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Autore: moni93    13/10/2014    2 recensioni
Sisifo del Sagittario.
Tutti i lettori di Lost Canvas lo conoscono solo come guerriero, eroe pronto a sacrificarsi per i suoi compagni. Ma chi era prima di diventare un cavaliere d’oro? Qual era il suo rapporto con il fratello, con Regulus e Sasha?
Il fulcro di ogni vicenda sarà Ilias, perchè, a mio parere, è stato il punto di riferimento di Sisifo durante tutta la sua vita. In ogni capitolo, analizzerò un diverso aspetto della vita del cavaliere del Sagittario, partendo dal rapporto col fratello, fino ai legami stretti con quelle che diventeranno persone insostituibili per la sua vita.
E voi? Siete pronti a conoscere l’uomo, che si celava dietro le vestigia dorate del Sagittario?
Genere: Introspettivo, Slice of life, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Personaggi Lost Canvas, Sisifo di Sagitter
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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UN INCONTRO E UN ADDIO

 

 

 

There is no fear now

Let go and just be free

I will love you

Unconditionally

 

La pioggia non mi era mai piaciuta.

Mi irritava, quel suo picchiettare incessante, simile ad un cuore singhiozzante, non mi dava pace. M'incupiva, mi faceva sentire solo, perchè con essa giungevano le nubi che, cupe, oscuravano il Sole. Sebbene mi sentissi diverso, un po' più maturo ma ancora non troppo, questo sentimento infantile sapevo che non mi avrebbe mai abbandonato. Probabilmente, me lo sarei portato fin nell'Aldilà, questo pensavo.

Tuttavia, quel giorno in particolare, avvertivo lo scrosciare di quella miriade di goccioline come ancor più avversa. C'era una persona che cercavo, un’anima sperduta ed impaurita come lo ero stato io, un tempo. Un essere a cui, purtroppo, era stata sottratta la luce della spensieratezza.

 

Sisifo, il nobile Ilias è...”

 

Ancora non riesco a sentire l'ultima parola di quella semplice frase.

Sebbene Aldebaran fosse trafelato e senza fiato, quando mi riferì l’accaduto, aveva parlato chiaramente. Ma le mie orecchie si rifiutarono di udire. Che cosa infantile ed inutile... il mio cuore, in qualche modo, già lo sapeva che Ilias non faceva più parte di questo mondo, del mio mondo.

Un altro dettaglio, però, aveva catturato la mia attenzione e mi aveva ricondotto alla coscienza.

 

Devi partire subito e cercarlo, Sisifo!”

Cercare... chi?” avevo chiesto, spaesato e senza forze.

Gli occhi del cavaliere del Toro avevano brillato, mentre afferrava saldamente le mie spalle con entrambe le mani e mi trapassava l'anima con lo sguardo.

Il figlio di Ilias. È ancora vivo, ma non riesco a trovarlo.”

 

Incredibilmente, non avevo fatto nulla.

La mia unica reazione, nei giorni seguenti, fu pregare su di una tomba vuota e continuare come se nulla fosse. Il mio cervello non voleva saperne di pensare, sarebbe stato troppo doloroso, perchè avrebbe significato dare una tangibilità a quei sentimenti che imperversavano come una tempesta nel mio cuore.

Finché ripetevo la mia routine, Ilias sarebbe stato ancora vivo. Finché l'avessi aspettato, sarebbe tornato da me.

E così feci... giorno, dopo giorno, dopo giorno.

Finché essi non diventarono mesi e quest’ultimi si tramutarono in anni.

Sotto questo punto di vista, ero regredito allo stato di infante. Il mio cervello ed i miei muscoli funzionavano a dovere, rispondevano a domande e stimoli senza obiezioni, ma il mio cuore, ciò che si celava sotto l’armatura, era ormai spezzato, rotto per sempre. Ogni tanto mi arrabbiavo, con me stesso, con gli altri, ma essenzialmente mi infuriavo per non riuscire a cambiare, per non essere riuscito a cambiare. Perchè, alla fine, è di questo che si trattava. Credevo di essere diverso, m’illudevo di aver fatto qualche, seppur incerto, passo avanti verso ciò che avrei voluto essere. Invece, alla prima difficoltà, eccomi di nuovo ripiombare nelle tenebre e nello sconforto.

Io non avevo la forza per rialzarmi o, più miseramente, non volevo nemmeno cercarla.

I miei compagni... per quanto mi lamentassi, non avevo nulla da incolparli. Alcuni rispettavano la mia decisione, altri nemmeno se ne accorsero, talmente erano giovani e irrequieti. D’altro canto, come potevo pretendere che l’allievo guidasse il maestro?

Gli unici a mostrare un minimo di partecipazione per il mio cordoglio spirituale, furono i due saints che, come me, avevano ricevuto l’armatura d’oro e che ora ricoprivano il compito di guide.

