianoforte a settimana, il martedì e
il venerdì, e gli allenamenti di Quidditch che Albus doveva ancora stabile. Per
fortuna l’anno precedente aveva avuto il buonsenso di smettere di frequentare Latino,
altrimenti non avrebbe avuto tempo nemmeno per dormire la notte.
La
sua trota interiore cominciò nuovamente ad esibirsi in convulsioni poco
eleganti e piene di disperazione. La attendeva un altro anno da nervosi e
attacchi di panico, coronato dagli esami dei G.U.F.O…
Le
parve di sentire il pesce boccheggiare ed esalare l’ultimo rantolante singulto.
Dopo
alcuni minuti contemplazione Martha la richiamò alla realtà, facendole notare che
dovevano dirigersi verso l’aula di Cavendish.
Attraversarono
la Sala Grande in formazione compatta, con Angie al centro, ma da più gruppi
dei tavoli di Grifondoro, Tassorosso e Corvonero si alzò un sommesso brusio,
accompagnato da occhiate furtive rivolte alla bionda. Non appena i suoi occhi
verdi si posavano sui chi discuteva, i discorsi sembravano esaurirsi a suon di
gomitate e cenni del capo.
Angie
istintivamente alzò un po’ di più il mento e strinse leggermente le labbra. Il
fatto che tutte quelle persone spendessero il proprio tempo e le proprie
energie pensando a lei e alla sua storia d’amore romanzesca naufragata, non la
sfiorava minimamente.
Erano tutti oltre le sue mura di ghiaccio, oltre la vera Angelique, oltre la
verità.
Una
mano raggiunse la sua stretta a pugno, adesa al fianco in una posa rigida.
Angie si voltò lentamente e vide che Martha la osservava più in alto di lei con
un sorriso timido e pieno di comprensione, mentre gli occhi color cioccolato
brillavano di affetto.
Angie
aprì la mano e lasciò che Martha scivolasse oltre la barriera gelata, per
insinuarsi in quello spazio caldo e accogliente della sua anima, che riservava
solo alle persone che amava.
La trota parve ritornare a respirare.
Albus sentì Scorpius muoversi irrequieto accanto a lui e alzò lo sguardo dal
manuale di Trasfigurazione avanzata.
Davanti
ai suoi occhi si mostrò la ragione di tanta agitazione: le ragazze erano appena
entrate nell’aula e Angelique la stava attraversando diretta verso Rose. Le due
si abbracciarono e si sedettero vicine.
Scorpius
osservava la chioma dorata e raccolta in una coda alta con inspiegabile
intensità, in un misto di rabbia, gelosia e astio che sembravano consumarlo
come un incendio. Albus sospirò pesantemente e il giovane Malfoy si voltò con
un scatto fulmineo e gli occhi ancora ardenti di emozioni contrastanti.
"Questa situazione è ingestibile." disse cercando di usare un tono
conciliante. Ma di conciliante nell’altro non c’erano nemmeno le cuticole delle
unghie.
"Sai perché Al? Perché non deve essere gestita. Deve essere cancellata,
annullata, sradicata dalla mia testa. Non merita nemmeno uno dei miei
pensieri.” sibilò con decisione.
"Oh adiamo! Smettila di fare questo teatrino! Si vede perfettamente che sei
ancora legato a lei, tanto che per evitare un confronto stai scappando come un
coniglio ad ogni occasione!"
"Io non sto scappando come un coniglio!" esclamò indignato Scorpius.
"Ma davvero?" chiese Albus con tono carico di sarcasmo "Allora
se per te è tutto finito, perché sul treno abbiamo diviso uno scompartimento
con dei Corvonero al posto che con loro? Perché ieri sera non abbiamo cenato
con le ragazze? E perché stamattina mi ha fatto alzare ad un'ora disumana per
fare colazione? Te lo dico io: perché la stai evitando! E se la ignori e allo
stesso tempo la consumi con gli occhi tutte le volte che compare alla tua
vista, significa che ci tieni ancora!"
Il viso di Scorpius si contorse in un'espressione di disgusto e sbottò:
"Semplicemente non voglio condividere la mia aria con un essere tanto
basso e vile."
Al aprì la bocca per ribattere a quella cattiveria, ma nel mentre Cavendish entrò
in classe col solito sorriso gioviale e lui si costrinse al silenzio.
Il
moro osservò la chioma riccia di Angie, che sedeva in seconda fila accanto a
Rose, leggermente china sul banco per prendere appunti sulla spiegazione che il
professore aveva appena iniziato su Evocazione e Evanescenza degli oggetti.
Ovviamente argomenti da portare ai GUFO! Iniziavano sin dalla prima lezione a
massacrarli sull’idea degli esami.
"Quindi la formula per far Evanescere gli oggetti è: Evanesco! Esistono
alcuni particolari incantesimi che bloccano l’incantesimo e quindi ne
impediscono la buona risuscita.” concluse dopo minuti interminabili di spiegazione
e Albus si rese conto con gioia che era trascorsa quasi tutta la prima ora. “Ora
metterò questo cuscino sulla cattedra e voi lo dovrete far evanescere una volta
a testa. Bene iniziamo con Ryan e procediamo fino all’ultima fila.” Il tizio di
Grifondoro si alzò e si mise davanti alla cattedra ma distante di qualche
metro.
