Serie TV > Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: crystalskin    17/10/2014    0 recensioni
Uscirono dal locale e si diressero verso la macchina.
Il demone si sedette sul cofano dell'auto.
- Potresti evitare? - le chiese Samantha guardando con apprensione l'Impala.
La ragazza sbuffò, - Sei esattamente come tuo padre, vi preoccupate per questo inutile rottame.
- Hey, non offendere. - disse Samantha in tono serio.
- Tranquilla, scherzavo. - disse l'altra alzandosi.
- Va dritto al punto, visto che non sei stato bravissimo a recitare la parte.
- Beh, - disse guardandosi intorno, - come avrai ben capito la tua famiglia non è affatto normale. Ma del resto cosa può essere definito normale in questo mondo? - rise.
Il suo temporeggiare le dava ai nervi, - Sì, va avanti.
- I sette re dell'inferno ti danno la caccia su ordine di Lucifero e se non ti hanno ancora trovata loro, è perchè stanno cercando di prendere tempo. - disse giocherellando con una ciocca di capelli neri ancora umida, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Samantha strinse forte i pugni lungo i fianchi, - Perchè vogliono uccidermi?
Il demone rise di gusto, - Sciocca, non vogliono ucciderti, non possono. Sei la prescelta.
Genere: Drammatico, Sovrannaturale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



kk

















 
"In the land of gods and monsters,
I was an angel,
living in the garden of evil."



"Nella terra degli dei e dei mostri,
ero un angelo
che viveva nel giardino del diavolo."













circa un anno dopo...



- Grace, porta il tuo didietro in cucina! - urlò di nuovo Sue.
- Arrivo. - rispose senza troppa convizione Samantha mentre finiva di versare del caffè bollente.
Quella mattina il locale era pieno di clienti, tutti i tavoli erano occupati. Qualcosa di mai visto prima.
La ragazza riuscì a stento a raggiungere la cucina, destreggiandosi tra la folla di persone, mantenendo in equilibrio precario un vassoio pieno di piatti sporchi.
- Ragazzina, ci sei con la testa oggi? - chiese il capo fissando i suoi occhietti rotondi in quelli verde acceso della ragazza.
L'altra non riuscì a trattenersi dal rotearli all'indietro.
- Sì, brava, - continuò la donna, - ruota gli occhi, magari trovi un cervello là dietro.
Samantha si limitò a sbiascicare delle scuse e a tenere per sè quello che avrebbe voluto dirle.
Posò il vassoio e ne riempì un'altro con tre abbondanti menù colazione. Pregò silenziosamente che il vassoio non si rovesciasse o non avrebbe retto un'altra scenata di Sue.
- Ecco a voi. - disse servendo la colazione a quella che sembrava essere una famigliola in gita.
Non potè non chiedersi perchè tutte quelle persone fossero venute a visitare quello sperduto paesino del Kansas.
- Come mai qui? - chiese con naturalezza mentre finiva di servire l'ultimo piatto di pan cakes.
- Siamo dovuti tornare in anticipo dalla fiera annuale del mais e abbiamo fatto una piccola sosta qui... era il posto più vicino. - rispose la signora con il più piccolo dei due figli sulle ginocchia.
La ragazza annuì, - Mi dispiace..
- Già, - replicò il marito della donna, - abbiamo viaggiato per due giorni, stipati in un pulman pieno di persone, per niente.
- Su, non fare così Harry, non è colpa di nessuno. - disse la donna cercando di calmarlo.
- Tutta colpa della polizia che qui non riesce nemmeno a prendere un paio di criminali da strapazzo. - continuò l'uomo prima di prendere un sorso del suo caffè bollente.
- Tesoro, vuoi chiamare tre omicidi l'opera di "un paio di criminali da strapazzo"? - ribattè la moglie.
- Tre omicidi? - ripetè la ragazza inarcando le sopracciglia.
- Sì, - disse la donna, - il primo giorno in cui si è tenuta la fiera tre ragazze, o almeno così ci hanno detto, sono state aggredite e uccise.
Le mascelle di Samantah si contrassero e le mani tennero fin troppo saldamente il vassoio ora vuoto.
- Sono sicura che hanno soltanto esagerato, sapete come sono le persone qui... - cercò di convincere anche se stessa.
La coppia annuì e lei riprese il vassoio ormai vuoto, - Buon appetito.
Non era più al sicuro ormai, erano troppo vicini.
Iniziò a massaggiarsi le tempie con movimenti circolari delle dita, come faceva sempre quando cercava di ragionare lucidamente.
Lanciò un'occhiata veloce al calendario dietro alla cassa, 17 Settembre.
Erano quattro mesi che si trovava lì, era il limite, se ne sarebbe dovuta accorgere prima.
Prese un respiro profondo, afferrò velocemente la giacca appesa vicino alla porta di servizio e si tolse quell'orrendo grembiule rosa scolorito che aveva portato per tutta l'estate appena trascorsa.
Sue la vide appena ebbe posato la mano sulla maniglia, - Hey ragazzina, dove credi di andare?
Il viso rotondo iniziò a diventarle di un colore rosso acceso, i capelli unti le ricaddero sulla fronte e improvvisamente sembrò che quel grembiule che indossava le fasciasse fin troppo i fianchi enormi.
La ragazza imprecò a bassa voce e poi si voltò verso di lei, - Me ne vado.
La donna la guardò in cagnesco e le si avvicinò, - Dopo tutto quello che ho fatto per te? Dopo tutto il tempo che hai lavorato qui?
Samantha stava per esplodere. Iniziò a respirare in modo controllato per sbollire la rabbia, - Tu non hai fatto mai un bel niente per me, Sue. 
- Che ragazzina insulsa e ingrata che sei. - disse alzando la voce.
- Sono ben tre mesi, tre giorni e due ore che sopporto le tue crisi isteriche. Non intendo sprecare un altro singolo minuto della mia esistenza qui. Addio, Sue. - uscì lasciandola a bocca spalancata e sbattendo nervosamente la porta alle sue spalle.

