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Autore: Yuna Shinoda    16/10/2008    6 recensioni
Bella va all'Università di Yale con la sua amica Angela.
Durante il viaggio incontra un ragazzo molto petulante, Emmett, e suo fratello, che, anche dopo averla vista più di una volta, non vuole rivelarle il suo nome.
Bella, dopo aver rivisto Emmett, è decisa nello scoprire il nome di suo fratello (che penso tutte immaginate chi sia) XD.
Nel campus, Bella divide la sua stanza con Rosalie ed Alice, che si rivelerà essere la sorella di Emmett, nonchè quella che svelerà il nome del ragazzo.
Bella sembra avere simpatia per lui, anche senza conoscerlo... Ma ha anche simpatia per un ragazzo che incontra la sera al buio e a cui racconta le sue confidenze, e di cui non conosce l'identità.
Che dite, Bella di chi si innamorerà?
E se il ragazzo del parco si rivelasse qualcuno che noi tutti conosciamo?
Sono tutti umani, senza poteri, Si adattava di più U_U
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Emmett/Rosalie
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Premessa: Ciao a tutti! prima di farvi leggere il capitolo volevo ringraziarvi tutti, in particolare coloro che hanno commentato e hanno aggiunto questa storia ai preferiti. ^^
Speravo che piacesse a qualcuno, dato che l'ho pensata per molto tempo XD
Beh, come vedo avete capito bene chi è il tipo che conosce Bella... In questo capitolo lo "vedrete" di nuovo... Per la vostra felicità XD
Il capitolo 3 è già pronto, lo posterò tra due o tre giorni.
Per adesso, beccatevi questo, sperando che vi piaccia e vi incuriosisca come il primo!
Grazie in anticipo a chi commenterà ^^

 

 

 

Il giorno seguente, mi svegliai di colpo, molto assonnata.
La sveglia continuava a suonare, ma non sapevo dove fosse, per poterla spegnere.
-Dannazione! - urlò Angela, che diede una botta sul comodino. Era semplicemente lì, ma non l'avevo vista. Ero troppo confusa.
Mi voltai verso di lei, che iniziò a ridere. - Hei... - disse.
-Hei – le risposi, con uno sbadiglio, - cosa c'è da ridere? -
Non la smetteva. - I tuoi... capelli... Dovresti guardarti allo specchio! -
Oh. pensavo al peggio, e invece? Avevo semplicemente i capelli fuori posto. E, inoltre, pensavo davvero di essere in ritardo. Mha.
Sbuffai e mi gettai indietro sul cuscino. Iniziai a pensare a ciò che sarebbe accaduto dopo... Avremmo preso il treno e saremmo andate insieme a New Heaven. Eravamo state prese entrambe nella Università di Yale. Chi ci avrebbe mai creduto. Io non ci credo nemmeno adesso.
Avevo fatto domanda per caso, e per curiosità, dato che i miei professori mi avevano spinta a provarci perchè dicevano che poteva essere un'università per me.
Fui scettica quando inviai la mia domanda, ma poi, stranamente, quando ricevetti una grossa busta di risposta, fui ancora più felice.
E in più, quando sentii Angela poco dopo, anche lei mi aveva detto che era stata ammessa lì, con una borsa di studio, in modo da non pesare ai genitori.
Angela fissava la sveglia su comodino con aria stanca. - Manca poco... -
-Già... Meno di due ore alla partenza – Sospirai.
-Sarà meglio che ci prepariamo, altrimenti perderemo il treno delle dieci – disse, alzandosi dal suo letto e prendendo i vestiti puliti. - Vai in questo bagno, io andrò in quello del piano di sotto – mi disse.
Feci come aveva detto, e fui più veloce del solito nel prepararmi.
Tuttavia, quando avevo domato anche l'ultimo capello ribelle, non riuscii a staccarmi dalla specchio.
Fissavo il mio volto pallido riflesso, chiedendomi come mai avessi un colorito così chiaro, anche se i miei genitori non erano così. So che era una domanda piuttosto sciocca, dato che in cuor mio sapevo che era a causa del brutto tempo permanente di Forks, ma pensai lo stesso che era quasi senza colore perchè mi sentivo priva di affetto da parte di qualcuno. No, non intendo da amici o parenti. Intendo proprio qualcuno nel senso amoroso.
