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Autore: super_angy_69    18/10/2014    4 recensioni
DUE BEST.
UNA VACANZA STUDIO A LONDRA.
E UN INCONTRO INASPETTATO E DESIDERATO.
"Se una persona ti è piaciuta subito sin dal primo momento che hai incrociato il suo sguardo, non smetterà mai di piacerti.
Avete presente la sensazione che si prova quando tutto va finalmente per il verso giusto e la tua vita procede per il meglio? ♥
Basta veramente poco per essere felici.♥
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sedicesimo giorno di vacanza-studio. Un solo fottuto dannato giorno alla partenza.
Perché il tempo passa così velocemente quanto ci si diverte, quando si sta bene? E perché sembra rallentare quando ci si annoia, si è tristi o quant’altro?
Quelle due settimane e mezzo sembravano essere volate, fin troppo velocemente per i miei gusti. Avrei voluto poter rimanere lì per un’altra vita intera, avrei voluto poter rivivere a pieno quelle due settimane, avrei voluto poter fermare il tempo, o almeno fare in modo che quel giorno che mancava alla partenza non sarebbe mai arrivato.
Avevo vissuto un sogno. Uno di quei sogni che pensi non possano mai e poi mai diventare realtà, uno di quei sogni che ti passano per la mente ogni volta che il tuo cervello viene investito dalla fantasia e dalla voglia di farsi trascinare sulle nuvole, in un mondo che non appartiene a nessuno se non alla tua fantasia.
Sospirai pesantemente trascinando la valigia che avevo appena finito di riempire giù dal letto per poi posarla in un angolo della camera. Avevo lasciato fuori solo il cambio per il giorno seguente così, la mattina della partenza avrei dovuto solo infilare nella valigia le ultime cose.
Il telefono che tenevo nella tasca della mia enorme felpa dei 30 Seconds to Mars che avevo indossato sopra a un paio di pantacollant prese a squillare. Le classiche note della classica suoneria dei cellulari Nokia riempirono la stanza. Risposi senza guardare chi fosse.
- Pronto? -
- Tutto bene? – Harry. Avrei riconosciuto la sua voce e il calore di essa fra miliardi.
- Si amore, sono solo un po’ affaticata. Sai, la valigia pesa da morire. -
- Ah. Hai già fatto la valigia? – la sua voce sembrava.. apatica.
- Si. – risposi sospirando.
- Senti, - buttò una pietra su quel discorso e andò avanti. – vieni a casa? A Gaia l’ha già chiesto Niall, tu chiedilo a Carolina. -
- Oh, okay, penso che a Carolina non dispiaccia. Chiamo un taxi e.. penso che tra una mezz’oretta saremo lì. – risposi dolcemente. In quelle due settimane ero diventata di gelatina. Di gelatina rosa, sottolineerei. Troppo dolce, troppo.. zuccherosa. Ma la cosa non mi dispiaceva poi così tanto.
- Ok piccola. A dopo! -
- Ti amo. – sussurrai.
- Ti amo, tanto. – rispose lui. Ogni singola volta che me lo diceva, ogni singola dannata volta che dalla sua bocca uscivano quelle  parole il cuore sembrava voler spaccare la mia cassa toracica, sfondarla per poter raggiungere quel ragazzo che mi aveva reso dipendente.
C’è chi dipende dalle sigarette e dalla nicotina presente in esse. C’è chi dipende dall’erba e dall’alcol. Che chi dipende dal computer e dai videogiochi. E poi c’ero io, che dipendevo dalla musica e da quel ragazzo che era ben riuscito a distruggere le mie difese e a rendermi totalmente e incondizionatamente vulnerabile all’amore, al suo tocco, alle sue labbra e al suo respiro bollente.
Sospirai, di nuovo, e con un sorriso da ebete stampato sul viso mi distesi sul letto. Mi sentivo bene, maledettamente bene, e nemmeno il pensiero che il giorno seguente sarei tornata in patria sarebbe riuscito a strapparmi via il sorriso dalla faccia.
