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Autore: Erule    13/10/2014    2 recensioni
- Guardami bene, Stiles. Ti sembro uno che ha voglia di scherzare? - disse Scott facendo un movimento circolare con il dito di fronte al proprio viso, con gli occhi assottigliati.
Stiles deglutì.
- Non direi, amico. -
- Bene. - replicò Scott, flettendo il busto in avanti. - L’ultima fetta di pizza è mia! -
Scott si sporse per afferrarla, ma Stiles si buttò sul tavolo nello stesso momento, con il risultato di ritrovarsi entrambi con le teste che dolevano. Melissa scese le scale con un cesto di panni sporchi fra le mani e scosse la testa, senza nemmeno parlare. Ormai aveva capito che con quei due era completamente inutile. Stiles prese la fetta di pizza e la tagliò a metà, porgendone un pezzo a Scott.
- Offerta di pace. Prendere o lasciare. - disse.
Scott alzò un sopracciglio, poi scrollò le spalle ed accettò.
- Giuro che la prossima volta comprerò una pizza più grande. -
- Lo dici ogni volta. Il problema è che non ci ricordiamo mai se prendiamo quella extra large o quella extra extra large. -
- Questa era decisamente una medium, comunque. - fece Scott, sparecchiando la tavola.
Genere: Azione, Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Allison Argent, Derek Hale, Lydia Martin, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 10
Bow and arrows
 
<< Stiamo lentamente perdendo tutto, Scott. Non possiamo continuare a litigare ogni volta per le stesse ragioni. >>
Scott annuì lentamente, lo sguardo vuoto e perso oltre il muro dietro di lei. Si chiese se forse non fosse lei quella ad avere ragione, ma se magari era invece nel giusto Scott quando diceva che stare separati faceva più male del solito adesso che lei era tornata. Probabilmente avrebbero dovuto mettere in chiaro la situazione che si era creata fra di loro ora che potevano farlo, durante quelle specie di calma apparente che precede le tempeste, ma non aveva la forza per farlo.
<< Hai ragione. >>
<< Ho detto ad Isaac di non tornare, perché sono ancora innamorata di te. >> disse Allison. E fu a quel punto che finalmente Scott alzò lo sguardo e lo puntò su di lei. Era freddo, vuoto e distante. Che senso aveva dirgli una cosa simile, se poi voleva stare lontana da lui il più possibile? Scott se lo sarebbe chiesto, presto o tardi e lei gli avrebbe risposto che non lo sapeva, ma che aveva solo avuto bisogno di dirglielo.
Scott dischiuse leggermente le labbra e fece a voce bassa: << Okay. >>
Allison sospirò, capendo quanto quella storia lo stesse ancora logorando dall’interno. Ora che tutti sapevano la verità, la parte della storia che non conoscevano, il sentirsi in colpa era diventato il piatto della colazione. Scott, Stiles e Derek, quelli che erano stati più vicini a Paige, erano distrutti. Se poi vogliamo aggiungerci anche il dolore per le ferite che non passavano molto facilmente, facciamo jackpot.
<< Scott, ehi, vieni a bere qualcosa di caldo. Ti farà bene. >> disse Lydia con un sorriso dolce, allungando una mano verso di lui.
Scott emise un sospiro stanco, poi si sforzò di sorridere. Sotto i suoi occhi si potevano vedere benissimo delle ombre, in aggiunta aveva i capelli scompigliati ed i vestiti laceri. Allison gli sfiorò la mano con le dita, poi lo seguì con lo sguardo mentre lui andava in cucina con Lydia. Stiles le fece l’occhiolino. Allison sentì la mano grande e callosa di suo padre che si chiudeva forte sulla sua spalla. Lei gliela strinse, traendo un respiro profondo. Quella situazione faceva schifo anche a lei, ma non poteva fare niente per migliorarla. Derek stava ancora seduto accanto al letto di Paige, le sue mani che avvolgevano la mano destra della ragazza e di tanto in tanto le dava un bacio rassicurante. Derek non stava certo meglio di loro: da quando Paige era in coma, lui riusciva solo a borbottare qualcosa come Mi date un bicchiere d’acqua? o Stiles, levati dai piedi. Non parlava con cattiveria, ma non gli piaceva che chiedessero spesso come stava o se aveva bisogno di qualcosa. E da quando era morta Kate, lei non poteva fare a meno di pensare a quanto si sentisse in colpa. Suo padre l’aveva confortata, dicendole che era necessario e che, se non l’avesse fatto lei, l’avrebbe fatto lui, perché Kate non era più la stessa persona di una volta ed andava fermata. E solo ora capiva come si era sentita Lydia quando lei era tornata in vita: persa, spaventata, sola. Per lei era stato esattamente così, con Kate. Era sicura che le avesse voluto bene o non avrebbe mi fatto un patto con quel mago per riportarla indietro, ma non aveva provato rimorso per tutte le azioni orribili che aveva dovuto commettere e che voleva commettere anche dopo aver consegnato Paige a lui. Per esempio, uccidere Scott. E chissà, forse persino lei.