Angelique
posò finalmente la piuma, prese la sua bacchetta con la destra e la strinse
nervosamente fino a farsi sbiancare le nocche. Albus vide tutti questi gesti e
pensò immediatamente all’espressione seria e concentrata che l’amica doveva
avere in quell’istante.
In
realtà gli dispiaceva molto vederla fallire pubblicamente la maggior parte
delle volte, ma lei sembrava imperterrita nei suoi tentativi disperati e, nonostante
i pessimi risultati, raramente si tirava indietro!
“Eccellente
Rose! Cinque punti a Grifondoro. Bene adesso… Oh… Ehm… Angelique?” il tono del
professore era interrogativamente dispiaciuto, come ad avvisarla che l’avrebbe
esonerata per quella volta.
Le
spalle di Angelique si mossero per il respiro profondo con cui cercava di
incoraggiarsi. Poi si alzò e si diresse con la schiena ritta e fiera verso la
postazione adibita all’esercitazione. Sembrava un dignitosissimo condannato a
morte.
Non
che ci fosse qualcosa che tradisse la sua tensione a parte la presa un tantino
troppo salda sulla bacchetta, ma Al ebbe la netta sensazione che si sentisse
come un pesce fuor d’acqua.
La
bionda si schiarì la gola e pronunciò chiaramente, senza esitazioni con la
bacchetta puntata verso la cattedra:
“Evanesco.”
E
nello stupore generale, compresa la stessa strega che aveva lanciato
l’incantesimo, miracolosamente il cuscino scomparve per metà. Non che
l’incantesimo fosse completamente riuscito, però in confronto ai fallimenti
plateali di Angie, quello era un vero e proprio risultato.
“Merlino,
si può essere così imbranati!” esclamò con voce piena di derisione Scorpius, suscitando
il risolino idiota di alcune ragazze di Grifondoro e di Goyle.
Non
appena questa parole uscirono dalle labbra del ragazzo il cuscino ricomparve
interamente sulla cattedra.
Cavendish
lanciò un’occhiata ammonitrice a Scorpius, che la ignorò palesemente, restando
seduto scomposto sulla sua sedia e osservando deliziato la scena davanti a sé. Non
poté fare altrettanto con la casuale pestata
sul piede sinistro che gli arrivò da parte del compagno di banco.
Angie
respirò un’altra volta con calma e ripeté l’incantesimo ancora e ancora ma la
sua voce era incerta e il cuscino non accennava minimamente a svanire.
Albus
dovette reprimere con tutta la propria forza di volontà l’istinto di serrare
attorno al collo pallido di Malfoy le sue dita e stringere fino a farlo
stramazzare al suolo.
“Evanesco!”
esclamò per l’ennesima volta la ragazza, senza successo, quando Scorpius decise
di dare nuovamente il suo contributo.
“Forse
si è fatta evanescere il cervello!” dichiarò ad alta voce suscitando l’ilarità
generale.
E
per la seconda volta in una giornata Angie stupì il suo migliore amico.
Si
sarebbe aspettato uno scatto fulmineo e una rispostaccia o una battuta migliore
di quella di Scorpius, oppure un movimento quasi impercettibile della bacchetta
e una fattura, ma non avvenne nulla del genere.
Angelique
rimase voltata e non ribatté in alcun modo.
Doppiamente
umiliata da Scorpius non reagì, ma si limitò a scusarsi col professore e a
tornare al posto rigida come un manico di scopa.
“Visto
che fa battute tanto sagaci, Signor Malfoy, venga a farci vedere quanto è
bravo.” disse con sguardo duro e tono severo Cavendish.
“Con
piacere, professore.” ribatté il ragazzo e si alzò con movimento fluido.
I
capelli biondi gli ricadevano leggermente disordinati sulla nuca e ai lati del
viso creando una sorta di aura attorno alla sua figura.
Albus
avrebbe giurato di aver udito un sospiro trattenuto.
Si
avviò verso la cattedra con una mano in tasca e l’aria un po’ svogliata, alzò
la bacchetta e pronunciò le parole con sicurezza. Ovviamente il cuscino sparì
in un tempo record lasciando solo aria sulla cattedra.
Cavedish
lo rispedì a sedersi con aria poco soddisfatta, aveva sperato di fare giustizia
e invece aveva fatto solamente il gioco di un ragazzo impertinente.
Albus
sentì il sangue ribollirgli nelle vene per quel maltrattamento gratuito. Si
impose di non rivolgersi a Scorpius per il resto della lezione, nonostante
sentisse il suo sguardo puntato contro come a richiamarne l’attenzione. Se
avesse parlato in quel frangente, con l’autocontrollo seriamente minato, si
sarebbe messo a urlare come sua nonna Molly quando scopriva che qualcuno aveva
spostato gli utensili in cucina.
Passò
i restanti cinquanta minuti con un braccio posto tra di loro come separé e la
testa appoggiata alla mano ma rivolta ostentatamente dall’altra parte.
Finalmente
giunse il tanto agognato suono della campanella e Angelique schizzò fuori dalla
classe senza aspettare nessuno, teneva le spalle perfettamente tese sulla linea
orizzontale e lo sguardo fisso davanti a sé.
Al
si voltò finalmente verso Scorpius e lo vide chiaramente distogliere gli occhi
dalla porta.