- Svegliati dal tuo stato da ebete che si fa le pippe mentali e preparati che dobbiamo andare dai ragazzi. Ho già chiamato il taxi e avvertito Carolina. – urlò la mia migliore amica dal bagno.
Bene, mi aveva risparmiato un po’ di lavoro, almeno.
Mi avvicinai allo specchio e aggiustai con la spazzola i miei capelli ribelli. Passai della matita sui miei occhi e del rimmel tanto per non far notare a tutti la stanchezza che segnava il mio viso. Indossai un paio di converse nere e sistemai la felpa. Non avevo alcuna voglia di cambiarmi. E poi fuori pioveva e faceva un freddo cane, quindi la felpa che indossavo non era affatto inappropriata. Poi, se avessi avuto caldo, avrei scroccato una maglia da Harry e me la sarei tolta di dosso.
Mi guardai un’altra volta allo specchio e, sconsolata, mi sedetti sul letto prendendo il pc e poggiandomelo sulle gambe. Aspettai che si accendesse e, dopo una miriade di giorni, mi decisi a tornare a controllare Twitter. Amavo quel sito. Era uno dei migliori social network, secondo me. Insomma, si giudicava la gente per il carattere e non per il bel visino. Avevi voglia di scrivere cazzate su cazzate? Bene, potevi farlo, perché a nessuno importava niente, anzi, magari si faceva anche due risate a leggere cosa scrivevi. Certo, c’erano sempre qualcuno che giudicava e sparava sentenze a tutto spiano, ma nonostante questo Twitter era un gran bel posto.
Il mio sguardo si posò sui followers. ‘Oh dio’, pensai. Il numero di questi era salito enormemente. Probabilmente avrei dovuto aspettarmelo. Ero finita su tutti i giornali per la mia storia con Harry, anche in Italia. Tutto questo, a dire la verità, mi spaventava da morire. Non mi era mai piaciuto ricevere troppe attenzioni e essere sulla bocca di tutti. Mi piaceva avere la mia dose di privacy, insomma.
Sospirai e con timore cliccai sulla barra delle menzioni. La pagina era piena di tweet di directioners e non. Iniziai a leggere il primo tweet.
‘Sei una brava ragazza e sono contenta per Harry. Trattalo bene xx’
Sorrisi e retwittai. Passai ai seguenti e i primi cinque o sei dicevano piò o meno la stessa cosa. Poi ce ne furono alcuni che avrei preferito davvero non leggere.
‘Sei una troia e vuoi solo la sua fama. Vergognati.’
‘Non te lo meriti.’
‘Spero che la tua morta sia vicina, troia.’
‘Ahahahah vergognati. Lo stai solamente sfruttando per i suoi soldi. Tornatene in Italia!’
Avrei dovuto chiudere gli occhi, sospirare e far finta di niente. Avrei dovuto stringere i pugni, trattenere le lacrime e capire, perché era la loro devastante gelosia che le faceva parlare. Avrei dovuto scuotere la testa come facevo sempre e dargli delle ‘bambine’. Perché lo erano, lo erano per davvero. Non mi conoscevano, non sapevano chi fossi e quanto amassi Harry. Eppure giudicavano e offendevano pesantemente. Avrei dovuto passarci sopra, ma non ci riuscii. Gli occhi si inumidirono immediatamente e le mani cominciarono a tremare. Chiusi il pc e lo posai sulla scrivania.
- Andiamo ? – urlò Carolina dal salotto.
Sospirai cercando di ricompormi. Diedi un ultima occhiata al mio aspetto e presi il mio cellulare infilandolo nella tasca della mia enorme felpa. Arrivai in salotto e montai sul mio viso il miglior sorriso che avessi nel repertorio dei sorrisi falsi e, prendendo le mie amiche a braccetto, insieme uscimmo da quella camera e, dopo aver sceso qualche rampa di scale, anche da quel college.
