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Autore: 365feelings    18/10/2014    4 recensioni
11. That's the trick (o di come tutto va per meglio)
Quando sente la mano di Will sfiorare la propria, non si sottrae al contatto anzi lo cerca ed è bello sentire le dita dell'altro intrecciarsi alle sue. Pelle contro pelle. C'è un tempo per ogni cosa e quello di fuggire e nascondersi è finito già da un pezzo.
«Che ne dici, li raggiungiamo? Credo che sia arrivata anche tua sorella».
Quello, è il tempo di vivere.

Will/Nico | post-Blood of Olympus | headcanons
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nico di Angelo, Will Solace
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Out of the darkness, brighter than a thousand suns
Coppia: Will/Nico
Rating: verde
Genere: generale, introspettivo
Avvertimenti: one shot, spoiler!
Note: e siamo al capitolo due. Grazie tutti coloro che leggono, recensiscono, inseriscono tra i preferiti e le seguite questa raccolta :D
  • Andiamo di headcanon: mentre Bianca era in missione Nico è rimasto al Campo, giusto? Me lo immagino una mascotte-palla al piede. E immagino anche che all'epoca Will fosse già stato riconosciuto da suo padre, quindi ha ricordi di Nico bambino.
  • AIUTO QUESTA E' LA PRIMA VOLTA SCRIVO DI NICO sebbene i temi trattati siano piuttosto leggeri ho il terrore di essere andata OOC. Sono andata OOC, non è vero? ç____ç
  • Nico legge fumetti... Perché sì (E i numeri che Will si porta via, se li legge lui, perché pure il figlio di Apollo è un po' nerd).
  • Ovviamente non ho idea se i guaritori in Percy Jackson pronuncino il giuramento di Ippocrate, ma mi piace pensare che Will abbia dovuto recitarlo.
  • Sappiamo che i figli di Nike sono estremamente competitivi; vengono descritti come peggiori dei figli di Ares. Ho deciso quindi che gli incidenti tra le due Cabine saranno all'ordine del giorno.
  • Nel mio headcanon Lou Ellen viene da Salem, Massachusetts e porta i capelli tagliati corti, a caschetto, rosa.
  • Ho in progetto alcune AU. Ok, molte AU. Tra le quali anche una Hogwarts!verse e qui mi serve il vostro aiuto: Will è Grifondoro o Corvonero?
 
 
 
 
«You owe me at least three days of rest in the infirmary. Starting now».
The Blood of Olympus, Rick Riordan

 
 
   Giorno 1
 
«La maglia» ripete Will, riportandolo improvvisamente alla realtà. Immerso nei suoi pensieri, Nico non ha seguito una parola di quello che ha detto e non ha nemmeno idea di dove si trovi.
«Eh?»
Si guarda attorno, riconoscendo l'infermeria e rendendosi conto di essere seduto sul lettino delle visite. Che diamine ci fa lì? Ah, sì, ha promesso al figlio di Apollo tre giorni — via il dente, via il dolore.
«La maglia, ho detto. Ma mi stai ascoltando?» chiede il semidio con aria a metà tra lo scocciato e lo scettico.
«Cosa? Ah, no sì certo. Io stavo solo...» pensando che ho appena detto alla mia prima cotta che è carino, ma che non è il mio tipo.
Al pensiero di Percy e della propria rivelazione Nico si sente andare a fuoco — cosa gli saltato in mente di fare? — e il sangue affluisce al volto.
«Che c'è, ti imbarazzi?» chiede Will con un mezzo sorriso sulle labbra, salvo poi tornare serio e professionale «Sono il tuo medico, non ti devi preoccupare di nulla. Se vuoi prendo il paravento».
Il fatto che il ragazzo abbia frainteso fa arrossire Nico ancora di più. Con un movimento stizzito si libera della maglia, mostrando il costato smilzo e la linea delle clavicole e appallottolandola accanto a sé. Per la foga finisce a terra e Will si china a raccoglierla trattenendo un altro sorriso, una volta rialzatosi però non c'è traccia di divertimento sul suo volto.
Nico ha l'impressione che il figlio di Apollo lo stia passando ai raggi x e si ritrova a chiedersi come funzionino davvero le sue abilità di guaritore.
 