“Mi
può star bene che tu sia arrabbiato con lei, ma trattarla in questo modo
dimostra solo che sei degno del nome che porti” disse seccamente alzandosi.
Conosceva
perfettamente l’effetto che quelle parole impietose avrebbero avuto sull’amico,
ma si sentiva in diritto di rifilargli un grosso schiaffo educativo.
Fece
per andarsene, ma si bloccò pensando di dover aggiungere anche un’atra cosa:
“Ah, e se la prossima volta non ti prende a pugni lei, lo faccio io.”
L’altro
lo fissò con gli occhi sbarrati e l’espressione stupita.
Albus
uscì velocemente dall’aula, ma della chioma leonina che stava cercando non vide
nemmeno l’ombra.
La
ragazza si era dileguata con velocità sorprendente verso la Torre Nord, per
partecipare a quella farsa di Divinazione.
Una
piccola smorfia di ribrezzo distorse i tratti lineari del suo viso al ricordo
della sua prima lezione con la Cooman. Quella sottospecie di donna, le cui
fattezze venivano sepolte sotto strati di perline di vetro e scialli orrendi,
lo aveva immediatamente riconosciuto come il figlio di Harry Potter e si era
lanciata in una serie di predizioni catastrofiche, comprendenti rapimenti,
mutilazioni e infine una sanguinosa e truce morte.
Dopo
un mese di lezioni, che avevano dato sommo divertimento alla Dursley e alla
Zabini, Albus aveva deciso di frequentare Artimanzia al posto di quella
pagliacciata con tè, pasticcini e racconti dell’orrore. Martha lo aveva seguito
a ruota e avevano preso a frequentarla insieme.
Uno
scricciolo dall’improbabile chioma violetta si catapultò fuori dall’aula con
aria inferocita e lo oltrepassò senza nemmeno salutarlo.
Elena
sembrava furibonda. Camminava con tanta foga che i capelli a caschetto
rimbalzavano ad ogni suo passo.
Martha
uscì immediatamente dopo e lo salutò con un sorriso fintamente innocente, che
celava un espressione sorniona.
Al
inarcò un sopracciglio con fare interrogativo e la rossa per tutta risposta
fece un gesto rapido della mano, come a scacciare una mosca fastidiosa.
“Si
è arrabbiata perché l’ho impastoiata.”
“Ah
sì?” le domandò mentre un sorriso faceva capolino anche sulle sue labbra.
“Beh,
mi ha costretta! Si stava alzando per andare a picchiare Scorpius! Non potevo
far perdere punti a Serpeverde il primo giorno, così le ho lanciato un
bell’incantesimo delle Pastoie Total Body.” replicò l’altra con espressione
estremamente convinta e fiera di sé.
Albus
scoppiò a ridere e si incamminò insieme alla ragazza, che ridacchiava
lanciandogli ogni tanto qualche occhiata sottecchi.
Fissò il suo piatto in preda alla depressione.
Quella
giornata faceva schifo e nemmeno la lezione di Divinazione era stata in grado a
tirarla su di morale. Nonostante la Cooman si fosse sbizzarrita con un povero
Tassorosso, dicendogli che temeva non sarebbe arrivato a fine mese.
Quello
sconforto dilagante trovava origine nella lotta senza quartiere che si svolgeva
nell’animo della ragazza. Con un movimento furtivo lanciò un’occhiata alla
tavola dei rosso e oro e in breve individuò una testa bionda spettinatissima,
su cui il sole giocava a tirare fuori mille riflessi che andavano dall’oro, al
bronzo fino al castano.
Quella
banale vista le procurò una fitta a livello dello sterno, per la consapevolezza
che non avrebbe dovuto provare nulla di simile per un ragazzo che non poteva
essere suo. E lo sapeva perfettamente.
“Avati devi mangiare… abbiamo Cura delle
Creature Magiche oggi pomeriggio, non si mai che cosa possa accadere con
Hagrid!” disse Albus con tono dolce e pieno di preoccupazione.
Angie
alzò gli occhi e incontrò i propri gemelli sul volto dell’amico. Si chiese se, sapendo
che cosa era accaduto la sera precedente, l’avrebbero guardata ancora così.
Arricciò
un angolo della bocca in una smorfia che passò come inappetenza agli occhi dei
presenti.
“Oh
che bello! Non vedo l’ora! Ho già letto tutto il libro! Mi sento
preparatissima! Chissà che cosa vedremo oggi?!” Elena sprizzava entusiasmo da
tutti i pori, in un modo che cozzava rumorosamente con la sua tristezza
latente.
Si
muoveva e parlava come un furetto sotto effetto di anfetamine.
“Qualunque
cosa sia, NON PORTARLA IN CAMERA!” disse lapidaria Martha con la forchetta
puntata contro Ele e gli occhi scintillanti di promesse di morte.
“Ma
dai! è capitato solo un paio di volte… per sbaglio!” protestò l’altra imbronciandosi
e scuotendo il caschetto lilla.
“Oh
certo! Perché far entrare uno Snaso nel dormitorio è stato per sbaglio?!”
chiede la rossa con gli occhi fuori dalle orbite per la rabbia
Il
suddetto cucciolo aveva letteralmente sfasciato la loro stanza da letto,
rompendo le colonnine dei baldacchini, rovesciando i comodini e sventrando gli
armadi alla ricerca di tesori inesistenti.
