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Autore: Kaimy_11    14/10/2014    2 recensioni
Si può scoprire come una guerra possa unire, invece che dividere.
In un mondo tanto attento alle regole, alle leggi, una trasgressione può diventare bella e importante quanto un fiore nel deserto.
Forse amare significa trasgredire, forse per un capofazione degli Intrepidi proteggere qualcuno per lui importante potrebbe essere un rischio troppo grande.
Ma come rinunciare ad una persona capace di essere forte e testarda quanto lui, ma che al tempo stesso sa come dare pace al suo cuore tormentato?
Sarà davvero il fuoco che scioglie il ghiaccio, o il ghiaccio a spegnere il fuoco?
In guerra e in amore tutto è permesso...
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The reason '
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12. Dove fa più male

 

 

 

Da oltre la tavola, Sasha la guardava con le sopracciglia contratte ed una mano sotto il mento. Abbassava lo sguardo solo per dare qualche morso alla brioches che aveva scelto per colazione, e poi tornava a fissarla. I secondi passavano a la sua amica non le toglieva gli occhi di dosso, iniziando quasi ad incupirsi, tanto era lo sforzo che stava compiendo per cogliere qualsiasi sua incertezza.

-Tu non me la racconti giusta…- le disse.

Aria sorrise e scosse la testa. –Te l’ho già detto, avevo bisogno di stare da sola e sono andata a fare un giro, e alla fine mi sono addormenta in palestra.-

-Quindi mi stai dicendo che, dopo una passeggiatina notturna, ti sei messa a dormire a terra invece di ritornare nel dormitorio?-

Alzò gli occhi verso Sasha è capì che non credeva ad una sola parola.

-E dimmi,- continuò la bionda, abbandonando la sua colazione nel piatto. –È stato dormire per terra che ti ha messo così di buon umore?-

Il pezzo di crostata che stava mangiando le andò di traverso. Aria riprese fiato e la guardò con un sorriso tranquillo. –Come dici?-

A quel punto Sasha ebbe la conferma che mentiva. –Vai a raccontare le tue storielle a qualcun altro, a me non mi freghi!-

-Insomma cosa c’è che non va? Ti ho detto la verità!- provò, nascondendo una risata.

-Sei entrata in mensa con un sorriso da orecchio e orecchio e, per quanto tu ci possa provare, non credo che troveresti qui dentro una sola persona che potrebbe dire di averti visto quello stesso sorriso altre volte. Io non me lo ricordo di certo!-

-Adesso è vietato sorridere?- Chiese, cercando di cambiare argomento. Da quando Sasha era tanto perspicacie? Era forse cresciuta fra i Candidi, e aveva imparato a scovare le bugie nel viso degli altri?

-Fammi il piacere!- disse, facendo roteare gli occhi. –A volte sei talmente tanto pensierosa che metti paura, per non parlare della luna storta con cui ti svegli certe mattine. Non sai che fatica faccio quei giorni, devo provarle tutte per farti fare almeno un sorrisetto. Anche uno piccolo!-

-Meno male che ci sei tu Sasha…- le rispose, con il più abbagliante, e pure più finto, dei sorrisi che riuscì a fare.

-Piantala!-

Aria tornò al suo pezzo di crostata, sbuffando. Sasha poteva indagare quanto voleva, ma non poteva dirle la verità.

-Perché sei andata a dormire da sola?- provò, con un tono di voce più deciso.

-Il mio compleanno mi mette tristezza, avevo bisogno di pensare…- Finite quelle parole, Aria ebbe un tuffo al cuore.

Non riusciva a credere alla semplicità con cui si era lasciata scappare quella confessione, usandola come scusa, per giunta. Sapeva che se si fosse mostrata debole, Sasha l’avrebbe smessa con le domande ma, oltre a ritenere assurdo usare quella verità come scusa, non riuscì a capire come avesse fatto a pensarci nonostante la felicità che aveva ancora addosso.

La mattinata con Eric l’aveva caricata positivamente, aveva ancora i brividi e, al pensiero dei momenti che avevano condiviso, quasi arrossiva, oppure le veniva un sorriso ebete. Eppure, nonostante il suo riparo fra le braccia di Eric, i suoi incubi erano arrivati a tormentarla quando meno se l’aspettava.