«Ahi» non può impedirsi di lamentarsi «Fa male».
«Lo so che fa male» gli risponde Will, per nulla dispiaciuto «Ma se fossi venuto da me prima, ora non avresti di che lamentarti».
Nico è pronto a rispondere — come si permette quel figlio di Apollo di rivolgersi così a lui? — ma si ritrova con una stecca di legno in bocca.
«Dì "ah"».
«Mi prendi in giro?» bofonchia mentre Will gli studia con interesse le tonsille.
«Affatto» replica serio «Ti sto visitando».
«Sono sicuro che le armate di Gea hanno fatto scempio della mia gola».
«Check up completo, Di Angelo. È il tuo giorno fortunato».
«Ne sono sicuro» commenta il figlio di Ade «Ora posso vestirmi?»
«Hai freddo?» chiede Will e Nico cerca di trattenere il brivido che lo attraversa. Probabilmente mi starà misurando la temperatura con lo sguardo, nient'altro.
«Un po'» mente. Non è che abbia davvero freddo e sa anche che quello del semidio è un interesse puramente medico, tuttavia non può fare a meno di sentirsi un po' a disagio.
«Ok, rivestisti. Andiamo a trovarti un posto».
 
Nico si rigira un'altra volta nel letto, chiedendosi per quale motivo quella mattina ha assecondato Will. Non era chiaramente lui — certe rivelazioni ne sono la prova.
«Non riesci a dormire?» chiede il figlio di Apollo in questione, trattenendosi a stento dal rimboccargli le coperte.
«Secondo te?»
«Vuoi che ti canti una ninna nanna?» domanda Will e non c'è malizia nella voce, tanto che Nico sospetta che non stia aspettando altro che un cenno di assenso. Lo farebbe davvero, realizza con imbarazzo.
«Sto dormendo» replica quindi, tirando il lenzuolo fin sopra la testa.
 
Alla fine si è addormentato davvero.
Quando si sveglia, una volta smaltito l'intontimento iniziale e abituatosi ai colori chiari dell'infermeria, si sente perfino un po' meglio.
Si è appena messo a sedere che nota una novità: sul comodino c'è un bicchiere che, prima di addormentarsi, non era presente.
«È la tua medicina» lo avverte una semidea che riposa ad un letto di distanza da lui. Ormai l'infermeria non è più sovraffollata e la maggior parte dei pazienti sono stati dimessi: c'è spazio a sufficienza per lasciare a chi resta un po' di privacy.
«Will l'ha messa lì poco prima che ti svegliassi» continua la ragazza «Ha detto di dirti che devi prenderla».
Nico allunga la mano sul comodino e si porta il bicchiere alle labbra; prima però annusa e storce il naso. L'ultima medicina che il figlio di Apollo gli ha dato faceva davvero schifo e questa non sembra promettere meglio.
«Ha detto anche di non fare il bambino e di berla senza fare storie».
 