Si
erano beccate, tutte e tre, due settimane di punizione a lucidare trofei e
pulire pavimenti con Gazza.
“O
riempire la vasca da bagno di Kappa selvatici cercando di addomesticarli…” suggerì
Angie infilandosi in bocca subito dopo un pezzo di prosciutto.
Lei
era stata la prima vittima di quell’esperimento, poiché era entrata
incautamente in bagno ed era stata attaccata dall’oda assassina di animaletti
acquatici. Si era salvata solo grazie all’intervento di Martha.
Una
settimana di punizione a riordinare le scartoffie della Preside.
“O
cercare di far schiudere uova di Ashwinder sotto il termosifone!” rincarò la
dose Martha.
“O
prendere in prestito da Hagrid uno schifo di Vermicolo, con l’intenzione di
dimostrare al mondo che sono dotati di intelligenza!” disse mentre un sorriso
si allargava sul suo viso ricordando dell’espressione sconfortata di Martha quando
aveva scoperto che tutte le sue divise di ricambio erano state contaminate da
bava di Vermicolo. Quando Rodulfus, il verme gigante, era riuscito
inspiegabilmente a scappare dalla loro stanza e aveva preso residenza nella
Sala Comune, qualcuno se ne era lamentato con la Blackthorn.
Due
giorni di punizione a ripulire la Sala Comune e la loro stanza da bava e
escrementi di Vermicolo.
“O
mettere le fate dentro una boccia per studiare la loro gerarchia sociale.”
Cinque
giorni di punizione e venti punti in meno per aver rapito esseri che vivevano
solo nella Foresta Proibita e che quindi di supponeva fossero stati prelevati
da lì.
“O
cercare di catturare un unicorno…” ma qui venne interrotta da Elena che
vittoriosa esclamò:
“Ma
quello non l’ho mai portato in camera!”
“Solo
perché non sei riuscita a prenderlo.” ribatté la bionda inarcando un
sopracciglio.
“Sei
un incompresa, Nana!” disse Albus pieno di compassione, ricorrendo al
soprannome che le era stato affibbiato quando si erano resi conto che la sua
altezza non avrebbe mai superato il metro e cinquantacinque. Attualmente erano
fermi al metro e cinquanta, ma tutti confidavano nella forza dell’ormone della
crescita.
Elena
non si era mai offesa per quell’appellativo, la prima volta che Albus l’aveva
usato si era limitata a scrollare le spalle e scompigliarsi la chioma colorata.
Aveva detto che le ricordava il cane di Peter Pan e quindi se c’era un animale
di mezzo andava tutto bene.
Angie abbassò gli occhi nel suo piatto per
nascondere l’ampio sorriso che le era finalmente sorto sulle labbra, al
pensiero di quelle avventure degli anni passati. Infilzò una carota che le
parve avere un colorito molto più vivace di quando le aveva prese dal vassoio.
Ricordava perfettamente che l’ossessione per le
creature disgustose e/o pericolose era aumentata esponenzialmente al loro terzo
anno. Lo stesso in cui Elena aveva provato per la prima volta il Magishampoo,
l’anno in cui avevano affrontato cose più grandi di loro, armate solo dei loro tredici
anni scarsi e dell’amicizia.
L’anno in cui tutte e tre si erano trasformate in qualcosa di diverso. Avevano
lasciato alle loro spalle le ragazzine che erano state appena arrivate ad
Hogwarts. L’anno della perdita.
Angie alzò gli occhi sugli amici con un sorriso a
incresparle le labbra, ma quell’espressione dolce si congelò non appena si
accorse che non erano soli davanti a lei.
Due ragazze, Tassorosso e Grifondoro, erano in piedi
alle spalle di Elena ed Albus e parlottavano tra di loro come a mettersi
d’accordo su qualcosa.
Si voltarono insieme verso Angie, entrambe con
stampato in faccia un sorriso falsamente gentile.
Angelique si impose a forza di non fare quella che
Elena definiva la sua miglior espressione da Principessa del Ghiaccio e si
limitò a guardarle con indifferenza e un sopracciglio leggermente inarcato.
"Oh...
Ehm... Ciao Angelique!" le disse quella che stava leggermente più avanti rispetto
all’altra, aveva i capelli castani
acconciati in onde perfette che le arrivavano sotto le spalle e la cravatta
gialla e nera.
La Dursley tirò
le labbra verso l'alto per un paio di secondi e poi le lasciò andare
repentinamente, sperando che capissero che non aveva minimamente voglia di
parlare in quel momento.
Abbassò lo sguardo
verso il contenuto del suo calice e sperò che quando lo avesse alzato le due
non ci fosse state più. Venne ampiamente delusa.
"Senti..."
attaccò nuovamente la castana Tassorosso "Noi volevamo chiederti... Beh...
Ma è vero che non stai più con Scorpius?"
Angie restò
immobile per un paio di secondi con lo sguardo ancora puntato sul proprio
calice, ma riuscì comunque a notare Ele e Albus che muovevano freneticamente le
mani per segnalare alle due di scappare.
Una cosa che
raramente viene considerata quando si guarda una trota, forse a causa di
quell’espressione assente degl’occhietti vitrei, è che è un predatore spietato
delle sue zone di potere. Attacca i pesci in difficoltà o più deboli, cibandosi
delle loro carni con famelica violenza grazie ad una chiostra di denti aguzzi e
taglienti.
