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Autore: pandaisia    17/10/2014    8 recensioni
STORIA MOMENTANEAMENTE SOSPESA "« Il mio nome è Guinevere, fatene tesoro mio giovane adorato. Presto sarete un vampiro, ed il sarò vostra madre per l'eternità. » Pronunciò la donna, immobile al suo posto. Aveva le mani in grembo e gli occhi fissi in quelli del ragazzo inglese. Il suo accento infrancesito ed un poco pezzente, completamente svanito. « NO! » Urlò Adrian, coprendosi le orecchie con le mani pallide: la voce della donna pareva il suono delle unghie su una superficie liscia, delle forchette contro i piatti di porcellana buona. Non riusciva ad ascoltarla, ed ogni cosa intorno a lui vorticava. In un limbo di straziante dolore, sentiva di star sanguinando. Un dolore alle membra, un dolore all'anima, che pareva dolore fisico. « Non accetto un no come risposta. » "
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
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01. PROLOGO

 

La famiglia Petty-FitzMaurice era quella che potremmo definire una famiglia per bene.
Sempre ben agghindati, i quattro membri di quella "perfetta" famiglia, pranzavano alle dodici in punto e cenavano alle sette ogni sera, non un minuto in più, non un minuto in meno. In sottofondo non potevano mai mancare gli ordini sussurrati alla servitù della padrona di casa ed il capofamiglia non scordava mai neppure una volta di sorseggiare del brandy nello studiolo posto al secondo piano. Lì, un caminetto riscaldava l'ambiente ogni dì e senza sosta veniva attizzato dalle mani esperte dell'uomo o più spesso da quelle smagrite delle cameriere. Sebbene il loro fosse l'ennesimo matrimonio di convenienza, i due coniugi avevano imparato a parlarsi con lunghe occhiate silenti e per placare la solitudine, avevano generato due giovani eredi. Vivevano in un'incantevole villetta poco fuori Manchester, Inghilterra, e per certo la loro era una posizione di tutto prestigio in quell'ambiente. Conosciuti, rispettati e da certi poco sciocchi persino temuti, gli abitatori di quella casa si destreggiavano in una vita apparentemente impeccabile, dietro vetrate colorate e sguardi severi. Tuttavia converrete con me quando affermo che ogni famiglia ha le proprie colpe, oscuri peccati commessi e mai riscattati, torbidi misfatti che farebbero venire i capelli bianchi persino alle peggiori donne di malaffare. Nel caso della famiglia in questione doveva essersi scatenata su di loro una strana malia, una maledizione ereditata dagli sbagli dei loro predecessori e forse anche dai loro.
Phillip Donovan Petty-FitzMaurice era uno stimato medico, aveva il vanto di curare l'isteria*, e sua moglie Enriette Marie non faceva altro che ciarlare, ciarlare ed ancora ciarlare su come andava il tempo, sui cappellini e sul malcostume di certe signore che si atteggiavano a borghesi quando in realtà erano solo della contadinotte arricchite. E lei lo sapeva, li conosceva i contadinotti giacché erano gli stessi con cui aveva passato l'infanzia nella villa in campagna della famiglia, osservandoli con sdegno e curiosità dietro le tendine trinate della sua stanza. Non aveva memoria d'esser corsa fuori per giocare coi figli del fattore, ne nessuno aveva mai ricordato quell'evento sorridendo, eppure in certe notti Enriette sentiva sotto i propri piedi la morbida consistenza del terriccio: da dove venisse quel ricordo, non lo sapeva. Non era mai stata una donna forte, quella lì, alternando periodi di profonda depressione a momenti d'alcolismo e gioia immotivata. Lei e Philip si erano conosciuti giovanissimi, adolescenti, figli di affaristi nel medesimo settore. Divennero ben presto una coppia, unitasi in matrimonio per volere dei genitori d'entrambi. Un contratto stipulato con due anelli e del pizzo bianco pallido. Nei vent'anni che si erano ritrovati a trascorrere fianco a fianco, nello stesso letto e sotto lo stesso tetto, erano state molte le volte in cui la cara Marie aveva storto il nasino ed altrettante quelle in cui Phillip l'aveva accontentata. Sciocchezzuole, ripeteva di tanto in tanto.