Aspros fu enigmatico: alle volte tentava di consolarmi con la sola presenza, dicendo che non osava nemmeno immaginare come potevo sentirmi, e altre invece mi guardava con sdegno, quasi malizia. Come se volesse farmi comprendere che il mio comportamento non solo era immotivato, ma assai sciocco. Non che m’interessasse capire cosa avesse in mente, avevo altro a cui pensare, anzi, non pensare.

Aldebaran si era arrabbiato anche più di me, credo. Non faceva che urlarmi contro ogni volta che gli capitavo a tiro e una volta quasi mi colpì con un pugno. Ma anche lui, dopo un po’, smise di farlo. Si limitò a scrutarmi con i suoi occhi indagatori, ricolmi di sconforto e compassione.

Avrei preferito di gran lunga ricevere quel colpo.

Sage... beh, per lui fu come se io non esistessi affatto. Nulla di troppo diverso dal solito, a ben guardare.

 

Questo è quanto. Puoi congedarti, cavaliere.”

La voce del Gran Sacerdote echeggiò per l'enorme sala, mentre chinavo il capo in segno di saluto.

Sì!” urlai deciso.

Poco prima di andarmene, tuttavia, una dolce voce mi fermò, come prendendomi per mano.

Sisifo, aspetta.”

Mi voltai, come folgorato. Non capitava spesso che la divina protettrice del Santuario presenziasse nella Sala delle Riunioni. Aveva ancora molte cose da imparare, troppe idee da fare sue, per concentrarsi sui suoi cavalieri. Eppure, ora che ci pensavo, la sua presenza si era fatta sempre più frequente... ma io, per quanto pretendessi di essere presente coi sensi, in realtà, vedevo solo ciò che mi interessava.

Nel voltarmi, fui catturato dalle sue parole, prima, e dai suoi occhi in seguito, come una meravigliosa prigione di smeraldo. Per quanto fosse imprigionata nel corpo di una bambina, la dea Athena riusciva sempre a trafiggermi il petto con poche parole, come se ogni volta mi carezzasse l'anima e tentasse di placare qualunque tipo di dolore che potesse avvolgermi.

C'è qualcosa che ti affligge?”

Non risposi, non sapevo che dire.

Una volta, anni fa, avrei semplicemente voltato il capo e fatto finta di nulla, tenendo per me il mio dolore ed i miei pensieri che, sicuro, sarebbero comunque traspariti dal mio sguardo. Però, ora, iniziavo ad essere veramente stanco... stanco di nascondermi dietro una sicurezza che non mi apparteneva, stanco di svegliarmi la notte in preda agli incubi... stanco, semplicemente, di sentirmi impotente.

Per certi versi mi ero fatto adulto. Per altri, ero ancora un misero bambino.

Non vai a cercare il figlio di tuo fratello, Sisifo?”

Di nuovo, un’ondata di rammarico mi lacerò le carni, ma io strinsi i denti.

Lo sguardo di Athena si fece crucciato. Lo avvertii chiaramente.

Non vuoi nemmeno provare a conoscerlo?”

 

Sotto quella pioggia incessante, mi lascia cullare da quel ricordo. Rammentai il suono delle vesti di Athena che si avvicinavano. Avvertii la sua mano gentile che, posandosi sulla mia armatura splendente, mi toccò nel profondo. Faceva sempre così, la nostra dea. Parlava poco, quasi non avvertivamo la sua presenza e ciò era dovuto al fatto che avesse troppi muri da erigere per la nostra difesa, troppi demoni da contenere nel suo fragile corpo, per ricoprire il suo ruolo di guida. Tuttavia, quando barcollavamo nelle tenebre, era la sua luce a raggiungerci e a farci rialzare.

 

“Fai ciò che reputi giusto.”

 

Comparve in quel mentre.

Dinnanzi alle fitte nebbie liquide, un fioco bagliore mi mostrò il luogo in cui si trovava mio fratello. M’illusi di trovarlo lì, inginocchiato al suolo e con lo sguardo volto verso il mondo. Quasi chiamai il suo nome, le mie labbra erano già piene di quel nome che da tanto non pronunciavo. Quel che i miei occhi videro, però, fu solo un’armatura vuota.

Ed una piccola macchia, seduta accanto ad essa.

Mi avvicinai guardingo, sebbene consciamente non volessi fare un passo.

Le mie gambe erano ferme, ma il mio animo tremava come scosso da brividi febbrili. Non volevo, non volevo che i miei sentimenti prendessero nuovamente il sopravvento su di me... avvertivo la paura nel vedere sul viso di quel bambino il volto di Ilias, sentivo la collera per il fatto che lui avesse vissuto gli ultimi anni di vita di mio fratello, attimi che sarebbero dovuti essere miei per diritto.