La trota
salmonata confusa, bistrattata, sbatacchiata, si avventò su quelle ingenue
acciughe da due soldi.
Angelique alzò
la testa con un movimento lentissimo e studiato. Fissò i suoi occhi verdi
dardeggianti e pieni di fuoco sulla ragazza che aveva parlato, con un movimento
quasi impercettibile estrasse la bacchetta da sotto la manica destra e si
ritrovò la punta nel palmo della mano.
La Tassorsso
perse l’iniziativa con il respiro e parve ritirarsi in un guscio invisibile,
indietreggiando di un passo. La Grifondoro, fino a quel momento parte passiva,
le mise una mano sul braccio per rassicurarla.
Un ghigno gelido
e perfido si formò sul suo viso mentre puntava dichiaratamente la bacchetta
contro le ragazze.
“Evaporate.
Ora.”
La parole
uscirono dalle sue labbra con calma, il tono era dolce quasi gentile, ma la
minaccia nella voce era tangibile più della bacchetta rivolta contro di loro.
“Ragazze, credo
sia meglio che andiate.” disse Albus in leggero imbarazzo. Angie si chiese per
quale ragione dovesse sempre sentirsi in colpa quando lei si iniziava a
divertire.
La Grifondoro
trascinò letteralmente via la Tassorosso, che le scoccò un’ultima occhiata con
la stessa espressione che avrebbe potuto avere di fronte ad un paziente del
reparto psichiatrico del San Mungo.
Angie ripose la
bacchetta sotto la manica e, solo quando furono abbastanza lontane, si concesse
finalmente di ridere.
Albus scosse la
testa crollando lo sguardo verso il proprio piatto, Elena corrugò la fronte con
disapprovazione e Martha infine non riuscì a nascondere il sorriso divertito
che premeva agli angoli delle labbra.
“A volte sai
essere davvero terribile… Credo che i tuoi occhi abbiano più potere di quelli
di un basilisco.” commentò Elena guardandola ancora con la fronte corrugata.
“La Principessa
di Ghiaccio.” mormorò Al come se quello spiegasse ogni cosa.
Martha seguitava
a fissare con quel sorrisino enigmatico il contenuto del suo calice dorato.
Angie interruppe la sua risata leggera e disse con fare amabile:
“Miei cari
compagni di Casa, ho una reputazione da mantenere! Voglio sperare che almeno tu
Prefetto O’Quinn ti sia goduta la scena.”
Martha sorseggiò
con calma il liquido e poi rispose arricciando leggermente le labbra:
“Intendi se mi
fa piacere vederti infierire su microcefali, che pensano di potersi infilarsi
nella vita altrui come se fosse loro diritto di nascita?! Quegli stessi esseri
che camminano per i corridoi come se si trattasse della loro ala personale a Buckingham
Palace?! Mah… Direi che mi procura una gioia pari a quando l’anno scorso
abbiamo soffiato la Coppa delle Case a Grifondoro, due giorni prima della fine
delle lezioni.”
Angelique rise
un’altra volta, mentre le labbra di Martha si incurvavano verso l’alto
seminascoste dal calice da cui stava bevendo un altro sorso di succo di zucca.
Lo sguardo di
Angie individuò per caso al tavolo di Tassorosso Berty seduto accanto alla sua
ragazza, Emma Bolton. La giovane teneva il mento appoggiato alla spalla del
ragazzo e con occhi trasognati gli porgeva bocconi scelti accuratamente dalla
sua forchetta.
Arricciò le
labbra nauseata.
Elena si pose
due dita davanti alla bocca e mimò il gesto di vomitare.
Quando Berty
aveva tentato di presentarla agli amici, la ragazza si era auto-ostracizzata
dopo il primo pranzo insieme al gruppo di Serpi. Angie non aveva mai afferrato
se fosse stato a causa della Principessa di Ghiaccio, o dei discorsi deliranti
su draghi e troll di Elena, o dell’atteggiamento di gelida cortesia di Martha,
fatto sta che la bionda e procace Emma non si era quasi più avvicinata ai
Serpeverde per condividere un pasto.
Gli occhi verdi
passarono dai due colombi in amore, al fondo della tavola e quello che vide le
fece scivolare dalle dita la forchetta, che sbatté contro il piatto con rumore
metallico.
Avrebbe voluto
alzarsi e urlare con tutta la forza che aveva nei polmoni “NO!” ma non era
nemmeno sicura di riuscire ancora a respirare.
Scorpius si era
seduto a mangiare con Goyle, con il quale chiacchierava serenamente.
Il ragazzo che aveva
partecipato alla sua aggressione al primo anno, che la odiava visceralmente e
che le avrebbe fatto del male, davvero male, se ne avesse avuta l’occasione.
Un incallito sostenitore della supremazia del sangue puro, che l’avrebbe
eliminata dalla faccia della terra perché aveva rubato la magia a chi spettava per nobile nascita.
Era così quindi
che la colpiva Scorpius?! Era quello il modo di dimostrarle il suo disgusto per
lei?! Con il letale pungiglione del disprezzo, il veleno di uno scorpione
celato sotto il mano chiaro di capelli biondi e sottili come fili di seta.