Sa che è infantile e irragionevole, molto irragionevole, ma quando dopo cena Will mette piede in infermeria Nico non riesce a trattenersi dal mettere il broncio.
La prima cosa che gli verrebbe da dire è dov'eri finito?! o perché non sei stato qui con me?! Anche un alla buonora, in realtà, è stato sul punto di scappargli. Sceglie invece la via del mutismo e quando il semidio si ferma ai piedi del suo letto si rifiuta di guardarlo.
«Allora, com'è andata?» gli chiede e a quel punto ogni buon proposito di ignorarlo se ne va in fumo. Gli lancia uno sguardo assassino, uno di quelli che di solito tiene alla larga le persone da lui. Di solito. Perché Will sembra non avere alcuna percezione del pericolo e continua a fissarlo attendendo una risposta.
«Secondo te?» sibila.
«Non lo so» risponde con tranquillità «Per questo te lo sto chiedendo».
E poi ha il coraggio di dare dell'ottuso a me, pensa con stizza Nico, incrociando le braccia al petto.
«Alla grande» commenta a denti stretti. Ha passato il resto del pomeriggio a chiedersi dove fosse — perché non fosse lì a seccarlo — e ora che invece ce l'ha davanti vorrebbe che se ne andasse. «Posso tornare nella mia Cabina?»
«Tre giorni, Nico» gli ricorda il semidio «Non può essere così male».
«Beh io voglio essere dimesso. Il romano laggiù russa tutto il tempo, le tue medicine fanno schifo e mi annoio».
«Non se ne parla. Sei stato nel Tartaro, hai trasportato la statua per gran parte del tragitto e poi hai combattuto. Voglio tenerti sotto osservazione altri due giorni».
«Se intendi tenermi sotto osservazione come hai fatto oggi, beh, tanto vale che mi lasci tornare nella mia Cabina» risponde e non appena finisce di parlare si morte la lingua. Ha detto più di quanto intendesse dire e ora lo sguardo di Will si illumina di consapevolezza.
«Sei arrabbiato perché non sono stato qui con te?» chiede.
«Figuriamoci!» sbotta Nico «Sto meglio se non sei qui a seccarmi».
«Mi fa piacere, perché non dormivo da quasi quarantott'ore e non mi lavavo da giorni credo».
Il figlio di Ade fa una smorfia disgustata per distarsi dalla consapevolezza di essersi comportato in modo davvero infantile. Will aveva detto tre giorni in infermeria, non tre giorni insieme. Non che Nico voglia stare in sua compagnia.
«Ma non temere» continua il semidio biondo «Ti ho lasciato in buone mani. Ali è in gamba. Tutti i miei fratelli lo sono».
 
   Giorno 2
 
«Ora della medicina!» esclama Will e Nico trova la sua voce estremamente irritante.
«Và via» mugugna rigirandosi sotto le coperte, deciso a tenere gli occhi ben chiusi. Forse se lo ignora se ne andrà. Ma il figlio di Apollo non demorde e insiste ed è talmente chiassoso che alla fine Nico si sveglia.
«Ma che ore sono?» chiede con disappunto e quando sente la risposta (le sei del mattino) sgrana gli occhi, oltraggiato.
«Avanti, la medicina» lo ignora il semidio biondo, allungando il bicchiere.
«Non potevi darmela tra qualche ora? Cosa cambia? E poi fa schifo» protesta Nico, arricciando il naso.
«Bevi e non fare storie. Devi stabilizzarti».
 
Inaspettatamente, subito dopo pranzo, scopre che c'è una visita per lui. Il primo pensiero è Hazel, ma la semidea è tornata a Roma, quindi si aspetta di vedere Jason.
Ad essere andato a trovarlo è invece Lou Ellen.
La ragazza si siede sul letto accanto al suo e in grembo tiene un sacchetto di caramelle gommose che mastica con concentrazione. Per descriverla, Nico userebbe la parola eccentrica. Tutto in lei è fuori dalle righe, ma in fondo non gli dispiace. Certo, da quel poco che la conosce sa che è chiassosa e ha una propensione per gli scherzi, però non è male.
«Ciao!» lo saluta con un sorriso dopo essersi gustata un coccodrillo rosa come i suoi capelli «Vuoi?»
«No, grazie» risponde Nico educatamente, cercando di trovare un motivo alla sua presenza «Cosa ci fai qui?»
«Passavo a trovare un amico» risponde la semidea scrollando le spalle e mettendo in bocca un altro coccodrillo, questa volta giallo.
«Spero non sia grave».
È così che si dice, no? Nico non ne è sicuro.
Lou Ellen alza gli occhi al cielo e borbotta qualcosa come lo aveva detto che era ottuso.
«Sei tu» gli spiega, indicandolo con la mano che tiene il sacchetto «Sono venuta a trovare a te».
«Oh» risponde senza nemmeno provare a nascondere l'aria stupita. Sospetta di non avere un'espressione molto intelligente e la successiva domanda non aiuta in questo senso, ma gli sfugge spontanea: «Perché?»
«Perché non ti sei fatto vedere dalla fine della guerra e non avevo idea di come stessi. Per quanto ne sapevo potevi essere morto o potevi essertene andato».
«Will ha detto niente più viaggi-ombra fino a nuovo ordine» replica con una smorfia.
«Giusto, l'ho sentito».
«Ordini del dottore» esclamano nello stesso momento, sorridendo poi.
«Comunque sto bene» aggiunge Nico qualche minuto dopo. Tiene lo sguardo basso, è a disagio. E aggiunge un frettoloso «Grazie».
Anche se non la sta guardando, è certo che Lou Ellen stia sorridendo ancora.
«Devo dare una mano con le ultime riparazioni. Ma stasera torno. Vuoi che ti porti qualcosa?»
«Dei fumetti» borbotta.
 