Non sto più pensando a Jacob da tempo, ormai, e sento nel cuore la voglia di fidanzarmi di nuovo. Questa volta con una persona seria. Però, pensandoci bene, sto anche mentendo a me stessa... Come mai, fino a ieri sera, avevo pensato di non voler conoscere nessuno quando Emmett si era presentato? Com'era possibile che improvvisamente era tutto cambiato? Perchè il mio cuore stava cercando di riaprirsi? Non lo sapevo. O forse non volevo ancora accettarlo.
-Bella! - mi chiamò Angela, ed io uscii dalla porta del bagno in fretta e furia.
Angela mi aspettava a piano terra, con tutte le sue valigie radunate ai suoi piedi.
I suoi genitori, Sara e John, erano ai suoi lati e le sorridevano allegramente. C'era anche Mikey, che Angela teneva in braccio e baciava ogni tanto sulle guance.
-Finalmente – disse Angela, sorridendomi.
-Scusatemi, ma ho avuto dei problemi con i capelli – cercai di giustificarmi.
-Lo so bene – disse ridendo, ed i suoi genitori risero assieme a lei, capendo il mio problema.
-Adesso andiamo, però. Non voglio di certo arrivare tardi alla consegna delle chiavi! - dissi, ed aprii la porta per dirigermi all'esterno.  
Il viaggio verso la stazione fu davvero breve. I genitori di Angela la salutarono fin sotto al treno, e vidi da lontano che aspettarono finchè il treno non prese la curva e sparì nel nulla, tra le colline del Connecticut.
Arrivammo in poco più di un'ora, e la stazione era piana di studenti come noi.
“Tu sai dove andare?” chiesi ad Angela.
“Sì, dovrebbe esserci un autobus proprio per gli studenti, qui accanto. Seguimi”
Andammo prima a destra, poi a sinistra, e ci ritrovammo in un grosso spiazzo. Oltre alle decine di macchine parcheggiate, cerano anche dei pullman blu e altri rossi. Su alcuni c'era anche lo stemma della nostra università.
“Andiamo, penso che il nostro sia quello,” disse Angela, indicando un autobus blu.
Entrammo, e ci sedemmo in uno dei posti più lontani dal conducente, dove sei sicuro di non essere molto disturbato. O meglio, pensi di esserne sicuro.
Cercai di farmi strada tra lo stretto dei sediolini, finchè non riuscii a riporre il mio bagaglio nell'apposito contenitore sopra la mia testa.
Stava andando tutto bene, finchè l'autista non mise in moto e il bus partì.
Io ero ancora intenta a mettere a posto il bagaglio, ma persi la presa, e... Oh mamma. Stava quasi per cadermi in testa. Stava. Qualcuno l'aveva bloccato in tempo.
Mi girai per poter ringraziare la persona che era stata così gentile da salvarmi da un bernoccolo in testa. Trasalii.
“Oh, ma sei tu,” disse Emmett.
Emmett, proprio lui, no. Forse suo fratello, ma lui... Non volevo nemmeno chiedergli perchè era su quel pullman.
“Ciao,” dissi, con voce roca, e presi posto accanto ad Angela.
Emmett iniziò a ridere. “Ti avevo detto che ci saremmo rivisti.”
“Già, non hai tutti i torti,” gli risposi, fredda.
Angela mi diede una gomitata, ed io mi voltai verso di lei.
“Beh, non mi presenti alla tua amica? Vedo che lei al tuo contrario vorrebbe conoscermi”
“Angela, questo è Emmett. Emmett, lei è Angela”
Emmett fece ciao ciao con la mano, ed Angela gli sorrise. Cosa ci trovava di carino, in lui?
Per essere carino, lo era. Ma il resto? Per me era troppo petulante.
“E tu? Tu non mi dici il tuo nome?” chiese, rivolto a me.
Sbuffai, chiedendomi perchè mai avrei dovuto dirglielo. Forse gli avrei potuto ripetere le stesse parole che mi aveva detto suo fratello, la scorsa sera.
