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Autore: Larry_Fearless    16/10/2014    8 recensioni
[Attenzione: la storia è a Rating arancione, ma questo è relativo solo ad alcuni capitoli.
'It's not easy being a parent' è una raccolta di OS.
#Larry Parents.]
Tratto dalla prima OS:
“Allora, amore, devi andare dalla maestra e devi chiederle se domani vuole venire a cena qui, ok?” chiede Louis mentre abbottona il cappotto alla sua bambina, Sophie. Sophie ha 7 anni, gli occhi azzurri, i capelli biondi (ma tutti sanno che da grande li avrà scuri e ricci come il suo papà) e due papà. Una ragazza ha accettato di portare in grembo il frutto degli spermatozoi di Harry, e sono soddisfatti della bellissima bambina che hanno creato. Louis e Harry sono fidanzati da quindici anni e sposati da otto, un figlio è stata una benedizione per loro due, sorridono molto di più adesso.
“Va bene.” Dice la bambina, Louis le schiocca un bacio sulla guancia. Che poi ha delle guance tenerissime.
“Ciao, papi.” Dice aprendo la porta.
“Woah! Woah! Dove vai?”
“A scuola.” Risponde ovvia indicando il vialetto. Louis avvicina sua figlia al petto e le dice nell’orecchio: “E papà Harry non lo saluti?”
“No.” Dice fredda prima di districarsi dalla sua stretta e correre verso l’autobus.
Genere: Drammatico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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15. Verginità.
 