Se sta sudando e stropicciando le pagine del fumetto è tutta colpa del romano che russa sempre e che ha pure il coraggio di lamentarsi per la luce accesa.
Con le lenzuola tirate fin sopra la testa e una torcia stretta tra i denti, Nico legge l'ultimo numero di Batman che Lou Ellen gli ha portato.
Quando sente che il lenzuolo gli viene strappato, sobbalza: torcia gli cade e perde il segno.
«Le luci sono state spente un'ora fa».
«Altri dieci minuti» risponde; deve sapere come finisce quel numero, non può semplicemente mettere via tutto.
Nella penombra scorge il capo di Will muoversi in segno di diniego, poi sente una mano tastare il materasso e recuperare i due volumi di Batman con cui si era barricato.
«Avanti, alza la testa».
Nico prova a protestare, ma il semidio non vuole sentire storie e cerca sotto il cuscino, trovando Spiderman.
«Ridammeli!»
«Domani» promette Will «Ora dormi».
Il figlio di Ade mette il broncio anche se ormai non ci sono più luci accese e l'altro semidio se n'è andato. Non potrà mai addormentarsi dato che non sa come finisce il fumetto e, poiché non riuscirà a riposare quella notte, decide di aspettare l'ora della medica così, con il broncio.
Nemmeno dieci minuti dopo, però sta dormendo.
 
   Giorno 3
 
«Tieni, prendilo» gli dice il Coach e Nico non fa in tempo a dire meglio di no, grazie che si ritrova con Chuck tra le braccia. Per quanto non lo desideri, non appena sente il peso, si affretta a stringere il bambino a sé per paura di farlo cadere — Clarisse non glielo perdonerebbe mai.
«Cosa devo fare?» chiede, ma nessuno lo sta ascoltando. Il Coach e Will sono nel pieno di una discussione interessantissima su quale alimentazione sia migliore per il satiro e si sono dimenticati di lui.
A Chuck non sembra dispiacere essere in braccio suo, ma dopo i primi secondi di estatica contemplazione inizia a dimenarsi emettendo risolini e versi gutturali. La paura che possa cadere aumenta e mentre incassa una ginocchiata nello stomaco si chiede come il Coach si sia sognato di mettere la vita del proprio figlio tra le sue mani.
«Ecco il mio guerriero!» gorgheggia il satiro, riprendendosi il pargolo dieci minuti dopo — dieci minuti di troppo.
«Sì, un vero combattente» borbotta Nico, lieto di liberarsi di Chuck. Mentre si massaggia lo stomaco nota che Will lo sta guardando.
«Che c'è?» gli chiede, ma il ragazzo scrolla le spalle e risponde niente — un niente che assomiglia tanto a tutto.
 
