Anime & Manga > Lady Oscar
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Autore: GaiaTon    20/10/2014    1 recensioni
Parigi, estate 2006. Oscar è una ragazza androgina, vitale interessante da sempre innamorata senza essere corrisposta del suo migliore amico Hans. Trascinata in una vita sempre uguale, brillante in superficie, ma frustrante nella realtà, Oscar incontrerà per caso un ragazzo moro dall'aria fine, che riuscirà a sorprenderla e farla cambiare punto di vista sull'amore e sulla vita.
Tratto da una storia vera. La mia.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Axel von Fersen, Marie Antoinette, Oscar François de Jarjayes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Otto anni dopo


Attaccarmi a Estate 2006 è il prestesto per continuare questa storia. Ma il contesto originale è perso, ormai. Aiuta solo a contestualizzare, ma non è fondamentale. 


Ho tenuto il mio vestito con le farfalle. L'ho tenuto a parte e non l'ho portato in Grecia. Perchè sapevo, sentivo che mi sarebbe servito, poi, per incontrare te. Sapevo che ci saremmo visti e io volevo mostrarmi al meglio, col mio vestito preferito e fare bella figura.
Sapevo che mi avresti invitato a cena dopo che non ci sentivamo da sei mesi. Ho fatto bene a prepararmi con anticipo perchè sapevo che l'esperienza non sarebbe stata indolore. Rivederti dopo quanto, due anni? Tre anni? Vite diverse in stati diversi. Tu in Olanda, io trasferita sì, ma poco lontano. Ognuno sposato, ognuno con la sua vita e la sua felicità. Ma non è stato indolore, no. Non lo sarà mai.
Perchè è incredibile ritrovare quell'intimità di anni esattamente dove l'hai lasciata, esattamente uguale a come era, intatta direi. ma è doloroso riperderla ogni volta, strappata via da un flusso di vita, che pure hai scelto, ma che ti porta lontano. È come un lutto, l'esatto dolore di un lutto, di una perdita fisica di qualcuno che si ama. Non è il lutto di una morte, certo. Ma mi sono ritrovata poi a pensare vedendoti che chissà quanto altro tempo sarebbe dovuto passare prima di rivederti di nuovo, prima di riprovare quelle stesse forti sensazioni. Tu non immagini che cosa sia stato per me venire da te, con i nostri amici, a casa tua dei tuoi.
Perchè, io, l'unica dei tuoi amici, in quella casa di campagna non ci ero mai stata. E pure ci si conosce da trent'anni. Ma no, io non ci ero mai stata. Inaudito.
Ed era tutto esattamente come me lo immaginavo. Quante volte me ne hai parlato? Quante volte me l'hai descritta? Era come se io ci fossi stata con te, perchè avevo condiviso con te il tuo amore per quel posto attraverso di te, per tutta la vita. E invece in quella casa c'è lei, che non ci ha lasciato nemmeno cinque minuti da soli su quella terrazza spalancata sulla vallle, per dirci davvero come stavamo. Avere milioni di cose da dirsi, da raccontarsi, da ridere insieme che rimangono impigliate in gola nello stupore di quel posto che mi appartiene anche se non è mai stato mio. In quella casa antica, ci sono i racconti della mia infanzia. Ci sono le lunghe chiacchierate dopo scuola. C'è l'amore, la delusione, la sofferenza, i sogni disillusi, le scelte diverse, dettate da tante cose. Quelle colline a perdersi nel verde della campagna, in quella terra che è anche la mia, ma non è stata e non lo sarà mai. Perchè io ho salutato quei luoghi molto tempo fa. Ritornarci ha il sapore della sconfitta.
Forse il destino mi ha riservato di tornarci solo ora perchè fossi abbastanza forte e salda per affrontare quei luoghi e quei ricordi, consapevole nelle scelte, forte della mia vita altrove, con l'antico sentimento stroncato dalla lontananza, sfiancato dagli anni.
Ci volevano altri lutti dolorosi, personali e profondi per poter essere lì, presente a me stessa, sorridente, bella, sicura, cordiale per poi morire dentro ad ogni ricordo di un passato comune che si assottiglia e si va perdendo. La nostra vita del passato e quella presente si vanno divaricando sempre di più, trascinate dealla corrente della vita, dalla presenza di chi è ora accanto a noi.
Dove siamo noi? Cosa è rimasto di noi? È tutto nel nella concretezza di riconoscere questo posto straniero con la sicurezza di chi ci è nato. Sorrido tra me e me mentre mi presenti i tuoi amici di infanzia, che io conosco come fossero i miei, perchè quanto volte mi hai parlato di loro?
Poi vedo lei, C.
Ci penso un po' poi collego.
A me non sfugge niente.
Lei ti piaceva: credo tu abbia dato a lei il tuo primo bacio, e se non era il primo forse era il secondo.
La guardo, è carina, sorridente, ti saluta con calore. Ha due figli.
Che strano.
Le donne che ti son piaciute mi assomigliano.
Belle probabilmente, ma non di quella bellezza che ti fa voltare per strada. A volte possono essere anche sciatte, perchè hanno altro a cui pensare. Hanno occhi vivi, intelligenti. Amano studiare con profitto fino a oltre il livello universitario. Amano le lingue, hanno viaggiato e vissuto all'estero. Gusti raffinati, ma semplici di modi, amichevoli. Riservate ma non snob.
Ti piace quel tipo di donne e io lo vedo in prospettiva, se analizzo lei, e se vedo la tua amica di infanzia, e se ripenso a quell'altra tua ex. Poi mi guardo io e mi dico mah. Complimenti, con me non ha mai funzionato. Anzi con te non è proprio mai iniziata, anzi con te proprio mai nulla di nulla di nulla nulla. MAI.
Perché?
Ci finirò nella tomba con questa domanda.
Hai cercato me nelle altre?
Andavamo così d'accordo perchè io ero la versione incompleta del tuo ideale di donna? O meglio, del tuo ideale di compagna di vita?
Poi mi dico che alla fine se tu mi avessi voluto davvero mi avresti cercata in qualche modo, avresti provato a prendermi. Hai mai provato a stringermi la mano? No. Sono così algida da averti potuto scoraggiare fino a questo punto?
Altra domanda da portare nell'aldilà.
Ma come sei controllato con me, quando c'è lei! Cavolo! Come ti tiene in riga, la ragazza!! Brava! Non che questo credo, l'abbia tenuto al riparo dal palco di corna che le avrai messo. Del resto, non me ne hai parlato proprio tu?
Però potevi offrimi un amaro dopo cena. Se non c'era lei lo avresti fatto senza pensarci, come fai sempre. Stavolta no. In quel piccolo bar sotto il parco, aperto sulle colline che quasi si vede fino a casa io rido e scherzo, ma non ci ritroviamo seduti vicini. Parlo con gli altri e guardo te. Mi imprimo nella testa la tua voce familiare. Quando la risentirò ancora?
Quanto tempo passerà prima di poter di avere del tempo da soli? Quanto tempo è passato dall'ultima volta?
Anni. Il quotidiano scorre lento sopra queste attese, il ritorno a casa ricopre tutto con l'ordinarietà delle cose da fare. La vita mi mangia via pezzi di cuore che non recupererò.
A volte mi chiedo se avremo un futuro. Un'avventura, una vecchiaia, un tempo per recuperare la vita che è andata. I miei dubbi sotto la felicità. La tua indifferenza verso di me. Un grande affetto, un amore profondo, ma acerbo come un frutto che appassisce sull'albero ancora prima di maturare al sole.