“Oh...” sussurrò
Elena seguendo i suoi occhi.
Un senso di
vertigine si impossessò di Angie e le venne la nausea per quello che stava guardando.
Prima ancora di
potersi coordinare consciamente si ritrovò in piedi a fuggire quasi di corsa
dalla Sala Grande. I piedi, che si mettevano uno davanti all’altro, sembravano
completamente fuori dal suo controllo, dotati di volontà propria, come se il
suo corpo la stesse allontanando dalla sofferenza.
Appena superò la
Sala d’Ingresso l’aria fresca di Settembre e il suo tiepido sole la colpirono
in faccia, concedendole un po’ di ristoro. Si appoggiò al muro esterno con la
schiena e si lasciò scivolare lentamente al suolo, finché le sue ginocchia non
toccarono il terreno umido e solo allora chiuse gli occhi.
Respirò a fondo
cercando di cancellare dalla memoria l’immagine del suo ex-ragazzo seduto a far
comunella col Gorilla. Involontariamente la sua mano sinistra si strinse
sull’avambraccio destro come a proteggerlo, dove a distanza di tre anni recava
ancora il marchio inflittole da Nott.
Con quel gesto
il braccialetto che ancora portava al polso sinistro le premette contro la
pelle. Strinse più forte, come se imprimendosi nella carne l’impronta delle
rose e delle spine avesse potuto alleviare il dolore che quel voltafaccia le
aveva procurato.
Tuttavia un
pensiero, oscuro e scivoloso come solo le più radicate convinzioni irrazionali possono
essere, era più forte del risentimento per i gesti di Scorpius. Intimamente
Angelique sapeva di essersi meritata l’ira gelida e distruttiva del ragazzo che
le aveva concesso il suo cuore, motivo per cui non poteva reagire. Si sentiva colpevole e il maltrattamento di
Scorpius assumeva i tratti dell’espiazione.
E come se tutto quello
non fosse stato abbastanza c’era Derek.
La sua colpa, il
suo naufragio di buone intenzioni e comportamenti consoni che si affacciava in
continuazione nel suo presente.
Inspirò ed
espirò lentamente con gli occhi chiusi, ma il senso di nausea non si decideva a
lasciarla.
Il ricordo delle
labbra di Derek sulle sue si confuse con la voce di Scorpius che la umiliava davanti
a tutta la classe, la sensazione delle mani di Derek sui suoi fianchi con
l’immagine dei capelli biondi troppo vicini a quelli castani e ispidi di Goyle.
Aveva bisogno di
una sigaretta…
“Gambe molli
Gigì?” una voce irriverente e stranamente vicina la colse di sorpresa facendole
spalancare gli occhi.
Jessy la stava
osservando col volto a pochi centimetri dal suo, negli occhi dai colori caldi,
fissi nei suoi, si celava la curiosità. Le sue gambe lunghe erano dritte,
mentre il busto era piegato verso la ragazza seduta per terra. Come sempre
sulle sue labbra si stendeva un sorriso malizioso e sbruffone.
Angie vide che a
qualche metro di distanza da loro stava impalata la stessa ragazza che sulla
banchina il giorno prima gli aveva sorriso. Teneva le braccia conserte e sul
viso minuto aleggiava un’aria palesemente seccata.
Portava la
cravatta di Grifondoro parecchio allentata, la camicetta era fuori dalla gonna e
le sue gote erano arrosate in modo naturale, inoltre le labbra avevano un
colorito acceso, come se fossero state baciate con foga.
Evidentemente
erano andati ben oltre lo scambio di sorrisi.
Guardò Potter, che
teneva ancora gli occhi ambrati fissi nei suoi, e scosse la testa colta
improvvisamente da un sincero divertimento.
“Ah Jessy… Non
ti concedi un attimo di pausa nemmeno a pranzo?”
Il blando
rimprovero nella sua voce ebbe il potere di allargare il sorriso malizioso di
James e accendere nei suoi occhi ambrati una luce parimente divertita. Il
giovane si raddrizzò, in tutto il suo quasi metro e novanta, e le porse una mano
grande dalle dita lunghe per mettersi in piedi.
Angie la accettò
in un inspiegabile motto di simpatia per Potter e si diede un lieve slancio con
un colpo di reni. Ma Jessy pensò bene di aiutarla ad alzarsi, tirandola
energicamente per il polso, così che la giovane perse l’equilibrio in avanti e
si addossò al suo torace, trovandosi col viso davvero troppo vicino a quello di
lui.
Gli occhi di
James si allargarono stupiti ed Angie provò la vivida sensazione di vedere
l’ambra attorno ala pupilla farsi liquida e assumere tonalità più intense, come
se nei suoi occhi fosse scorso miele liquefatto dal calore.
Lei si allontano
immediatamente rassettandosi la gonna e provando un inspiegabile imbarazzo.
“Angie!” la voce
di Albus appena uscito dal castello la fece voltare verso di lui. Mentre si
avvicinava Angelique poté notare come sul suo viso si dipingesse un espressione
sempre più perplessa osservando l’improbabile terzetto.
“Ciao
fratellino.” trillò James avvicinandosi alla ragazza e mettendole un braccio
attorno alle spalle. Lei gongolò, in un modo che Angie decretò assolutamente
indegno per il genere femminile, mentre la mano di James scivolava dalla spalla
al fianco e si posava su di esso possessiva.
