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Autore: ShanEchelon    16/10/2014    2 recensioni
-“Aveva un non so che di così bello.”-“Ma?”chiede il castano.
“Non l’ho più rivista. Sono..sono tornato il giorno dopo e anche oggi, ma nulla. Sembra scomparsa. Ed io non l’ho ritrovata.”
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“Sembrava un ragazzo particolare, come.. come se avesse voluto parlare e dire nulla nello stesso momento.Ed io,una persona così non l’ho mai incontrata,papà.”
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Milano è davanti a lei, maestosa. Le dà il benvenuto, anzi il bentornato perché per Noëlle è come sentirsi sempre a casa. Lei non è mai andata via e ciò lo dimostra ogni singola cosa, che si ripete sempre nello stesso modo ai suoi occhi.
Via Dante si snoda davanti a lei, con i suoi mille palazzi che urlano “lusso” e “affari” da ogni dove e i ristoranti che d’estate diventano un modo per osservare ogni singolo soggetto che cammina frettolosamente, chi con il cellulare all’orecchio, chi non vede l’ora di tornare a casa e chi invece sbuffa perché a casa continua a lavorare incessantemente.
Eppure tutte quelle persone le ricordano suo padre. Un grande avvocato, con un curriculum scintillante, ma lasciava il lavoro fuori dalla porta di casa e si dedicava solo alla sua piccola Noëlle. La sua bambina.
E suo padre aveva imparato a fare ciò da suo padre. Un uomo tutto d’un pezzo ma con un cuore d’oro tutto riservato alla sua dolce Virna.
Albert Brandstattër, il nonno di Noëlle, era uno svizzero, di Zurigo che proveniva da una di quelle famiglie ricche e potenti con grande influenza sui propri figli e la gente che gli gira intorno. Il nonno della rossa aveva sempre avuto una grande passione per la psicologia, ma il suo destino era già stato segnato. Aveva studiato e successivamente si era ritrovato rinchiuso in una banca di Zurigo dove era diventato dopo poco tempo direttore, grazie alla sua mente e ai suoi modi brillanti di riuscire a gestire gli affari. Virna, sua moglie l’aveva conosciuta proprio a Zurigo, durante un concerto di musica classica all’Opernhaus Zürich dove lei suonava il violino.
Dopo il concerto si era avvicinato alla ragazza e con un italiano molto stentato le aveva chiesto di prendere insieme un the, dopo essersi complimentato per la performance.
E semplicemente si erano innamorati. Si sposarono e nacque Franz. Ma Albert morì troppo presto e la donna si era ritrovata in una casa più grande di lei, vuota e con un bambino di si e no sei anni.
Ma Virna non aveva solo cresciuto suo figlio, ma anche sua nipote.
Noëlle sorride pensando alla sua pazza e vivace nonna, e dopo aver fatto qualche giro nei negozi e dopo aver passato tre ore alla Feltrinelli, immersa nei libri e nella musica decide di tornare a casa sua. Quella sua e di suo padre.
Attraversa tutto corso Giacomo Matteotti fino ad immettersi in via Monte Napoleone e suona il citofono e prende l’ascensore per arrivare all’attico, dove trova davanti alla porta Liliana-colei che mantiene in vita quella casa-con un sorriso enorme.
“Signorina, finalmente è tornata! Suo padre non stava più nella pelle di rivederti.”-“Liliana, quant’è bella l’aria di casa.” esclama la ragazza abbracciandola di slancio.
Conosce Liliana da tantissimo tempo e per lei non è soltanto la donna delle pulizie, o la governante. È la donna che fa compagnia a suo padre e che pensa sempre a tutto. E a volte, per questione di abitudine, dimentica di darle del “tu”.
Liliana ha una quarantina d’anni- non gliel’ha mai chiesto, ma ne è quasi sicura- ed ha iniziato a lavorare da loro quando aveva si e no una ventina d’anni e Noëlle non ricorda un giorno in cui non è stata lì con lei e suo padre.
“Arthur ha portato le tue valigie e l’ho già sistemate nella tua camera, ed ero sicura che la passeggiata di routine non sarebbe mancata neanche questa volta.”le sorride dolcemente.
“Già.. papà?” chiede entrando in casa e lasciando le buste sul divano di pelle nera.
“Dovrebbe tornare a momenti. Pranzi con lui?”-“Assolutamente.. vuoi una mano in cucina?” chiede mentre si avvicina al pianoforte a coda nero e accarezza i tasti bianchi e giura di sentire le dita di suo padre mentre lo suona.
“Nono, stai comoda… hai fatto un viaggio stressante ,riposati” ribadisce.
Una cosa che le manca sempre di Milano e soprattutto di casa è suo padre che suona per lei, mentre se ne sta spaparanzata sul grande divano. E poi, le suona sempre ciò che vuole e a volte canticchiano qualcosa e giura che un amore grande quanto il loro non può esistere.
Si siede sullo sgabello bombato di vernice nera e si ritrova a guardare fuori, dove scorge il Duomo e si ritrova a pensare alla sua Parigi, alla Tour Eiffel a Mont Saint Michelle e al Louvre. Al ragazzo moro e con gli occhi ambrati. Ricorda poco del resto, ma i suoi occhi li ricorda, eccome se li ricorda.
“Non dirmi che ti addormenti sul mio pianoforte senza aspettarmi!” una voce calda. Quella voce calda e roca che le fa nascere un sorriso e la fa balzare subito in piedi.
“Papà!” esclama fiondandosi subito addosso e abbracciandolo e respirando a pieni polmoni la solita acqua di colonia che aveva iniziato a regalargli quando era piccola e che non aveva mai cambiato.
Un profumo fresco e buono.
“Dio ,quanto mi sei mancata tesoro. ”ribadisce accarezzandole i capelli e lasciandole poi un bacio.
Franz Josef Brandstattër se ne sta davanti a lei, mentre continua a stringerla a se.
Franz ha quarantaquattro anni, una figlia di ventidue, un’ex moglie da venti anni e un lavoro che adora da diciannove.
È alto,con fisico tonico e capelli e barba castana scura e due occhi chiari che-ahimè-Noëlle non ha ereditato.
È un padre giovane, ma ne per lui, né per Noëlle è un problema.
 E si sente felice, ma anche un fallimento. Ama alla follia sua figlia ma non è stato in grado di darle una nuova figura materna, magari migliore della prima. Sono sempre stati loro due. Lui e sua figlia, e Liliana che in silenzio o con le parole giuste gli dà un po’ di forza che a volte sembra venir meno.
Noëlle è nata nel suo momento migliore, e quello peggiore per la sua ex moglie Helena e nonostante non fosse in programma l’ha amata fin da subito. Dal primo momento che l’ha presa in braccio e gl’ha stretto il dito nella sua piccola manina. L’ha amata quando sono rimasti solo loro due in una casa troppo grande. Lui vicino alla porta e la bambina sul tappeto. L’ha amata quando, cercando una nuova casa, appena entrata nell’attico si è lanciata in bagno e si è sdraiata nella jacuzzi dicendo al povero Franz, che aveva trovato un letto in bagno.Bambini.
L’ha amata quando dopo aver visto Helena a sei anni, è tornata piangendo a casa stringendosi sul suo petto chiedendo di non vederla più. L’ha amata nel giorno delle medie, del liceo, dell’università e della sua laurea.
L’ha amata nonostante fosse gelosa di qualche ragazzino e l’ha amata anche quando gli disse:”Papà, comincio il master a Parigi.”e li ebbe la più grande paura di rimanere solo e di averla persa per sempre, ma sua madre come sempre era intervenuta e tutto si era risolto per il meglio.
E la ama tutt’ora quella ragazzina diventata una donna ribelle con una chioma rossa e un dragone cinese sul collo e che finisce nella schiena. La ama semplicemente come un genitore ama il proprio figlio, anzi un po’ di più perché alla fine sono sempre loro due. Sempre e solo loro due insieme.
 
