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Autore: Northern Isa    19/10/2014    1 recensioni
Inghilterra, XI secolo. Una terra di cavalieri e stregoni dominata da re Ethelred l'Impreparato, sopravvissuta alle incursioni vichinghe, si appresta ora a vivere un periodo di pace.
Nonostante la tregua, l'equilibrio tra maghi e Babbani è sempre più instabile, non tutti i Fondatori di Hogwarts condividono l'operato del sovrano e c'è chi auspica un dominio dei maghi sull'Inghilterra. Una nuova minaccia è alle porte: Sweyn Barbaforcuta e i suoi Danesi sono ancora temibili, e questa volta hanno un esercito di Creature Magiche dalla loro. Roderick Ravenclaw, nipote della celebre Rowena, farà presto i conti con quella minaccia. Ma scoprirà anche che il pericolo maggiore per lui proviene dal suo passato.
[Questa storia partecipa al contest "Gary Stu, noi ti amiamo" di Santa Vio da Petralcina]
Genere: Angst, Guerra, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Corvonero, Godric, Nuovo, personaggio, Priscilla, Corvonero, Salazar, Serpeverde, Serpeverde, Tassorosso, Tosca, Tassorosso
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Capitolo 18

Né il giorno seguente, né quello dopo ancora, Baldric e Roderick affrontarono l’argomento della sparizione di quest’ultimo per mezza giornata e del suo ritorno a notte fonda.
Le parole di Lord Slytherin lo avevano turbato: era stato imprudente, questo era vero, inoltre era sicuro delle cattive intenzioni di Baldric, ma il Fondatore gli aveva detto che quasi quasi avrebbe dovuto ringraziarlo. Su tutto, si stagliava il suo fallimento con riguardo alla missione assegnatagli da Lord Slytherin: non stava riuscendo in ciò che gli aveva ordinato il mago. Ricordava la sensazione di smarrimento provata nella Foresta Proibita, non aveva saputo neanche da dove partire. Eppure, quella sera non era andata completamente sprecata. Aveva sognato di nuovo quei lampi rossi, e allora aveva capito: doveva trattarsi di sogni premonitori, di cos’altro? Ne era così sicuro che non aveva chiesto neanche la conferma a Lord Slytherin. Tutta la vita aveva fatto sogni del genere, e ora sapeva che lo avevano condotto a quel momento: sarebbe riuscito a esplodere palle di fuoco dai palmi, in un modo o nell’altro.
Rimaneva un altro problema: con l’obbiettivo di obbedire al Fondatore, Roderick stava allontanando sia la sua promessa sposa, sia il suo migliore amico.
Era adirato con entrambi, ma sentiva anche la loro mancanza in maniera smisurata, soprattutto quella di Baldric. Era infatti sicuro che, prima o poi, Lamia sarebbe venuta a conoscenza della verità grazie a suo padre, ma Baldric sarebbe probabilmente rimasto all’oscuro di tutto fino alla fine.
Li aveva persi? Il pensiero gli agitava le viscere e gli seccava la gola. Per che cosa, poi? Tante menzogne, e nessun risultato pratico, per il momento.
Roderick si ritrovava ormai sempre più spesso a formulare quei pensieri, anche quella volta, durante la lezione di Storia della Magia. Lord Slytherin stava parlando di una rivolta di Folletti o di un’invasione di Troll, il ragazzo aveva perso il senso della lezione già da qualche tempo. Rendersene conto aumentò il suo disagio: forse i suoi amici avevano ragione, forse stava davvero perdendo di vista i suoi obblighi scolastici. Questa volta potrei essere bocciato sul serio, realizzò con magone. Negli anni precedenti si era sempre mantenuto sulla sufficienza, ma ora il calo era evidente, e i voti bassi che aveva preso l’avevano palesato anche ai suoi insegnanti. Non ci voleva molto per superare il limite e scadere nelle insufficienze; e se alla fine dell’anno i Fondatori gli avessero precluso di prendere parte alla Cerimonia delle Investiture? Non avrebbe potuto farsi scusare sostenendo che Lord Slytherin gli aveva imposto altri impegni.
