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Autore: malpensandoti    14/10/2014    26 recensioni
Vuole sentire, non provare.
Sentire l’adrenalina con il top non pagato dentro la borsa, il rossetto che non è passato dalla cassa, sentire le mani dell’ennesimo ragazzo sui fianchi e tra le gambe, sentire il sapore ruvido del fumo contro il palato e giù per la gola.
Provare attrazione, provare a stringere la mano a qualcuno, sorridere quando si sta bene, provare preoccupazione, rabbia, rimpianto, ansia, forse amore. Provare e provarci.
Poi arriva Niall Horan, e cambia tutto.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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eviva
preferisco scrivervi qui, perché scrivere alla fine mi sembra un po' di rovinare l'atmosfera di un capitolo.
ho scritto il finale di questa storia mentre la mia città si allagava, così come la mia scrivania per le troppe lacrime.
e tutto quello a cui riesco a pensare è doveva andare così.
vi ringrazio un'ultima volta per tutto il supporto e l'amore che mi avete dato durante questa storia, grazie di cuore.
sarebbe tutto diverso, se non ci foste voi.
penso che tornerò a scrivere su questi personaggi, ho già in mente qualcosa, perciò se volete continuare a seguire questo 'viaggio', potete controllare di tanto in tanto il mio profilo, non si sa mai.
è stata una bella avventura, e doveva andare così.
grazie, col cuore e tutto il resto,
a presto!
caterina





 


epilogo












Tornare fa sempre uno strano effetto, anche se sono posti che non ti appartengono. Rosie guarda fuori dal finestrino del treno con Childish Gambino in loop nell'iPod. Glielo ha fatto scoprire Taylor, la ragazza della stanza accanto alla sua.
A Frida piacerebbe da impazzire.
Ogni volta che sente qualcosa iniziare a espandersi nello stomaco, come una nostalgia malcelata, alza di un po' il volume della musica, come a zittire il resto. Non vuole ricordare.
Agosto è caldo, ma la vicinanza con la costa rende tutto molto più ventilato, diverso dal caldo turistico di Oxford.
Alla fermata di Bampton, scendono solo lei e un'anziana di colore.
Rosie si lecca le labbra, poi ci infila in mezzo una sigaretta e l'accende con il clipper che dice 'I love London' che ha comprato al centro commerciale di Oxford.
Si guarda intorno, coi capelli cresciuti e più biondi e il viso struccato, stanco morto. Si sfila le cuffie dalle orecchie e arrotola il filo attorno all'iPod bianco, infilandolo nella borsa larga sotto al braccio.
Fa qualche passo indifferente, guardando senza troppo entusiasmo la struttura vecchia della stazione, le panchine sporche e le macchinette di dolciumi. Poi individua la figura quasi scheletrica ferma davanti all'ingresso che dà sui binari, vestita completamente di nero, con le occhiaie attorno agli occhi verdi e i capelli sciupati, il sorriso instabile, stretto.
Frida la sta aspettando con l'aria di chi non ha più niente a cui aggrapparsi, e Rosie sente di nuovo quella sensazione straziante allo stomaco perché sta guardando negli occhi la persona che una volta era la più importante della sua vita. Perché adesso non sono più amiche, e lo sanno entrambe. È finito tutto, completamente.
Capeggia quella cortesia di due conoscenti che per educazione si salutano per strada e che se si incontrano nello stesso posto scambiano il minimo di bugie essenziali. Come stai? Sto bene e tu? Tutto bene, grazie.
Quando raggiunge Frida, entrambe tentennano. Dovrebbero abbracciarsi? Piangere?
Sono quasi otto mesi che non si vedono e cinque che non si sentono, cosa sono adesso?
Alla fine è Frida che parla per prima, la voce completamente cambiata, bassa.
“Ciao, Rosie – mormora, optando per sfiorarle un gomito – Bentornata”
I suoi genitori non sono neanche venuti a prenderla.








