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Autore: Sere_Tommo    13/10/2014    1 recensioni
"È incredibile come tutto possa cambiare da un momento all'altro..
Un attimo prima sei in giro a spassartela con i tuoi amici, e l'attimo dopo sei chiusa nella tua stanza a preparare (sotto tortura) delle stupide valige per andare in un posto dove la tua vita cambierà da capo a piedi." Lei è Sophie, una ragazza americana di 17 anni costretta dalla madre a trasferirsi in Inghilterra a vivere padre per il suo comportamento. La ragazza dovrà dunque lasciare i compagni, la migliore amica ma soprattutto il fratellino di cui era solita occuparsi. La madre spera appunto che questo trasferimento possa migliorare la ragazza, ma non sarà così. Quì infatti, Sophie conoscerà due ragazzi, di cui inconsapevolmente si innamorerà: Zayn e Harry. Questi, entrambi innamorati di lei, la porteranno, invece che a migliorare, a peggiorare. Proprio per questo motivo, la madre di Sophie, arrabbiata decide di farla tornare a casa. La ragazza dovrà dunque lasciare il paese, ma soprattutto i ragazzi che tanto le facevano battere il cuore.
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La mattina seguente fui svegliata dalla risata di mio padre che rimbombò in parte della casa. C'era qualcuno con lui.
Pensai fosse Carl, il padre di Harry, così non ci diedi tanto peso e rimasi nel letto. Ero sempre stata abbastanza pigra, se poi ero nervosa, triste o depressa la pigrizia aumentava a dismisura.
“Ci proverò, magari funziona!” sentii ridacchiare mio padre.
Poco dopo la porta d’ingresso fu chiusa mentre Chris e Carl si salutavano. Strano, solitamente il socio di papà restava fino a poco prima dell’ora di pranzo.
Mi rigirai nel letto per raggiungere il comodino. Ruotai leggermente la sveglia in modo da poter vedere l’ora, era già mezzogiorno. Mi cambiai di fretta e corsi giù così velocemente che rischiai di sbattere contro mio padre che si trovava all’ingresso. “Buongiorno tesoro.” Mi sorrise. Tesoro? Preferii non polemizzare e, abituata con mia madre che, se mi svegliavo troppo tardi, cominciava a fare scenate di ogni tipo, mi scusai freneticamente.
“Scusa tantissimo non ho sentito la sveglia, quindi sono rimasta a letto, mi dispiace davvero!” sembrava confuso.
“Scusa di cosa? Sei rimasta a letto in un giorno di vacanza, non hai mica ucciso qualcuno.” Sorrise ambiguamente. Dovevo ammettere che cominciava a piacermi il comportamento di quell’uomo.
Ricambiai lo strano sorriso e mi avviai verso la cucina. “Ferma.” Disse afferrando con delicatezza il mio polso. Mi voltai di scatto.
“So che probabilmente mi odi ancora, che non sei felice di essere qui, che ti manca Beverly Hills..” esitò mentre osservava il mio sguardo perso nelle sue parole.
“Insomma, arrivo al punto. Ho pensato che magari, per non sentirti completamente sola, in tanto che ti abitui al posto e conosci nuovi amici, avrei potuto farti un regalino.” Con il tono di voce evidenziò l’ultima parola. Piegai il capo leggermente sbigottita.
“Che ne diresti di comprare un cagnolino? So che è una cosa piuttosto insolita e che potresti prendermi per un cretino, ma magari ti farà compagnia intanto che ti ambienti.” Il sorriso si ingrandì mentre attendeva una risposta.
Un cane.. ho sempre desiderato avere un cucciolo, anche quando ero piccola, ma mamma non mi ha mai accontentata dopo che il primo, Lucky, morì. Io avevo quattro anni e ne feci una tragedia, così per non doverne affrontare altre preferì non avere più nessun tipo di animale. Lucky era già piuttosto vecchio quando mamma ce lo comprò, per questo morì presto. Oltretutto non era nemmeno quello il nome che avremmo voluto dargli, ma ormai era troppo tardi per poterlo cambiare.