In venti lunghi anni di annoiate chiacchiere e discussioni, avevano ben pensato di procreare. Due volte. Due eredi, due figli. Un maschio ed una femmina, ed erano loro il vero ed inconsapevole problema di quella coppia non più giovane. Screanzati, li avrebbero chiamati, disgraziati, assassini, maledetti, blasfemi, imperdonabili. Se solo avessero aspettato un decennio o poco più, li avrebbero visti peccare dei peggiori reati di quella società perbenista nel quale ahimè avevano visto la luce. Dei peccati dell'ira, della lussuria, della cupidigia, della menzogna, del furto. Il pimogenito, Adrian Byron Petty-FitzMaurice, era un ragazzotto silenzioso e lo era stato sin dalla nascita, eppure pareva covare dentro di se sempre qualcosa pronto a mettere ferro e fuoco il suo animo. Estremamente irascibile, ma leale ed ambizioso, s'aggirava per le vie della città con estrema eleganza. Portava i capelli lunghi, infinitamente neri, ed i suoi occhi erano così azzurri quasi da far male. Parevano lame di ghiaccio, stralci di cielo strappati al firmamento illuminato dal sole nei giorni in cui, misericordiose, le nuvole scivolavano via sospinte dal vento. Non recavano però la stessa pace, ed erano invece capaci di narrare i più impudici pensieri di quello che bambino divenne uomo troppo presto, troppo curioso del mondo. Bramoso, scaltro, lesto con le mani ed ancor più con la lingua la giocava alla pari con la piccola di casa. La secondogenita si chiamava Caroline, e portava per secondo nome quello della figlia del Dio dei venti Eolo, Halcyone. Pareva essere l'antitesi del fratello. Aveva lunghi capelli ramati, boccoluti come quelli delle bambole di porcellana che sua madre le proibiva di toccare, e grandi occhi verdi come i prati intorno alla villa. Una bimba irruenta, intelligente e restia alle regole ed all'etichetta che tutti in quella casa parevano volerle impartire. Vestiti dei begli abiti della domenica, i due figli della coppia erano cresciuti ed altrettanto dabbene agghindati avevano fatto il loro ingresso in società danzando e dimostrando la loro intelligenza con bei paroloni e tante teorie. Avevano venti e diciotto anni, reduci da studi privati e spiccate discussioni nella biblioteca di famiglia, quando il mondo vorticò loro intorno dilaniandoli a tal punto da renderli protagonisti di una profezia che non era mai stata scritta, ne pronunciata.
Al rintocco della mezzanotte, il vento cambiò portando nella cittadina l'acre odore di fiere in lotta. Guinevere e Bersack giunsero in Inghilterra complice una fredda notte del milleottocentotrentatre. La prima imbarcatasi su un mercantile francese in cui ben pochi lavoratori erano rimasti in vita – ritrovarono le pareti tinte di rosso rubino e solo alcuni dei corpi dei marinai sbranati sino alle ossa – poggiò i propri piedini di fata sulla terra ferma che era da poco scoccata la mezzanotte in quello che decenni più tardi sarebbe stato chiamato un porto ed il secondo, correndo tra i boschi era giunto dalla più profonda e temibile Scozia. Come raggiunse Manchester la donna, poi, fu un mistero che sarebbe stato facilmente scoperto che solo si fosse studiata con maggiore attenzione la moria di uomini ed animali che quella si lasciava alle spalle. Come nessuno notò l'uomo, al cui seguito portava un branco di scavezzacollo ringhianti pronti a menar le mani, lo si sarebbe dovuto domandare alle bestie trovate uccise ai margini delle boscaglie. Si detestavano, potevano sentirsi dai lati opposti di quella cittadina addormentata. Persino l'odore dell'uno era ripugnante per l'altra ma per quell'unica volta avrebbero lavorato insieme, una volta soltanto e poi ognuno sarebbe tornato al proprio mondo ed alla propria
non-vita


 

*Isteria: è un termine che è stato utilizzato nella psichiatria dell'Ottocento per indicare una tipologia di attacchi nevrotici molto intensi, di cui erano generalmente vittime soggetti femminili. Il termine viene dal greco Hysteron, utero. Infatti nell'antica Grecia si considerava che la causa di sintomi di questo tipo nelle donne fosse uno spostamento dell'utero.

   
 
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