Come una spada infuocata il suo malessere le aveva attraversato il costato e, senza che se ne accorgesse, aveva ammesso a voce alta la verità che aveva quasi dimenticato.

Per tutta la sua vita, aveva odiato l’arrivo del giorno del suo compleanno e, ogni anno, si ritrovava sempre ad affrontare i suoi tormenti da sola. Ricardava torte e candeline, regali incartati e sorrisi festosi.

E il senso di solitudine che l’invadeva.

Ogni anno, per un motivo o per un altro, si ritrovava sempre in lacrime proprio nel giorno in cui avrebbe dovuto essere felice di festeggiare.

-Sono successe sempre cose brutte per il mio compleanno…- decise di confessare, come se quel macigno che aveva in gola fosse troppo pesante da mandare giù, e avesse avuto bisogno di mandarlo fuori con le parole.

Piano piano la sua corazza si stava indebolendo, prima aveva fatto avvicinare Eric, e adesso sentiva il bisogno di confidarsi con Sasha. I tempi in cui si rifugiava in sé stessa, sfuggendo al contatto con gli altri, stavano finendo. Evidentemente, la forza degli Intrepidi le stava entrando in circolo.

-Potevi dirmelo subito.- le disse Sasha, con uno sguardo gentile e un sorriso rincuorante.

Come immaginava, la curiosità dell’amica era sparita, sopraffatta dal suo animo pacifico, sempre pronto e far sorridere gli altri.

Le mise una mano sulla sua, sopra il tavolo. –Se ne vuoi parlare, con me puoi farlo…-

In passato, come era già successo, Aria si sarebbe arrabbiata per quella proposta di aiuto. Avrebbe reagito male, abituata com’era a difendersi da sola con le unghie e con i denti, senza chiedere mai aiuto a nessuno per non dimostrare nessun punto debole. Ma le cose stavano cambiando e, per quanto fosse spiacevole ammetterlo, aveva bisogno di mantenere Sasha distratta.

-Per il momento voglio solo smettere di pensarci ed essere felice, ma grazie.- Provò a sorridere.

Sasha batté le mani sotto al mento e tornò all’attacco. –Di questo non devi assolutamente preoccuparti. Abbiamo la mattina libera dagli allenamenti, e anche il pomeriggio, preparati a passare una giornata con i fiocchi.-

Aria sorrise, fino a quando la sua attenzione non fu richiamata dalla persona che aveva fatto il suo ingresso nella sala. Era un ragazzo alto, muscoloso e con i capelli molto corti.

Registrò i suoi occhi color fumo e i suoi tatuaggi sulle braccia, seguendo poi le linee che aveva disegnate sul collo, mentre il suo cuore mancava di un battito. Sentì mille brividi sulla pelle, e non riuscì a fare a meno di sorridere.

Eric era entrato insieme ad altri ragazzi e, quando incrociò il suo sguardo, fece un piccolo sorriso che solo lei riuscì a vedere, prima di distogliere lo sguardo e andarsi a sedere ad un tavolo con i suoi compagni. Anche Aria abbassò subito lo sguardo, per evitare che qualcuno si accorgesse di qualcosa, ma il sorriso che aveva sulle labbra non scomparve.

Sasha vide il suo sorriso e, per pura curiosità, si voltò a guardare nella direzione verso cui guardava lei poco prima, seguendo Eric che rideva con i suoi amici mentre raggiungevano il tavolo che avevano scelto.

-Guarda un po’!- disse la bionda. –Eric è di buon umore proprio oggi che non ci sono allenamenti. Non poteva esserlo quando ha appeso Christina sullo strapiombo, o quando ci faceva combattere fino allo svenimento?-

Aria sussultò.

Come se un fulmine le avesse attraversato la mente, Sasha sollevò lo sguardo su di lei per poi girarsi a guardare un’altra volta Eric. Chiaramente stava facendo due più due, ma poi la vide scuotere violentemente la testa, come se l’idea che le si era formata davanti fosse decisamente troppo assurda.

Mai dubitare del proprio istinto.

Aria fece un respiro di sollievo e, mentre la bionda riprendeva a mangiare, la sua attenzione venne catturata da Peter seduto nel tavolo vicino.