Involontariamente
il sopracciglio destro della bionda scattò in alto.
“Ciao Jamie.”
rispose il fratello con circospezione, come aspettandosi da un momento
all’altro una secchiata di acqua gelida in testa o l’esplosione di una
caccabomba sotto i piedi.
“Che fate voi due
diligenti e ligi Serpeverde venerdì sera?” chiese James assolutamente incurante
dello sguardo adorante che la ragazza gli rivolse dalla testa accoccolata sul
suo petto.
“Ci diamo al
sadomaso, alle droghe di sintesi e ai riti satanici. Come ogni sera, del resto.”
rispose Angelique per entrambi con tono annoiato e leggermente strascicato.
Albus sorrise,
James ridacchiò addirittura, invece la Grifondoro alzò la testa dal petto di
James e fissò Angie con un misto di timore e disgusto. Il sopracciglio
impertinente di Angelique continuò indisturbato la sua scalata all’attaccatura
dei capelli.
Avrebbe portato
una corona di fiori sulla bara di Sarcasmo quanto prima, morto per incomprensione
e solitudine.
“Bene, allora
visto che siete liberi, c’è una piccola festa nel bagno dei Prefetti. Non ci
saranno molti della vostra Casa...” disse Jessy con tono amichevole.
“Un cesso di
festa insomma…” Angelique quasi non si accorse di averlo interrotto, ma la
battuta le era stata servita su piatto d’argento.
Nuovamente
entrambi i Potter risero, ma non la giovane che parve arruffare le penne come
un tacchino caparbio e impettito.
“Ma come ti
permetti?! James si sta impegnando tantissimo!” disse con tono acceso mente i
suoi occhi azzurri la fissavano offesa.
Un angolo della
bocca di Angie si sollevò verso l’alto e non si prese nemmeno la briga di
rispondere. Avrebbe volentieri spiegato alla piccola Grifondoro che, forse, quell’
impegno così indefesso non avrebbe cambiato le sorti del mondo, ma dubitava che
il messaggio sarebbe potuto essere afferrato. Potter intervenne e disse sempre
in tono tranquillo:
“Lascia stare
Fanny, era solo una battuta.” ad Angelique parve di sentire una nota di condiscendenza
nella voce di Jessy, “Comunque ci saranno anche gli altri se vi va di venire.”
Per altri
intendeva Rose, Lily, Lucy, Fred, Louis, Hugo e Dom.
Sarebbe stato un
ottimo motivo per esserci, ma Potter che faceva tanto l’amicone con lei non la
convinceva per nulla… Ci doveva essere sotto qualcosa, di sicuro!
“Dov’è la
fregatura?!” sibilò stringendo gli occhi verdi fino a ridurli a due fessure.
James rise
scuotendo la chioma nera, in modo che le pochissime ciocche che presentavano
ancora una direzione ragionevole la persero all’istante, e le rispose:
“Non c’è,
malfidente di una Dursley! Chiedi a Lily o a Rosie se preferisci.”
Girò i tacchi portandosi
via la ragazza-oggetto-tacchino-offeso.
“Beh ci andiamo?!”
chiese speranzoso Albus dopo alcuni secondi passati ad osservare le spalle del
fratello.
“Ho Il racconto di due città ad attendermi sul
comodino per questo week-end.” gli rispose pregustandosi già la pace di una
serata di solitudine dietro le cortine del baldacchino, fingendo di essere un
essere umano dolce e misericordioso come Lucie Manette e non la ragazza che
solo dodici ore prima aveva ceduto ai più bassi impulsi del suo Subconscio
anarchico.
“Per favore
Angie!” piagnucolò Al osservandola con grandi occhi verdi tristi.
“Al… Non me la
sento molto di affrontare orge nella vasca dei Prefetti, ubriacature moleste e spogliarelli
improvvisati. Non mi piacciono queste feste.” rispose giocherellando con una
pellicina sul labbro inferiore.
“Tu hai bisogno
di uscire! Hai bisogno di sfogare tutta quella rabbia e quella frustrazione che
provi. Dovresti lasciare un’ora d’aria alla Principessa di Ghiaccio!” e la
prese a braccetto iniziando a camminare.
Il fatto che i
suoi amici si riferissero a quella sfumatura del carattere di Angelique come se
fosse stata autonoma, come se un’altra persona vivesse dentro di lei, per
frapporsi tra lei e il mondo, l’aveva spinta effettivamente a considerarla
tale. In seguito aveva anche sospettato che fosse una velata accusa di
schizofrenia, ma non aveva mai sollevato l’argomento per timore di essere
confermata.
Camminarono insieme
verso il limite del Parco di Hogwats, dove un sorridente ed esaltato Hagrid li
stava salutando agitando per aria la manona, mentre con l’altra indicava degli
ippogrifi, parcheggiati in un recinto.
Dalle labbra di
Angelique uscì un flebile gemito.
***
James abbandonò la presa sul fianco spigoloso di
Fanny non appena ebbero varcato la soglia del portone d’ingresso. Il suo
braccio destro scivolò leggero lontano dal corpo della ragazza, e fece finta di
non notare l’irrigidimento istantaneo di lei.