Prima di andare via salutandoti ti ho detto mi manchi tanto. E tu hai sospirato, senza dire nulla. Cosa mi avresti detto se non fosse arrivato quel tuo rumoroso amico a salutarti a sua volta? La mia frase mi rimbalza nel cuore senza tregua. È una notte difficile questa, inquieta nel dormiveglia, mi chiedo se ti ho scalfito abbastanza perchè tu venga da me domani, da solo. A dirmi che ti sono arrivata nel cuore. Come è adolescente aspettare una tua chiamata che non arriverà. Il giorno riporta sempre la realtà, e io la ritrovo che mi aspetta: è fatta di amiche che non riconosco più, loro sì.
Ecco perchè me ne sono andata. Ecco perchè ho rifatto altrove la mia vita.
Ho avuto dei buoni motivi: c'è un biglietto del treno con la destinazione della mia nuova casa a ribadire le mie scelte. Tanto tempo passerà prima di rivedersi di nuovo. E forse sarà peggio.
Chissà se arriverà mai quel giorno in cui potremmo guardarci negli occhi finalmente, liberi dagli impegni, liberi dai dubbi. Liberi da ogni cosa. Come quei ragazzini che all'uscita di scuola facevano una strada più lunga, per stare insieme, per stare da soli.
 

 

   
 
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