Dire che Harry e Louis sono arrabbiati è un eufemismo. Eppure le avevano detto di tornare a casa per le due! Sono le sette del mattino di un freddo giorno di fine settembre e Sophie non è ancora tornata a casa dopo essere uscita.
“La ucciderò.” Borbotta Louis.
“Decisamente.” Risponde Harry.
“Sarebbe dovuta essere qui cinque ore fa.”
“Lo so.” E proprio mentre Harry sta per inclinare la testa sulla spalla di Louis nella semioscurità di casa Tomlinson-Styles una serratura scatta, un piccione spicca il volo fuori dalla finestra e il riccio drizza la testa pronta a fare la migliore delle ramanzine a quell’incosciente di sua figlia. Sì, perché è quello che è: incosciente. Come si permette di ritornare la mattina dopo, senza nemmeno un messaggio od uno squillo?! Non lo capisce che sono morti di paura quella notte quando si sono svegliati e non l’hanno trovata nel letto?!  Così quando scorgono una figura alta e slanciata nel corridoio che si toglie le scarpe accendono l’abat-jour sul tavolino vicino al divano e si fermano a guardarla con uno sguardo duro. La felpa che indossa non è sicuramente sua o dei suoi genitori, la gonna è stropicciata e i capelli legati in una coda confusionaria.
“P-Papà.” Balbetta colta in flagrante.
“Sophie.” Risponde Louis con un tono glaciale.
“Sentite, io..”
“Stai zitta, per favore.” La interrompe bruscamente. Lei rimane interdetta per qualche secondo, poi chiude la bocca e rimane in silenzio.
“Dove sei stata?” chiede Harry dopo qualche attimo.
“Ad una festa.”
“Dove?”
“A casa di un’amica di Jessica. Ma..”
“Zitta.” La interrompe di nuovo Louis, non vuole sentire più le sue scuse, le sue promesse che poi non manterrà. Certo è sempre sua figlia ma in questo momento potrebbe alzarsi e tirarle uno schiaffo in pieno viso come se niente fosse.
“E mi spieghi perché ti sei dovuta trattenere tutta la notte lì?” chiede ancora Harry.
“Mi sono addormentata sul divano, nemmeno me ne sono accorta.” Ma evita il suo sguardo ed Harry
“Bugiarda.” Non le crede. Lei solleva la testa per mostrare gli occhi azzurri pieni di lacrime.
“M-Mi ero seduta per riposarmi e mi sono addormentata.”
“Ripetimi la regola principale di questa casa.” dice calmo Louis, anche se dentro sta veramente esplodendo.
“Non.. Non mentire.”
“Ecco.. Quindi, ripeto la domanda: dove sei stata?”
“Cosa vuoi che ti dica?! Che sono andata a casa di Jess?! Che mi ha portata ad un ristorante, che siamo tornati a casa sua e che mi ha sverginata?! È questo che vuoi sentirti dire!?” urla avanzando di qualche passo. Anche Louis si alza per guardarla negli occhi e “Sì, porca puttana! Voglio sentire questo, perché questa è la verità!” Ringhia.
“Beh, io non penso che questo sia quello che vuoi sentirti dire!”
“Smettetela tutti e due.” Interviene Harry. “Tu.” Si rivolge a suo marito. “Siediti, calmati e non urlare, altrimenti ti arriva un ceffone. Tu.” Si rivolge a sua figlia. “Il ceffone arriva anche a te se non la smetti di usare questo tono immediatamente. Ricordati che sei dalla parte del torto, che avevi detto che saresti tornata alle due e invece non solo ci hai mentito sulla tua destinazione ma non hai nemmeno rispettato la promessa fatta.”
“M-Mi dispiace, ok?” dice con la voce flebile di chi sta per piangere. “Mi dispiace se ho detto che sarei andata a casa di Diana e invece sono andata a casa di Jess, mi spiace se ho detto che sarei tornata alle due e invece sono tornata alle sette e Mi dispiace se vi ho fatto preoccupare ma sono maggiorenne credo di poter fare ciò che voglio.”
“Ascoltami bene, Sophie.” Harry si avvicina e le prende il polso. “Non ci piace vederti triste, vederti piangere, vederti distrutta e quant’altro. E tutto quello che facciamo, lo facciamo per te. Per il tuo bene. Non m’importa se perdi la verginità, certo rimani ancora la mia bambina, ma comunque.. Io ho perso la mia a sedici anni, avevo due anni in meno a te e.. non m’importa se tu la perdi a diciotto, m’importa che tu la perdi con chi ami, m’importa che tu stia al sicuro, m’importa che tu torni a casa presto così posso proteggerti. Quindi non azzardarti a dire che puoi fare ciò che vuoi, perché ciò che ti vietiamo di fare è solo ed unicamente per il tuo bene. Detto ciò, vorrei le tue scuse sincere dopo che ti sarai fatta una doccia durante la quale voglio che tu pensi a quello che hai fatto e non voglio che esca di casa per almeno tutta la settimana.”
“Va bene.” Annuisce, ogni secondo che passa capisce quanto abbia sbagliato. Certo, quella serata è stata magica, Jess era magnifico e aveva desiderato che quei momenti non passassero mai, ma desidera di aver chiesto ai suoi genitori di dormire fuori, almeno ora non sarebbero arrabbiati con lei.. non le hanno nemmeno dato la possibilità di spiegare.. Sospira e si infila in camera sua, i pacchetti di sigarette di Jess sono ancora nel comodino, spera solo che i suoi genitori non li abbiano trovati.
Comincia a spogliarsi.. Vorrebbe davvero eclissarsi, come ha potuto cadere così in basso? Si fa una doccia e sotto il getto dell’acqua calda, lavando via il sangue che si è incrostato in mezzo alle sue gambe pensa. Pensa tanto, pensa che vorrebbe tanto correre di sotto, saltare in braccio a suo padre, inspirarne l’odore dolce e chiedergli scusa. Poi abbracciare l’altro e baciarlo sulle labbra dicendogli che lo ama. Ma sa che riceverebbe solamente uno schiaffo, è stata insolente, maleducata, poco rispettosa di coloro che l’hanno cresciuta e amata più della loro stessa vita. Così sospira e DLINK! È come se una lampadina si accendesse nella sua testa: ha un piano. Quindi si veste velocemente, infila una minigonna di jeans, esagera nel trucco e nel rossetto rosso, afferra il pacchetto di sigarette che è ben nascosto nel cassetto a doppio fondo del suo comodino e scende giù. Quando entra in salotto papà Louis sta studiando una pratica mentre papà Harry legge un libro accarezzato dalle mani di papà Louis nei suoi ricci.
“Io esco.” Dice con l’aria più strafottente che riesce a darsi. Dio, si da il voltastomaco da sola. Tira fuori una sigaretta e la accende davanti a loro, la porta alla bocca e aspira. Intanto Harry e Louis la stanno fissando sconvolti e l’occhio destro di Harry comincia a soffrire di un tic nervoso momentaneo.
“Cosa fai, tu?” chiede Louis raddrizzando la schiena.
“Esco.”
“Ti ho detto che devi stare in camera tua.” Tuona incazzato.
“Me ne sbatto.” Risponde lei, poi si dirige all’ingresso ed esce fuori. Smonta la maschera e comincia a camminare verso una destinazione ignota.
Intanto, in casa, Harry sta prendendo il viso di Louis tra le mani per farlo calmare.
“Shh. Louis, ascolta.. è un adolescente è normale che faccia così. Tu eri anche peggio.. e..”
“Io alla sua età ero fidanzato con l’amore della mia vita!”
“Louis.. Perché non vieni qui, ci sediamo e tu mi dai un bacio? Uh?”
“Harry non ci provare! Non mi distrarrai in questo modo.”
“Bene.” Harry fa segno di essersi rassegnato ma poi appoggia le labbra sulle sue e Louis non può fare a meno di ricambiare con la stessa dolcezza. Cominciano a camminare fino al divano dove finiscono stesi l’uno sull’altro mentre si scambiando languidi bacetti a stampo.
“Sei un diavolo, Styles.”
“Non è vero, sono il tuo angioletto.”
“Solo mio.”
 