Il taxi era già lì davanti. Salimmo nella ventura e indicammo al taxista la destinazione. Mi accoccolai vicino al finestrino dell’auto e incrociai le gambe stringendole al petto. Piccole gocce d’acqua iniziarono a scendere dal cielo velocemente. Sbattevano sul finestrino del taxi creando un rumore decisamente snervante.
Non essere accettati è la cosa peggiore. Mi faceva star male il fatto che venissi offesa e giudicata in quel modo. Al posto mio loro cosa avrebbero fatto? Sarebbero state felici e avrebbero vissuto il loro ‘sogno’ senza dar peso ai giudizi o sarebbero state male? Perché tanto odio? Da dove nasceva quell’essere così ostili nei miei confronti.
Scossi la testa, di nuovo, e notando che eravamo arrivate scesi dal taxi salutando con un sorriso il gentile taxista che durante il tragitto aveva tenuto occupate in discorsi che non avevo seguito le mie amiche.
- Domani si parte. -
- Già. – sussurrò Carolina. – E noi non ci vedremo più . Cioè, tu e Gaia vi potrete vedere sempre e comunque, ma io.. -
- Faremo di tutto per raggiungerti. Magari a metà strada tra il tuo paese e il nostro. – Annuii accordando con Gaia. – Ti voglio bene, Carolina. – concluse lei, abbracciandole.
- Ti voglio bene anche io, tanto. – tolsi dal braccio un braccialetto di cuoio nero con su scritto il mio nome. – Tieni, così mi avrai sempre vicina anche a chilometri e chilometri di distanza. -
- Io, io non avrei mai pensato di poter trovare persone come voi. – era sul punto di piangere. I suoi occhi erano lucidi e leggermente arrossati. – Vi voglio un bene immenso. –
Ci abbracciammo e in quell’abbraccio potei rivivere le esperienze che insieme avevamo vissuto in quelle due settimane e mezzo. In quell’abbraccio rivissi le emozioni che avevamo provato e le difficoltà minime che avevamo affrontato. In quel semplice abbraccio ebbi l’opportunità di tirar fuori tutto il bene che provavo verso quella ragazza che, insieme a Gaia e ai ragazzi, aveva reso quella vacanza-studio qualcosa di più di una stupida vacanza-studio.
- Quindi verrete in Italia, vero? – dissi stiracchiandomi e allungando le gambe su quelle di Niall seduto accanto a me. La mia testa, invece, era appoggiata sulle gambe di Harry che era impegnato ad accarezzarmi i capelli.
- Si, probabilmente. – esclamò Zayn continuando a lanciare caramelle sulla sua testa per poi riprenderle facendole finire in bocca al volo.
- E se non volessero farci venire li costringeremo. – continuò Louis.
- O potremmo sempre andarci.. per una vacanza, magari. – concluse Liam.
Annuii sorridendo. Alzai lo sguardo verso Harry e gli accarezzai una guancia. – Posso usare il computer per andare su Twitter? -
Annuì. – E’ in camera mia. -
Mi alzai e sistemandomi i pantacollant corsi in camera sua alla ricerca del pc. Mi diressi immediatamente di fronte alla scrivania, ma non lo trovai. Perlustrai la stanza con lo sguardo e lo vidi sul letto coperto da un paio di jeans. ‘Quant’è ordinato ‘sto ragazzo!’, pensai.
Accesi il computer e lo attaccai all’alimentatore notando che fosse scarico. Aprii la pagina di internet e sedendomi comoda sul letto mi connessi su Twitter. Presi un respiro profondo e aprii le menzioni. Non ebbi subito il coraggio di leggere i tweet, ma dopo qualche sospiro feci finire i miei occhi dritti sullo schermo.
‘Pensi di essere bella e famosa. Non sei nessuno, solo una puttana.’
Una lacrima prepotente si fece spazio sul mio viso rigandolo.
‘Come farai senza la fama che grazie a lui hai guadagnato quando ti lascerà? Ahahah’
Sospirai. Che cosa avevo fatto? Ero la fidanzata di Harry Styles. Lo amavo, lo amavo per davvero. Cosa c’era di sbagliato?
