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Autore: Strega_Mogana    21/10/2014    4 recensioni
Severus Piton non è il Principe Azzurro.
Severus è un cattivo.
E per i cattivi non esiste un “per sempre felici e contenti”
Genere: Avventura, Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altro personaggio, Severus Piton
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Capitolo 4: Un'offerta che ho dovuto rifiutare

- Ho proprio toccato il fondo. – pensò guardandosi disgustato.
Severus si ritrovò agghindato con un pesante vestito di velluto blu con i bordi in oro, i pantaloni a sbuffo con sotto una scomodissima calza maglia bianca, le scarpe d’oro si arricciavano sulla punta ed erano troppo strette, la giacca lo stava soffocando mentre il cappello con la piuma bianca era troppo largo, in più la ruvida camicia bianca sotto la giacca gli dava un odioso prurito.
Il mago sospirò di nuovo e, per un attimo, si ricordò del rosso Weasley e l'orrido vestito da cerimonia che aveva indossato per il Ballo del Ceppo. Provò stranamente pietà per lui.
- Esci Severus! - urlò Patricia dall'altra parte della porta, lei si era vestita in un'altra capanna usando vecchi vestiti di Lady Marion.
- No! - gridò l'uomo cercando qualcosa con cui coprire quel ridicolo abbigliamento, o un paio di forbici per farlo a pezzi.
- Avanti non può essere così terribile!
Severus gemette piano tirando la giacca, sbuffando contro la piuma che, insistentemente, gli cadeva davanti al naso adunco.
- Io entro,- dichiarò la strega dall'altra parte – sei avvisato!
Patricia aprì la porta ed entrò nella capanna dove avevano dormito quella notte.
Severus si ritrovò a corto di parole, aveva indossato un sontuoso vestito verde smeraldo che avrebbe fatto invidia ad ogni ragazza o donna della Casa Serpeverde. Aveva delicati ricami d'argento ed era sorretto da due spalline riccamente ricamate con gemme che riflettevano la luce.
Anche senza trucco e con i capelli semplicemente raccolti sembrava una nobildonna.
La strega lo fissò con gli occhi sgranati e, notando la sua occhiataccia, riuscì a trattenere le risate.
- Perché il tuo vestito è più bello? - si lamentò tornando a torturare la giacca blu. - Tu sei bellissima.
- E tu sei ridicolo. – sorrise lei dando un colpetto alla piuma del cappello con due dita - Non ce n’era uno meno pomposo e meno... blu...
- L’altro era giallo canarino. – rispose con una smorfia – Mi ha ricordato Allock, ho optato per questo meno sgargiante.
- Siamo pronti? – urlò Robin strofinandosi le mani entrando nella capanna, aveva indossato un lungo mantello nero e un paio di occhiali da sole, visto di sfuggita sembrava un cieco – Oooh Milady siete splendida e anche lei Messer Piton state proprio bene!
Piton ringhiò qualcosa di incomprensibile, certamente non erano ringraziamenti per avergli dato quell'orrido vestito.
Uscirono dalla capanna dove trovarono una carrozza trainata da un paio di cavalli. Nonostante la carrozza avesse lo stemma di una nobile famiglia sulla piccola portiera si vedevano i segni del tempo, in alcuni punti la vernice era scheggiata o del tutto mancante. In più i due animali che la trinavano sembravano due brocchi prossimi a percorrere il loro ultimo tragitto.
- Benissimo andiamo! – disse entusiasta Robin Hood.
Salirono sulla piccola carrozza diretti a Nottingham.