<< Perché hai esitato? >> chiese allora, la gola arida. Chris si mosse confuso alle sue spalle. << Perché non hai ucciso Peter quando avresti potuto? Perché l’hai mancato? >>
Chris buttò fuori l’aria.
<< Credo di averlo fatto, perché dopo aver saputo tutto quello che aveva fatto Kate, io non volevo diventare come lei. >> rispose. Allison non era sicura che, al suo posto, avrebbe fatto lo stesso, ma in effetti lei aveva ucciso Kate. E si sentiva in colpa. << Non pensare neanche per un secondo che tu sia un’assassina come lei, Allison. È stata lei a condurci a tutto questo. Tu hai solo dovuto difenderti. >>
<< Non ha attaccato me. Non aveva nessuna intenzione di fare del male a me. >>
<< L’avrebbe fatto, Allison. Le sue buone intenzioni sarebbero state offuscate dalla sua natura di giaguaro. Senza controllo, ti avrebbe uccisa. >>
<< Forse no. >>
<< Forse non l’avrebbe fatto, è vero. Però avrebbe ucciso Scott. E stai certa che non si sarebbe tirata indietro. E cosa avresti fatto tu, allora? >>
Allison si inumidì le labbra per prendere tempo, ma la risposta le uscì spontanea.
<< Avrei ucciso lei. >>
 
Scott pose le mani intorno alla tazza. Probabilmente era quella che la madre di Lydia aveva portato da casa, perché Derek non possedeva delle tazze bianche piene di ghirigori e disegni che ricordassero dei fiori che sbocciano in primavera. Fiorellini rosa. Lydia gliela riempì nuovamente di tè, sperando di non sembrare troppo malconcia. Scott lo notò. Notò i suoi occhi stanchi e senza trucco, le pelle pallida delle sue mani, i capelli raccolti frettolosamente in uno chignon. Deaton aveva detto loro che Paige forse si sarebbe ripresa, ma il suo corpo aveva bisogno di tempo per riprendersi dalla malattia e lasciarla trasformare. La malattia, a quanto pare, aveva fermato il processo di trasformazione fin da quando era nata. Dato che i suoi genitori erano entrambi degli esseri sovrannaturali, lei era nata con quella predisposizione. Se il morso l’avesse risvegliata, lei sarebbe stata una di loro. Secondo Derek, essendo la sua natura gentile e schietta, non sarebbe stata un lupo mannaro. Quindi, bisognava solo aspettare e vedere.
Lydia si sedette sulla sedia fra i due ragazzi e si levò le scarpe, massaggiandosi le caviglie. Quei dannati trampoli le avevano provocato un bel dolore alle gambe, dato che li aveva portati per molte ore di fila senza fermarsi. Stiles la guardò sorridendo, facendo risalire alla luce delle vecchie memorie.
<< Ti ricordi quando avevamo preso in giro Lydia quella volta, al terzo anno delle medie, perché lei si era messa quegli stupidi tacchi? >> chiese Stiles, seduto sulla sedia con un braccio che avvolgeva lo schienale di un’altra, sorridendo. Scott dapprima non si ricordò, poi annuì più volte.
Lydia scosse la testa divertita.
<< Ehi, era la prima volta che li indossavo! >> cercò di difendersi. << Abbiate un po’ di pietà. >>
Scott e Stiles scoppiarono a ridere.
