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Autore: ruscitovalentina    18/10/2014    0 recensioni
E' estate, tempo d'amore. Rory e la sua migliore amica Katy, in vacanza in un hotel non molto distante dalla loro città, ben presto fanno nuove conoscenze. Conoscono infatti un gruppo di ragazzi ragazze della loro età e il divertimento sembra assicurato, Rory crede di aver inquadrato la situazione con il ragazzo perfetto, ma niente è come sembra, e ben presto si accorgerà di qualcun'altro: misterioso, scazzato nonché tremendamente attraente...e niente sarà più come prima.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Dopo la cena Katy mi trascinò in camera e si rinchiuse in bagno armata di arricciacapelli. Aprii pigramente l’armadio e tirai fuori un paio di pantaloncini bianchi e un top a fascia blu, indossai il tutto velocemente e mi specchiai. Quei pantaloncini mi sembravano davvero troppo corti…
-Stai benissimo! Cos’è quella faccia?-, disse Katy uscendo dal bagno. Scossi la testa indossando le vans blu e mi avvicinai allo specchio per truccarmi un po’. Osservai Katy attraversare la stanza; indossava anche lei dei pantaloncini di jeans, una canottiera di pizzo rosa e ai piedi degli stivaletti bianchi. A volte la invidiavo per tutta quella femminilità, per il semplice modo di camminare…io in confronto ero un maschiaccio, sempre con un paio di scarpe da ginnastica ai piedi.
Dopo aver applicato del mascara nero seguii Katy fuori dalla stanza.
-Ehy, quelli sono i miei pantaloncini?-, le chiesi mentre entravamo nell’ascensore.
Katy si voltò a guardarmi, lo sguardo colpevole mentre sulle sue labbra balenava un sorrisetto furbo.
Rimasi qualche istante a guardare quei pantaloncini alla ricerca di una piccola macchia sulla tasca anteriore, e quando la trovai fu come spingere un interruttore e dar inizio a una cascata di ricordi.
“-Guarda cos’hai combinato!-, sbottai senza riuscire ad essere seria di fronte all’espressione di Tony.
-Ehy, dovrei essere arrabbiato anch’io sai? Quel caffè avrei dovuto berlo invece sta per metà sui tuoi jeans!
Tony e io scoppiammo a ridere, pochi secondi dopo però le sue labbra si trovavano sulle mie e una sua mano afferrò la mia…”
Il ricordo svanì di scatto quando le porte dell’ascensore si aprirono velocemente producendo un leggero brusio. Sbattei le palpebre per scacciare il pensiero ma non servì a molto.
Katy mi lanciò uno sguardo interrogativo, ma non appena aprii la bocca vidi Stefano entrare nella hall dell’hotel.
-Sbaglio o si è fatto molto più figo da quando lo abbiamo visto in piscina? Non credo sia possibile in poco più di un paio d’ore…
-Kat, per favore, sta zitta-, mormorai a denti stretti mentre il ragazzo si avvicinava a grandi passi.
-Buonasera ragazze!-, esordì con un sorriso pieno e semplice, dalla bellezza mozzafiato. Allungò una mano verso Katy e si presentò, poi passo lo sguardo da lei a me, sorridendo ancora. –Io e te già ci conosciamo-, disse con la voce leggermente più bassa.
-Dove sono gli altri?-, chiese Katy.
-Ci aspettano nel bar all’aperto dell’hotel.
-Immagino come Diana sia felice di vedermi…-, buttai lì scatenando la risatina divertita di Stefano. Indossava una maglietta azzurra a maniche corte e dei calzoncini bianchi che fasciavano parte delle sue gambe muscolose, mettendo in risalto il suo fisico possente.
Poco dopo varcavamo la soglia del grande bar con terrazza dell’hotel. Seguimmo Stefano fino ad un tavolo dove riconobbi alcune facce del suo gruppo, notando prima di tutti quella di Diana. E non era proprio felice di vederci lì.
Io e Katy occupammo i due posti di un divanetto proprio accanto alla poltroncina di Stefano, e mentre tutti gli altri erano occupati in una conversazione sulla piscina dell’hotel io ne approfittai per dare uno sguardo ai membri del gruppo.
Diana aveva i capelli biondi raccolti in una treccia di lato, che scendeva quasi fino alla pancia. Indossava un lungo vestito nero con un profondo spacco che partiva dalla coscia, e dei sandali anche loro neri. Accanto a lei sedeva una ragazza dai capelli rossi liscissimi che arrivavano alle spalle. Aveva gli occhi pesantemente truccati di blu, intonato al top di pizzo e i collant. Infine, c’era un’altra bionda dai capelli riccioluti e gli occhi nocciola. A differenza delle altre, il suo viso era gentile e rilassato.
Passai ai ragazzi; oltre a Stefano ce ne erano altri due. Uno di loro aveva i capelli biondissimi, che colpiti dalla luce di un faretto sulla terrazza sembravano addirittura bianchi. Indossava una camicia a righe blu e bianca che fasciava la sua corporatura snella. Accanto a lui c’era un ragazzo con la testa china intento a fumare, per cui potei vedere solo la sua chioma folta e scura.
Lanciai un’occhiata a Katy, trovandola intenta anche lei a osservare i membri del gruppo.
Stefano si schiarì la voce, probabilmente per allentare la tensione, e ci presentò agli altri.
-Ragazzi, loro sono Katy e Rory. Ragazze, loro sono Ashley, Diana, Leila, Joshua e Cart.
