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Autore: Izumi_Sena    14/10/2014    1 recensioni
Alec e Jude sono migliori amici da sempre, anche se sono molto diversi.
Il primo è un asso degli sport, è popolare, mentre il secondo è appassionato di libri, manga, e ama disegnare.
Sono andati in campeggio insieme, hanno imparato a guidare insieme, vanno a scuola insieme.
Sono inseparabili.
Ma Jude ha un segreto, che ha dovuto imparare a nascondere: è innamorato di Alec.
Riuscirà l'altro a capirlo? O Jude dovrà farsi strada a forza verso il suo cuore?
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Capitolo 7 – Eight days a week
 
~Alec~
Jude è chino sulla scrivania, silenzioso.
Se gli parlo risponde, ma per il resto è il più completo mutismo.
-Come sta andando?- chiedo con un sorriso.
-Uno schifo.- risponde secco, mentre a terra rotola una matita. La raccolgo a appoggio le mani sulla scrivania, come a circondarlo. Mi affaccio dalla sua spalla.
-A me sembra bellissimo.- lui mi indica un dettaglio completamente insignificante.
-È sbagliato qui.- cerchia l’area “errata” attento a mantenere la penna bene in aria –Le ombre sono dalla parte sbagliata.
-E come si corregge?
-Non si corregge.- risponde –Dovrei rifarlo tutto da capo, ma proprio non ho voglia.
Posa un momento la penna a china, e in qual momento gli bacio il collo. Lui sobbalza, e con uno scatto si volta verso di me.
-Alec…- senza dargli il tempo di ribattere, lo bacio. Ma sembra non reagire, come se non contasse nulla.
-Jude…- sono tentato di dirgli qualcosa, ma mi mordo la lingua all’ultimo secondo. Gli scocco un altro bacio sulle labbra, lo saluto, poi prendo armi e bagagli e torno a casa.
Jude sta frequentando un corso di disegno, uno di quelli seri, per intenderci. E da quando l’ha cominciato, sembra ignorarmi completamente.
“È questo quello che provava?” mi chiedo “A vedere la persona che ami ignorarti?”
L’occhio mi cade su un ripiano della mia libreria. C’è la sciarpa di Jude.
Nonostante ribadisca in continuazione quanto ami quella sciarpa, non fa altro che dimenticarla ovunque.
La afferro e me la premo contro il viso.
Profuma esattamente come lui, di quel suo sapone fresco, con un leggero retrogusto d’inchiostro.
Me la stringo al petto. Jude, il mio Jude.
 
Mi sveglio a notte fonda, cercando di ricordare il sogno che stavo facendo, invano.
Accendo la luce, e noto che sul comodino accanto a me c’è il blocco con i disegni che Jude mi ha regalato. Lo sfoglio pigramente, notando un sottile rigonfiamento sotto il disegno di un lupo. Passo il dito lungo il bordo, e i miei sospetti sono confermati: due pagine sono incollate, e c’è qualcosa in mezzo. Le separo, e fra di loro appare un foglietto spiegazzato e piegato in quattro.
In un angolino dell’interno di una pagina c’è scritto “grazie per tutto”.
Apro il foglietto.
Alec.
Riconosco la scrittura di Jude.
Grazie, per quello che hai fatto per me in tutti questi anni. Mi spiace provare questi sentimenti per te. Lo so che sono sbagliati, che io sono sbagliato.
Senza che ci sia scritto nulla, capisco a quando risale.
Sto leggendo il biglietto d’addio di Jude. L’unico biglietto che abbia mai scritto, lo indirizzava a me.
Scusami, ma devi sapere. Voglio che tu sappia che ti ho amato per tutto questo tempo.
Qui la scrittura comincia a ondeggiare, ci sono sbavature e cerchi più scuri lungo tutto il foglio.
Stava piangendo, mentre mi dava quello che doveva essere il suo ultimo saluto.
Alec.
Non farti alcuna colpa. Lo devi giurare, su tutto quello che hai.
La colpa è solo di tre persone: i miei genitori, e io.
Genitori che mi hanno convinto di essere sbagliato, per quello che provavo.
Io, che ci ha creduto.
Addio, Alec. Sei stato la cosa migliore che mi sia mai capitata.
Il mio migliore amico, il mio amore segreto.
Addio.
Sento le lacrime pizzicarmi gli occhi, ripensando a quel pomeriggio.
Se fossi arrivato solo qualche minuto dopo, l’avrei trovato morto, e non per il taglio sul polso –quello non era così grave- ma per l’overdose di medicinali.
Se fossi arrivato solo qualche minuto dopo, adesso starei leggendo questo biglietto come ultimo ricordo del mio migliore amico.
Torno a dormire, il cuore stretto in una morsa.
 
Il giorno dopo mi sento come un medico in sala operatoria, lo sto perdendo, e mi decido a fare qualcosa.
Sapendo che lui è al corso, vado a casa sua e mi piazzo sulla sedia della sua scrivania, capendo perché ci stia sempre incollato: è davvero comoda.
In tasca sento il frusciare del biglietto d’addio di Jude, che per fortuna non ho letto in quella circostanza.
Jude entra, e sobbalza nel vedermi seduto lì.
-Gesù.- dice –Mi hai spaventato. Che ci fai qui?
Mi alzo e gli sventolo il foglietto sotto il naso.
-Dov’è il ragazzo che ha scritto questo?- chiedo –Dov’è il mio Jude?
-Che stai dicendo?- mi strappa il foglietto dalle mani e lo scorre con gli occhi, che si riempiono di lacrime.
-Questo… questo…- comincia a piangere, questa volta ogni tanto si sentono dei singhiozzi confusi.
-Jude… Jude!- lo abbraccio, e gli accarezzo i capelli –Va tutto bene.
-Io… l’ho scritto mesi prima di provare ad uccidermi… volevo che tu sapessi, che ti amavo…- mi si stringe addosso, e sento le sue lacrime bagnarmi il petto.
-Perché mi ignori?- chiedo a bruciapelo.
-Io non ti ignoro.- borbotta fra i singhiozzi –Ma questa cosa è importante.
Si libera, e con espressione triste toglie le cuffie dall’MP3 e sceglie con cura una canzone.
Eight days a week, I love you, Eight days a week, it’s not enogh to show I care”
-Ti serve sapere altro?- chiede con un sorrisetto.
-No.- rispondo, e lo abbraccio, stringendolo con forza.
-Non respiro.- mormora.
-Non mi interessa. Non ti lascio.- lo bacio, con foga, e lui ricambia con trasporto.
-Alec…- dice, respirando affannato, un attimo dopo.
-Zitto.- intimo, e in un momento lo spoglio, poi lo butto sul letto.
-Possono tornare i miei.- dice spaventato dall’idea.
-Non mi interessa.- gli rispondo –Ormai sono così, ed è colpa tua.
Il suo sguardo scivola, timido, verso il cavallo dei miei pantaloni, e arrossisce fino alle orecchie.
Gli bacio la punta del naso.
-Hey.- mormoro, sbottonando i pantaloni, troppo stretti.
Indugio sulla pelle vicina alla sua eccitazione, gli bacio l’interno coscia.
-Alec…- mormora, il respiro pesante.
-Cosa vuoi che faccia?- chiedo.
-Muoviti!- dice, stringendo gli occhi.
Lo accontento, e lui si mordicchia le labbra.
-Ti prego, non mi lasciare.- mormora con voce rotta dal piacere.
-Mai.
  
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