Lydia sorrise. Era bello guardarsi adesso, a distanza di anni e rivedersi a sorridere insieme ancora una volta. Dopo tutto quello che avevano passato, Lydia aveva dubitato a lungo su questo, ma adesso tutto il senso di disagio le aveva lasciato lo stomaco, facendola sentire libera. E poi, la risata di Stiles era un toccasana per lei. Forse avrebbe dovuto spiegargli perché l’aveva evitato, forse avrebbe dovuto confessargli che aveva avuto bisogno di Parrish solo come una distrazione, un modo per smettere di pensare a lui. Non c’era un senso logico nel guardarlo come lo stava guardando lei adesso, con una ciocca di capelli davanti al viso e le iridi brillanti, una luce nella pupilla, quasi con amore e con dolcezza. Non le era mai successo, per quel che ricordava, di osservarlo in quel modo. E non era affatto male.
<< E vi ricordate di quella volta in cui abbiamo copiato tutti al compito di economia ed il coach ci ha minacciato di annullarci il compito? >> chiese Scott.
<< Oh cielo, eravamo delle matricole, Scott! Avevamo tutto il diritto di farlo! >> esclamò Lydia.
<< Lo abbiamo ancora adesso, a dire la verità. >> disse Stiles. Lydia spalancò la bocca, fintamente indignata e gli tirò il cuscino che stava sulla sedia vuota accanto alla sua. << Ahia. E va bene, no. E comunque, poi non ce l’ha annullato. Io avevo preso una B. Grazie, Lydia! >> esclamò, facendole l’occhiolino. Lydia sorrise, ma sentì anche le guance andare lentamente in fiamme.      
<< E quella volta che avete buttato Jackson nel fango alla partita di Lacrosse? >>
<< Quella volta se lo meritava, mi aveva suggerito di regalarti dei gerani, ma tu eri allergica ai gerani. E così mi gettasti il mazzo di fiori in faccia! >> replicò Stiles. Scott prese a ridere come non gli succedeva da molto tempo a quella parte, tanto che gli vennero i crampi allo stomaco.
Lydia accarezzò la guancia a Stiles. Lui la osservò confuso, ma capì che il suo non era un gesto premeditato. Era stata naturale, per una volta.
<< Mi dispiace di averlo fatto. Era stato un gesto carino. >>
Scott rimase a fissarli per qualche secondo, poi simulò una brutta tosse.
<< Io vado a cercare Allison. >> disse, poi si alzò ed uscì dalla stanza.
Stiles alzò un sopracciglio mentre lo guardava uscire, poi si rivolse di nuovo a Lydia. Avrebbe voluto scappare a gambe levate da lì, solo perché la tensione fra lui e Lydia era tornata a farsi sentire. Si grattò la nuca, imbarazzato. Cos’avrebbe dovuto dirle? Cosa dovevano dirsi due amici che non erano più nemmeno quello? Si sentì fuori posto, quasi a disagio. Era una sensazione orribile che partiva dalla bocca dello stomaco e finiva alle gambe, bloccate.
<< Non ti ho evitato perché mi hai detto quelle cose, Stiles. >> esordì Lydia, rompendo il silenzio che si era creato. Stiles si accigliò. << E non l’ho fatto nemmeno per quello che è successo fra me e Parrish. Credo che ormai lo sappiano tutti. L’ho fatto perché il pensiero di rivederti dopo quello che mi avevi detto e dopo quello che avevo fatto, mi faceva sentire ancora peggio. Il senso di colpa mi stava distruggendo sempre di più. >> disse. Stiles si mosse irrequieto sulla sedia. Cosa stava cercando di dirgli? Lydia prese un bel respiro, prima di continuare a parlare. << Ti ho evitato, perché ho avevo usato Parrish come una distrazione. Ho capito solo dopo che era inutile, perché ogni volta che ti vedevo tornava tutto a galla. Il punto è che, mentre baciavo lui, io pensavo a te, Stiles. Pensavo al nostro bacio quella volta in cui tu avevi avuto quell’attacco di panico. Pensavo che forse è ora di comportarsi da grandi e dirti che… che io… >> disse, ma era difficile andare avanti. Stiles le strinse la mano e le sorrise in modo incoraggiante. Lydia buttò fuori l’aria. << Credo di essermi innamorata di te, Stiles. E non mi sono mai sentita così completa e nel giusto come ora. >>
 
Scott si sedette accanto a lei, sfiorandole le gambe nude. Allison si voltò per guardarlo, rivolgendogli un sorriso mesto. Sulle scale della scuola sembrava tutto più bello, quel pomeriggio di quella giornata orrenda. Era cominciata con la morte di Kate e forse sarebbe finita con quella di Paige, quindi si costrinse a non pensarci. Osservò il cielo arancione tingersi d’un rosa pelle e d’un rosso sangue. Si chiese a quanti funerali avrebbe ancora dovuto assistere, prima che quella storia finisse. Quante persone doveva ancora piangere. Quante volte si sarebbe ritrovato lì, sui quei gradini accanto ad Allison, chiedendosi se fosse lui il prossimo.