“Prova ad indovinarlo” lo provocai. Semmai era un modo per passare il tempo.
“Uhm... Vediamo... Ti chiami Anne? Jessica? Michelle? Mary?”
Scossi il capo. “Sei molto lontano dalla verità”
“Ashley? Katy? Scarlett?” fece, con sguardo interrogativo.
Feci sempre di no con la testa. Vediamo fino a dove arrivava.
“Bella... Si chiama Bella” fece Angela sottovoce, ma io la sentii. Era a due centimetri da me.
Mi voltai verso di lei, arrabbiata. “Angela! Non si suggerisce!”
“Troppo tardi”, fece Emmett, “ora lo so” disse, con il sorriso sulle labbra.
Misi il muso. Maledetta Angela.
“Bella... Isabella... Davvero un bel nome. Ti si addice”
Non mi voltai, e restai in silenzio. Non mi stava molto simpatico. E non mi aiutava a farmisi piacere se continuava ad essere così impertinente e petulante.
Emmett cominciò a parlare con Angela, dato che io non rispondevo più, ormai, che chiusi gli occhi e misi le cuffie nelle orecchie per ascoltare un po' di musica.
Angela mi tirò il braccio per farmi aprire gli occhi. Eravamo arrivate.
“La Bella Addormentata sul pullman,” disse Emmett, sorridendo per la milionesima volta quel giorno.
Gli risposi con una smorfia, e presi il mio bagaglio, per avviarmi.
Angela mi seguii in fretta, ma Emmett era veloce quanto lei. Stavano ancora parlando, e lei rideva come una matta.
Entrammo nel grande portone, sotto all'arco di pietra, nel grande giardino dell'università.
“Ma è bellissimo,” disse Angela.
“Sì, aspetta di vedere dentro,” le rispose Emmett. Ormai io ero davanti a loro di due o tre passi. Mi stancai di camminare veloce, così mi adattai al loro passo.
“Dove dobbiamo andare noi matricole?”
“Guarda, c'è l'ufficio accettazione lì in fondo” le indicò Emmett “però temo che dovrò salutarvi qui”
“Come mai? Se non sono troppo indiscreta” gli chiese Angela, e si bloccarono entrambi.
“Beh, devo aspettare qualcuno”
“La tua ragazza?” insisté Angela.
Emmett arrossì un po'. “Sì, la mia ragazza.”
“Va bene, vorrà dire che ci rivedremo in giro, allora”
Emmett sorrise. “Certo, ci si rivede” disse, sorridendo verso di me “Bella, ops Isabella... Spero che la prossima volta sarai più amichevole”
Gli feci una linguaccia. “Ciao, Emmett” lo salutò Angela.
Lui si fermò sotto ad un albero, e si sedette su una panchina, mentre io e Angela ci avviammo in sala accettazione, dove ci avrebbero consegnato le chiavi della nostra camera. Chi sa con chi l'avremmo condivisa. Chi sa se Emmett intendeva tra quel 'qualcuno' anche suo fratello... Il suo fratello senza nome... Ma come mai ci pensavo ancora? 'Basta Bella, silenzio.'
quando fummo distanti a sufficienza dal ragazzo, Angela attirò la mia attenzione.
“Come mai ti da tanto fastidio?”
“Lo vedo infantile. E petulante”
Angela sospirò. “Per me è simpatico”
“Pensala come vuoi, ma non so se le cose cambieranno”
“Sembra tu sia prevenuta”
Non le risposi. Perchè dovevo farlo?
Quando arrivammo in sala accettazione c'era una folla pazzesca.
Sopra ad ogni sportello, una lista di lettere diverse che indicavano a quale sportello dovevi dirigerti per prendere la tua chiava.
“Mi sa che noi faremo la stessa fila, Angie” le dissi.
“Già, spero solo non ci vorrà molto” Le ultime parole famose. Eravamo quasi le ultime della fila e il dolore allo stomaco si faceva sentire forte, finchè non arrivo anche il nostro turno.
“Lei è?” chiese il segretario.