Odiavo Ilias per avermi abbandonato...

Odiavo quella donna che lo aveva condotto lontano da me...

E odiavo quel bambino, che aveva preso il mio posto.

“Ragazzo, sto cercando il proprietario di quel leone dorato.”

Quando mi rivolsi a lui, temetti di riversare tutto quel risentimento che avevo celato nel lato più oscuro di me. Al tempo stesso, però, ero pronto ad inveire, ad insultare suo padre... quel genitore che era stato così affezionato a lui da dargli la sua stessa vita. E così ingiusto da non condividerla con me. Ma quando le mie labbra si mossero nuovamente, dissero, invece, qualcosa di inaspettato persino per me.

“Egli riunisce in sé umanità, saggezza e coraggio. Non v’è guerriero più forte di lui.”

Parole così scontante, quasi meccaniche, eppure infuse di un tale orgoglio, che non credevo di poter provare ancora. Mi sentivo confuso e perso più che mai... amavo e al tempo stesso odiavo quell’uomo. Ero orgoglioso di essere suo fratello, e me ne vergognavo enormemente.

Alla fine, che cosa avrei scelto?

Quale sarebbe stato il mio destino?

In qualche modo, sapevo che tutto dipendeva da quel bambino, che già da anni lottava nel mondo che dovrebbe essere conosciuto solo dagli adulti più forti.

La voce di quel bambino, però, era decisa.

“Se è lui che cerchi, è sepolto qui da un pezzo.”

Tremai.

La bocca mi si seccò e gli occhi mi dolevano da morire.

Quelle parole... finalmente le sentii.

E l’odio mi pervase. Un odio dettato dalla disperazione più cieca.

“Io e questo leone ce ne stiamo qui tutto il tempo...”

Strinsi i pugni, mi preparai a colpire.

“... e si è già fatta avanti gente di ogni sorta, con l’intenzione di impadronirsene.”

Non mi importava più di nulla.

“Anche tu...”

Quel bambino, io...

“SEI UNO DI LORO?!”

Si avventò su di me.

Piangeva, era disperato, non aveva più nessuno che si prendesse cura di lui, forse non ricordava più nemmeno cosa fosse la felicità. Eppure era rimasto lì, testardo, a vegliare sulla cosa più preziosa che suo padre gli aveva lasciato in eredità. Affrontando qualsiasi avversario... persino se stesso.

Mantenni la mia posizione, mentre pensavo ciò.

Allargai le braccia e pregai che le mie ali, i raggi di Sole che avvolgevano da sempre le mie sacre vestigia, potessero proteggere quella creatura così indomita ed indifesa. Il ragazzo rimase sbalordito e finalmente i suoi occhi incontrarono i miei.

Gli sorrisi, ma per una volta senza celare il mio dolore.

La pioggia si mischiò con le mie lacrime e per un istante pensai che anche Ilias aveva fatto lo stesso con me, quando ero piccolo ed avevo tentato di scappare dal Santuario. Ero così impaurito, e lo era anche lui. Eppure, quando mi trovò, non mi sgridò. Si era limitato ad abbracciarmi e a piangere con me sotto la pioggia scrosciante.

Ricordai le sue parole...

“Perdonami se c’ho messo tanto.” sussurrai, quando fu finalmente tra le mie braccia.

Athena, così come quella creatura sperduta, dovevano affrontare il mio stesso destino, ma, a differenza mia, lo facevano con coraggio. Che diritto avevo di essere così egoista da odiarli, perchè lottavano incessantemente per le vite dei loro cari?

Lo strinsi a me, con la stessa forza con cui avrei voluto che Ilias infondesse a me in quel frangente.

“Io sono Sisifo del Sagittario.” lo dichiarai con orgoglio, come mai avevo fatto “Non hai più nulla da temere... da adesso, non sei più solo.”

 

“Sei stato celere a trovarlo, Sisifo.”

Mi trovavo tra le rovine di un vecchio tempio, in un luogo che utilizzavo un tempo per allenarmi con l’arco e che, da qualche anno, era il mio rifugio segreto. Un luogo in cui potevo farmi avvolgere dalla calma della natura, così in contrasto con la tormenta del mio animo.

Quando giunse Sage, nemmeno mi voltai.

Mi aspettavo una sua visita, eppure non me la sentivo molto di affrontarlo.

Per quel giorno, avevo già combattuto abbastanza contro me stesso. Mi sentivo esausto.

“Pareva quasi che fossi guidato da qualcuno...”

Il Gran Sacerdote non si curò della mia mancanza di rispetto e continuò a parlare. Voleva comunicarmi qualcosa, era palese, tuttavia ero troppo stanco per reggere uno dei suoi aforismi sulla vita.

“O magari, sono stato semplicemente fortunato.” ribadii infatti, continuando a fissare gli alberi del bosco, che si chinavano reverenziali al sospiro del vento.