<< Adoro il tramonto. >> disse Allison. La sua voce sembrò rimbombare nel nulla. << Mi fa ricordare che, anche dopo tutto quello che abbiamo perso e tutto quello che abbiamo lasciato, la vita va avanti. La giornata continua e continua e continua, senza darti il tempo di respirare o di capire ciò che sta succedendo. >>
Scott la guardò intensamente, delineando il suo profilo nella sua mente. Riusciva quasi a toccare leggermente il suo naso che si stagliava contro il panorama come in un quadro, i suoi occhi brillanti, le sue labbra rosse, i suoi capelli scuri, le sue guance diafane. Gli ricordava tanto una bambola di porcellana, di quelle che piacevano tanto a sua madre quando era piccola. Era bello poter tornare a parlare con lei, ascoltando il suono della sua voce un po’ bassa e dolce.
<< Sì, hai ragione. >> disse.
Allison gli sorrise, poi intrecciò la propria mano con la sua. Scott la baciò sulla fronte, come aveva fatto molte volte quando erano stati fidanzati. Allison posò la testa sulla sua spalla e rimasero a guardare il cielo, finché il sole non scivolò definitivamente nell’oblio della notte.
 
Melissa si richiuse la porta alle sue spalle. L’uomo si passò le mani nei capelli, stanco. Melissa rimase immobile a guardare la sua schiena, le scapole che risaltavano sotto la giacca. Lui si voltò e si mise le mani sui fianchi, lasciando intravedere la pistola, sospirando.
<< Avanti, dillo. >>
<< Cosa? Sei un idiota? >> replicò Melissa, alzando un sopracciglio. << Credo che tu lo sappia già, giusto? Lo spero, perlomeno. Qual era la tua intenzione, Rafe? Far arrabbiare John? Perché ci sei riuscito benissimo. Per l’ennesima volta. >>
<< Vorresti smettere di farmelo notare, per favore? >>
<< No, perché se non te lo faccio notare, tu continui a ripeterlo. >>
<< Mi dispiace, okay? È solo che… stanotte Scott ha rischiato davvero grosso. >>
<< Non è stata la prima volta, se può farti sentire meglio. >> disse Melissa, con un mezzo sorriso.
Rafe aprì la bocca per parlare, poi la richiuse.
<< No, credo di non volerlo sapere. Voglio saperlo? >>
<< No, non credo. >>
<< Meglio così. >> replicò Rafe. Poi si avvicinò a lei, cercando di sfiorarle il braccio, ma Melissa si ritrasse. Rafe fece comparire un sorriso amaro sulle labbra. << Grazie per essermi stata così tanto d’aiuto, in questi mesi. Da quando sono tornato, Scott cerca di starmi alla larga più che mai e tu… be’, tu riesci a riunirci come se fossimo una vera famiglia. Quindi, grazie. >>
Melissa alzò le spalle, le mani sulle braccia.
<< Figurati. >>
La porta della stanza si aprì con uno scatto ed uscirono il padre di Stiles e Deaton. Melissa si raddrizzò subito, Rafe stava di fianco a lei con le mani in tasca.
<< Allora? >> chiese l’uomo.
<< È morta. >> dichiarò lo sceriffo.
<< Stavolta Kate non tornerà più indietro. >> disse Deaton.