Si erano giurate amicizia eterna, perché è questo ciò che fai nel momento in cui qualcosa si spezza. Vuoi delle stabilità, e vuoi sapere che andrà tutto bene.
Il primo mese a Oxford è stato un pianto continuo, Rosie si rintanava in ogni buco possibile per stare da sola a versare tutto quello che aveva in corpo. Non usciva dalla sua stanza se non per le lezioni ed evitava qualsiasi tipo di gita programmata.
Poi ha conosciuto Valerie, la ragazza francese in Inghilterra da sei anni, e le cose hanno iniziano a smuoversi un po'. Valerie è semplicemente un uragano di energie e capelli ricci, sempre in movimento e sempre con la parola di conforto. Sono diventate amiche lentamente, perché Rosie ti può sorridere ma poi non è detto che si fidi, e Frida è passata poco a poco in secondo piano. Ma non si è mai lamentata, e non ne hanno mai discusso, perché era giusto così. Rosie doveva pensare alla realtà che stava vivendo, e Frida non sarebbe mai stata così tanto egoista da impedirglielo.
I messaggi sono diventati sempre più rari, le chiamate sono completamente sparite e così anche il loro rapporto.
L'ultima volta che si sono sentite per telefono, è stato a marzo, il diciotto. Frida le aveva dato la buonanotte di quell'infernale giorno con un “Stare bene vuol dire andare avanti”, a cui Rosie aveva risposto con “Ed è quello che abbiamo fatto, anche se da parti opposte”. Da lì, la bionda aveva cancellato la conversazione, chiudendo per sempre l'unico ponte che le rimaneva con la sua vecchia vita.
Si sente una turista che visita per la seconda volta una città, mentre il 198 passa per il centro.
Stanno sedute sui sedili vicine, ma non parlano. Frida guarda davanti a lei, le mani venose appoggiate sui jeans neri e il sorriso quasi ubriaco, di una bambola spezzata. Rosie invece fissa fuori dal finestrino, e non è cambiato niente da quello che si ricordava.
“Vuoi scendere?” domanda Frida a un certo punto, davanti al ponte che porta al Weed.
Rosie si volta a guardarla con le sopracciglia e No, no, no., vorrebbe rispondere. Invece annuisce veloce e “Sì, okay” mormora.
“Bene” la mora sorride ancora con quell'espressione persa e chiama la fermata.








