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Autore: Allie__    20/10/2014    2 recensioni
Caroline era pienamente cosciente del fatto che un matrimonio con un giusto partito, avrebbe risolto molti problemi alla sua famiglia, ma se c'era una cosa che distingueva Caroline da tutti era la sua testardaggine e nessuno l'avrebbe mai convinta a sposarsi con qualcuno che non amava. Pur essendo molto corteggiata e molti attendevano un suo prossimo matrimonio, lei rifiutava con convinzione ogni proposta che le veniva fatta. Eppure non capiva, aveva altre due sorelle Rose ed Elena e non riusciva a capire perchè tutti si accanissero su di lei, quando c'erano anche loro, che non la pensavano come lei e che quindi sarebbero state più propense ad accettare la corte e in seguito il matrimonio con uno di quei damerini impettiti.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Caroline\Klaus, Klaus, Un po' tutti
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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 Chapter 21.












 

 

Alcuni dicono, che sia una sensazione magnifica, portare in grembo una nuova vita.

Sentirla muoversi dentro di se e vedere mese dopo mese la pancia, che cresce senza sosta, così come quella piccola vita, al suo interno.

 

Certe madri ricordano con gli occhi lucidi la loro gioia, nel scoprire di aspettare un bambino. Un piccolo esserino, che sta avendo vita grazie a te.

 

Dovrebbe essere uno dei più bei doni, che ha la donna, giusto?

Dovrebbe essere l'esperienza più bella e felice, sapere di star per mettere al mondo, il frutto di un'amore.

 

Caroline aveva sentito tanto parlare della gioia immensa, che si provava.

Tutte le ragazze sognavano di sposarsi e successivamente di restare incinta.

 

Si, tutte lo sognavano, ma lei aveva saltato un passaggio, non di poco conto.

 

Erano ormai passati quattro giorni, da quando aveva scoperto, che i suoi presentimenti erano fondati.

Erano passati quattro giorni, di pure inferno per lei.

 

Caroline si era chiusa in se stessa e rivolgeva poche e distratte parole anche a sua sorella, Elena.

Si era chiusa, nel suo mondo a parte, per cercare di metabolizzare la situazione e un possibile futuro.

Futuro, che non avrebbe mai voluto così.

 

Quel pomeriggio si trovava, ancora una volta nello studio nel padre, a leggere un libro, che in realtà non stava realmente leggendo.

Le parole stavano scorrendo veloci sotto il suo sguardo, come le pagine, ma la sua mente era completamente altrove.

 

Proprio quando ormai, le sue mani avevano presa a girare le pagine, in un moto automatico, sentì un lieve bussare alla porta.

 

Sul momento, Caroline stava prendendo in considerazione di ignorare, chiunque avesse avuto la malsana idea di venire a disturbarla, ma quando udì per la seconda volta, le nocche di una mano, appoggiarsi sopra il legno dall'altra parte della porta, alzò il suo sguardo dal libro e lo indirizzò verso la porta.

Chiuse il libro con un semplice gesto, restando ancora in silenzio, continuando a tenere il suo sguardo rivolto verso la porta.

 

Studiò a fondo quella lastra di legno, fino a quando non vide chiaramente, la maniglia della porta, abbassarsi lentamente, come se la persone temesse, di fare rumore.

 

Appena la porta fu aperta il tanto necessario, per far passare una persona, la sagoma di un uomo, fece il suo ingresso, nella stanza.

 

«Allora, ci siete.» esordì il cognato, richiudendosi la porta alle spalle.

 

Damon era l'unico oltre ad Elena a sapere del suo stato.

Nessuno era stato ancora messo al corrente del perchè Caroline si comportasse in quello strano modo.

Inoltre il suo malessere non sembrava aver fine, facendo notevolmente insospettire i signori Forbes.

 

«Sapevo, che eravate voi. Vi manda mia sorella, non è vero?» chiese con tono stanco, Caroline.

 

Aveva notato durante il pranzo, un susseguirsi di occhiate tra i due coniugi Salvatore, che si indirizzavano alla fine a lei.

Non era stupida, aveva capito, che entro fine giornata uno dei due, sarebbe venuto per parlare con lei, di qualcosa che però era all'oscuro.