Nonostante ciò Louis riesce ad alzarsi, fruga nei vestiti di Sophie e trova le sigarette, pillole del giorno dopo e anche un libro sulle malattie sessualmente trasmissibili.
 
Sophie intanto è corsa in lacrime a casa di Jess che l’ha accolta fra le braccia consolandola con dei teneri versetti.
“Jess, ho rovinato tutto!” grida battendo i pugni sul suo petto.
“No, non è vero, tu sei perfetta.”
“Non è vero, Jess.. Io.. io non riuscita a farmi odiare dai miei genitori e..” scoppia a piangere bagnando la maglietta del suo ragazzo. E Jess vorrebbe tanto consolarla, trovare un modo per dirle che va tutto bene, ma semplicemente non è così, perché Dio solo sa quanto siano importanti i suoi genitori per Sophie e lei è così sensibile che è difficile farle cambiare idea.
“Shh, smettila di piangere, amore. Adesso noi.. noi entriamo dentro io ti do un pantalone di una tuta –si perché con quella minigonna tu non vai in giro –e poi andiamo a casa dei tuoi per chiarire, va bene?”
“S-Sì.. è solo che.. Ho pensato che se disubbidivo ancora magari sarebbero stati costretti ad ascoltarmi..”
“Oh, piccola..” Jess appoggia le labbra sulle sue, asciugandole con i pollici le lacrime salate. “Vieni.. ti devo raccontare la trama del libro che sto leggendo. Si chiama Mille Splendidi Soli, è bellissimo.”
 