Il parco è invece più rigoglioso, più verde, sembra quasi più grande. Camminano sul viale alberato in silenzio, vicine ma non abbastanza. Sembra che entrambe vogliano iniziare a parlare, perché di tanto in tanto qualcuna apre la bocca e boccheggia, poi la richiude e deglutisce.
Arrivate al chiosco, Frida sembra acquisire abbastanza sicurezza da alzare la voce.
“Come stai?”
Ed è una domanda di merda, se si pensa a quello che hanno passato insieme. Se si pensa al fatto che si conoscono come le loro tasche, che non ci sono mai stati segreti, se pensi al fatto che una è Rosie e l'altra è Frida. Il semplice chiedere come sta l'altra, perché fondamentalmente non lo sai, è abbastanza per farti capire che non c'è più niente che abbia il nome di entrambe. Non c'è più niente che condividono, forse solo i ricordi.
“Bene – Rosie sembra quasi tentennare nel ripetere la domanda, perché Frida non sta e basta – E tu?”
La vede con la coda dell'occhio azzurro alzare le spalle magre, sorridere – di nuovo – leggermente.
“Anche io, grazie” risponde.
“Sì? - la bionda deglutisce, cerca di sembrare il più interessata possibile – Come vanno le cose qui?”
“Dipende dai punti di vista – spiega Frida, la voce bassa e arrugginita, guardando la punta delle sue Converse nere – Non c'è mai niente di interessante da fare, e d'estate è ancora peggio”
Rosie annuisce lentamente, si lega i capelli con l'elastico che Valerie le ha dato quella mattina.
“Con chi giri, adesso?” s'informa, senza voler pensare troppo a quell'adesso.
Adesso che non ci sono io e adesso che non torno.
“Oh – Frida sembra quasi dispiaciuta nel risponderle, assume l'aria di una bambina indifesa, completamente smarrita – In realtà non c'è molta gente con cui uscire...ogni tanto- ogni tanto esco con Zayn o con Louis. Loro mi hanno...mi hanno aiutata molto, in questi mesi. Zayn si è preso cura di me, e ogni tanto mi chiede se voglio passare del tempo con loro, ma io so che Liam non vuole perché non gli piaccio molto, quindi...quindi sto sola, ecco”
A Rosie vengono i brividi nel sentirla parlare, e più la guarda, più si rende conto che ciò che ha davanti non è nient'altro che il restante delle macerie della sua migliore amica.
Il solo pensare che una come Frida stia sola, che sia sola, è straziante.
È brutto da pensare, ma le fa quasi pena.
“Ah” è l'unica cosa che riesce a dirle, stringendo i pugni.
Frida annuisce e fa un altro sorriso.
“Harry si è fidanzato – dice, come se se ne fosse scordata – Lei si chiama Ingrid. Dovresti- dovresti vederla, è davvero carina, anche se è un po' bassa”
Sembra che stia per piangere, perché i suoi occhi si fanno lucidissimi anche mentre continua a sorridere con quella smorfia di dolore stampata sul volto scavato.
“Fidanzato?” esclama Rosie, fermandosi di scatto.
“Già – Frida si ferma a sua volta, la guarda con gli occhi spenti e bagnati – Strano, eh? Ma stanno bene insieme. Voglio dire, sembrano felici. È questo l'importante, no? Lui...lui con me non voleva starci, e ha trovato di meglio”
Meglio di qualcuno come Frida per Harry c'è solo...Frida. Non è possibile che lui sia stato così codardo da non fare niente. Dopo tutto quello hanno passato tutti e tre, Harry l'ha lasciata sola completamente.
Frida non ha più nessuno, e seppure Rosie sia lì fisicamente, non ha neanche lei.
La bionda rimane in silenzio, senza sapere cosa dire. Riprendono a camminare finché l'altra non si ferma ancora.
“Vuoi andarlo a trovare?”
Non dice neanche chi. Non ce n'è bisogno.
“Io...”
“Ti ci accompagno, se vuoi – continua Frida – Ci vado spesso, e non c'è mai nessuno. È un posto carino, alla fine, il migliore in cui lui si sia mai rintanato”
Fa una risata spenta, poi scuote la testa e attende che Rosie parli. E lei non sa proprio perché le venga quasi naturale mentirle, farle un sorriso tirato e dire: “Magari un'altra volta”
Però succede.
La vede annuire, “Sì, sì, certo” mormora, e torna zitta.









I fucking hate you







Lo cerca in mezzo a tutti quegli occhi, velocemente, come se non avesse tempo da perdere. Si sente fuori posto, perché luoghi silenziosi come quelli non le sono mai piaciuti.