 
Derek sentì come se il suo cuore stesse andando in pezzi tutto insieme. Gli era successo solo una volta prima di allora, quando lui aveva molti anni di meno ed un paio di occhi azzurri. Il cuore di Paige aveva smesso di battere e lui non era riuscito a smettere di piangere per le ore che erano seguite a quell’evento. Ed ora stava accadendo di nuovo. Paige stava distesa in quel letto da qualcosa come diciotto o diciannove ore, mentre lui non aveva dormito ed aveva continuato a bere caffè. Non che lo aiutasse davvero (aveva già i nervi a fior di pelle) e non era nemmeno tanto sicuro che ai lupi facesse effetto, ma era come avere un amico silenzioso che gli faceva compagnia. E poi insomma, chi non vorrebbe ridere di Stiles che cerca di fare il caffè, mentre Lydia gli urla contro? A proposito, quei due erano diventati troppo silenziosi da quando Scott se n’era andato… Come mai? Se Paige fosse stata sveglia avrebbe detto qualcosa come Fatti gli affari tuoi, loro sono giovani ed innamorati, per poi correre a spiarli dietro la porta. E lui avrebbe dovuto riferirle tutto, dato che non l’udito da lupo sentiva molto meglio di lei.
La sua mano si mosse. Derek sobbalzò. Poteva pur sempre essere un falso allarme, magari era solo… Porca miseria, si stava svegliando!
<< Stiles! Lydia! Venite qui! E chiamate anche Scott ed Allison! >>
 
Si posero tutti intorno a lei come fosse stato un girotondo dei bambini. Deaton stava seduto al posto di Derek, la mano attorno al polso di Paige per controllare il battito. Derek stava lontano dagli altri, le braccia incrociate. Stava cercando di calmare il respiro, perché se qualcosa fosse andato storto, almeno avrebbe sofferto di meno.
<< Allora, doc? >> chiese Stiles. << Come sta? >>
<< Il battito è ancora debole, ma si sta svegliando. >> rispose Deaton.
Scott era quello più vicino, con una mano sulla spalla sinistra di Paige. Allison stava di fianco a lui, seguita da Lydia, Stiles e suo padre. Era preoccupato perché non riusciva ad assorbire il suo dolore e l’ultima volta che era successo era stato con Allison ed Allison stava morendo. Sperò davvero che non fosse così per Paige. Ricordava quando aveva immaginato se lei ci fosse stata o no, dopo tutto quello che era successo. Non sarebbe stata con loro anche al college, ma come avrebbero fatto a non ascoltare più i suoi consigli o i suoi sproloqui su Dickens o su Derek, o…? Si sentì stringere la mano tanto forte da fargli male. Urlò dal dolore. Un dolore insopportabile e pungente, che non era suo, ma lo avvertiva comunque.
<< Che sta succedendo? >> chiese Derek, arrivando accanto a loro.
Deaton cercò di tenere ferma Paige, ma non era molto semplice. Era come se stesse avendo delle convulsioni. Derek vide tutto andare a rallentatore: le mani di Stiles che le avvolgevano le braccia, la mano di Scott stretta nella sua, Chris che cercava di tenerla ferma… Era troppo per lui. Si girò per un secondo e dopo quel secondo, non sentì più niente. Si disse che forse, finalmente era finita. Forse era morta ed aveva smesso di stare in quel modo orribile. Poi, la voce di Deaton gli arrivò forte e chiara alle orecchie.
<< Furba e scaltra. Non potevi che essere una volpe, Paige. >> disse Deaton, sorridendo.
Derek si voltò di scatto. Il viso di Paige somigliava moltissimo a quello di una volpe, ma il suo pelo era bianco e non rosso. Il bianco stava per l’innocenza, mentre il rosso per il fuoco dentro. Le sembianze di creature sovrannaturale sparirono quasi subito, lasciando spazio al suo splendido sorriso. Continuò a stringere la mano di Scott e lo guardò negli occhi.
<< Sei vivo. Non sai quanto sia felice per questa bella notizia. >> fece Paige e la sua voce cristallina era la cosa più bella che Derek avesse mai sentito. Poi alzò il collo per guardare dietro di loro preoccupata ed incrociò il suo sguardo. Scoppiò a ridere di vero cuore ed allungò le braccia verso di lui. << Ehi grande, grosso e cattivo lupo burbero, non è che mi abbracceresti? >>
Derek roteò gli occhi, un po’ imbarazzato ed un po’ felice.