“Isabella Swan e Angela Weber”
Guardò su un registro, e ci diede delle carte da firmare. Ci chiese anche i documenti, e poi ci consegnò un mazzo di chiavi.
“Il vostro è l'appartamento 113, dell'edificio C”
“Grazie,” gli dissi, e con Angela mi diressi verso la mia nuova 'casa'.
Il palazzo C sembrava molto bello dall'esterno, in uno stile davvero molto raffinato. Che fortuna essere proprio in quella università.
Il nostro appartamento, il numero 113, era a piano terra. Lo trovammo subito.
“Eccolo...” disse Angela.
Io la guardai e sorrisi, e girai la chiave nella toppa. Era già aperto.
Feci un'espressione stranita, ed anche Angela fece lo stesso. Evidentemente dividevamo quell'appartamento con altre ragazze.
Sentivo delle voci provenire dall'interno.
“Senti, o mi porti quel letto che ti ho detto, oppure non resto a dormire qui. Me ne torno a casa!” La ragazza aveva una voce davvero stridula ma armoniosa.
Insieme ad una ragazza bassina, coi capelli corvini, girava avanti e indietro con un cellulare in mano.
“Ehm...” feci, per attirare l'attenzione. La ragazza bassina si voltò, mentre l'altra era ancora persa nella sua conversazione telefonica.
“Voi dovete essere le nostre coinquiline,” iniziò, “io sono Alice. Alice Cullen”
“Ciao, noi siamo Bella e Angela” dissi, cordiale. “E lei?” chiesi, indicando la ragazza dietro di lei.
Una biondona alta e snella, con dei tacchi da far paura.
“Beh, lei è Rosalie. Non fateci caso. E' sempre così dappertutto. Non le va bene il letto della sua stanza...”
La gente è davvero strana. Coma fa a dire che non le va bene se non ci ha nemmeno dormito una volta? Mah.
Io ed Angela ridemmo, mentre la bionda – Rosalie – chiuse la telefonata con un'espressione arrabbiata sul volto.
Si girò verso di noi, e ci analizzò dalla testa ai piedi.
“Salve,” disse Angela.
Rosalie continuò a fissarci, poi prese la sua valigia ed entrò in una stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
Io scrollai le spalle ed alzai un sopracciglio. “Ma cos'ha?”
“Niente, è solo arrabbiata. Vedrete che le passerà e si presenterà da sé” disse Alice.
“Contenta lei. Qual'è la nostra stanza?” chiese Angela.
Alice si guardò intorno. “Dovrebbe essere quella” disse, indicando una porta dietro di sé “Rosalie ha scelto quella che le piaceva di più, quindi vi tocca l'altra... scusatemi”
“Non fa nulla, credimi. Una vale l'altra” le risposi, sempre sorridente.
Prendemmo le nostre valigie e le portammo nella nostra nuova stanza.
Mi gettai all'indietro sul letto, gustandomi il relax.
Angela andò alla finestra, e mi disse che la vista da quella stanza era davvero grandiosa. Meglio così.
Io mi tolsi le scarpe e mi misi sotto alle coperte, sapendo che per quella giornata, non avremmo dovuto fare proprio nulla. Per quella giornata, però.
Sprofondai nel sonno in pochi minuti, facendomi cullare dalla pace beata. Era davvero un posto tranquillo. Per quel poco che dormii, feci un sogno.
Ero per strada. La stessa strada di ieri sera, quella che portava da Angela. Ma questa volta non ero sola. Questa volta, c'era qualcuno che mi teneva la mano.
Mi voltai, e vidi il ragazzo che mi aveva salvata. Mi sorrideva.
“Vuoi davvero saperlo?” mi chiese, “vuoi davvero sapere come mi chiamo?”
Io annuii, e non so perchè ero incapace di parlare. Mi sentivo tutta un fremito.
“Beh, allora dovrai scoprirlo. Posso dirti solo l'iniziale... Ma già ti dico che sarà difficile...”
Annuii di nuovo, sempre muta.
“Okey. Il mio nome inizia con...” Di nuovo la luce.
Saltai a sedermi in pochi secondi, e mi girò subito la testa.