‘Guardati allo specchio. Sei orrenda e non ti meriti Harry.’
Sospirai e solo allora notai che milioni di lacrime avevano iniziato a bruciare sul mio viso. Silenziosamente iniziai a piangere. Gli occhi bruciavano da far morire e le mani tremavano. Sopprimevo i singhiozzi per fare in modo che nessuno si accorgesse della sofferenza che mi stava opprimendo. Ci stavo male, fin troppo.
- Ehi. -
- Ehi. – risposi sorridendogli.
Scosse la testa e asciugò le lacrime che avevano bagnato le mie guance. Le sue dite percorsero lento il mio viso, accarezzandolo e facendomi rabbrividire. – Che succede? – sussurrò.
- Niente. – balbettai. A volte pensavo di essere davvero una grande, un’ottima attrice, ma non sempre ero capace a nascondere le mie emozioni.
Scosse la testa e si sedette accanto a me spostando il computer a terra. Si stese e con una mano mi costrinse a distendermi accanto a lui. Posai il braccio sui suoi addominali e nascosi la testa nell’incavo del suo collo. – Non riesco a nasconderti niente. -
- Non capisco il motivo per il quale tu debba nascondermi qualcosa. – la sua mano sinistra scorreva fra i miei capelli raggiungendo il mio collo mentre la sua mano destra era ben serrata alla mia. L’odore di mela dei suoi capelli inebriava le mie narici e il battito del suo cuore, estremamente lento e nettamente in contrasto con il mio che palpitava fin troppo veloce, era la miglior melodia che raggiungeva il mio udito in quel momento.
Sospirai. – Oggi, dopo un sacco di tempo, sono entrata su Twitter. I followers sono aumentati di tantissimo, avevo le menzioni piene! Allora, allora sono andata a vedere chi e cosa mi avessero scritto. I primi messaggi erano.. beh, positivi. Poi mi son ritrovata davanti una sfilza di offese e di auguri di morte. Me l’aspettavo un po’, a dire la verità, ma mi fa male. Insomma, cosa ho fatto Harry? Perché.. mi odiano? – Sospirai, di nuovo, concludendo con tono rassegnato.
Le sue mani strinsero più forte i miei capelli, ma non sentii dolore. Sospirò, anche lui, e lo sentii scuotere la testa. Alzai lo sguardo verso di lui con gli rossi, lucidi e appena appannati.
- Mi dispiace amore, mi dispiace davvero. Sai, alcune directioners sono gelose. Devi solo.. far finta di niente. Io ti amo, ti amo da morire, cerca di pensare solo a questo. – Il suo viso s’avvicino lentamente al mio e le nostre labbra, in pochi secondi, si ritrovarono le une sopra alle altre. Socchiusi appena la bocca lasciando spazio alla sua lingua che prese a danzare con la mia. Sorrisi annuendo. – Ti amo. -
- Anche io. – sussurrò.
Le sue mani si avventarono sul mio corpo e in un batter di ciglia mi ritrovai a cavalcioni su di lui. Sorrise sornione schioccandomi un occhiolino. Cercai di mantenere la calma e di provare a provocarlo. Mi alzai e mi diressi verso la porta e la chiusi a chiave. Non avremmo combinato niente, lo sapevo, ma interruzioni non ne volevo. Tornai da lui sorridendogli e, come prima, mi sedetti sulla sua vita a cavalcioni. Cercò di avvicinarsi alle mie labbra, affamato, ma con la mano destra lo sbattei delicatamente sul letto. Spalancò gli occhi e si leccò le labbra. Portai la mia mano sotto la sua maglietta e iniziai ad accarezzargli il ventre, gli addominali e i pettorali. Potevo sentire il suo corpo fremere e irrigidirsi sotto il mio tocco. Fece per tirarmi giù, per farmi stendere su di lui ma scossi la testa e con una mano glielo impedii. Era eccitato, e lo sentivo dalla sua erezione che premeva nel mio interno coscia. Trattenni una risata. Mi passai la lingua sulle labbra e, strappandogli di dosso la maglietta iniziai a lasciargli leggeri baci un po’ ovunque.