Il ragazzo dai capelli neri era rigido come una statua, troppo concentrato a studiare Eric seduto poco distante, per ricordarsi di respirare. Aveva gli occhi puntati sul capofazione, quasi non batteva ciglio. Poco dopo Aria si ritrovò quegli stessi occhi di falco puntati contro, ma qualcosa le disse che il ragazzo non si fosse voltato verso di lei perché si era sentito osservato, ma per un altro motivo.

Mentre la guardava, Peter assottigliò lo sguardo.

 

Il punteggio di ogni iniziato, interno ed esterno, veniva calcolato tenendo conto delle esercitazioni affrontate e, soprattutto, in base agli scontri che erano stati sostenuti. Al termine del primo modulo d’addestramento, la classifica generale mostrava i nomi di tutti gli iniziati, e decretava coloro che avrebbero dovuto abbandonare l’iniziazione. I migliori potevano vedere i loro nomi scritti in bianco, e magari nei primi posti ma, per quelli il cui nome era scritto in rosso, si presentava un futuro fra gli Esclusi.

Aria aveva dato il meglio di sé in ogni esercitazione, distinguendosi sempre. Per quanto riguardava i combattimenti, aveva affrontato solo i trasfazione. I figli degli Intrepidi si allenavano separatamente, affrontandosi fra di loro, ma contro gli interni aveva sempre vinto lei tranne che contro Edward.

Non aveva combattuto contro tutti naturalmente ma, in base ai duelli sostenuti, era stato comunque possibile calcolare le loro effettive capacità.

Il primo della classifica era proprio Edward, seguito da Peter e da un iniziato interno di nome Uriah, loro tre avevano conquistato il podio. Aria vide il suo nome al quinto posto e, pur sentendosi estremamente soddisfatta del risultato ottenuto, provò un profondo dispiacere per non essere riuscita a fare di meglio.

Era ambiziosa ed aspettava quel momento da tutta la vita, non era pronta ad accontentarsi di essere passata al secondo modulo, voleva essere la migliore.  Vedere però che era la prima fra le ragazze, proprio davanti a Molly, la fece comunque sorridere.

Sasha era passata, ma era fra gli ultimi posti. La sua amica non era ambiziosa come lei, infatti la vita esultare di felicità, e anche lei sorrise.

-Non pensi che manchi qualcosa?-

Aria rabbrividì.

Abituata com’era a sfuggire al contatto umano, già di per sé sentire qualcuno che le alitava sul collo era qualcosa che non sopportava. Ma, riconoscere in quella voce il suo rivale Peter, le fece rivoltare lo stomaco.

Tutti gli iniziati erano ammassati davanti alla classifica, Aria era accanto a Sasha, ma aveva altre persona attaccate al braccio e davanti. Nonostante tutto quel contatto fisico, sentire la propria schiena contro il petto di Peter le fece salire il sangue al cervello, accecandola dalla rabbia.

Lo ignorò, non capendo cosa volesse da lei, e sollevò lo sguardo sulla balconata che affacciava sulla palestra. Lì sopra erano radunati i cinque capifazione e gli istruttori degli iniziati esterni e interni, Quattro e Lauren. Si trovavano sulla passerella che spesso i capi usavano per supervisionare gli addestramenti.

Saldamente aggrappato alla ringhiera, quasi stesse per cadere di sotto, c’era Eric. Un uomo dai capelli ingrigiti gli era al fianco, ma Aria non riuscì a vederlo in viso dato che era di spalle. Capì ugualmente che gli stava dicendo qualcosa e, più parlava, più Eric impallidiva.

Aria storse il naso, chiedendosi cosa mai poteva avergli detto quell’uomo per sconvolgere tanto uno come Eric. Il più giovane dei capi non era facilmente impressionabile, ma il modo in cui spalancò gli occhi quando l’altro capo si allontanò, dopo avergli detto un’ ultima frase, le lasciò una sgradevole sensazione.

Senza alcun preavviso, Eric fece scattare il suo sguardo tra la folla, e lei capì che la stava cercando ma, quando i loro occhi si incrociarono, l’attenzione del ragazzo si spostò immediatamente sulla figura dietro di lei. Peter le era ancora vicinissimo, ed Eric studiò proprio il modo in cui le era attaccato alla schiena. Lo trapassò con un’ occhiata talmente cupa e terrificante che, non solo Aria si stupì di non vedere Peter dissolversi in cenere, ma dovette guardare altrove, tanta era la paura che provò. Non aveva mai visto Eric in quel modo, lo aveva visto prendersela con gli iniziati, minacciarli.