 

Qualcosa che stava facendo sedere Damon Salvatore, suo cognato, sulla poltrona accanto alla sua in quel istante.

 

« Siete perspicace, come del resto già sapevo.» disse con fare disinvolto, l'uomo.

 

«Arrivate al punto, vi prego. Non sono molto in vena di conversare.»

 

«Non mi stupisce, nemmeno questa vostra affermazione.» continuò Damon. «Ma vi accontento, anche perchè non mi piace molto, girare intorno alle cose.»

 

«Perfetto, quindi avanti, parlate. Riguarda il mio stato, immagino.» disse sicura Caroline, incrociando le mani sopra al libro, che aveva appoggiato, sul suo grembo.

 

«Ci sono delle cose, che dovreste sapere per la vostra incolumità e purtroppo non credo, che vi piaceranno.» iniziò Damon.

 

Caroline storse la bocca e fece per replicare, ma Damon la fermò con un gesto della mano, continuando.

 

«Fatemi prima finire, poi ascolterò volentieri, quello che avete da dire in contrario.» fece Damon, appoggiando le braccia sulle gambe e sporgendosi automaticamente in avanti.

« Ho saputo da vostra sorella, che avete scoperto chi è in realtà Niklaus e posso comprendere che possa essere un grande shock da affrontare, insieme alla scoperta del vostro stato interessante.» iniziò Damon, cercando di trovare le parole più adatte, per mettere al corrente la cognata, di quel piccolo dettaglio, che poteva costarle la vita.

«Quello di cui volevo parlarvi, riguarda entrambe le cose, perchè come avrete immaginato, il bambino che portate in grembo, non è del tutto umano..» prese un breve respiro, gesticolando appena.

 

Non era solito essere indulgente e altruista, erano doti che andavano contro il suo modo di essere e il suo carattere esuberante e per certi versi egoista, ma davanti ala figura così mal messa di Caroline, non riusciva proprio ad essere duro e dire in poche parole, quello che stava tirando per le lunghe.

 

«Avevate detto, che sareste andato dritto alla questione cognato, ma mi sembra di vedere che state girando intorno alla questione, più del dovuto. Se c'è qualche rischio per me o per il bambino, avete il dovere di dirmelo, senza addolcirmi la pillola.» intervenne allora Caroline, vedendo la titubanza nel cognato.

 

Il tono che le uscì sembrò sicuro e deciso, ma dietro a tutta quella sicurezza, si poteva leggere distintamente una nota di panico e terrore.

Damon annuì e decise di smetterla di girare intorno alla questione e afferrando le mani della cognata, la guardò dritta negli occhi.

 

«Il bambino sta crescendo a un ritmo, molto più veloce rispetto a quello di un normale essere umano, il che ovviamente porta delle complicazioni, data la sua possibile natura. Come penso sappiate, Niklaus è unico nel suo genere, quindi non posso nemmeno assicurarvi, su cosa sia realmente vostro figlio, ma una cosa ve la posso dire con certezza.»

 

Caroline a quelle parole tremò lievemente, facendo arrestare per un breve attimo Damon dal proseguire, ma venne poco dopo incitato con lo sguardo dalla cognata a continuare.

 

«Da sempre i vampiri non hanno mai visto bene, il mischiare la propria razza con quella umana, ergo nemmeno i matrimoni misti sono ben accetti da molti di loro. Questo però non hai mai impedito a donne umane di restarne incinta, come voi. Il punto è che le donne in questione, dovevano assumere quotidianamente una dose di sangue, per assicurarsi la propria vita e quella del bambino. Questi bambini hanno l'esigenza del sangue, fin da quando si formano e se non ne ricevono, iniziano..a nutrirsi della madre stessa.» disse tutto d'un fiato Damon, senza staccare mai gli occhi dalla cognata.

 

Caroline dal canto suo, sgranò il più possibile gli occhi a quelle parole.

 

Il bambino aveva bisogno di sangue.

Lei avrebbe dovuto bere del sangue.

 

Il bambino, suo figlio avrebbe potuto ucciderla, cibandosi di lei.

 

Il panico l investì in pieno, lasciando andare definitivamente quel poco di autocontrollo, che aveva cercato di mantenere fin dall'inizio di quella conversazione.

 

«Ch-che tipo di sangue avrebbe bisogno?» chiese titubante.