“Oh, cazzo. Cazzo, cazzo!” dissi, dandomi dei pugni in testa. Forse, se non mi fossi svegliata, me l'avrebbe anche detto. Bella, ma a cosa pensi? Pensi davvero che in un sogno tu possa scoprire qualcosa che puoi sapere solo se ci parli, con quel tipo? Sciocchezze.
Angela, seduta davanti alla scrivania, si voltò verso di me.
“Hei, Bella, tutto bene?”
“Sì, va benissimo. Stavo solo sognando di baciare Johnny Deep e improvvisamente il sogno è finito...” Mentii.
“Che spreco. Mi dispiace...”
“Bah, ci riproverò stanotte...” dissi, tradendo le mie stesse parole. Provare. Provare, sì. Davvero credi che ci riuscirai? Non penso proprio. Sono rarissime le situazioni in cui un sogno interrotto viene ripreso dalla sua fine... Anzi, sono quasi nulle. Perdi le tue speranze, fin da adesso. E' inutile riporle in qualcosa, tanto non succederà.
Mi alzai, ed uscii dalla stanza.
Alice era seduta sul divano, assieme ad un ragazzo. Lui le teneva il braccio sulla spalla, ed insieme ridevano vedendo uno show di comici alla televisione.
Rosalie invece non c'era, e non m'importava dov'era andata.
Passai davanti ai due ragazzi ed andai accanto alla finestra per vedere la vista. Non mi andava di vedere le coppiette di innamorati quando io, al contrario, ero sola come un chiodo. Forse non ero fatta per amare nessuno. Vedendoli mi tornava in mente Jake. 'Non piangere, lo farai dopo.' Mi dissi, cercando di contenermi. Era sempre così. Per questo motivo cercavo di vedere altro. Non volevo pensarci.
“Bella?” mi chiamò Alice, mentre ero girata. Mi voltai verso di lei, un po' triste. “Bella, volevo presentarti Jasper”
Mi avvicinai al ragazzo, che mi tese la mano facendomi un sorriso. “Molto piacere” mi disse.
“Piacere mio. Cosa guardate di bello?”
“Nulla, i soliti show stupidi che danno la sera”
“Ehm... Scusami, ma che ore sono?”
“Le nove e mezza”
Forse loro mi presero per una stupida, sta di fatto che sgranai gli occhi. Già le nove e mezza... E non avevo messo nulla sotto i denti. Non mangiavo da ieri sera. Il mio stomaco brontolò, ed Alice capì subito perchè.
“Se vai adesso in mensa, penso che puoi trovare qualcosa. Io e Jazz siamo arrivati da poco, e c'era ancora molta gente a mangiare”
“Grazie, ci vado subito” dissi, e senza salutare, uscii dalla stanza. Non sarei potuta di certo restare lì, in quell'alcova dell'amore, per tanto tempo. Non resistevo.
Trovai subito la mensa, si trovava a pochi passi dall'edificio principale. Dal mio edificio distava quindici minuti. Uffa. Avevo fame ed ero triste. Che mix letale. Speravo almeno che fosse rimasto qualcosa da sgranocchiare, in mensa. Anche un pezzetto di pane, mi dissi.
Aprii la porta trasparente con un po' di forza. Almeno era aperta.
Entrai nella mensa, e mi guardai attorno. Era vuota, tranne per degli impiegati che stavano pulendo per terra e mettendo a posto.
“Fatto tardi?” mi disse una voce di donna da dietro le spalle, e mi fece sussultare. Mi voltai all'istante, con i brividi. Era la cuoca, o la cassiera. La riconobbi dalla divisa.
“Ehm, ho preso sonno”
“Ce n'è sempre qualcuno, ogni anno” disse, “Vieni con me, prendi il piatto e le posate”
Feci ciò che mi disse, e mi sedetti ad un tavolo vuoto.
La donna mi portò un po' di pasta, e una fetta di carne.
“Penso bastino. Dopo metti tutto a posto”
Annuii. Per un po' di cibo farei qualsiasi cosa!
Mangiai in fretta, e misi tutto negli appositi contenitori. Vidi l'ora. Erano quasi le dieci e un quarto. Dovevo sbrigarmi, se non volevo essere sola per le strade del campus.