Aveva l’impressione di sentire ancora sui palmi la
stoffa liscia della camicia di Angelique, quel tessuto leggero che aveva potuto
toccare per evitare che lei cadesse. Per qualche istante aveva saggiato con le
dita la consistenza morbida della sua vita e gli sembrava di essere ancora a un
paio di centimetri da quelle iridi verdi sgranate per lo stupore.
Il giovane Potter lanciò un’occhiata fugace alla
ragazza alla sua destra e notò che il visino di porcellana appariva vagamente
contrariato.
Fanny Browen era sicuramente uno degli orgogli della
Casa dei Coraggiosi di Cuore. Una ragazza vivace, simpatica, generosa, sempre
cordiale, con una buona media scolastica, piena di interessi e, cosa non da
meno agli occhi dei ragazzi, era veramente carina. Il suo viso aveva una forma rotondeggiante
dai tratti delicatissimi, che perfettamente si accordavano con l’incarnato
rosato e i grandi occhi azzurri. I capelli castani, lucenti come se fossero stati
costantemente sotto i raggi del sole, le arrivavano all’altezza delle spalle. Sembrava
la ragazza perfetta con cui uscire.
Eppure James in tutta quella appropriatezza non riusciva a scorgere minimamente la possibilità
di innamorarsi. Fanny restava, come tutte le ragazze prima di lei, confinata in
quella sfera asettica in cui lui stesso le confinava.
“Nana, non puoi continuare a mangiare anche dopo
aver finito di pranzare!”
Una voce cristallina, con evidenti note di
esasperazione, indusse il giovane a uscire dalle sue considerazioni mentali per
focalizzare la scena davanti a lui.
“Ma mi serve per crescere! Se non mangio dove trovo
le energie per allungare le ossa, rafforzare i muscoli e far crescere le tette?!
Nel caso non lo avessi notato, io non ce le ho!”
“Le os-sa?”
“Ma no Berty! Le tette!”
Elena Zabini, Martha O’Quinn e quell’altro
spilungone, di cui James dimenticava costantemente il nome, erano appena usciti
dalla Sala Grande. Osservò attentamente il gruppo di Serpeverde avvicinarsi.
La O’Quinn, alta e altera, con l’orgoglio verde e
argento stampato sul viso da bambola, appena incrociò il suo sguardo raddrizzò
immediatamente le spalle e la luce ilare, che aveva illuminato i suoi occhi nello
scambio di battute con l’amica, scemò in un secondo. Non aveva mai capito la
ragione per cui quella frigida della O’Quinn lo guardasse sempre come se fosse
il diretto responsabile della fame nel mondo.
Lo spilungone fece un gesto del capo con un mezzo sorriso.
E poi un paio di occhi vispi, fin troppo grandi per il viso estremamente magro,
lo scrutarono con evidente simpatia. Elena passandogli accanto gli fece l’occhiolino
e gli sorrise apertamente. James sorrise in risposta mentre le tre figure lo
oltrepassavano.
“Bei capelli, Zabini.” disse ad alta voce, gettando
un’occhiata dietro da sopra la spalla.
“Bellissimo sedere Potter!”
“Elena!!!”
James rovesciò la testa indietro e scoppiò a ridere,
sia per quel commento così spregiudicato, sia per il rimprovero tanto
scandalizzato del Prefetto di Serpeverde.
“Quella tizia è proprio strana. A volte se esce con
certe cose…” sussurrò Fanny mentre il corpo del ragazzo era ancora scosso da i
tremiti della risata.
James non rispose, mentre tra sé cercava di immagine
come dovesse essere il dormitorio femminile del quinto anno a Serpeverde, tra
una reazionaria del portamento e dell’educazione, una pazza coi capelli
colorati che diceva cose inopportune e Angelique.
Il sorriso si allargò sulle sue labbra, mentre varcava la soglia della Sala Grande e si dirigeva verso i suoi amici, senza curarsi dello sguardo di Fanny che lo seguiva con un velo di malinconia.
Note dell'autrice:
Buongiorno popolazione! Avendolo già pronto da un pezzo mi sono detta perché aspettare?! E così ho postato il nuovo capitolo. So che non succede nulla di particolare e che ancora non ci sono chiarimenti definitivi sulle vicende passate tra Angie-Derek-Scorpius, ma questo è un capitolo molto più introspettivo, per focalizzare meglio l'ottica di Angie. Quindi spero che vi sia piaciuto e che mi facciate sapere presto la vostra opinione! Per il prossimo capitolo ci sarà un atmosfera molto meno tesa sul piano sentimentale e due nuove comparse che ho intenzione di sviluppare.
Ora i miei ringraziamenti: Ayumi Edogawa che è stata la prima a lasciare una recensione sulla storia, FleurDa che non smentisce mai la sua fedeltà assoluta ai miei protagonisti, Roxy_HP, RoseBlack98, _angiu_, Cinthia988 che mi odia ancora un pochino per non aver rispettato i suoi desideri, cescapadfoot che è riuscita a ritagliarsi un angolino di tempo per questa long e Dra!
Grazie alla mia Bambolina, che sta sopportando i miei dubbi amletici sui protagonisti senza mai strozzarmi nel sonno o prendermi a padellate in testa.
Grazie mille anche a tutti coloro che hanno letto. Non mi aspettavo sinceramente tanto entusiasmo per questo inizio, quindi ancora GRAZIE!
Tanti baci a tutti quanti.
Bluelectra