Ma non aveva mai visto quello sguardo così arrabbiato.

Per un attimo ebbe seriamente paura per la vita di Peter, e si chiese se fosse davvero necessario guardarlo in quel modo solo perché le si era avvicinato troppo ma, la sua mente brillante, le disse che la reazione di Eric non era solo gelosia.

Si chiese cosa avesse fatto Peter di tanto sbagliato per guadagnarsi quell’ira, e cosa aveva detto l’altro capo ad Eric per sconvolgerlo tanto.

Poi Eric scappò via, e lei smise di pensare.

-Che cosa vuoi, Peter?-

Gli iniziati erano ancora davanti alla classifica a festeggiare, mentre quelli che non avevano superato il modulo venivano allontanati da alcuni Intrepidi adulti.

Peter, dietro di lei, sghignazzò.

-Eric era troppo impegnato a scoparti, per ricordarsi del nostro incontro sospeso?-

Un dolore mai provato prima le esplose nel petto.

Spalancò gli occhi e trattenne un fremito, resistendo anche all’impulso di portarsi una mano al petto, dove il suo cuore aveva avuto un sussulto tanto forte da farle male.

In un solo istante, come una lama infuocata, la consapevolezza di quello che era successo l’attraversò. Ogni cosa andò al suo posto e, la sua mente da Erudita, le presentò in maniera dettagliata tutto ciò che era accaduto realmente.

Rivide Eric aggrappato alla ringhiera e l’altro capo che gli diceva qualcosa, pensò alla sua espressione storpiata dal terrore, e poi ricordò l’allusione fin troppo precisa di Peter.

Proprio Peter, che era tanto abile a fare il lecchino per eccellenza dei capifazione, e che non voleva altro che mettersi in mostra per diventare un giorno un comandante.

Si voltò, consapevole dell’espressione stravolta che le alterava i lineamenti, ma non le importava. I suoi occhi non vedevano altro che quel volto strafottente.

-Che cosa hai detto?- sibilò, non tanto per intimorirlo, ma perché non riusciva a parlare in altro modo.

Nessuno dei ragazzi che gli erano attorno fece caso a loro, nemmeno Sasha, troppo impegnata a festeggiare.

Peter rise nel modo più odioso che poteva immaginare. –Non ti ricordi del nostro combattimento fermato a metà? Eric non ci aveva interrotti, per farci combattere ancora quando saremo stati abbastanza bravi da fare sul serio?-

Aria lo guardò, ma non lo vedeva realmente, vedeva solo rosso. –Non mi riferivo a quello, come osi fare insinuazioni di quel tipo, se non sai niente?-

Il ragazzo sorrise malefico e, capendo le sue parole, osò metterle un braccio attorno al collo. Sconvolta com’era, Aria non si oppose, si limitò a guardarlo di traverso e ad incanalare la rabbia.

-Ti svelo un segreto,- Le alitò in un orecchio. –Per sopravvivere qui dentro devi essere furbo, e qui le informazioni vengono pagate molto bene…-

-Informazioni?- Aria si sentiva soffocare.

-Dove hai passato la notte, cervellona?-

La sua rabbia esplose come un vulcano, e la lava le incendiva le vene. Non vide più nulla, si liberò del suo abbraccio e gli mise entrambe le mani attorno al collo.

-Cosa vuoi da me?- gli ringhiò ad un palmo da viso, furiosa come poche volte in vita sua.

Alcuni degli altri iniziati si voltarono di scatto verso di loro ma, un po’ perché fra gli Intrepidi i litigi erano all’ordine del giorno, un po’ perché nonostante la rabbia tutto appariva sotto controllo, nessuno fece niente.

Sasha però si allontanò dal resto del gruppo e raggiunse lei e Peter, che si erano spostati nel fondo della fila.

-Voglio che combatti con me, perché voglio fartela pagare per quella volta che mi hai preso a pugni davanti scuola.-  Disse Peter, sostenendo il suo sguardo.

Non aveva neppure bisogno di scrollarsela di dosso, non gli faceva per niente paura.