In effetti la proposta di Chris era piuttosto strana, soprattutto perché poteva sembrare più qualcosa da chiedere a bambino, per farlo felice ecco, ma infondo non mi dispiaceva affatto, così annuii sorridendo.
Dopo il tranquillo pranzo, Chris ricevette una telefonata così si chiuse in ufficio mentre io guardavo un po’ di televisione insieme a Doniya che aveva mangiato con noi. Cominciai a giocherellare nervosamente con una piccola palla verde antistress a forma di cuore.
La porta dell’ufficio si aprii di colpo. “Bene possiamo andare.” Sorrise.
“D-di già? Pensavo saremmo andati domani. Voglio dire.. non c’è fretta.” Ricambiai il sorriso mentre schiacciavo leggermente l’oggetto tra le mani.
“Il fatto è che domani sera devo partire per l’Irlanda.” Si creò un lieve imbarazzo quando si accorse di quanto fossi stupita.
“Tu non devi venire con noi se non vuoi! Puoi rimanere qui con Doniya, ha detto che sarebbe felice di dormire qui durante le due settimane. Sarei dovuto partire il prossimo lunedì, ma hanno anticipato il viaggio. Mi dispiace davvero!” Disse tutto d’un fiato. Risi alla sua reazione.
“Tranquillo, non è un problema!” mi alzai dal divano. “Vado a cambiarmi e torno.” Sorrisi appoggiando l’antistress sul bracciolo del divano.
Durante il breve viaggio Chris stette per lo più al telefono. “Tu vai pure dentro e scegli quello che ti piace, io intanto faccio una telefonata.” Sorrise e io ricambiai. Mi sentivo un po’ una bambina in quella caccia canina, ma non me ne importava, lo volevo veramente. I cuccioli erano tutti stupendi, ma a mia insaputa stavo cercando qualcosa di più. Non volevo un cucciolo qualunque, bensì uno che assomigliasse a Lucky, non tanto perché mi mancasse; in effetti qualcuno appartenente alla mia infanzia mi mancava ma non era proprio lui.
Continuai la disperata ricerca nel grosso negozio di animali, quando eccolo. Lui. Mi innamorai di quel cucciolo non appena lo vidi. Un cucciolo di media grandezza con il pelo nero e bianco piuttosto lungo, gli occhi scuri e un dolcissimo muso da giocherellone. Mio padre entrò dalla porta gli sorrisi, fu li che capì che l’avevo trovato. Quando lo vide sorrise. “È uguale a Lucky.. solo un po’ più piccolo, non trovi?” domandò curioso. “No! Non lo è!” negai l’apparente evidenza.
Subito dopo senza dire altro Chris fece l’acquisto con l’aiuto di un basso e tozzo uomo mentre un forte ragazzo mise il cucciolo in un box con il quale l’avremmo trasportato fino a casa. Il cucciolo aveva già 5 mesi, ed era già vaccinato e pronto per vivere la sua vita al meglio. In meno di mezzora eravamo già sulla strada per il viaggio di ritorno.
“Hai deciso come chiamarlo?” domandò voltandosi leggermente dietro verso di me, mentre sostavamo a un semaforo. Mi sentivo ancora più piccola nel sentire quella domanda, anche se non ne sapevo precisamente il motivo. Si rigirò per partire, mentre attendeva una risposta. “Loki. Ma a dir la verità, lo sapevi benissimo.” Risposi spostando lo sguardo in basso verso il piccolo animale. Sapeva anche perché l’avrei chiamato così.. o meglio per chi.
Arrivammo a casa e mio padre salì subito a preparare la valigia, intanto io feci uscire Loki dalla gabbietta. Non aveva molta paura, infatti venne fuori all’istante saltarellando. Addentò subito senza paura il cuoricino verde antistress che era probabilmente rotolato giù dal divano quando glielo avevo appoggiato.