Baldric, Lamia e tutti gli altri sarebbero andati avanti, e lui sarebbe rimasto indietro. Sua zia si sarebbe sentita disonorata, la stessa cosa sarebbe valsa per Lord Slytherin. Che genere di marito avrebbe avuto sua figlia? Inoltre, ipotizzando sulla natura di incarico finale che avrebbe ricevuto dal Fondatore, si era fatto l’idea che dovesse essere svolto fuori dalla scuola. E se l’anno successivo lui avesse dovuto restare a Hogwarts? No, non era possibile.
Un senso di orrore crescente l’aveva pervaso, le critiche pronunciate con la voce di Lamia gli risuonavano nelle orecchie, e ora lui sapeva che, per quanto probabilmente la strega avesse sbagliato approccio, aveva avuto ragione. Persino lo stesso Baldric poteva aver agito per il suo bene, per porre un freno alle sue sregolatezze, e non per il semplice gusto di vederlo nei guai. Stupido, che stupido che era stato!
Non doveva più lasciar andare i suoi impegni scolastici in quel modo, questo era un dato ormai assodato, ma come avrebbe fatto, visto che gli allenamenti e lo studio per conto di Lord Slytherin gli occupavano così tanto tempo? Roderick non dovette riflettere a lungo, l’immagine di un volto iniziò subito a fluttuargli davanti agli occhi. Apparteneva della persona che lo aveva aiutato tanto negli ultimi tempi, e a cui gli veniva automatico pensare quando doveva risolvere dei problemi: Abigail Preshy.
Con una nuova speranza nel petto, Roderick si seppellì con un accenno di sorriso sulle labbra dietro il suo libro di Storia della Magia.

Appena terminata la lezione di Lord Slytherin, i suoi allievi erano tornati nei sotterranei. Roderick non avrebbe voluto dare a Baldric e a Lamia altre occasioni per criticarlo e per dubitare di lui, ma doveva lasciare la Sala Comune per andare alla ricerca di Abigail. Così strinse al petto un libro di Trasfigurazione, e disse loro che sarebbe andato in biblioteca per completare il tema per Lady Hufflepuff.
Baldric fece spallucce e Lamia gli scoccò un’occhiata sospettosa. Non mi credono. Roderick avrebbe voluto urlare loro in faccia di fidarsi, che quella volta sarebbe stato diverso, che si sarebbe impegnato sul serio, ma non lo fece. Ferito e nel contempo irritato dall’espressione di supponenza sfoggiata da Lamia, uscì dalla Sala Comune guardando dove metteva i piedi. Quando raggiunse la biblioteca, aveva in fiatone, anche se non aveva corso.
Abigail era seduta al solito tavolo, con un tomo, probabilmente di Erbologia, aperto davanti al suo viso. Roderick si lasciò cadere sulla sedia accanto a lei. Immediatamente la ragazza assunse un colorito rossastro.
«Ho dimenticato che dovevamo vederci oggi? Dovevamo studiare Antiche Rune?» domandò, con il disagio che traspariva dai sussurri che uscivano dalla sua bocca.
Roderick sorrise.
«No, non avremmo dovuto incontrarci oggi, ma ti volevo vedere lo stesso.»
Quelle parole ebbero l’effetto di farla imporporare ancora di più; avvicinandosi al suo viso, il ragazzo poteva percepire il calore che emanava. Possibile che… impossibile! Roderick doveva aver capito male. O forse no?
«Ho ancora bisogno del tuo aiuto.»
Abigail sorrise con modestia.
«D’accordo» sussurrò.
Roderick era senza parole: non le aveva neanche spiegato di cosa aveva bisogno, e lei aveva già accettato di aiutarlo. Per fugare ogni dubbio, specificò:
«Sono indietro con i compiti. Ieri non ho consegnato la mappa stellare per Astronomia, probabilmente mia zia mi boccerà. Non posso affrontare gli esami di fine anno in questo stato. Ho bisogno del tuo aiuto» ripeté.
«D’accorto, ti ho detto che ce l’hai» rispose la ragazza con indulgenza. «Potremo studiare insieme qualche volta, non solo le Antiche Rune, intendo. Dove non riesci a seguirmi, ti farò copiare i miei compiti.» Roderick era a dir poco sbigottito. Non si aspettava che l’amica avrebbe acconsentito così facilmente. «Tanto per cominciare» continuò Abigail, «puoi dire a Lady Ravenclaw che non le hai portato la mappa stellare perché l’avevi dimenticata nella tua Sala Comune e non riuscivi a trovarla. Puoi copiare la mia e consegnargliela domani, dicendole che, cercando meglio, è spuntata fuori.»