Aria serrò i pugni ai lati del suo collo, tanta era la rabia. –Vuoi combattere?-

-Volevo farlo sul ring in maniera ufficiale, per umiliarti, come tu hai fatto con me quella volta. Mi hai fatto fare la figura dello stupido per essermi fatto picchiare da una donna, ma non sei più forte di me, mi hai solo colto alla sprovvista.- Peter si decise a spintonarla via, togliendosi le sue mani dal collo. –Ma il tuo amico Eric ha barato, forse non voleva che ti spaccassi la testa. Aveva paura di vederti piangere?-

Il primo schiaffo partì, muovendo la mano di Aria con forza verso la guancia del ragazzo.

Peter piego la testa da un lato per lo schiaffo, ma rise di gusto. –Pensi che i punteggi in classifica sarebbero stati gli stessi se, quella volta, non avesse interrotto lo scontro? Io avrei una vittoria in più, e tu una in meno.-

-Sei secondo in classifica, sei davanti a me, che altro vuoi? Nessuno ha barato e, se vuoi batterti con me, fallo!-

Peter le prese un polso senza che lei potesse impedirglielo, e lo strinse con forza. –Aspettavo da tanto questo momento, per pareggiare i conti.-

Aria serrò le labbra e trattenne il dolore al polso, rifiutandosi di toglierlo alla presa del ragazzo e dargli la soddisfazione di averle fatto male. –Cos’ hai detto ai capi?- sibilò a denti stretti.

Dal sorriso che Peter le mostrò, capì che non aspettava altro che quella domanda. –Ho solo detto ad uno di loro lo strano atteggiamento che avevate tu ed Eric, e che questa notte non eri nel dormitorio.-

Aria spalancò gli occhi dalla rabbia.

-Dovevi essere più furba, magari potevi nascondere i tuoi occhietti dolci ogni volta che Eric arrivava…-

Quando Peter parlò, Aria liberò il polso dalla sua presa e lo colpì con un pugno al viso.

Gli altri ragazzi lasciarono la palestra, senza fare caso a loro rimasti indietro. Vicino a lei, Sasha assunse una strana espressione.

-Questo è l’ultimo pugno che mi dai, cervellona!- disse Peter, realmente minaccioso per la prima volta.

Aria si spostò da lui e si preparò per combattere.

-Non dovete farlo…- Disse piano la bionda, facendosi notare.

Si voltò verso l’amica e, ancora infuriata, la guardò. –Vai via Sasha…-

-Ma Aria...-

-Vai!- le disse sgarbatamente. –So quello che faccio!-

Sasha strinse le labbra, abbassò lo sguardo e se ne andò. Aria, tuttavia, capì che non sarebbe stata perdonata tanto facilmente.

Mentre guardava gli altri uscire e la palestra svuotata, Aria si sentì afferrare dai capelli e un braccio le passò intorno al collo.

-Adesso siamo soli…- Disse Peter, stringendo la presa.

La ragazza si sentì soffocare.

Carica di rabbia e coraggio, diede una gomitata allo stomaco del ragazzo e si liberò della sua presa. Decise di dargli anche un calcio, sfruttando l’occasione e ci riuscì.

Peter non demorse però e, con decisione, l’afferrò da un braccio e la prese a pugni tenendola ferma. Un colpo la prese al viso, l’altro al fianco e il terzo sulla spalla. Riuscì a schivare l’ultimo pugno, liberandosi con uno strattone.

Il polso che poco prima Peter aveva stretto le doleva, e i pugni presi le avrebbero lasciato dei lividi e facevano male sul serio. Di sicuro l’avrebbero rallentata e, in preda al dolore, capì che avrebbe perso e che lo aveva sempre saputo. Non poteva battere Peter, e se anche Eric lo avesse capito e si fosse rifiutato di farli combattere ancora proprio per proteggerla?

Gli occhi le pizzicarono e calde lacrime minacciarono di caderle sulle guance, ma si trattenne. Non poteva essere vero, Eric non avrebbe mai annullato uno scontro solo per lei.

Arrabbiata, rifiutandosi di accettare che fosse quella la verità, mise tutta la forza che le restava in una gamba e cercò di dare un calcio all’addome del ragazzo.

Ma Peter fu più veloce, e le sue mani si serrano sulla sua caviglia, bloccando il calcio.