Cominciai ad accarezzarlo e adularlo, mentre lui mordicchiava per puro divertimento la piccola oggetto, senza romperlo.
Rimasi li a coccolarlo un bel po’, finché Doniya non chiamò me e Chris per avvertirci che la cena era pronta.
La sera seguente lei accompagnò mio padre all’aeroporto, insieme a Carl e ad Harry che sarebbero andati con lui; da una parte ero anche felice della partenza di Harry. Non l’avrei visto per un bel po’ e i miei sentimenti sarebbero potuti svanire.
Mentre Doniya li seguiva all’aeroporto io stetti con Loki, per stringere un buon legame. Feci così quasi tutta la settimana seguente, stemmo per lo più in casa, affinché potesse abituarsi al meglio; legò molto velocemente con me, forse anche perché non lo lasciavo un attimo. Il trascorrere il tempo con lui mi fece dimenticare, anche se non completamente, di una cosa che mi tormentava da un po’: la voce del ragazzo nel vicolo.
Così quel sabato pomeriggio uscii alle tre con la scusa di dover portare fuori Loki. In una ventina di minuti raggiunsi il vicolo con facilità. Ma subito non c’era traccia di niente o nessuno. Mi sedetti con le spalle al muro seduta su un enorme cassa, non me ne sarei andata, o almeno non prima di scoprire a chi apparteneva la voce.
Non si senti nulla.. persi la speranza, mi alzai dallo sporco cassone e sbattei leggermente i pantaloni tenendo in mano il guinzaglio di Loki pronta per andarmene. Feci un paio di passi il più lentamente possibile in speranza che in quei pochi secondi la situazione sarebbe cambiata, ma rinunciai vedendo che rimaneva la stessa; nessuna voce, nessun ragazzo.
Ero quasi giunta alla fine del vicolo, quando le dolci note di un piano mi accarezzarono i timpani. Erano le prime note di Let Me Love You. Seguii la dolce melodia fino a una piccola porta di legno che stava nell’ombra di un grosso bidone al suo fianco. Non l’avevo notata le poche volte che ero entrata nel viottolo, forse proprio a causa dell’enorme cassonetto dell’immondizia. Accorciai il guinzaglio regolabile di Loki in modo da averlo il più vicino possibile. Apri lentamente la porta con l’altra mano, alle note del piano si aggiunse una stupenda voce che fece percorrere un brivido lungo la mia spina dorsale. Non appena chiusa la porta trovai davanti a me una rampa di scale, che salii seguendo il meraviglioso suono. La sequenza apparentemente interminabile di gradini, percorsi con un meraviglioso sottofondo che oltre a riempirmi di emozioni faceva traboccare il mio cuore di ansia, mi porto a un enorme salone, abbastanza antico. Eccolo. Il ragazzo continuò a cantare accompagnandosi con il vecchio piano, senza accorgersi della mia presenza poiché era rivolto di spalle. La pelle d’oca mi avvolse a un suo piccolo acuto. Il guinzaglio mi scivolò dalla stretta cadendo a terra assieme alla borsa, mentre mi avvicinavo. I miei occhi erano lucidi, la bocca leggermente asciutta e il battito del mio cuore completamente accelerato. Sapevo che non poteva essere lui, ma ci avevo creduto fino all’ultimo. Cominciai a singhiozzare silenziosamente, mentre con la vista sfuocata per il pianto osservavo il talentuoso ragazzo. Portai le mani alla bocca mentre le lacrime mi bagnavano il viso. A piccoli passi mi avvicinai continuando a piangere inconsapevole di ciò che sarebbe accaduto, mentre la calda voce del ragazzo continuava a riempire la stanza. Non volevo che quella magia terminasse, volevo che continuasse a cantare. Non mancava molto al termine della canzone, ma il ragazzo si bloccò. Si era accorto della mia presenza. “Hai bisogno?” domandò incredulo mentre si alzava dalla panca che stava davanti al piano e si voltava verso di me. Aveva i capelli scuri rasati dai lati, un alto ciuffo con le punte su toni del biondo, gli occhi color nocciola scuro incorniciati la lunghe ciglia, occhi che sembravano parlare; “con me sei al sicuro” suggerivano con appena uno sguardo. La pelle olivastra indicava l’origine straniera, o comunque in parte, del ragazzo.