Abigail amava e stimava profondamente la sua Capocasa, e ora parlava di mentirle e di imbrogliarla con la stessa facilità con cui aveva bevuto il succo di zucca al mattino.
«D-d’accordo. Grazie, Abby, sei… meravigliosa!» disse, ancora frastornato per quell’inaspettato quanto apprezzatissimo colpo di fortuna. A quel complimento, la ragazza si imporporò ancora una volta.

Percorrendo i corridoi e le scalinate verso la sua Sala Comune, a Roderick sembrò di camminare a mezzo metro da terra, tanto si sentiva leggero. Finalmente qualcosa stava andando per il verso giusto: grazie ad Abigail avrebbe evitato la bocciatura, pur avendo il tempo di esercitarsi per Lord Slytherin. I sogni premonitori che aveva fatto gli suggerivano che avrebbe avuto successo anche nel compito che questi gli aveva assegnato. Dopo tante incertezze, finalmente Roderick si sentiva sicuro. Fu così che attraversò il passaggio segreto per la sua Sala Comune a testa alta e con un abbozzo di sorriso sulle labbra. Individuò rapidamente Lamia e Baldric, seduti entrambi intorno a un piccolo tavolo circolare, intenti a studiare Divinazione per l’indomani. Senza aspettare il loro permesso, afferrò una sedia, la ruotò in modo da mostrare lo schienale al tavolo e vi si sedette a cavalcioni.
«Sei di ottimo umore oggi, Rod» lo accolse con tono neutrale Baldric, sollevando gli occhi dal libro solo dopo aver finito di parlare.
«Sì, miei cari» confermò. «Ho un’ottima notizia. Per me, innanzitutto, ma sono convinto che anche voi ne gioirete.»
Lamia e Baldric si scambiarono delle occhiate interrogative, dopodiché si voltarono entrambi verso Roderick, rimanendo in attesa. Questi prolungò l’attimo di silenzio in cui erano caduti il tanto che bastava per far aumentare la risonanza della notizia che aveva da dargli, dopodiché disse:
«Ho preso atto delle mie mancanze scolastiche degli ultimi tempi e, siccome non ho nessuna intenzione di farmi bocciare, ho pensato di porvi rimedio.» Il suo auditorium gli rispose con ampi sorrisi. «Sarà Abigail Preshy ad aiutarmi nei compiti» concluse. Il sorriso sulle labbra di Lamia si spense rapidamente.
«Oh, è davvero una buona notizia» si congratulò Baldric. «Sono contento di saperlo… Noi avremmo voluto parlartene, ma tu sei stato talmente evasivo che siamo riusciti a prendere il discorso solo alla lontana. Anche quella volta che sono andato a chiamare Lord Slytherin…» Il Caposcuola abbassò gli occhi e assunse un’espressione contrita. «Mi dispiace… volevo evitarti guai maggiori, e speravo che, dato che io non ci riuscivo, il Lord potesse parlare con te.»
«Non preoccuparti» rispose Roderick. Non aveva intuito subito le sue intenzioni, ma l’aveva comunque fatto prima che parlasse.
Soddisfatto perché finalmente le cose tra di loro si erano chiarite, allungò una mano per afferrare a sua volta il libro di Divinazione, intenzionato a studiare con gli amici, quando si accorse dell’espressione di Lamia. La ragazza non aveva smesso di fissarlo, aveva il labbro superiore appena sollevato e i suoi occhi erano glaciali. Sembrava quasi che non avesse ascoltato la buona notizia che le aveva dato, che non avesse compreso che le sue preoccupazioni per i punti della loro Casa sarebbero finite lì.
Quando si accorse che Roderick la stava fissando, Lamia distolse rapidamente lo sguardo e tornò a concentrarsi sul suo libro, mugugnando qualcosa che assomigliava tanto a “Abigail Preshy”.

La notizia dell’aiuto di Abigail nei compiti di Roderick aveva sortito l’effetto sperato in Baldric: il Caposcuola sembrava meno teso, evidentemente sollevato nei confronti dell’amico, e questi ne era sinceramente felice. Quella che non era cambiata di una virgola era Lamia, e all’inizio Roderick non ne aveva capito la ragione. Era stata la sua promessa sposa a innervosirsi per prima a causa delle sparizioni del ragazzo e dei suoi scarsi risultati nei compiti, Baldric aveva iniziato a darvi peso solo dopo che Lamia aveva portato l’attenzione su quei fatti, e soprattutto era apparso preoccupato più che irritato. Ora Roderick aveva trovato finalmente una soluzione a quei problemi, eppure la ragazza appariva incontentabile. Forse era gelosa, gli aveva suggerito Alef, ma Roderick credeva che si trattasse in ogni caso di una reazione fuori luogo. Non solo: stava diventando insopportabile per via dei suoi continui atteggiamenti scostanti.