Uscì dal locale e sentì con piacere l'aria pulita prendere il posto di quell'aria pesante che puzzava di frittura.
Anche nel parcheggio riusciva comunque a sentire le urla della donna ormai sull'orlo della disperazione.
Si diresse verso l'Impala e prese dal portabagagli il borsone verde militare che conteneva tutta la sua roba.
Si lasciò cadere a peso morto sul sedile del conducente e cacciò fuori qualcosa di simile a un grugnito.
Pensava a cosa avrebbe potuto fare in quel momento. Forse andarsene da casa non era stata la cosa migliore, ma non poteva ripensare continuamente agli sbagli commessi mesi prima.
Sfilò il cellulare dalla tasca posteriore dei jeans e decise di controllare la segreteria: 50 nuovi messaggi.
Si decise ad aprire l'ultimo e riconobbe subito la voce rotta di suo zio Sam, - Sam, ti prego, fammi sapere almeno se sei ancora viva. Chiamami. Ti supplico, voglio solo aiutarti... ti voglio bene.
Un sonoro beep mise fine al messaggio.
Inutile anche solo accennare al fatto che si sentisse abbastanza in colpa, ma non poteva fidarsi.
Spense il telefono e lo gettò senza troppa attenzione nel borsone mezzo vuoto.
- Sai Sammy, non dovresti comportarti in questo modo con lui. - disse improvvisamente una voce femminile e familiare alle sue spalle.
Senza riflettere troppo afferrò il pugnale che teneva nello stivale sinistro e si voltò verso il sedile posteriore.
- Alex? Ma che diavolo... ? - aveva riconosciuto sua cugina appena prima che la cosa potesse mettersi male per entrambe.
La ragazza alzò le mani in segno di resa, - Hey, metti giù quel coso, non farei del male nemmeno ad una mosca.
Sam ubbidì.
- Allora, come va? - chiese Alex sferrando il suo sguardo più innocente.
- Diciamo che... sì, insomma... va... . - rispose ritirando l'arma.
L'altra annuì, - Posso? - chiese indicando il sedile vuoto accanto a lei.
- Certo. - disse liberando il sedile.
Appena le fu accanto sentì il suo profumo alla vaniglia invadere l'abitacolo. Rivedere qualcuno di familiare le procurava una strana sensazione, bella forse ma insolita.