“L-la tua voce.. io ho sentito la tua voce e..” gli occhi si riempirono nuovamente di lacrime.
Mi lanciò un occhiata, come se volesse sapere il motivo dei miei singhiozzi, ma non avesse il coraggio di chiederlo. “Ti prego canta.” Lo implorai. Mi sentivo davvero stupida, non lo conoscevo nemmeno, ma avevo bisogno di sentire quella voce ancora. Non mi diede ascolto.
“Tu non dovresti stare qui.. con me. Vattene.” Sembrava infelice, solo.
“P-perché?” gemetti. “Siamo diversi. Non sono un ragazzo come gli altri, sono per metà pakistano e.. non merito di stare con voi altri, dovresti saperlo.” Sentivo tristezza, rabbia, nelle sue parole. Non risposi. Mi limitai a rimanere a bocca aperta.
“Vattene..” ripeté sussurrando. Scossi la testa, non me ne sarei andata. “Vattene ti prego.” Alzò la voce.
“T-tu non sei diverso.. e poi, nemmeno io sono di qui.” Accennai un sorriso. “Voglio dire.. abbiamo entrambi due occhi un naso e una bocca. Giusto? E infondo è la diversità a renderci.. beh unici.” Sorrisi, prima di asciugare gli occhi dalle lacrime. “Sei testarda.” Inchiodò il suo sguardo nel mio mentre annuivo.
Rinunciò e si risedette sempre rimanendo rivolto verso di me, io mi avvicinai e rimasi in piedi accanto al piano. “Come ti chiami?” Sorrise appena. Quel sorriso. La perfezione, un sorriso che infondeva sicurezza, tranquillità. “Sophie, tu?” Volevo vederlo sorridere ancora.
“Zayn.” Rispose semplicemente. “Scusa se ti sono sembrata un po’.. pazza.” lui ridacchiò. “Tranquilla, a quanto pare è una canzone che può commuovere le persone emotive.” Si passo una mano tra i capelli.
“In realtà io non sono emotiva.. la verità è che.. beh..” Sentivo che potevo avere fiducia in lui, anche se non lo conoscevo. Quei suoi occhi scuri, era come se lo conoscessi già. Li avevo già visti da qualche parte, magari su qualcuno a cui volevo molto bene. “Non ti preoccupare, non devi dirmelo se non vuoi.” Sorrise mentre mi riportava in un universo parallelo, solo attraverso lo sguardo pieno di conforto.
“Lui è il tuo cane?” sorrise indicando il cucciolo coricato che ci osservava con il capo poggiato sulle zampe.
“Si, si chiama Loki.” Ricambiai il sorriso. Ero tranquilla, serena, mi sentivo a mio agio. Il ragazzo richiamò fischiettando l’attenzione di Loki, che gli corse incontro. “Ciao bello.” Lo accarezzò.
“Scusa se te lo chiedo.. potresti cantarla di nuovo, è come un suicidio per me chiedertelo ma, ho bisogno di risentirla.” Mi sorrise. Si girò verso il piano e batte un paio di volte la mano sulla panca, come per chiedermi di sedermi. E così feci, volevo stargli il più vicino possibile. Zoey pareva aver ragione. L’amore a prima vista esisteva e io ne ero una vittima. Zayn sorrise mentre appoggiava le dita sul vecchio strumento, si schiari la voce e cominciò. Il suo timbro, il suo sorriso mentre postava delicatamente le dita sul piano, probabilmente l’aveva cantata suonata molte volte poiché ad un certo punto chiuse gli occhi e gli riuscì comunque perfetta. Li tenne chiusi fino alla fine, e quando suonò l’ultima nota li aprì, e fece incontrare le nostre iridi scure.