 

«Quello del padre. Nessun altro tipo di sangue, sarebbe compatibile con il bambino.»

 

Niklaus. Pensò subito Caroline, ormai con le lacrime agli occhi.

 

«Mi dispiace dovervelo dire, perchè so che non è facile, ma dovete in qualche modo riprendere i contatti con Niklaus.» disse piano Damon lasciando andare le mani della cognata e alzandosi dalla poltrona.

 

«Dite di sapere che non è facile, ma non crediate che sia ancora così ingenua.» esordì Caroline, tirando indietro le lacrime, più per orgoglio che per altro.

 

«Come dite?» chiese inarcando un sopracciglio Damon, non capendo cosa Caroline stesse dicendo.

 

«Ho capito cosa siete..» disse semplicemente Caroline, guardandolo negli occhi, vedendo quelli del cognato dilatarsi a dismisura, per la rivelazione. «All'inizio non pensavo fosse possibile, ma poi ho sentito chiaramente una vostra discussione con mia sorella e lì ho compreso.»

 

«Caroline..» cercò di intervenire Damon.

 

«No, non c'è bisogno. Mia sorella è al corrente e se a lei sta bene così, non sarò di certo io a intromettermi, ma sappiate una cosa..non dovrà mai accadere qualcosa ad Elena.» disse con fare deciso, alzandosi a sua volta dalla poltrona e prendendo il libro, si avviciniò a una libreria, riponendolo.

 

«E' al sicuro con me.» rispose semplicemente Damon, sorridendo lievemente alla cognata.

 

«Lo spero.»

 

Calò un breve silenzio, che venne successivamente interrotto quando Damon si congedò e lasciò Caroline da sola a pensare a tutto quel casino, che il loro amore stava creando.








 

***








 

La situazione stava diventando insostenibile.

Dopo l'ultimo scontro che aveva avuto con il fratello, Elijah aveva del tutto perso ogni speranza.

 

L'unica sua ancora di salvezza era diventata quella bottiglia di bourbon, che svuotava nel giro di pochi minuti e che finiva a fare compagnia a una dozzina di altre bottiglie uguali completamente vuote sul pavimento del suo studio.

 

Dipingeva.

Forse l'unico segnale di vita che sembrava dare.

 

Elijah, continuava a spiarlo senza farsi notare, ma nulla era cambiato in una settimana.

 

Nulla era cambiato, come il comportamento insistente di suo padre, che non si arrendeva a voler far sposare al più presto Niklaus e Hayley.

 

Tutto sembrava diventato così surreale, che nemmeno Elijah riusciva più a mantenere la sua compostezza da uomo sempre elegante e disinvolto.

L'aria sempre più pensante, era solo la conferma, che di li a poco sarebbe esploso qualcosa.

 

«Dobbiamo mettere al corrente Niklaus.» disse nuovamente la voce ferma di Elijah, mentre svuotava completamente il bicchiere di whisky che aveva in mano.

 

«Impazzirebbe del tutto.» intervenne Rebekah, scuotendo la testa, tenendo lo sguardo fuori dalla finestra.

 

«Katherine ha ricevuto la conferma, non possiamo tenerlo all'oscuro! Miss Forbes avrà bisogno di lui, è umana Rebekah, cerca di ricordartelo.» insistette lui rivolgendosi alla sorella.

 

«Katherine? Tutta questa confidenza? Di solito non chiami mai nessuno per nome al di fuori di noi.» disse con fare sospetto e indagatore Rebekah, guardando il fratello agitarsi lievemente.

 

Tutta quella situazione stava trasformando anche l'unico fratello sano, che aveva.

 

«Rebekah, non stiamo parlando di questo ora.» fece con fare evasivo Elika, riempiendosi un'altro bicchiere.

 

«Come vuoi. Resto però del parere, che avvertire Niklaus, non sia del tutto una buona idea.» si arrese infine lei.

 

«Ha il diritto di sapere e non sia mai che magari lo fa rinsavire questa notizia.»

 

Ed ora si trovava li, dietro quella lastra di legno, indecisa se bussare realmente o seguire il so buon senso e andarsene.

 

Elijah glie l'avrebbe pagata cara questa.