- Scusa Alex ma ho bisogno di sapere che non nascondi qualche piccolo segreto. - disse scambiando la sua acqua leggermente frizzante con acqua santa prima che la ragazza tornasse dal bagno del fast food.
- Come ti stavo dicendo prima, - riprese immediatamente mentre si stava ancora sedendo al tavolo, - sono stata in viaggio per metà del paese con degli amici del college e ho saputo solo da qualche giorno che papà ti stava cercando perchè eri sparita nel nulla... così gli ho detto che avrei collaborato alle ricerche... ed eccomi qui. - disse Alex sorridendole.
La osservò e non riuscì a convincersi che fosse realmente lì, il suo dolcevita rosa, le lentiggini, i capelli neri, lunghi e perfettamente lisci come al solito.
- Eccoti qui. - disse Samantha senza troppa convinzione.
- Che ti prende? - le chiese preoccupata e una piccola rughetta comparve in mezzo alle sue sopracciglia sottili.
- Niente, stavo solo... riflettendo. - rispose.
- Oh andiamo, non ci casco... dimmi. - la incalzò Alex.
- Davvero non capisco come tu sia riuscita a trovarmi così in fretta. - disse cercando di nascondere senza successo una punta di fastidio.
- Non saprei, - disse guardando in modo strano il suo bicchiere, - credo sia stata solo fortuna.
L'altra annuì, - Certo.
In quel momento arrivò la cameriera che servì a entrambe due hamburger al bacon.
- Quindi, - continuò Alex, - vuoi raccontarmi un po' di più riguardo a questa storia? Perchè ti sei tinta i capelli, vivi fuori dal mondo e ti fai chiamare... Grace?
Samantha scrollò le spalle, - E' complicato.
- Sono sicura che non lo è. - ribattè l'altra a bocca piena.
- D-di solito non mangi mai l'hamburger con le mani. - le fece notare Samantha irrigidendosi.
- Con il tempo si cambia. - si sbrigò a risponderle pulendosi la bocca.
- Strano, - disse l'altra fissando il pavimento, - mangi l'hamburger con le posate da almeno... quanti anni avevi? - le chiese fissando lo sguardo nei suoi occhi cioccolato.
- Mh, beh... chi lo ricorda più... . - cercò di divagare e le rivolse un sorriso nervoso.
- Tu. - disse.
- Tu sei quella che ricorda tutto, ogni avvenimento, ogni data... - continuò non muovendo i suoi occhi verdi di un millimetro.
- Sam, fare l'eremita non ti ha resa più simpatica. - osservò, ma poteva percepire del nervosismo nella sua voce.
- Non lo metto in dubbio... Come va a Princeton? - cercò di cambiare discorso.
- B-bene... amo economia. - disse con un sorriso poco convinto.
- Ti sei iscritta a medicina, due anni fa. - disse prima di afferrare il bicchiere e versarlo sopra alla testa della ragazza.
Il suo volto cominciò a bruciare e il tutto non passò inosservato al resto dei presenti che iniziarono a parlottare osservando la scena.
Una cameriera vicina ai sessanta si avvicinò al tavolo, - Va tutto bene? - chiese guardando accigliata le due ragazze.
- Benissimo. - si affrettò a rispondere Sam. La donna si allontanò tenendo lo sguardo fisso su di loro.
Alex abbassò lo sguardo e quando lo risollevò su sua cugina i suoi occhi erano completamente neri, - Grazie per la doccia. - disse rivolgendole una smorfia.
Samantha sussultò leggermente, - Prevedibile dopo un anno in fuga. - disse a denti stretti.
- Mi dispiace, avrei voluto resistere di più, ma non sopporto le chiacchiere da ragazzine. Ho recitato la parte al meglio per tutto il tragitto fino a qui, accontentati. - disse il demone con un'espressione che voleva sembrare dispiaciuta.
- Chi sei? - chiese Samantha stringendo i pugni sotto al tavolo.
- Il mio nome non importa, dolcezza. Devi solo sapere che sono uno dei tanti che verranno a farti visita. - le rispose continuando a mangiare il suo hamburger come se nulla fosse.
- Cosa volete da me? - chiese la ragazza cercando di mantenere la calma.
- Noi? - rise, - Non vogliamo nulla in particolare, solo te. - disse.
Questa volta fu lei a ridere, - Me? Perchè?
- Sei molto più speciale di quanto pensi, Samantha Winchester. - disse fissando i suoi occhi da demone su di lei.
- Siete tutti così misteriosi, mai nessuno che mi dica come stanno veramente le cose. - osservò lei.
- Posso chiarirti le idee, tesoro. Vieni con me, qui è un po' troppo affollato per i miei gusti. - le disse guardandosi attorno.
- Non credo di avere altra scelta. - disse lei con una stretta allo stomaco.
- Sento che andremo d'accordo noi due. - il fatto che quel coso fosse dentro a sua cugina le faceva montare una rabbia mai provata prima.