Annuii guardandoli un po’ tutti e lo stesso fece Katy.
-Bene, che ne dite di ordinare qualcosa?-, propose Cart, quello con i capelli chiarissimi.
Gli altri approvarono facendo finalmente un po’ di baccano; mi sentivo tesa e nervosa come una corda di violino, anche se non capivo cosa ci fosse da temere.
Katy mi lanciò uno sguardo per nulla innocente mentre ordinava un superalcolico, io presi un drink che avevo preso una volta alla festa di mio cugino, uno dei pochi che mi piaceva: vodka lemon. In pratica: vodka allungata con lemon soda.
I drink arrivarono alla velocità della luce. Io bevvi alcuni sorsi del mio provando diversi brividi quando questo, ghiacciato, scorse nella mia gola.
Non capivo perché fossi così nervosa, e avevo bisogno di una sigaretta. Mi alzai e raggiunsi il fondo del balcone, appoggiandomi alla ringhiera, m’infilai una sigaretta tra le labbra e frugai nella borsa alla ricerca dell’accendino, quando una piccola fiamma s’insinuò sotto il mio naso bruciando appena il tabacco della sigaretta. Aspirai per accenderla bene e mi voltai.
-Grazie-, mormorai a Stefano. Lui accese la sua John Player blu e mi imitò, appoggiandosi al parapetto.
-Allora, ti piace il resto della combriccola?
Gettai il fumo nell’oscurità della notte e lo guardai per qualche secondo. –Beh, non li conosco quasi per niente. Sembrano simpatici. A parte quel tipo che stava fumando…non sono nemmeno riuscita a guardarlo in faccia, non ha mai praticamente alzato la testa.
-Joshua è il mio migliore amico-, disse dopo qualche istante di silenzio. –E’ un tipo taciturno, può sembrare un cazzone ma fidati che non lo è.
-Un po’ lo è sembrato, a essere sinceri-, ammisi.
Lui fece spallucce e fece un altro tiro, poi sorrise come per cambiare discorso, e gettò la sigaretta al di sotto della balconata. Lo imitai e tornammo al tavolino, dove Katy già parlava animatamente con Ashley, quella con i capelli rossi, e Cart.
-Ehy, potresti anche lasciarla conoscere a noi, Step-, esordì Diana con lo stesso tono che aveva utilizzato quella mattina in piscina, aggiungendoci una punta di acida ironia. Osservai Stefano diventare rosso e guardarmi con aria di scuse. Cercai di sdrammatizzare il suo imbarazzo lanciando una frecciatina a Diana.
-Sai, sarebbe la seconda volta che Stefano si scusa per la tua lingua lunga, Diana.
Lei mi bruciò con lo sguardo e bevve con foga quel che restava del suo drink. Lanciai un’occhiata al mio: era ancora mezzo pieno. Ne bevvi qualche altro sorso prima di alzare lo sguardo e finalmente lo vidi; Joshua si era degnato di alzare lo sguardo su di me.
Probabilmente sarebbe stato meglio che non lo facesse, guardare i suoi occhi color miele furono come un destro di Rocky: tremendamente violento. E quando si alzò per andare anche lui a fumare una sigaretta, realizzai che tutto di lui, comprese le sopracciglia, qualsiasi cosa facesse parte del suo corpo sprizzasse violenza…o sesso.
Scioccata da me stessa e da quei pensieri che mai e poi mai prima d’ora avevano anche solo sfiorato la parte più remota della mia immaginazione, abbassai lo sguardo. Ma non resistetti alla tentazione e tornai a guardarlo, ma lui si era già allontanato.
Quando Joshua fu fuori dal mio campo visivo, fu come riemergere dalle profondità dell’oceano e tornare alla realtà. Tentai in vano di ascoltare Ashley che si lamentava della mancanza di camerieri carini, ma era come avere una calamita attaccata dietro le scapole.
Frustrata, afferrai un’altra sigaretta e mi appostai non molto lontana da lui.
Fumai quasi con rabbia, perché non riuscivo a capacitarmi di quanto potessi essere stupida; non ero mai stata una di quelle tredicenni con gli ormoni impazziti che pomiciava con i ritagli di Zac Efron rubati dalle riviste, e non lo sarei di certo diventata a diciassette anni.
-Sei nervosa?
Sussultai quando la sua voce si fece strada nella mia testa. Lo guardai dopo qualche secondo.
-No. Perché dovrei?-, tentai di fingere un tono distaccato, quasi scocciato.
Accennò alla mia sigaretta con un lieve e impercettibile movimento della mano. –Te la stai praticamente mangiando.
-Oh. Beh…non mi piace stare in mezzo agli sconosciuti.
-Avresti potuto non venire-, mi consigliò. Mi sentii quasi ferita da quella constatazione che però, razionalmente, aveva una logica.
-Katy ha insistito. Lei non è come me, e non voglio rovinarle la vacanza…
-Che brava amichetta-, sogghignò. Gli lancia un’occhiataccia, già irritata, ma preferii sorvolare. Tornai a guardare di sotto e mi morsi il labbro.
Mi sentivo come quando non si ha studiato per un test, o peggio, come quando ti ritrovi davanti un test a sorpresa e ti rendi conto di non sapere praticamente nulla. Zero. Fissi le parole stampate sulla carta e vai nel panico.
Esattamente così. Joshua era come un test a sorpresa nella materia in cui si va male. 
   
 
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