                         ***
Quella sera, tornando a casa di lei, Jess e Sophie si mettono ad ascoltare musica a tutto volume.
“Uh! Alza, questa è magnifica!” ma quando arriva il momento di scendere dalla macchina non c’è nemmeno il ricordo di tutta quell’allegria.
“Va tutto bene, Soph. È tutto ok.” E come se la sua profezia portasse sfiga, un’amara sorpresa li aspetta nel giardino di casa Tomlinson-Styles. I due ragazzi scendono di corsa quando vedono del fuoco nei dintorni, il cuore di Sophie perde due-tre-quattro battiti, vedendolo. Poi riprende a battere più furioso di prima e poi rallenta, vedendo che il fuoco è un falò di qualcosa attorno al quale, i suoi genitori sono seduti.
“Oh mio Dio..” mormora portandosi una mano al petto.
“Cos’è quello?!” chiede Jess al suo fianco, indicando il fuoco.
“Un falò.” Risponde semplicemente Louis. “Con le sigarette. Le tue.” Specifica mandando un’occhiata severa a sua figlia.
“Porca Puttana, le mie sigarette!” grida il ragazzo guardando più da vicino gli otto pacchetti di sigarette e le scatole di pillole di Sophie.
“Le tue?!” chiede sbalordito Harry.
“E di chi credeva che fossero?! Sophie non fuma!”
“Pensavo.. Pensavo..”
“Signore! Otto pacchetti di sigarette buttati nel fuoco..” dice sconvolto.
“Non preoccuparti, Jess, ti restituisco i soldi..” mormora Sophie affiancandolo. Proprio in quel momento Louis assume una faccia sconvolta, il colore del suo viso varia dal verde al grigio prima di alzarsi e correre il più lontano possibile dagli altri per vomitare. E sembra una barzelletta ma Louis non sta vomitando per i ragazzi.
“Lou!” Harry si alza immediatamente e lo soccorre, tenendogli la fronte, quando ha finito lo rassicura: “Sta’ tranquillo, amore, adesso passa tutto. È solo una brutta influenza.” Louis però scoppia a piangere e si lascia avvolgere dalle braccia del suo uomo, che prova a baciarlo in testa ma lui lo scansa urlando: “Non tocca a te proteggermi!” grida. “Non posso.. Non posso.. Mi dispiace..”
“Louis.. Lascia che sia io a proteggere te per una volta.” Louis lo guarda con gli occhi pieni di lacrime e uno sguardo ferito ma poi fa qualche passo in avanti verso di lui.
“Io sarò sempre il tuo bambino, sempre. Ma lascia che sia io a proteggerti ora.” Sophie intanto, percependo l’intimità e la delicatezza della situazione ha trascinato dentro Jess e gli ha detto:
“Vieni ti faccio vedere camera mia.”
“Ma l’ho già vista camera tu- Oh! Sì, fammela vedere.”
Harry e Louis si guardano negli occhi.
Verde nell’azzurro,
Disperazione nel dolore,
Amore nell’ Amore.
“Non posso..” sussurra Louis con le lacrime che gli rigano le guance scavate.
“Sì che puoi.. Io ti amo, okay? E voglio che tu stia bene..”
“Non.. Non è che io non voglia farmi proteggere, è solo che.. Harry è da un anno che continua questa storia.. che cosa mi sta succedendo?” Ed Harry vorrebbe semplicemente rispondergli che è tutto ok, che non gli sta succedendo niente, ma lo sa. Sa che non è così, sa che Louis è dimagrito tantissimo negli ultimi tempi, sa che soffre di più di una nausea al giorno e solo perché non si lamenta questo non significa che non soffra.
“Allora?” chiede in un filo di voce, sa già che Harry non sa cosa rispondergli perciò sta solo cercando di crogiolarsi nel suo dolore.
“Domani.. Domani andiamo all’ospedale.” Dice solamente.
“A far cosa? A sentirmi dire che è una cosa passeggera come fai tu?!”
“Mi stai dicendo che non ci tengo a te?!” grida Harry indignato.
“No, sto dicendo che preferisco morire piuttosto che andare lì e farmi dire che sono senza speranza.”
“Perché sei così masochista e pessimista? Perché credi che tu abbia qualcosa che non va?”
“Perché sono stato felice la maggior parte della mia vita, con te e con Sophie, qualcosa doveva andare per forza male.”
“Non lo dire nemmeno per scherzo, Lou.” Harry cade sulle ginocchia davanti a lui e gli prende la mano baciandone il dorso.
“Ho paura, Harry.” Ammette Louis, poi si getta addosso a lui e si lascia stringere come mai in vita sua.
“Non piangere, amore, non sta succedendo nulla.” Dice, ma nemmeno lui ci crede poi così tanto.
 