<< Neanche ti sei svegliata e già pretendi di essere trattata come una regina. >>
Ma non riuscì a negarle quell’abbraccio di cui aveva tanto bisogno anche lui.  
 
Parrish stava correndo come non aveva mai fatto prima d’allora. Neanche a scuola, neanche all’Accademia Militare aveva mai corso così veloce. Caricò di nuovo la pistola, il cuore che gli martellava nel petto ad ogni passo.
Aveva trovato la porta di casa aperta, così si era insospettito ed aveva tirato fuori l’arma. Non c’erano tracce sul parquet, ma quando aveva alzato il capo… La figura seduta sulla sua poltrona stava giocando pigramente con una foto di Lydia fra le mani. L’aveva recuperata da internet e stampata, è vero, ma era sua. Il buio lo avvolgeva da ogni lato, minacciandolo come se avesse avuto un arco e delle frecce, come Allison. Lui aveva puntato la pistola… e poi si era ritrovato a correre più forte che poteva verso il bosco di Beacon Hills.
Si nascose dietro un albero, stravolto. Scivolò contro la corteccia, ansimando, la pistola ancora ben stretta in pugno. Deglutì più volte, poi cercò il telefono nella tasca. Sapeva che erano tutti occupati con Paige, ma magari sarebbero riusciti a vedere un dannato messaggio sul telefono. Scrisse in fretta, poi il telefono gli cadde dalle mani. Quella persona era adesso di fronte a lui, le mani pronte a ghermirlo e lui con la pistola puntata al suo petto.
<< E così, il tuo cuore sanguina per lei. >> disse, la voce bassa e roca. Parrish cercò di regolare il respiro. << Non sai che è ancora più difficile, avvicinarsi alle persone delle quali il cuore ha già sanguinato molto in passato? >>
Parrish si alzò lentamente, passando la mano libera sulla corteccia dell’albero per trattenersi.
<< Lydia non è mia e non è di certo affar tuo. >>
Quello alzò le spalle.
<< No, in effetti, no. >> replicò. << Ma tu sei un’alternativa vincente per fare in modo che lo siano Scott ed i suoi amici. >>
<< Si può sapere cosa volete tutti da Scott? >> chiese, esasperato.
<< Quello che tutti noi non abbiamo, mio caro agente. >> rispose, rivelando il suo volto. Si tolse gli occhiali e Parrish inorridì alla vista. << E non sto parlando di lealtà, onestà o qualche altra idiozia dei ragazzini. Parlo di potere ed il potere è qualcosa che appartiene solo ai grandi. >>
Il sangue di Parrish schizzò dappertutto.







Angolo autrice:
E SBAM! Okay, lo so, vi ho fatto aspettare a lungo per sapere se alla fine Paige ce l'avrebbe fatta o no e... Ce l'ha fatta! :D
E poi ovviamente la sorpresona: gli Stydia!! *balla la conga* Qui finalmente si sono messi insieme *cough cough*
La parte in cui ricordano i vecchi tempi mi piace molto, non so... ha un che di familiare e dolce.
La situazione degli Scallison è ancora un po' incerta... Allison deve ancora fare i conti con quello che ha fatto. Credo comunque che si addicesse al suo personaggio, anche se è stata una scelta un po' forte. Però insomma Kate non sapeva controllarsi e stava andando incontro alla pazzia, Allison lo sapeva e l'ha fermata proprio perché le voleva bene.
Chi pensate sia il cattivo finale?? E povero Parrish comunque :(
Ho una certa idea che mi frulla nella testa... Mi piacerebbe continuare la storia con un sequel, perché penso di avere ancora un po' di cose da spiegare e raccontare... Non so se lo scriverò o quando lo pubblicherò, ma... cosa ne pensate? Fatevi sentire! :D
Grazie a tutti quelli che recensiscono o mettono la storia fra le seguite/prferite/ricordate o leggono silenziosamente!
Ciao ciao!
Erule 
  
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