Lei neppure era d'accordo, nel mettere al corrente di tutto Niklaus e alla fine quella che doveva fare il lavoro sporco era ancora, sempre lei.

 

«Sei sua sorella e per quanto il tatto non sia un tuo pregio, questa notizia sarai sicuramente in grado di dargliela meglio te.»

 

Si ricordava ancora quelle parole di qualche ora prima, maledicendosi mentalmente per aver ceduto alla fine.

 

Non perchè era una donna, voleva dire che sapeva trattare questi argomenti.

Non perchè era una donna, sarebbe sfuggita a un possibile attacco da parte del fratello.

 

«Sono nata nella famiglia sbagliata.» mormorò tra se e se, esasperata.

 

Guardò ancora con titubanza quella porta e alla fine si decise a bussare, aprendo subito dopo la porta, senza aspettare il suo consenso.

 

La stanza era buia, le tende tirate, come a volersi riparare dal sole.

Un odore di alcool le invase le narici, portandola a storcere disgustata il naso.

 

C'era odore di chiuso, stantio quasi come se ci fosse un cadavere li dentro.

 

Rebekah avanzò di qualche passo fino ad incontrare qualcosa che intralciò il suo cammino.

Quando si rese finalmente conto di cosa fosse, strabuzzò gli occhi e con una movimento deciso, sposto di lato quel corpo ormai senza vita.

 

«Nik!» strepitò in prenda a una crisi di nervi.

 

Quel cadavere doveva essere li da giorni, dato l'odore che riempiva la stanza.

 

Senza pensarci due volte si diresse con passo di marcia verso le finestre e tirò le tende, facendo entrare nella stanza un po' di luce, aprendo successivamente le finestre per far uscire quell'odore insopportabile.

 

Lo scenario che le si parò davanti, non era tanto diverso da quello che si aspettava.

 

Tracce di sangue macchiavano tutto l'enorme tappetto sul pavimento.

Bottiglie vuote troneggiavano in ogni dove, persino sull'enorme letto a baldacchino.

 

Sembrava una taverna, o forse ancora peggio.

 

Lo sguardo di Rebekah corse per tutta la stanza, cercando il fratello, che però non sembrava essere li.

Ringraziò per un breve secondo, di averla scampata, quando sentì un breve e basso ringhio provenire dalla porta mezza socchiusa, che portava al suo studio.

 

Una persona qualunque si sarebbe facilmente persa in quella casa. Rebekah stessa odiava tutti quei passaggi segreti, che univano le stanze.

 

«Nik?» chiamò nuovamente Rebekah, facendo per avvicinarsi alla porta.

 

Una figura apparve, ancora prima che lei potesse arrivare a qualche centimetro per aprire del tutto la porta e la spinse contro il muro opposto della camera, provocandole un dolore atroce alla schiena.

 

«Ho detto che voglio essere lasciato in pace, Rebekah!» ringhiò a qualche centimetro dal volto della sorella, premendo con mano attorno al suo collo.

 

«Lo so, ma devi sapere una cosa riguardo a Caroline.» cercò di dire Rebekah, con non poca difficoltà, data la stretta del fratello sul suo collo.

 

Niklaus la squadrò rudemente per qualche istante, lasciandola poi andare e voltandosi, racccolse una bottiglia mezza vuota dal pavimento e ne bevve un sorso.

 

Quel nome gli faceva ancora troppo effetto.

 

«Non mi interessa. Vattene.» disse con tono grave, che voleva tanto sembrare un'ordine.

 

«E' incinta, Nik.» disse all'improvviso Rebekah, sapendo che non avrebbe potuto fare altrimenti.

 

Doveva essere decisa o lui non l'avrebbe mai lasciata parlare.

 

Vide distintamente il corpo del fratello irrigidirsi, fermandosi con la bottiglia a mezz'aria.

Rimase così per qualche istante, voltandosi poi lentamente verso la sorella, con uno sguardo indecifrabile, persino per lei.

 

«Cosa?» chiese, convinto di aver capito male.

 

«Caroline sta aspettando un bambino. E' umana Nik, avrà bisogno di te, anche se in queste condizioni, come già avevo cercato di spiegare ad Elijah, non le sei per niente d'aiuto.» disse duramente Rebekah, sicura di toccare i punti giusti con quelle parole.