Sophie è seduta sul letto accoccolata accanto a Jess, si è spogliata e messa il pigiama, si è struccata e ha raccolto i capelli nella solita treccia.
“I miei genitori hanno litigato.” Mormora non sentendoli salire.
“Non essere pessimista, vedrai che si stanno facendo una sveltina in giardino.”
“Stanno litigando. Li conosco, se non sono ancora entrati in casa stanno litigando.”
“Che motivo hanno di litigare?”
“Papà Louis è più grande, lo sai, e pensa che sia esclusivamente compito suo proteggere papà Harry.”
“Ma è ridicolo, deve pur avere momenti di debolezza.”
“Li ha..” annuisce lei. “Ma si autopunisce se lo da a vedere a papà o a me. Se li capisco io arriva a non baciare papà Harry per punirsi. Il che è molto grave.” Spiega.
“Non per offesa, ma tuo padre è parecchio complessato.”
“Si preoccupa per noi. Se qualcuno fa del male a uno di noi due potrebbe fare il diavolo a quattro.”
“Forse dovrei parlarci, dirgli che è colpa mia se..”
“Lascia stare, l’arrabbiatura gli è passata, ora piangerà tutta la sera nella doccia, credendo che non lo sentiamo. Ovviamente lo assecondiamo, ne sarebbe distrutto se sapesse che l’abbiamo sentito.”
“Perché piangerà?”
“Non l’hai sentito? Non sta bene e non vuole che papà lo protegga e lo aiuti. E poi.. perché sono un’insolente.”
“E perché mai?”
“Perché gli rispondo male e perché ho deciso deliberatamente di disubbidirgli. Quando ero piccola mi avrebbe tirato uno sculaccione e basta, poi di nuovo tutto come prima, ma ora sa che non è più il tempo degli schiaffi per educare.. E’ il tempo di ‘capirai da sola quanto fa schifo la vita se non mi ascolti’. Ed ha fottutamente ragione.”
Ma mentre sta finendo sentono dei passi sulle scale, si mettono a sedere e quando papà Harry apre la porta le sue mani sono intrecciate a quelle i qualcun altro, più piccole.
“Oh, scusate. Ho interrotto qualcosa?” chiede preoccupato.
“No, no. Dimmi.”
“Volevo sapere se Jess rimaneva a cena.” Risponde con un sorriso.
“Non vorrei essere..”
“Sì, rimane.” Interviene sua figlia con un sorriso.
“Va bene..” lascia un attimo la mano a Louis che non sembra intenzionato ad entrare e si china a baciare la fronte di sua figlia.
“Fai la brava, amore.” Le dice solamente accarezzandole la guancia prima di sparire in corridoio con Louis.
 
A cena, Louis è il solito sorridente, sembra aver completamente rimosso la scena in giardino dal momento in cui lui ed Harry hanno spento il fuoco.
“E quindi Jess.. cosa intendi studiare l’anno prossimo?” chiede classicamente.
“Papà! Non è un interrogatorio, lascialo in pace.”
“No, non fa niente, Soph. Volevo fare lettere ma anche medicina non mi dispiacerebbe.”
“E.. voi due state insieme da un anno giusto?”
“Sì.”
“Tu fumi..” constata Harry.
“Sì.”
“Anche Louis fumava, ma l’ho costretto a smettere qualche mese dopo gli otto anni di Sophie.”
“Hai avuto altre donne oltre mia figlia?” chiede insistente Louis.
“Ehm..”
“Papà!”
“Louis!” lo riprende Harry.
“Che c’è? È solo una domanda! Devo pur assicurarmi che mia figlia stia con un buon ragazzo!”
“Sì, ma non puoi fargli domande così esplicite.”
“Uffa..”
“Comunque solo con una.” Risponde Jess dopo qualche minuto. “E non è stato nemmeno perché lo volevo. Avevo perso la scommessa.”
“Che scommessa?” chiede Sophie.
“Lascia stare.”
“Dimmelo.” Si impone lei, iniziando a pizzicargli il braccio.
“Ahi! Ahi! Ahi! Cazzo, Soph!”
“Linguaggio.” Dicono meccanicamente Harry, Louis e Sophie. Poi scoppiano tutti in una sonora risata.
“Abbiamo scommesso sui mondiali, chi vinceva fra Irlanda e Bulgaria e.. in pratica chi perdeva doveva fare sesso con Elvira. Sai quella tipa ossuta, con le sopracciglia unite.”
“Oddio, hai fatto sesso con quel cesso?!” chiede Sophie.
“Oddio, hai scommesso contro l’Irlanda?!” domanda invece contemporaneamente Louis. “Non ci posso credere!”
“No, nemmeno io!” dice Sophie.
“Ehi! Era due anni fa! Che ne sapevo io di chi era Elvira!”
“Oh, Signore! Perché ho un fidanzato imbecille?!” dice retorica Sophie.
 
TO BE CONTINUED…

hii
allora, ci tengo a dire che SO che adesso mi odiate tutti, che SO che probabilmente mi ucciderete e la critiche negative saranno tante, ma io, sfortunatamente, non posso farci niente. Sono molto... drammatica come persona. Ma mi piace l'happy ending. Quindi chissà.
Detto ciò, non odiatemi, amatemi, kissatemi.
Kiss, love and gay sex
p.s. volevo pubblicare una os rossa in questi giorni, che ne dite? vi fa piacere se la metto? Fatemi sapere


 
  
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