Acida, irritabile, esigente, troppo ambiziosa, era questa la sua promessa sposa? Al suo confronto, Abigail iniziava a sembrare piena di attrattive. Non aveva il bell’aspetto di Lamia, ma era molto più dolce e remissiva. Da bambino, Roderick aveva amato la compagnia della figlia di Lord Slytherin: erano così simili, e lei era così determinata e piena di iniziativa, che lui si era sempre trovato bene ad avere a che fare con una sua pari. Sentiva che Abigail era in una posizione subordinata rispetto a lui, lo leggeva nella sua discrezione, nei suoi silenzi, nel suo modo compassato di agire, nel modo in cui arrossiva, e fino a quel momento Roderick non aveva pensato di apprezzare quella sua dolcezza. Invece negli ultimi tempi qualcosa era cambiato.
Questi erano i pensieri che si agitavano nella sua mente mentre, al termine della lezione di Astronomia, in cui aveva consegnato in ritardo la mappa stellare copiata da Abigail a Lady Ravenclaw, si stava dirigendo con lei nella torre ovest. Baldric e Lamia erano dovuti correre nel parco per la lezione di Volo, perciò per l’ora successiva Roderick non avrebbe dovuto ascoltare le sue battute caustiche.
«Sono contenta che Lady Ravenclaw abbia accettato il tuo compito di Astronomia» disse la strega, piegando le labbra in un sorriso.
«Ma mi ha sottratto due punti per il ritardo» rilevò Roderick, aggrottando le sopracciglia.
«Sarebbe potuta andare peggio» osservò Abigail con serietà. «Avrebbe potuto non accettarlo e ti saresti giocato la promozione in Astronomia.»
Questo era vero, rifletté il ragazzo, facendo silenziosamente spallucce, e lo doveva tutto a lei.
Il resto del percorso lo affrontarono senza parlare, quando raggiunsero l’aula in disuso si sedettero uno accanto all’altra.
«Per domani dobbiamo fare quel tema per Lord Gryffindor…. Difesa Contro le Arti Oscure» snocciolò la ragazza. Roderick non ricordava nemmeno l’argomento dell’ultima lezione.
«D’accordo, mi fido. Iniziamo adesso?»
L’amica gli rispose affermativamente, dopodiché entrambi sfoderarono i loro libri di testo. Trascorsero l’ora successiva a scrivere febbrilmente; Roderick era piuttosto sorpreso di avere tante cose da dire sui Lethifold, il suo tema si spandeva davanti ai suoi occhi come un mare d’inchiostro. Quando lo terminò, fece scorrere con soddisfazione le dita sulla pergamena.
«Fatto, questa volta mi sono superato» disse, raggiante, nel voltarsi verso Abigail.
«Hai fatto un buon lavoro.» L’espressione della ragazza era a metà tra il divertito e il sorpreso, e Roderick non riusciva a capirne la ragione. Lo stava prendendo in giro? Che cosa strana per una persona come lei. «Ma ti manca ancora un palmo per raggiungere la lunghezza richiesta da Lord Gryffindor.»
Roderick sbatté le palpebre più volte nell’assimilare quella notizia. Appoggiò un gomito sul tavolo, sbuffando, e la sua mano seguì un automatico movimento casuale.
«Ero tanto soddisfatto, mi tedia troppo rimettermici sopra per capire quali informazioni ho saltato.»
Abigail sorrise.
«Non brontolare, ci penso io.»