E lo odia anche per questo e per tutto quello che le ha fatto.
Rosie, in otto mesi, ha potuto capire più di quanto abbia mai fatto prima d'ora.
Lo odia, cazzo. Lo odia perché l'ha resa debole, perché l'ha spezzata e ha spezzato tutto quello a cui lei riusciva ad aggrapparsi. Perché l'ha lasciata sola, e le ha promesso cose che non sono mai arrivate, perché era un codardo e perché l'ha trascinata in basso, a fondo. E odia se stessa per averglielo permesso, perché si è fidata, perché lo ha toccato e si è lasciata toccare, lo ha lasciato fare, perché era diverso.
Quando lo trova, stipato in fondo a quel giardino pieno di fiori, e Niall la guarda con quegli occhi che sembrano ancora più chiari, sente l'odio viscerale esploderle dentro.
Gli si siede davanti perché le gambe non riescono a reggere il peso di tutto quanto, e lo guarda e guarda ciò che è diventato.
Non dice niente, perché non vuole che la sua voce si incrini, perché non se lo merita.
Si immagina la cerimonia, la chiesa mezza vuota, il prete che dice stronzate su stronzate e Zayn, Liam e Louis in fondo alla navata con le mani congiunte e i volti bassi. S'immagina il volto di sua madre, l'espressione di chi sapeva che sarebbe successo, la faccia arresa, priva di speranza, i vestiti scuri e gli occhiali neri. Vede Angelina, la testa appoggiata alla spalla della sua amica mentre piange copiosamente. Vede Frida, nascosta dietro la schiena di Zayn, coi capelli sul volto e le mani vuote, aperte, come se stesse raccogliendo i pezzi di quello che le hanno lasciato e si stesse ricostruendo.
E s'immagina il ghigno bastardo di Niall anche lì, seduto dietro a sua madre con le braccia e le gambe comode, ad assistere alla morte di qualcuno che non conosceva. Si immagina i suoi ultimi respiri, tra il letto dell'ospedale, e si chiede se le abbia pensato, prima di chiudere gli occhi.
E le viene da ridere, nel guardare la foto che lo ritrae appiccicata a quella tomba grigia, perché è perfino morto, piuttosto che stare con lei.
Perché è sempre facile morire, è un cliché che applicano anche gli scrittori. Perché il dolore vende, molto di più di una storia che finisce bene. Perché morire è sempre la via più corta, richiede meno impegno di una vita intera, perché è facile morire, sì. Il dolore di una perdita è qualcosa che non se ne va, e proprio perché si è masochisti, ci piace pizzicare i punti ancora lesi, per scuoterci, per farci ricordare. Ed è più facile morire con la promessa del 'per sempre' piuttosto che restare in vita e vedere se le cose poi funzionano davvero.
Ed è per questo che Rosie non gli ha mai creduto fino in fondo. Rosie crede nel chi lotta invece, come ha fatto lei. Crede nel chi resta, crede in chi non se ne va.
Niall. Frida. Harry.
Ad andare via sono capaci tutti, anche se non sembra. Lei stessa ha preso un treno per Oxford, Frida si è isolata, Harry ha trovato una ragazza, Niall è morto d'overdose da cocaina.
Morto.
La morte ti porta frustrazione e non ti lascia pace. Non è come un qualcosa che manca, un semplice ritardo che ti porta a perdere il treno. È qualcosa che non torna. Puoi pensare “cazzo, se solo avessi fatto questo...”, ma non aggiusti nulla. Perché con la morte muoiono piano piano anche i ricordi e i sogni, e quella voglia di crescere per vedere il mondo insieme. Muore la convinzione di essere forti abbastanza, e la voglia di andare avanti. Puoi pensare a tutti quei se, ci puoi dormire la notte, puoi urlare e piangere, ma non cambia. La morte è facile, se ci pensi puoi morire con tutto, perché finisce qualcosa per te. Il fatto è che con la morte, soffrono gli altri. È una catena quasi indispensabile, e un dolore che qualcuno si deve prendere perché è così che vanno le cose. Lo puoi nascondere, puoi pensare che non esista, ma arriverà un momento, che tu sia sotto la doccia, in classe o davanti al messaggio che aspettavi da una vita che ti dice Ti amo, in cui ti cederanno le gambe e i muscoli, in cui sentirai talmente tanto dolore da pensare di non farcela, e allora morirai anche tu, piano piano, perché non c'entra se rimani in vita, non c'entra se cammini, se respiri, se ti vedi riflessa allo specchio.
La morte non è solo morire, è anche restare in vita, senza nient'altro che battiti di un cuore freddo.
E lei se lo sente sorridere contro il collo, in un soffio di vento davanti a quella data di marzo, mentre Niall la guarda con gli occhi da cui non è mai riuscita a scappare veramente.
Perché nonostante tutto, ha vinto lui ancora.





but I love you






  
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