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Autore: Anonimadaicapellibiondi    19/10/2014    1 recensioni
Amber era uscita dal tunnel, era cambiata. Ma nessuno se ne era accorto, aveva perso tutto ciò che amava per colpa dell'eroina. Ma voleva ricominciare e la sua città non glielo permetteva. Così prende un aereo per Parigi. Una decisione che le ha cambiato la vita. Una decisione presa perchè vuole tornare ad essere felice, vuole tornare ad essere forte. Più forte di prima.
Genere: Mistero, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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cap16

Partimmo il pomeriggio dopo.

-Avevi già pronti i biglietti?!- chiesi a Dylan turbata

-Certo... ti conosco... sapevo saresti venuta con me- disse abbozzando un sorriso

Odiavo quel suo sentirsi così sicuro di sè. -Non ti smentisci mai...-

Stavamo aspettando l'aereo e calò un lungo silenzio tra noi. Pensai a cosa lasciavo partendo: un'amica speciale, un ragazzo bellissimo, una famiglia e un lavoro. Già, un lavoro sicuro e che mi rendeva indipendente. Per fortuna spiegai l'accaduto a Corinne, la quale gentilissima, mi diede cinque giorni di ferie per stare accanto a mia madre. Avevo solo cinque giorni e sapevo che mi sarebbero bastati. Sapevo che tornare a Greensburg mi avrebbe fatto invidiare la Francia e probabilmente la notte mi sarei pentita di essere partita ma dovevo farlo. Era mia madre e che mi fosse piaciuto o no, ero sua figlia e nonostante tutto meritava il mio supporto.

-Comunque ti ammiro...- disse Dylan avvicinandosi

io annuii ringraziandolo. Dylan mi ammirava perchè ero riusciuta a tirare fuori la mia grinta. Quella grinta e quel carattere che lo avevano conquistato.

Calò di nuovo un silenzio imbarazzante fermato solo dall'avviso che dovevamo metterci in fila per imbarcarci. Finalmente, dopo più di un'ora di attesa, partimmo. L'aereo mi faceva sempre un po' di paura ma Dylan ne era davvero terrorizzato.

-Stringimi la mano- mi chiese. Non l'avevo mai visto così preoccupato.

Io scoppiai a ridere. Era sempre stato un ragazzo coraggioso e vederlo così lo rendeva proprio buffo. Decisi comunque di tenergli la mano e sentii un brivido lungo la schiena.

Dopo essermi rilassato, iniziammo a chiaccherare per combattere la noia. Mi raccontò cosa "mi ero persa" durante la mia assenza in America. Mi parlò di Jennifer, la quale come Dylan, era cambiata e si era resa conto che ero davvero tornata sana ed ero rinata.

-Voglio vederla, quando atterriamo- dissi seria, non volevo mostrare la mia ansia

-Immaginavo... verrà lei a prenderci al nostro arrivo-

-Bene...- sussurrai e notai che Dylan iniziò a ridere

-Che c'è da ridere,Dylan?!-

-Pensavo al fatto che ho vinto-

-Vinto?! Che intendi?- mi innervosii di nuovo osservando la sua sicurezza e la sua risata

-Ti avevo detto che ti avrei portata con me entro tre giorni... e così è stato-

E' vero, aveva davvero vinto e non potevo farci niente. Mi limitai a lanciargli uno sguardo duro e decisi di mettermi a dormire. Ero stanca ma soprattutto non volevo più parlare con Dylan. Ero sempre stata orgogliosa e "perdere" contro quell'arrogante del mio ex, mi aveva fatto davvero venire rabbia. Mi addormentai pensando al "Ti amo" di Leo e alle sue lacrime. Non avevo mai provato un'emozione così intensa: la prima cosa che avrei fatto appena tornata a Parigi sarebbe stata di certo baciarlo. Lo desideravo più di prima, lo sentivo così vicino anche se a distanza di chilometri e chilometri. "Ti amo anch'io, bell'italiano" pensai e poi i miei occhi si chiusero per poi riaprirsi dopo due ore.

Mi svegliai e sentii la mia pancia brontolare. Mangiai uno snack e bevvi un'intera bottiglietta d'acqua. Dylan stava guardando un film e, prendendogli una cuffia, mi misi a guardarlo anch'io.

Dopo ore e ore di aereo che sembravano interminabili, finalmente (o purtroppo? ) arrivammo a destinazione. Come già detto, Jennifer ci aspettava e appena la vidi sentii un tuffo al cuore. Incrociai il suo sguardo e sorrisi. Nella mia mente passarono tutti gli anni di amicizia, tutti i bellissimi ricordi che avevo con lei e tutte le dimostrazioni d'affetto che condividevamo. Anche lei sorrise, non ero sicura se a me o a Dylan (o a entrambi). Pensai che il suo sorriso era quello di sempre, bellissimo, un po' timido ma sincero. I suoi piccoli occhi azzurri risplendevano e desiderai fortemente un suo abbraccio.

-Ciao- disse prendendo la borsa di Dylan e tentando di prendere anche la mia ma io feci finta di nulla. Non volevo darle subito tutta quella confidenza. Non eravamo certo due sconosciute, ma qualcosa era comunque cambiato, non si poteva nascondere o fingere.

-Ciao- salutammo io e Dylan, il quale stampò anche un bacio sulla guancia della mia vecchia amica.

Rimasi un po' scioccata da quel bacio, il loro rapporto, seppur di amicizia, non era mai stato così "affettuoso".

-Vogliamo andare? Ho una fame da lupi!- disse Dylan

Ci dirigemmo al parcheggio e durante tutto il viaggio in macchina dall'aeroporto al primo Mc'Donald, solo Dylan e Jennifer si misero a chiaccherare. Io non sapevo che dire, erano argomenti che mi ero persa: nuove persone in città, avvenimenti, litigi e un possibile nuovo fidanzato per Jennifer. Tutte cose avvenute in mia assenza e perciò non potevo saperle.

Dopo aver mangiato al Mc, Dylan mi diede le chiavi di casa mia.

-Perchè ce le avevi tu?-

-Tua madre me le ha date affinchè potessi rilassarti un po' prima di raggiungerla in ospedale-

"Si fidava proprio di lui", pensai. Ottenere la fiducia di mia madre è raro e rendermi conto che Dylan c'era riuscito, mi sorprese.

-Grazie- dissi timidamente

Arrivata a casa, mi buttai sul mio vecchio letto. Tutto era rimasto com'era: mobili, tappezzeria, odore, solo molta più polvere e disordine. Il mio letto era perfetto a differenza di quella di mia madre. Bottiglie di alcool circondavano letto e divano e ciò mi rese molto triste. La immaginai seduta a bere e sentii un vuoto nello stomaco tremendo.

Mi addormentai poco dopo con le lacrime agli occhi.

Dylan mi passò a prendere verso le 19.00 ed ero molto agitata. Arrivati a destinazione, corsi per le scale di quell'orribile ospedale tenendo per mano il mio ex ragazzo. Avevo paura di vederla.

-Vieni, sta qua- mi disse Dylan attraversando un lungo corridoio e girando verso una stanza

Il mio cuore batteva fortissimo, non sapevo bene cosa aspettarmi, un suo sorriso o magari dormiva. O non poteva fare nulla perchè stava troppo male, o lacrime di gioia e pentimento.

Ma tutte le mie aspettative andarono al diavolo quando notai che il letto era vuoto.


continua a farmi male tanto io ormai mi sono abituato a sanguinare

cap16
  
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