Sono quasi le sei quando Will si lascia cadere sul letto accanto al suo e chiude gli occhi, massaggiandosi le tempie. Ha l'aria stanca e indossa ancora il camice, ai piedi però porta come sempre le infradito.
«Pomeriggio intenso?» chiede Nico dopo qualche minuto di silenzio, prendendo l'iniziativa. Di solito, infatti, è il semidio biondo a rivolgergli la parola.
Il figlio di Apollo mugugna una risposta affermativa. Sembra davvero distrutto, più di quando è andato a cercarlo per portarlo in infermeria, ormai tre giorni prima. L'incidente che si è verificato quel pomeriggio tra i figli di Ares e quelli di Nike deve averlo prosciugato dirle sue energie.
«La prossima volta li lascio morire» si sfoga «Va contro il mio giuramento, ma che gli Dei mi siano testimoni, se varcano un'altra volta la soglia di questa infermeria li uccido con le mie stesse mani».
«Giuramento?» chiede con curiosità. Si è reso conto di non sapere nulla sui figli di Apollo — su Will. Ad esclusione del fatto che è un gran rompiscatole, sa solo che è un guaritore eccezionale (ha salvato così tante vite; a distanza di giorni dalla battaglia ci sono ancora semidei che lo vanno a trovare in infermeria per ringraziarlo) e che è dedito al suo lavoro.
«Giuro per Apollo medico e Asclepio e Igea e Panacea e per tutti gli dei e tutte le dee...» inizia a recitare «Il giuramento di Ippocrate. Sono un guaritore, no?»
«Credevo valesse solo per gli umani. E comunque non li lascerai morire né li ucciderai».
Dopo qualche minuto di silenzio Will sospira e risponde.
«Sì, è vero. Ma non sai quanto mi piacerebbe. Hanno sporcato ovunque, rotto un vaso e per tutto il tempo non hanno fatto altro litigare e provocarsi a vicenda».
«Un vaso?»
«Un regalo delle figlie di Demetra» spiega rapidamente e poi riprende «Austin si è preso un pugno sul naso nel tentativo di calmarli. Ho impiegato più tempo a separarli che a guarirli. Senza contare che Mark era in possesso di una spada di oro imperiale. Dove diamine l'ha trovata una spada di oro imperiale?!»
«I figli di Marte, credo. Immagino si siano scambiati dei regali prima di tornare a Nuova Roma».
«Splendido» commenta con sarcasmo «Ci mancavano solo i regali».
 
È appena passata l'ora di cena e Lou Ellen è tornata a trovarlo e con lei, oltre ad un altro pacco di fumetti, c'è Jason. Gli occhiali sono in bilico sul naso e come gli è già successo prova l'impulso di raddrizzarli, ma si trattiene.
«Domani è il gran giorno, ti dimettono» commenta il semidio, sorridendo felice. Nico teme che stia già pianificando la prossima caccia alla bandiera e tutte le altre attività nonostante gli abbia già detto che non intende unire i tavoli e tutto il resto.
«Così pare» replica, occhieggiando alla copertina di Thor appoggiata sul suo comodino.
«Vedrai, la vita al Campo ti piacerà» assicura Lou Ellen.
«Oh, non ne dubito. Di certo è movimentata».
«Ti riferisci a oggi? I figli di Ares amano menare le mani, non è una novità. Ma da quando i figli di Nike sono stati riconosciuti gli incidenti capitano sempre più spesso. Niente di grave, comunque. Nessuno è morto» risponde con un tono allegro un po’ fuori luogo «Non ancora almeno».
 
Quando Jason e Lou Ellen se ne vanno, non sono nemmeno le dieci di sera e Nico inizia a leggere i nuovi fumetti. Per fortuna il romano che russa è stato dimesso quella mattina e in infermeria oltre a lui c'è solo un'altra semidea a cui però la luce accesa non sembra dare fastidio.
Non si è neanche reso conto di essere stanco, il primo sbadiglio lo coglie di sorpresa. Al terzo si è già addormentato con il fumetto ancora in mano, senza aver avuto il tempo di realizzare che quella è la sua ultima notte in infermeria — qualsiasi cosa voglia dire.
Quando Will passa a controllarlo, lo trova così, con Thor numero 29 aperto sopra il lenzuolo e la lampadina dimenticata accesa. Ha l'aria tranquilla, sembra quasi sereno.
Se lo ricorda com'era Nico a dieci anni; pochi giorni ospite della Cabina di Ermes ed era diventato il rompiscatole preferito di tutti i semidei del Campo. Con in testa un elmo di almeno una misura più grande si intrufolava ovunque, faceva domande, si entusiasmava per nulla, rideva.
Mentre gli rimbocca le coperte, a Will sembra di rivedere quel bambino. Sorride.
   
 
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