Uscirono dal locale e si diressero verso la macchina.
Il demone si sedette sul cofano dell'auto. 
- Potresti evitare? - le chiese Samantha guardando con apprensione l'Impala.
La ragazza sbuffò, - Sei esattamente come tuo padre, vi preoccupate per questo inutile rottame.
- Hey, non offendere. - disse Samantha in tono serio.
- Tranquilla, scherzavo. - disse l'altra alzandosi.
- Va dritto al punto, visto che non sei stato bravissimo a recitare la parte.
- Beh, - disse guardandosi intorno, - come avrai ben capito la tua famiglia non è affatto normale. Ma del resto cosa può essere definito normale in questo mondo? - rise.
Il suo temporeggiare le dava ai nervi, - Sì, va avanti.
- I sette re dell'inferno ti danno la caccia su ordine di Lucifero e se non ti hanno ancora trovata loro, è perchè stanno cercando di prendere tempo. - disse giocherellando con una ciocca di capelli neri ancora umida, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Samantha strinse forte i pugni lungo i fianchi, - Perchè vogliono uccidermi?
Il demone rise di gusto, - Sciocca, non vogliono ucciderti, non possono. Sei la prescelta.
- La prescelta? Per cosa esattamente? - chiese.
- Non sei umana, avresti dovuto capirlo. C'è qualcosa di speciale e oscuro in te. - disse poggiandole una mano sulla spalla in modo affettuoso.
Lei si ritrasse, - "Speciale " in che senso?
- Sei per metà umana e per metà demone. - disse compiaciuto.
- Non mi racconti nulla di nuovo, ho parlato con molti altri demoni prima di te e mi sono sembrati molto più ben informati. -
- Quello che importa, - continuò, - è che sei il nuovo giocattolino prediletto del mio signore e io ti porterò da lui, ma solo se vorrai, ovviamente. - sorrise sornione.
Samantha continuò a fissarlo con un sorriso disincantato sulle labbra, - Mh, certo.
- Mi dispiace, mi tocca sempre fare il lavoro sporco. - disse scrollando le spalle.
- Capisco... .
- Ma ho un patto da proporti, cara. - pronunciò l'ultima parola con fin troppa eccitazione.
- Sentiamo. - lo incoraggiò. Sapeva che quel momento sarebbe arrivato.
Si sfregò le mani per poi continuare, - Accetta di venire con me e io ti ridarò la tua bellissima e amatissima Alex, che ne dici?
- Fai sul serio? - gli chiese estraendo il pugnale dallo stivale.
- Noi facciamo sempre sul serio... - disse fissando con sguardo divertito il pugnale.
- Quindi...? - chiese rimettendo l'arma dove era custodita.
- Sei una ragazza intelligente, voglio che tu accetti questo patto che ti ho appena proposto gentilmente. - sorrise.
- Il tuo patto? Sì, beh.. in molti mi hanno fatto diverse offerte prima di te e come ho detto anche a loro, puoi anche ficcarti il tuo patto dove non batte il sole. - disse ricambiando il sorriso.
- Non rendere le cose difficili. - disse mentre il sorriso spariva dalla sua faccia.
- Lascia andare Alex e potremo riparlarne. - disse sentendo l'adrenalina che aveva preso a circolare nel suo corpo.
Scosse la testa, - Non posso.
- Oh, sì che puoi. Sappiamo entrambi che puoi. - disse Samantha avvicinandoglisi.
Il demone la afferrò per il collo e la sbattè sul cofano dell'auto in una frazione di secondo. Nonostante il dolore fisico la volontà di Sam non si mosse di un millimetro.
- Voi Winchester siete tutti uguali, così presuntuosi. - disse ridendo.
- Mi riprenderò mia cugina e ti rispedirò in quella fogna da dove sei venuto. - disse mentre il pugnale raggiungeva inspiegabilmente la sua mano, come se le avesse letto la mente.
- Bene, nessun patto allora, ti porterò direttamente all'inferno e porterò con te anche lei. - disse mentre i suoi occhi diventarono di nuovo neri.
- Beh, - disse ansimando, - credo che rimanderò il viaggio. 
Conficcò il pugnale nel fianco sinistro del demone e lo vide cadere lentamente sull'asfalto, preso dal dolore e dalla sorpresa.
- Pensi che questo servirà a fermarmi? - la guardò con disprezzo mentre cercava di sfilare la lama dalla sua carne.
- Mi credi così stupida? La prendo come un'offesa personale. - disse pulendo con l'orlo della giacca il piccolo rivolo di sangue che le rigava la fronte.
Recitò uno dei tanti esorcismi che conosceva e si aspettò che il demone si contorcesse e liberasse il corpo di sua cugina, ma niente di tutto questo accadde.
Il demone perse solamente i sensi, come colpito da un improvviso mancamento.
- Beh, meglio di niente. - sospirò.