Quando il ragazzo rise, Aria cercò di liberare il piede, ma fallì. Il secondo dopo Peter stritolò la sua caviglia e la costrinse in una posizione innaturale con uno scatto, divertendosi poi a torcerla e a tirarla con forza.

Aria urlò di dolore, provò a farlo smettere ma non ci riusciva e, mentre si lamentava per il male, cadde a terra.

A quel punto Peter la lasciò andare e le diede un calcio fra le costole, facendola tossire. Il dolore che provava in tutto il corpo era molto forte, ma la caviglia faceva un male davvero insopportabile. Sentì gli occhi inumidirsi, e poi una voce.

-Che state facendo? Fermatevi subito!-

Due uomini avanzarono verso di loro, uno era un ragazzino smilzo con la testa rasata, e l’altro un uomo con i capelli brizzolati. Era ancora a terra, tutta dolorante, ma capì che quello che aveva appena parlato era il capofazione che aveva visto con Eric poco prima.

Peter si paralizzò di colpo e indietreggiò, con una strana espressione in viso.

-Stavate forse combattendo senza permesso?- chiese l’uomo.

Aria, lentamente, cercò di rialzarsi. Aveva la vista offuscata dalle lacrime che non voleva versare, e la caviglia faceva così male che avrebbe solo voluto urlare.

-Non disturbarti cara ragazza, rimani a terra!- disse l’uomo, avvicinandosi.

Sentì, dal tono di voce usato, che il nuovo arrivato era serio e carico di rabbia. Lo vide avanzare verso di lei e, quando lo sentì fermarsi proprio vicino al suo fianco, rabbrividì.

Aria non si era mossa, era ancora stesa a pancia in giù, la caviglia dolorante abbandonata malamente e le mani aperte sul pavimento freddo. Sollevò la testa e notò tre cose, principalmente. La prima era lo sguardo carico di disprezzo con cui il capofazione la squadrava, la seconda era l’espressione spaventata di Peter, che faceva scorrere lo sguardo da lei all’uomo con ansia.

La terza, fu la bacchetta nera che l’uomo estrasse dalla tasca dei pantaloni.

Tirandola da parte a parte con entrambe le mani la fece allungare, rendendola una verga di metallo che luccicava sotto le luci al neon.

-Chi disubbidisce alle regole va punito, mia cara…- sussurrò minaccioso.

Senza sapere perché, Aria capì che non si riferiva al loro combattimento non autorizzato, e che era lui il capofazione a cui Peter aveva detto di lei ed Eric.

L’avrebbe punita per qualcos’altro.

Quando il colpo partì, la ragazza sentì distintamente la linea infuocata delinearsi sulla sua schiena. Serrò i pugni e si lasciò sfuggire un gridolino di dolore, quando venne colpita da quella verga.

-Direi che dieci frustate potrebbero andare bene, non trovi?-

Peter sussultò alle parole dell’uomo. –Non erano questi gli accordi…- disse coraggiosamente.

Il capo si voltò verso di lui e fece una smorfia di disappunto. –Perché? Hai qualche problema se le do quello che si merita?-

Peter prese un profondo respiro. –Pensavo avreste punito lui…-

Il sorriso crudele che piegò le labbra del capo fu tanto oscuro quanto ambio. –Oh, non temere ragazzo, anche lui subirà la sua punizione…-

Quando la seconda frustata le colpì violentemente la schiena, Aria si lasciò sfuggire il secondo urlo soffocato, mentre si mordeva le labbra per il dolore.

Poi sentì lui.

-Cosa sta succedendo qui?-

Quando sentì la voce di Eric attraversarle il cuore e rimbombare nella palestra, Aria si abbandonò con la fronte sul pavimento e, non per il dolore, le lacrime che fino a quel momento aveva trattenuto scesero lungo le sue guance.

Cercando di concentrarsi solo sul rumore dei passi di Eric che avanzava, senza considerare il sorriso maligno con cui l’uomo dai capelli grigi aveva accolto l’arrivo dell’altro capofazione, Aria capì che c’erano dolori peggiori di quelli fisici.

Una ferita sulla pelle guarisce, una all’anima, dove fa più male, non passa mai. Se la sua punizione sarebbe stata fisica, ad Eric sarebbe andata molto peggio.

 

 

 

 

 

 Continua…

   
 
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