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Autore: imnotadirectioner    13/10/2014    0 recensioni
- all I need's a whisper in a world that only shouts.
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In fondo Dillon non ha mai avuto nulla, quindi non è che gli rimanga molto da perdere.
[...]
E poi è arrivata Gemma e Dillon la vuole, dannazione. La vuole come non ha mai voluto nient’altro.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Dillon Thorley ha 26 anni e niente da perdere.

Ha una vecchia Opel Corsa grigia che va avanti per miracolo, un lavoro di merda da Tesco e una casa buia e vecchia nel quartiere di Kingsway, Gloucester, UK. Ha un po’ di MDMA, diversi grammi di erba e un bel po’ di cocaina da smerciare sabato sera al Moo Moo. Ha un giro di amici che più che altro sono clienti. Ha un fratello, anche se non di sangue, che è sempre un suo “cliente” però diverso perché è l’unico che sa davvero qualcosa di Dillon e gli va bene lo stesso.

A proposito, si deve ricordare di chiamarlo e chiedergli un favore per sabato sera. E deve anche cambiare l’acqua ai pesci. E lavare i piatti di ieri sera e della sera prima ancora e… bé, a dire il vero i piatti che stanno lì da circa una settimana. Ma prima di tutto ciò deve alzare il culo dal letto e farsi una doccia, tra mezz’ora attacca il turno da Tesco.

La sua stanza puzza di chiuso, ci sono dei cartoni di pizza di fianco all’Xbox e diverse bottiglie di birra vuote. Dillon osserva pensieroso l’ammasso di vestiti vicino al letto e scuote la testa: deve ricordarsi anche di fare qualche lavatrice.

In bagno studia il proprio riflesso bagnato davanti allo specchio rotto. Dillon ha i capelli biondi e gli occhi azzurri, una cicatrice sul fianco sinistro – ricordo di una rissa finita particolarmente male – e la testa leggermente più grande del dovuto, come molti dei suoi amici non mancano di sottolineare. Dillon non si ritiene bello ma le ragazze non gli sono mai mancate e anzi sembrano essere attratte da lui e dalla sua aria da ‘bad boy’. Cretine, pensa Dillon, non hanno idea di cosa voglia dire. Però intanto gli si strusciano addosso e gli lanciano occhiate languide e lui le lascia fare, che tanto non ha niente da perdere.

Infila la divisa di Tesco e scende in cucina, passa indifferente davanti ai piatti accumulati vicino al lavello – ci penserà più tardi - e guarda annoiato il frigorifero praticamente vuoto. Si deve ricordare anche di fare la spesa. Afferra quello che è rimasto e mette insieme una colazione più o meno decente, prepara una tazza di tè, mette tutto su un vassoio e risale al piano superiore.

Apre lentamente la prima porta a sinistra. La stanza puzza terribilmente di chiuso, sigarette e quello che sembra cibo andato a male. Dillon sbuffa, appoggia il vassoio sul cassettone ricoperto di spazzatura indefinita e scosta le tende, lasciando entrare la fredda luce grigia da fuori.
Nel letto, sua madre si rigira e mugugna qualcosa. Dillon sbuffa più forte e apre la finestra, l’aria gelida invade la stanza e sua madre si rannicchia ancora di più sotto le coperte.
“Mamma, ti ho portato la colazione.”
“Dillon, caro, chiudi quella finestra – è la risposta rauca – Mamma è stanca e vuole riposare, fai il bravo.”
Lui serra i pugni. “E’ quasi mezzogiorno. Forse è il caso che ti alzi e fai qualcosa oltre a dormire e fumare tutto il giorno, non credi?”
A quelle parole sua madre si riscuote e fa capolino tra le coperte, le ciglia incollate di mascara colato, i capelli un ammasso di biondo sporco. “Amore mio, lo sai che non sto bene…”
“Lo so, mamma – la interrompe brusco – Sono anni che non stai bene.”
Un attimo dopo averlo detto se ne pente, perché ora sua madre sembra di nuovo sull’orlo delle lacrime e lui non ha tempo per i melodrammi adesso. “Su, mangia qualcosa” le dice sbrigativo, passandole il vassoio.
Lei si tira su a sedere e si sistema meglio la maglia del pigiama, coperta di macchie di sugo e cenere.
“Grazie, Dillon, sei proprio un tesoro – gracchia, mentre con la mano scheletrica cerca un pacchetto di sigarette tra gli altri vuoti sul comodino – Ma ora non ho fame, magari più tardi, eh?”
Dillon stringe i pugni ancora più forte e inspira a fondo. “Certo. Magari più tardi.”
Raccoglie i resti di un’altra colazione, quella che le aveva preparato giovedì o venerdì scorso, come al solito intoccata.
“Devo andare a lavoro adesso. Vuoi che porti a casa qualcosa in particolare per stasera?”
“No, caro, solo le…”
“Le tue sigarette, certo.”
Dillon è già quasi fuori dalla porta quando sua madre lo richiama.
“Sì?”
“Sei un bravo figlio, lo sai?”
Respira a fondo di nuovo. “Certo, mamma.”
“…Proprio un bravo figlio.”
Dillon chiude la porta su sua madre, la sua depressione e i suoi fallimenti. Ora non ha tempo, deve andare a lavoro.

Aveva anche un padre una volta ma se n’è andato quando lui aveva due anni, quindi non se lo ricorda. Sua mamma dice che Dillon gli somiglia molto e forse è per questo che a volte non riesce a guardarlo in faccia e scoppia a piangere dal nulla. Dillon non lo sa, sa solo che quando suo padre è sparito sua madre si è attaccata alla bottiglia e saranno dieci anni che vivono con il sussidio di disoccupazione perché lei non si alza da quel letto prima delle 5 di pomeriggio. O meglio si alzava, perché ora non fa nemmeno più quello. Se ne sta lì sdraiata a dormire e fumare, ogni tanto piange e ogni tanto mangia qualcosa, mai abbastanza comunque.
Tirano avanti grazie al sussidio, allo stipendio di Tesco e al piccolo giro di spaccio che Dillon ha messo in piedi quando aveva quattordici anni.
E’ una vita di merda, ma è sempre meglio dell’affidamento, dove Dillon è stato per otto mesi quando aveva 13 anni, o dei sei mesi di carcere per spaccio che si è beccato qualche anno più tardi. Sua madre assomiglia più ad un vegetale che ad una mamma, ma a lui non interessa. Come non gli interessa più di tanto di avere un lavoro, una macchina e che gli abbiano finalmente ridato la patente. Quelli sono solo mezzi, espedienti, cose necessarie alla sua sopravvivenza quotidiana, ma Dillon ha come la sensazione che se dovesse perdere tutto quanto non sarebbe poi una gran tragedia. C’è sempre il sussidio e forse sarebbe più facile vivere come mamma, non fare assolutamente nulla tutto il giorno e aspettare di morire.

In fondo Dillon non ha mai avuto nulla, quindi non è che gli rimanga molto da perdere.




Salve a tutti (?)
non ho idea di cosa sia questa storia, è tutto assolutamente provvisorio. Ho pronti i primi capitoli ma per il resto è tutto da vedere; non ho idea della frequenza con cui posterò e non ho nemmeno idea se e come finirò questa... cosa. So che mi andava di scriverla e di postarla, quindi come al solito sarei felicissima di sapere cosa ne pensate.
xxx
   
 
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