 
“Allora, Parigi ti piace ancora?” chiede Franz addentando una galletta di riso, mentre sua figlia se ne sta in braccio a lui-come un tempo-.
“Mi piace da morire! E, oh papà dovresti venire a trovarmi. Sono sicura che piacerà tanto anche a te!” esclama felice. -“sono comunque arrabbiata perché questa mattina non sei venuto a prendermi in aeroporto!” continua offesa.
“Hai ragione, scusami. Avevo un appuntamento in ufficio importante e l’ho spostato presto, in modo da avere il pomeriggio libero e stare con te. Puoi perdonarmi mia piccola Noëlle?”-“Solo se suoni per me.” ribatte felice.
“Ti vedo pensierosa..è successo qualcosa?”chiede Franz accarezzando la mano di sua figlia.
“Si e no.”-“Ti va di parlarne?” Annuisce.
“Ho conosciuto un ragazzo al Louvre,beh..conosciuto è una parola grossa.Mi ha chiesto delle indicazioni. Aveva un accento britannico e due occhi meravigliosi. Ma, non l’ho più rivisto. Ero impegnata con l’ultima sessione degli esami e non sono più tornata al Louvre.”-“Non ci hai neanche parlato,perché stai così?”-“Sembrava un ragazzo particolare, come.. come se avesse voluto parlare e dire nulla nello stesso momento.Ed io,una persona così non l’ho mai incontrata,papà.”
 

 
 
 
 
  
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