Il mio telefono squillò in quel preciso istante, rovinando il magico momento. Era Doniya. “Pronto?” domandai confusa. Era strano che chiamasse nel pomeriggio.
“Salve” la voce era quella di un uomo. “L-lei chi è?” domandai confusa.
“Sono Louis Tomlinson. Il mio patrigno ha avuto uno scontro in macchina con la proprietaria del telefono, li hanno portati entrambi in ospedale, lui sta bene, riguardo a lei..” esitò e il panico cominciò a salirmi.
“I medici non l’hanno interpretato come qualcosa di grave, anche se forse ha qualcosa di rotto. Guardando nelle chiamate frequenti della ragazza ho trovato il tuo numero e ho pensato di doverti chiamare. Siamo all’ospedale di St. Daniel.”
“C- Come? Qualcosa di rotto? A-arrivo subito!” Risposi sconcertata. Riattaccai senza dire altro.
“Scusa, devo correre in ospedale.” Dissi a Zayn raccogliendo la briglia di Loki. “Tutto bene?” Domandò preoccupato. “Una mia amica ha avuto un incidente, la conosco da poco, ma è quasi una sorella.” Risposi cercando di trattenere le lacrime. “Se vuoi ti accompagno in macchina!” si offrì. Non volevo che fin da subito dovesse disturbarsi per me. “Non ti preoccupare, vado a piedi. Non è molto lontano, in più devo portare Loki a casa, anche se mi dispiace lasciarlo solo.” Gli sorrisi appena raggiungendo e sollevando da terra la borsa che avevo lasciato cadere pochi metri più lontano. Non appena mi voltai per un saluto lo trovai dietro di me. Ero sorpresa di vederlo così vicino a me, feci un leggero passo indietro d’istinto, inciampando nei mie piedi. Rischiai di cadere indietro, ma Zayn afferrò la mia mano e mi tirò a se in meno di un secondo. Lo guardavo fisso negli occhi caramellati, mentre la distanza tra i nostri corpi era minima. Le mie guance si fecero rosee per l’imbarazzo. Facemmo entrambi una piccola, timida e vergognosa risatina, intanto che ci allontanavamo di scatto; anche se avrei preferito poter mantenere il contatto con il suo corpo fino all’ultimo.
Donya mi tornò improvvisamente in testa, mentre osservavo gli occhi del ragazzo.
“Scusa davvero! Devo scappare.” Gli feci un ultimo debole sorriso e con la borsa in spalla e il guinzaglio di Loki alla mano corsi via.








INNANZI TUTTO SCUSATEEEEEEEE D: ho avuto un paio di problemini che mi hanno impedito di postare.
  1. Avevo dimenticato la password di efp :’)
  2. Ero piena di verifiche nonostante la scuola fosse appena iniziata
  3. (se possiamo definirlo un problema) Le 3 recensioni non sono arrivate subito, me n’è arrivata una sola su efp e 3 su twitter..
In ogni caso ho deciso che continuerò a postare la ff quando ho tempo, più per il fatto che mi piace molto scrivere e ho intenzione di continuare, sia che arrivino le recensioni sia che non arrivino.
Ah ho anche deciso di cominciare a postare la ff su wattpad, mi sono iscritta ieri sera.. appena raggiungerò i 10/15 follower posterò il primo capitolo e gli altri a seguire.. mi chiamo xxPayne_Smile
Comunque tornando alla ff.. abbiamo 2 nuovi personaggi! Sophie ha comprato un cucciolon e ha incontrato Zayn! Purtroppo non ha potuto restare con Malik a causa di un incidente, ma per il resto direi che è stato un incontro abbastanza.. mmh PAZZERELLO(?)

Beh nel prossimo capitolo avremo altri 2 nuovi personaggi! Continuate a seguirmi e magari a recensire (anche in di più!) vabbeh vi saluto.. goodbay<3<3
  
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