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Autore: Majakovskij    20/10/2014    1 recensioni
Premetto che non sono un grandissimo fan delle Fan Fiction. Scrivo questa solo per allenarmi nella scrittura di un romanzo mio.
La storia si ambienta nel futuro rispetto alla trama canonica Adventure Time: Finn è adulto e non vede suo fratello da anni. Il cane vive ormai in compagnia di Lady Iridella, mentre l'umano vive nel Regno di Fuoco, che però lascerà quando verrà a sapere della morte del Signor Maiale: allora si riunirà a Jake, alla ricerca del Lich, primo sospettato. Non ci sono sottotrame romantiche, non fanno per me: se sei qui per vedere i risvolti della relazione tra Finn e la Principessa Fiamma puoi lasciar stare, non ne troverai.
Due indicazioni importanti: 1) Io Adventure Time lo guardo in americano e in contemporanea con l'America: ho iniziato a scrivere dopo aver visto la puntata "Something Big", così, se non sei già arrivato lì, non leggere questa storia, rischi degli spoiler (anche se in generale non credo ce ne saranno molti della sesta stagione);
2) Per lo stesso motivo, ho un po' di difficoltà con i nomi italiani. Li ho tradotti cercando sulla Wiki italiana e ho fatto quel che ho potuto.
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Finn, Jake, Sorpresa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Picchiato, schernito, lasciato alla fame. Deriso anche dagli altri prigionieri, guardato male. Picchiato ancora. Torturato dalle guardie. Tutto nelle ultime sette ore circa. Sono un dannato cane magico, va bene. Sono fatto di carne, motivo di disprezzo in questo regno malato, e sono un essere sovrannaturale, cosa anche peggiore. Ma questo è troppo. E ora sono in un maledettissimo carcere, da solo, a morire, con le accuse di essere un non dolce, di essere entrato nei regni proibiti e di avere poteri. Come se fosse colpa mia. Una pozza di fango magica o qualcosa del genere, altro che colpa mia. E così ho quattro pene di morte sulla testa. Tutto questo perché Finn ha deciso di non dare di matto. Da quando siamo partiti alla ricerca del Lich non fa altro che ammazzare indiscriminatamente, e proprio ora ha scelto di comportarsi rettamente? Già, immagino che non volesse fare del male a una proprietà della sua amata Gommarosa. Va bene, Jake il cane. Mantieni la calma. Nonostante il terrore di una morte imminente, nonostante la fame, nonostante tutto. Più mi stresso, prima muoio.

Passano le ore. A un certo punto arriva il Maggiormenta. Oh, non ci credo. Come ha fatto a sapere che siamo qui? Be', probabilmente siamo salvi.

È invecchiato. Moltissimo. Appare stanco, cammina con un bastone. Entra nella cella, accompagnata da due guardie ananas. Se ho ben capito, il meccanismo dei campi di forza consente l'entrata nelle celle ma non l'uscita: un campo a senso unico. Per venirne fuori, bisogna chiedere l'autorizzazione ai microfoni della cella. Un ordine incomprensibile dato a una guardia che ci osserva dalle telecamere.

Il vecchio maggiordomo mi guardia. I due ananas controllano. “Jake il cane, quanto tempo è passato dall'ultima volta?”

“Mai abbastanza, se questa è l'accoglienza che date ai non dolci.”

“Mi piacerebbe davvero molto prendermene la colpa, fidati. Se avessi anche il minimo ruolo in tutto ciò, potrei fare qualcosa per impedirlo. In tutta Dolcelandia è nota la mia posizione avversa alle nuove politiche di Gommarosa, ma non posso farci nulla. Sono stato allontanato dalla corte, mio malgrado.”

Se il Maggiormenta dice la verità, questo va a confermare la teoria secondo la quale non sia più Gommarosa a governare il posto. Non che sia di gran consolazione.

“Se non puoi fare nulla, cosa ci fai qui?”

“Qui a Dolcelandia o qui in prigione?”

“Non so. Entrambi, forse.”

“Vivo a Dolcelandia in quanto suo cittadino. Non ci è consentito lasciare il regno -cioè, la repubblica-, né ci sono consenti contatti con l'esterno. Questo nostro colloquio è in via del tutto eccezionale. E sono in questa prigione perché così è stato richiesto dal tuo amico, Finn l'umano. Ha voluto parlarmi.”

“Come sta? Hanno torturato anche lui?”

“Sì, non è in buone condizioni. A questo proposito, vorrei dirti, non che io pensi che tu abbia intenzione di scappare, eh, ma la prudenza non è mai troppa: in questa repubblica la legge vieta, come ti ho già detto, contatti esterni. Tanto che un generatore d'interferenza blocca gli accessi al Regno della Morte e alla Nottesfera. Ho saputo che poco dopo la mia visita il tuo amico ha tentato di accedervi. L'allarme è suonato, e lui ha ricevuto la sua dose di bastonate. Quindi, per farla breve, non tentare. Ripeto, non che io pensi tu possa metterti in testa di voler fuggire.”