- Demone 0, Samantha 1. - disse mentre caricava il corpo privo di sensi nel portabagagli.
Esattamente qualche secondo prima di mettere in moto l'auto vide un uomo alto e robusto parlare qualche in metro più in là con un omiciattolo in divisa.
- Merda. - sussurrò.
Diede il gas e partì a tutta velocità verso l'uscita del piccolo parcheggio.
Sterzò pericolosamente prima di imboccare l'autostrada e iniziò a superare macchine a destra e a sinistra.
Sentì le sirene sempre più vicine e spinse automaticamente il piede sull'accelleratore.
Si guardò attornò e scelse l'unica soluzione possibile, girò bruscamente il volante sfondando il guard rail che separava la strada asfaltata.
Tenne entrambe le mani saldamente strette al volante e pregò che l'auto non l'abbandonasse proprio in quel momento.
La macchina scivolò rovinosamente sul terreno dissestato e scosceso fino a quando non incontrò qualcosa che arrestò bruscamente la sua corsa. Sam non riuscì a svoltare in tempo.
L'urto con l'albero fu così violento da far battere la testa di Samantha contro il volante.
- Papà mi ucciderà. - fu la prima cosa che disse prima che i suoi occhi si coprissero di un velo nero e che i sensi l'abbandonassero momentaneamente.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: crystalskin