Uscii fuori, nel buio. Solo qualche lampione illuminava il grande giardino pieno di panchine sotto agli alberi.
Mi guardai attorno, pensando di essere sola. Ed invece... Invece c'era proprio quello che non volevo vedere. Le coppiette. Non ce n'era una o due, ma tante. Troppe, per i miei gusti.
Cercai di non guardarne nessuna, ma mi passavano a destra e a sinistra, come fosse un niente... Perchè proprio quell'università era piena d'amore? Strani casi della vita.
Gli occhi mi bruciavano. 'No, adesso non piangere. Mi sembri quasi una bambina.' Al diavolo.
Cambiai direzione, ed invece dell'edificio C, mi addentrai nel giardino enorme del campus.
Trovai proprio una panchina vuota sotto ad un lampione non illuminato.
Ecco, lì potevo piangere quanto volevo. Nessuno mi avrebbe vista.
Mi fiondai sulla panchina e strinsi le gambe al petto, poggiandogli la testa sopra. Poi, dagli occhi, iniziarono a scendere delle lacrime. Tante.
Cercai di non singhiozzare. Già mi vergognavo di quello che stavo facendo.
Non lo dovevo pensare. Non dovevo pensare a ciò che mi aveva fatto. No, basta. Dovevo curare questa mia cosa delle coppiette. Era da troppo che andava avanti... Dovevo voltare pagina. Non era per questo che sono venuta così lontano? 'Sì, Bella. Proprio per questo.'
E allora perchè...?
“Stai bene?” fece una voce nell'oscurità, mentre io sobbalzai, senza rispondere.
Sentii dei passi sull'erba. Si stava avvicinando.
“Ehi?” Disse, di nuovo. Adesso era dietro di me. Lo sentivo dalla distanza della voce.
“S-sì, sto b-bene,” dissi, mangiando le lettere perchè non riuscivo a parlare coerentemente.
“A me non sembra.”
“N-no, va t-tutto b-bene”
“Se andasse tutto bene non piangeresti” disse, tagliente. Aveva ragione. Chi volevo prendere in giro? Ero una cattiva attrice, dopotutto. “Ho ragione?”
Tirai su col naso. “S-sì”
“Bene. Vuoi una mano?” Offrì.
“No.”
Iniziò a ridere. Non so perchè, ma la risata non mi era nuova. Era ancora dietro di me, pian piano si avvicinò alla panchina e si sedette a pochi centimetri da me. Non mi voltai per vedere se era qualcuno che conoscevo. Avevo ancora la testa sulle gambe.
“Va bene. Se non mi vuoi dire nulla è okey. Ti lascio sola, allora” disse, alzandosi. Sentivo i passi sull'erba che si allontanavano. Dopo tutto, perchè non dirgli qualcosa? Era uno sconosciuto ed era buio. Non mi aveva nemmeno vista in faccia. Non penso mi riconoscerebbe di giorno, quindi. Lo chiamai.
“Non andare...” I passi si fermarono, e la risata cominciò di nuovo. Stava tornando indietro.
Si sedette di nuovo accanto a me, ma io non alzai la testa di un centimetro.
“Vedo che hai cambiato idea... E allora?”
“Allora... E' difficile da spiegare.”
“Mi piacciono le cose difficili”
“Beh... Mi è morto il gatto e mia madre mi ha chiamata appena adesso per dirmelo. E' stato un duro colpo” Mentii. Che scusa stupida avevo trovato.
“Mmh... Il gatto, eh... Mica sono scemo, io?” disse, ridendo a crepapelle “Ho studiato un po' di psicologia al liceo... Non c'è bisogno che menti. Le tue parole ti tradiscono”
Colpito e affondato. Perchè era così perspicace? Tutto merito di questa 'psicologia'?
Sospirai. “Okay, okay. Hai ragione. Non ho mai avuto un gatto in vita mia”
“Lo sapevo”
“Il fatto è che, però, al contrario ho avuto... Un fidanzato. Anzi, no. Un migliore amico”
Il sostantivo 'fidanzato', per Jake non andava bene. Dato che io ero innamorata di lui, ma lui forse lo era solo all'inizio... Era più amore fraterno quello che provava.