“Grazie per il consiglio. Non hai modo di aiutarci a uscire di qui? Che so, non sei in grado di convincere la Regina a liberarci?”

“No, mi spiace. Sono venuto qui per passare qualche ora con te prima che tu venga ucciso, in realtà. Per salutare un vecchio amico, non per altro. Vorrei fare di più, ma siete destinati a morire qui, o a subire esperimenti medici”. Cerco di mantenere la calma, per far sì che lo squarcio non si riapra. Il Maggiormenta continua: “Questa situazione mi ricorda quella volta, tanto tempo fa, in cui il re Ghiaccio vi aveva imprigionati con l'intenzione di trasformarvi in pinguini. Ricordi quella volta?”

Non ricordo nulla del genere, ma decido di assecondare questo vecchietto che sta per perdere due amici. Annuisco, e lui prosegue: “Allora riuscii a farvi sapere, ora non ricordo bene come, che sarei arrivato alle due di notte per liberarvi. Ti ricordi cosa dissi? Dissi di pazientare, perché quelle sbarre di ghiaccio avevano un sistema difensivo: romperle avrebbe portato alla creazione di un muro di ghiaccio più spesso. Così, prima bisognava sottrarre il generatore -cioè, la corona- al Re Ghiaccio, per impedire che si formasse il muro. E poi ho potuto rompere quelle sbarre di ghiaccio. Dovevate solo pazientare. Mi piacerebbe molto se questa fosse una prigione del Re Ghiaccio, sai? Le sue prigioni hanno sempre punti deboli. Questa, purtroppo, non ne ha. Siete destinati a morire qui.” Si guarda il polso: “Be', ora sono le dieci e dodici minuti. Dovrei tornare a casa, ho molto sonno. Mi ha fatto molto piacere vederti, Jake. Grazie per la tua compagnia. Mi dispiace molto sapere che questo sia il nostro ultimo incontro”.

Le guardie tornano ai lati del Maggiormenta e impartiscono il loro ordine, poi escono. Io cerco di trovare un senso a tutto quello che mi ha detto il Maggiormenta. Non vorrei illudermi, ma possibile che sia un piano di evasione? Alle due disattiverà i generatori alternativi, poi i campi di forza, e saremo liberi? Sono le dieci e dodici, ha detto. Tre ore e quarantotto minuti mi separano dalla conferma. Tredicimila secondi, più o meno. Vorrei mettermi a dormire, ma per ora è fondamentale contare il tempo che passa.

Passa un minuto.

Passano due minuti.

Passa mezz'ora.

Un'ora, due ore, tre ore. Quattro

Arrivano le due. Non succede niente come è possibile? Poi mi viene un dubbio: e se fossero le dieci di mattina? A questo non avevo pensato. Un leggero “fzz” mi fa passare ogni dubbio: probabilmente sono i campi di forza disattivati. Devono esserlo. Il respiro si fa affannoso, chiudo gli occhi, e piano piano prego Glob perché io possa uscire, perché i campi di forza siano disattivati. Apro gli occhi, e noto un prigioniero, nella cella di fronte a me, che mi guarda curioso. Un dolcibotto muscoloso con una faccia spaventata, sembra che debba mettersi a piangere da un momento all'altro. Piano piano mi avvicino al campo di forza: ho quasi paura a toccarlo. Le mie dita avanzano, lentamente, e passano attraverso. Quasi non ci credo. Il Maggiormenta è davvero riuscito a liberarci. Mentre esco vede il dolcibotto spaventato che prova a seguire il mio esempio: esce anche lui, e in poco tempo scoppia il caos: tutti i prigionieri fuggono assieme, urlando, sbattendo l'un l'altro e spintonandosi per scappare per primi. Vorrei rimpicciolirmi e non farmi vedere, ma non riesco a usare i miei poteri al meglio qui dentro: così mi limito a cercare di non farmi toccare da nessuno, cosa impossibile, e seguire il flusso di carcerati sperando mi conducano a un'uscita da questo labirinto. Invece ognuno va per conto proprio, sembra non abbiano idea della direzione giusta: si buttano in corridoi a caso, scendono scale, le salgono, si spintonano, sono così idioti che nemmeno vogliono farsi da parte, quando due prigionieri si incrociano si limitano a picchiarsi. E tutto questo nei primi due minuti: poi arrivano le guardie e la situazione peggiora. Ci sono molti più prigionieri che ananas, ma le guardie hanno i fucili. Non mi resta che prendere, anche io, una strada a caso sperando di avere salva la vita. Entro in un corridoio, poi in un altro, salgo delle scale, e mi trovo circondato: da un lato ci sono tre prigionieri, dall'altro una guardia: smettono di combattere, considerandomi un nemico peggiore. Che diamine! Mi butto di nuovo giù per le scale, e inizio a correre, quattro zampe, sempre più a caso, sempre più perso, mentre mi trovo inseguito da quasi tutti, prigionieri e guardie. Ricevo dei calci, qualcuno cerca di afferrarmi, rotolo in terra, sbatto la testa, e non riesco più a muovermi bene. Dei grossi ananas mi fissano. Mi indicano, e tutto diventa nero.

   
 
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