Afferrò così la pergamena del ragazzo e iniziò a leggere il suo tema, dietro la promessa di permettergli di copiare le parti della sua composizione, che lui invece aveva omesso. Dal momento che non l’aveva riletta, Abigail gli suggerì di darle un’occhiata insieme a lei: magari sarebbe arrivato da solo a riempire le lacune. Roderick non era dello stesso parere: perché avrebbe dovuto sforzarsi se lei gli aveva promesso di farlo copiare? Ciononostante non protestò, dato non gli sembrava una reazione adeguatamente grata. Iniziò così a seguire con gli occhi le frasi che aveva tracciato sulla pergamena, ma ben presto le sue pupille continuarono a seguire il dito di Abigail che scorreva sulla carta. E dopo il dito la mano, il polso sottile, il braccio ricoperto dalle maniche turchesi della sua veste, lo scollo che lasciava intravedere le scapole, il collo seminascosto dai capelli raccolti. Qualcosa si agitò in lui all’altezza del bassoventre.
Le sopracciglia della ragazza erano contratte, i suoi occhi di una comunissimo color marrone seguivano senza posa il movimento del suo dito. Nel leggere con attenzione, si mordicchiava un labbro sottile.
Impercettibilmente, Roderick iniziò ad avvicinarsi a lei. Qual era il problema? Abigail gli aveva mostrato più volte, anche se inconsapevolmente, di essere attratta da lui.
La strega afferrò la sua penna e corresse alcune imprecisioni del tema, per poi riprendere la lettura.
Tante volte aveva fatto quello che voleva lui, adesso era arrivato il momento che Roderick facesse qualcosa che desiderava lei. Continuò pian piano ad avvicinarsi, Abigail si accorse della sua presenza incombente solo quando le sue labbra si trovarono alla distanza di un soffio dal collo di lei. Immediatamente sussultò e si ritrasse, arrossendo violentemente. Roderick fu colto di sorpresa, ma non per questo smise di sorridere.
«Che succede?» le domandò con calma.
La ragazza era evidentemente a disagio: non aveva smesso di mordicchiarsi le labbra, i suoi occhi saettavano per tutta la stanza, evitando di posarsi su di lui, le sue dita avevano iniziato a tormentare la pelle intorno alle unghie.
«Va tutto bene» continuò il giovane, allungano un braccio per cingerle le spalle. Ancora una volta, Abigail si ritrasse e l’incertezza e il nervosismo nei suoi gesti aumentarono esponenzialmente.
«Rod, no…» riuscì a balbettare.
«Perché?» domandò lui sardonicamente. Inclinò il capo e le ammiccò, in un gesto automatico con cui solitamente sperava di ottenere qualcosa da qualcuno tentando di apparire il più affascinante possibile.
«P-perché tu sei promesso sposo alla figlia di Lord Slytherin» disse tutto d’un fiato da ragazza.
Per nulla colpito da quell’osservazione, Roderick tornò a muoversi verso di lei, questa volta le sue resistenze erano in procinto di crollare. Riuscì a cingerle le spalle con un braccio, con l’altro vinse un ultimo, fiacco moto di ribellione, dopodiché mise a tacere i suoi balbettii con un bacio. Non era trascorso neanche un secondo da quando le loro labbra si erano incontrate che Abigail si era abbandonata contro il suo petto.

Lungo il percorso di ritorno ai sotterranei, Roderick si sentiva particolarmente appagato. La serata aveva avuto un risvolto inaspettato, ma comunque felice.
Raggiunta l’entrata segreta alla Sala Comune della sua Casa, declamò la parola d’ordine. Aspettò che la pietra si aprisse per lasciarlo passare, dopodiché fece il suo ingresso nella sala scarsamente illuminata. Non gli ci volle molto per indentificare Lamia e Baldric seduti al consueto tavolo rotondo, impegnati in una partita a Scacchi Magici. Lamia aveva aggrottato la fronte e poggiava il mento sul dorso della mano, Baldric aveva un accenno di sorriso sul volto: probabilmente stava vincendo.
Roderick li salutò e andò a sedersi su un divano poco distante, aspettando il termine della partita. Mentre osservava la mossa successiva di Lamia, si rese conto del fatto che il trio che aveva costituito con i suoi due più cari amici si era disgregato a causa delle sue assenze sempre più frequenti. E se i superstiti più che un duo avessero formato una coppia?
Baldric esultò per la sua vittoria e Lamia incrociò le braccia sul petto e gli rivolse una smorfia.
Decisamente la sua fantasia stava correndo troppo, si disse Roderick, non c’era alcun segnale che tra i due ci fosse qualcosa: non era affatto spaventato. Il ragazzo si rese conto che, se pure le cose fossero state diversamente, lui non avrebbe provato niente. Fu questo a spaventarlo.
   
 
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