 

«Non è possibile..Lei non stava bene..E' incinta.» disse senza un senso logico, la testa che formulava troppi pensieri uno dietro l'altro e la sua bocca, che non rispondeva più al suo controllo.

 

«Forse è ora che mandi qualcuno a ripulire questa stanza ed a portare via quello.» fece indicando il corpo senza vita di una donna, che poco prima aveva spostato. «Poi magari, dovresti andare a fare una visita nell'Hampshire.» proferì Rebekah, guardando il fratello, ancora in un mondo a parte, che guardava dritto davanti a se, nel vuoto.

 

Niklaus annuì lievemente, tornando alla realtà.

 

Lei era incinta.

Lei aspettava il loro bambino.

Forse avrebbe avuto una seconda possibilità.

 

In quel momento, non pensò nemmeno alle parole della sorella.

Lei è umana.

Il pericolo che si nascondeva dietro quelle parole, era passato in secondo piano.

































 

***











 

Aveva sempre pensato che le passeggiate per i sentieri di quel boschetto, erano la cosa più più rilassante che poteva esserci.

Quel giorno però sembrava che niente volesse calmare i suoi pensieri.

 

Caroline era uscita di casa senza farsi vedere da nessuno e aveva presa la via del bosco, per cercare di chiarirsi un po' le idee.

 

Il fattore “incinta” l'aveva scombussolata abbastanza fino a quel momento, ma ora la questione peggiorava dopo le ultime novità.

 

Non solo aveva appena scoperto che esistevano realmente altre creature, non esattamente umane, ma in più doveva temere per la sua vita, perchè il bambino che cresceva dentro di lei, si sarebbe nutrito di lei, se non riceveva del sangue al più presto.

 

Il suo sangue.

 

Tutto era un continuo di ma e se, che non la stavano portando da nessuna parte se non nella disperazione più totale.

 

Caroline camminava tra quegli alberi che l'avevano vista crescere, senza accorgersi che qualcuno la stava seguendo da un po'.

 

Il bosco che sembrava attutire i passi e i respiri, la corsa e infine il momento.

 

Una mano si posizionò sulla bocca di Caroline, facendole sgranare gli occhi e con un moto automatico, cercò invanamente di liberarsi da quella presa della persona che aveva alle spalle, che ora teneva bloccato tutto il suo corpo.

 

Il panico di prima, non era minimamente paragonabile a quello che provava adesso Caroline.

Non avrebbe dovuto uscire senza avvisare nessuno.

Non avrebbe dovuto uscire e basta.

 

Cercò di liberarsi nuovamente, mordendo la mano del suo aggressore, che cercava in tutti modi di tenerla ferma.

 

Caroline strinse i denti contro il palmo della mano della persona e non dovette attendere molto, prima che la presa sulla sua bocca scomparve e lei riuscì con una mossa veloce a liberarsi.

 

Corse subito il più velocemente che poteva, anche se l'abito non le era d'aiuto e nella foga della corsa, una radice di poco in rilievo sfuggì alla sua attenzione, facendola cadere a terra.

Un forte crampo al basso ventre la fece tremare di paura, cercando però di rialzarsi senza risultati.

 

Si voltò solo per un breve istante, per vedere dove e chi fosse il suo aggressore, ma non fece in tempo a mettere a fuoco, che la visti le diventò subito offuscata e davanti a lei solo il buio. 










Angolo autrice: 

Okay, non uccidetemi per questo enorme ritardo. 
Settimane fa avevo annunciato su twitter, che avrei aggiornato, ma ho avuto un blocco. 
Diciamo anche, che mancava proprio la voglia di scrivere e premetto che questo capitolo ancora adesso, non mi convince molto.
Lo vorrei mettere come un nuovo inizio, perchè da qui partirà una nuova parte della storia, quindi anche se un po' scarno per i miei gusti, non mi sentivo di rimandare ancora in là l'aggiornamento. 

I prossimi capitolo torneranno come al solito e se riesco, un po' più lunghi e con più dialoghi, ma cercate di non linciarmi per questo, perchè davvero ero a quota zero di iniziativa fino a poche ore fa. 

Aspetto di leggere cosa ne pensate ed a lunedì prossimo ♥ 
Un bacio, Allie.

  
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