“Allora?”
“Vedi, lui... Lui si è comportato male. Io, lo amavo. Però... ci siamo lasciati due mesi fa, quando ha saputo che venivo a New Heaven. Avevo già però intenzione di lasciarlo... Perchè... Avevo scoperto che mi tradiva” dissi, cercando di non piangere.
“Uhm... Quindi sei in pena per questo tizio?”
“Sì”
“Beh, allora ti direi che stai sprecando il tuo tempo. Penso che il motivo per cui tu sia qui sia ovvio. Il destino ti ha dato la possibilità di cambiare vita, di rinnovarla. Non sprecare questi giorni per disperarti per qualcuno che... Detto con sincerità, forse adesso non ti sta nemmeno pensando. Cerca di tenere la mente occupata con altro... O anche con 'qualcun altro'. Ricorda che sei in un campus. Un campus con migliaia di studenti maschi. Chi sa se tra di loro ci sarà il tuo Romeo... Chi può dirlo”
Oh. Aveva perfettamente ragione. Aveva detto in poche parole quello che io ero restia ad accettare. Era vero. Era vero che sprecavo tempo, era vero che forse adesso lui non mi stava nemmeno pensando minimamente... Era vero che forse il mio Romeo era qui, tra tutti questi ragazzi del campus. Poteva essere.
“Non hai tutti i torti,” ammisi.
“Bene. E sentiamo, sei d'accordo su tutto? Anche sulla parte del Romeo?”
“Su quella un po' meno.”
“Perchè?” chiese, curioso. “Non pensi ci possa essere nessuno meglio di quel ragazzo? Io penso di sì. Non tutti gli uomini sulla Terra sono spinti al tradimento”
“No, infatti. Però... Dopo una batosta simile... E' difficile rialzarsi”
“Anche l'infante si rialza, quando cade. Non è poi così difficile... Non credi?”
“Già,” risposi, un po' fredda. “Uff” Guardai l'orologio. Era tardi.
“Cosa c'è?” Mi chiese, con tono dolce.
“Nulla, devo tornare in camera. Sono fuori da troppo tempo”
“Ah. Beh, se vuoi, possiamo continuare il discorso domani... Sempre allo stesso posto e alla stessa ora, se ti va...”
“Credo... Credo che vada bene, grazie”
“Non devi ringraziarmi” Quella risposta mi ricordava ancora il fratello di Emmett... Uffa...
Mi alzai di colpo e non mi girai verso il ragazzo. Peccato, avrei voluto tanto vedere com'era, ma non ci pensai. “A domani, allora”
“Già, domani” rispose, e sentii che si alzò anche lui, ma prese una direzione diversa dalla mia.
Quando tornai in stanza, Angela era preoccupata. Alice e il suo ragazzo non c'erano. Forse erano usciti. Meglio così.
“Dove sei stata?” mi chiese.
“Oh, in mensa. Avevo fame.”
“Potevi avvertire.”
“Scusami, andavo di fretta”
“E scommetto che hai mangiato tanto piano da impiegarci un'ora...”
“No. Ho fatto un incontro nel parco...”
“Cosa?”
“Non pensare a male. Mi sono seduta due minuti su una panchina, e questo ragazzo si è avvicinato. Era solo. Ci siamo solo messi a parlare per un po'”
“Ah. Beh, com'è? E' carino?”
“Non lo so. Eravamo seduti sotto un lampione rotto.”
“Che sfiga. Chi sa se lo incontrerai di nuovo...”
“Domani. Alla stessa ora”
“Vedo che ti dai da fare!”
“Stupida. Ci incontriamo così, per parlare... Abbiamo corsi simili...” Mentii.
Angela terminò lì la conversazione. Sperai solo non avesse capito che non le avevo detto proprio tutta la verità. Alla fine cos'era? Un incontro con un ragazzo che aveva delle belle idee. Forse quello è stato il motore che mi ha fatto accettare il suo invito anche per domani.
Andai a dormire, sperando di prendere sonno.
Quella notte, feci un altro sogno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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