Non so dove trovai tutte quella fermezza, quella sicurezza.
Lo sentii gemere quando presi a baciargli il ventre. Sorrisi soddisfatta. Allora mi alzai, mi sistemai i pantacollant che mi erano leggermente scesi e lasciandogli un bacio a stampo sulle labbra me ne tornai in salotto con nonchalance.
- Avete fatto bum bum, eh? – chiese Louis ammiccando e stirandomi verso di lui. Mi ritrovai seduta in braccia a lui.
Lo guardai accigliata e immediatamente la mia risata ovattò i suoni della stanza: gli urli degli altri che giocavano a Call of Duty, per esempio. – No, Louis, non abbiamo fatto ‘bum bum’. – sottolineai quella sua espressione con delle virgolette con le mani.
- Sicura? –
- Certo che sì. – lo abbracciai, poi. A pensarci, poi, mi vene l’assurda voglia di abbracciar tutti, uno per uno. Mi alzai dalle gambe di Louis lasciandogli un tenero bacio sulla guancia e mi avvicinai a Liam, seduto accanto a Zayn e Niall, i quali avevano appena spento la televisione per mettersi a parlare di qualcosa, non sapevo di preciso cosa. Strinsi Liam tra le braccia e gli sussurrai un tenero ‘ti voglio bene’ all’orecchio sinistro. Mi accarezzò la schiena e, prima di staccarsi dall’abbraccio, mi bacio il naso. Passai a Zayn. Gli scompigliai i capelli e lo abbracciai respirando il suo profumo dolce e intenso. La stessa cosa feci poi con Niall, mordendo, poi, la ciambella ricoperta di glassa rosa che stava mangiando.
- Cos’è tutto questo affetto ? – chiese Zayn con lo sguardo corrucciato.
Alzai le spalle e andai a buttarmi su una delle poltrone . – Gaia e Carolina? –
- Sono in cucina, stanno preparando dei sandwich. – rispose Niall. Quando si parlava di cibo gli occhi gli si illuminavano, sempre. Sorrisi annuendo. Avrei voluto andare a dare una mano, ma la mia dannata pigrizia mi teneva legata a quella comodissima poltrona.
Dopo una decina di minuti, Harry comparse in salotto con un sorrisetto compiaciuto sul viso. Mi sorrise e si sedette in braccio a me. – Sei un stronza. -
- Lo so. -
- Ho dovuto rimediare da solo a ciò che tu hai lasciato a metà. – sussurrò.
- Ti sei fatto una sega? -
Annuì. Scoppiai a ridere sguaiatamente. Mi tenevo la pancia per il dolore mentre l’aria iniziava a mancarmi. Non sapevo nemmeno io perché avessi avuto quella reazione, ma quella sua frase aveva scatenato l’ilarità in me.
- Cazzo ridi? – domandò guardandomi storto.
Continuai a ridere. – Davvero… ? – non riuscivo a rispondere. – Mi sento.. una stronza. -
Risi, risi tanto da far cadere lui a terra. Gli altri non ci davano tanto peso, continuavano a fare le loro cose. Mi prese per una gamba e mi fece cadere addosso a lui. Smisi immediatamente di ridere.
- Che c’è, - sussurrai. – vuoi vendicarti? -
Scosse la testa. Sospirò e mi strinse fra le sue braccia. Il suo profumo inebriante, il suo tocco sicuro, il suo respiro caldo, tutto di lui mi sarebbe mancato. Mi sarebbe mancato lui, mi sarebbero mancati i ragazzi, mi sarebbe mancata quella città e mi sarebbe mancato il college. Mi sarebbe mancato avere l’intenzione di mangiare alla mensa di quella scuola ma poi preferita andare a prendere la pizza da qualche parte o al McDonald. Mi sarebbero mancati gli autobus a due piani rossi e il tempo che cambia senza preavviso.
- Mi mancherai. – sussurrai.
- Anche tu. –
  
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