Sage si mise accanto a me, scrutando il cielo con interesse e curiosità.

“Non sottovalutarti, Sisifo, non è da te.”

Un mezzo sorriso mi solcò le labbra.

“E non è da voi essere così enigmatico.” dissi sarcastico “C’è un motivo se avevate scelto me per riportare al Santuario Athena, vero?”

L’uomo vicino a me non rispose.

Voleva che fossi io a rispondere, a rendermi conto di quanto era avvenuto.

“Sapeva che lei mi avrebbe cambiato.”

Lo intravidi scuotere il capo con la coda dell’occhio.

“Ti sbagli, lei non ti ha cambiato. Ti ha semplicemente mostrato ciò che saresti potuto essere, se solo avessi trovato il coraggio di affrontare i tuoi demoni.”

Senza accorgermene, mi ero voltato a guardarlo e ora mi restituiva un sorriso carico di comprensione e rammarico.

“Se ti avessi permesso di raggiungere Ilias, probabilmente, avresti finito per mostrargli il te stesso che meno ti rappresenta.”

Tacqui, non sapendo cosa pensare.

In fondo, credevo che il mio lato oscuro fosse quello vero, il più giusto per me. Ma a parlare era la mia infinita sfiducia nelle mie capacità e tale sentimento, l’avevo deciso quella notte stessa, non mi sarebbe mai più appartenuto. Sarei diventato una sentinella per il Santuario, un vero cavaliere che avrebbe difeso tutti, anche a costo della propria vita. Avrei portato sulle spalle il dolore e le difficoltà di tutti, perchè così facendo sarei stato di un qualche aiuto per quei bambini tanto coraggiosi e inesperti. Sarei stato il loro scudo, la loro fortezza inespugnabile.

“Regulus ti somiglia incredibilmente.” sentenziò d’improvviso Sage, facendomi sobbalzare.

Fu la mia volta di negare.

“No... anche se molti lo dicono, io vedo in lui solo Ilias. Sebbene il suo splendore, per ora, non sia paragonabile a quello del Leone.”

Un nuovo pensiero maligno s’infiltrò nella mia mente.

Per me, Regulus non sarebbe mai stato altro che l’imitazione di un Sole che ora si era spento. Mi dispiacqui di ciò, ma allo stesso tempo non potevo che vederla diversamente. Mi scaldai col pensiero che, un giorno, avrebbe superato quella luce, facendomi così di nuovo credere nella speranza. Sorrisi debolmente. Perchè, in fondo, sentivo già di crederci.

In qualche modo il mondo mi aveva cambiato, due piccoli universi nascenti erano riusciti a farmi tornare a casa, a riportare nel luogo in cui era giusto che stessero le cose che erano state sottratte ad Ilias... l’armatura del leone, Regulus ed il suo stesso orgoglio di guerriero.  E, perchè no? Anche me stesso.

“Ilias gli ha dato il nome del re della costellazione del Leone. La stella più brillante alberga in lui e un giorno esploderà in tutta la sua potenza. Spero solo di essere ancora in vita per godermi tale spettacolo.”

Il Gran Sacerdote non disse più nulla.

Rimanemmo lì, nel silenzio di quella notte, avvolti da quel cielo nero che ci comunicava un destino ancora lontano dall’avverarsi.

 

ANGOLO DELL’AUTRICE:

 

Ciao a tutti! =)

E grazie per essere ancora qui, insieme a me, per leggere la storia di Sisifo. Spero davvero che anche questo capitolo vi sia piaciuto, è stata davvero dura e al tempo stesso facile scriverlo. Dico questo, perchè sebbene alcune parti mi fossero venute spontanee, non ero mai soddisfatta del risultato. Avrò corretto questo capitolo almeno quattro o cinque volte, credo... e, non a caso, è molto più lungo e complesso dei precedenti. Avevo talmente tante cose da dire! Però adesso mi sento davvero soddisfatta! Ovviamente, l’ultima parola sta a voi, attendo con ansia i vostri commenti. ^-^

Non so quando riuscirò a postare il seguito, anche perchè questo si prospetta un anno davvero impegnativo... ma come ho imparato, gli impegni sono costanti nella vita e anche nei momenti di apparente quiete ci sono mille e passa cose da fare! (tra cui anche scrivere xD)

Però non mi dimentico delle mie storie, assolutamente, e abbiate fede che anche questa troverà la sua conclusione. Anche se la cosa mi rattrista un poco, insomma, fosse per me la farei proseguire per sempre! Ma mi piacerebbe vederla finita... sì, lo so, è contraddittorio, ma è questo ciò che penso!

Ancora grazie mille a tutti voi che avete letto e ancor più grazie a quelli che attendevano il seguito! Arigatou Gozaimasu!

 

Moni =)

   
 
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