* * * *


Arrivarono alla città verso metà mattina, Severus e Patricia si guardarono attorno. Intorno a loro c’era solo gente povera, chiedevano del cibo, un po’ d’elemosina, bambini soprattutto e anziani malati.
E tutti si voltarono a fissarli, all’inizio pensarono che quella carrozza malandata attirava l’attenzione poi si resero conto che Robin, vestito ancora da cieco, stava guidando i cavalli.
- Siamo arrivati!- esclamò contento Hood – Bene vi lascio qui, dite alle guardie che vi manda Robin, loro vi apriranno. – spronò il cavallo e cominciò ad allontanarsi – Buona fortuna amici!- urlò sbracciandosi per salutarli.
Quando la carrozza svoltò l’angolo i due fecero un lieve respiro di sollievo e bussarono al portone, si aprì una piccola fessura e due minuscoli occhi neri sbirciarono fuori.
- Chi siete?- fece una voce profonda e rauca.
- Siamo il conte e la contessa Loxfort, - disse prontamente Patricia, avevano studiato una piccola bugia durante il viaggio per rendere credibile la loro visita - vorremmo parlare con sua maestà il Principe Giovanni.
- Avete un appuntamento? – chiese la guardia.
I due si scambiarono un’occhiata preoccupata.
- Beh... no… ma vede…
- Senza appuntamento non si entra a palazzo, – la interruppe scortesemente la guardia - se dovete vedere il principe telefonate alla sua segretaria, il numero è sull’elenco, sotto la P., Poppins Mary. – ringhiò prima di chiudere la fessura con un colpo deciso.
Patricia bussò ancora più decisa.
- Che volete ancora?- fece la guardia scocciata.
- Senta abbiamo fatto un lungo viaggio per vedere il Principe e ora…
- Le ho già detto che senza un appuntamento non si passa. – la interruppe di nuovo l’uomo.
- Ci manda un caro amico del Principe. – spiegò la strega.
- E chi sarebbe? - chiese sospettoso.
- Robin.
L’apertura venne richiusa all’istante, dopo pochi attimi il portone venne aperto e loro entrarono nel palazzo del Principe Giovanni.
Erano sicuri di trovare un energumeno dietro la massiccia porta di legno, invece c’era un piccolo omino con un sigaro in bocca.
- Dovevate dirlo subito che siete amici di Robin. – disse la guardia con la sua voce rauca – In fondo al corridoio a sinistra troverete la sala del trono, il Principe Giovanni è lì. – continuò finendo la frase con un colpo di tosse catarrosa.
Il corridoio in questione sembrava interminabile, lungo e contorno, illuminato solo dalle torce appese alle pareti che emanavano una luce sinistra.
- Mi sento quasi a casa. – mormorò Severus guardandosi attorno e sfiorando le fredde pareti di pietra grigia.
La stanza del trono era luminosa e completamente ricoperta d’oro, sacchi di monete, monili d’oro e d’argento erano sul pavimento mentre quadri preziosi e antichissimi arazzi impreziosivano le pareti. Alcune armatura brillavano negli angoli della stanza e lungo le pareti.
Il Principe Giovanni era seduto sul suo trono di legno laccato d'oro, sembrava molto giovane con i suoi lunghi capelli ramati, gli occhi neri e penetranti e il fisico atletico.
- Benvenuti nel mio castello. – fece alzandosi dal suo seggio – Vi prego di perdonare la mia guardia, non è stata delicata nei vostri confronti.
- Lei ci deve scusare Vostra Eccellenza, - disse Patricia con un dolce sorriso – siamo arrivati senza annunciare il nostro arrivo. Abbiamo un lungo viaggio davanti a noi, uno delle tappe era Nottingam e non potevamo non ringraziare il suo sovrano per averci dato il consenso ad attraversare le sue terre.
Il giovane principe fece un sorriso e allargò le braccia.
- Ora siete miei ospiti. Questo castello vi darà tutto quello di cui avrete bisogno per il vostro viaggio. Che non si narri nelle terre lontane che il Principe Giovanni di Nottingam non è un sovrano magnanimo.
- Molto gentile sua Maestà. – Patricia fece un piccolo inchino, poi diede una piccola gomitata per far inchinare anche Severus.
- Sarete stanchi per il viaggio, - disse il Principe chiamando due valletti – vi farò sistemare nelle vostre stanze e sarete miei ospiti per il pranzo ovviamente.
- Non possiamo fermarci molto mio Principe. – rispose educatamente Patricia – I nostri impegni ci obbligano a riprendere molto presto la strada, ma accettiamo la sua ospitalità.
- Oh che peccato…- rispose suadente Giovanni avvicinandosi a Severus – mi sarebbe piaciuto approfondire la vostra conoscenza Conte di Loxfort.
Severus alzò un sopracciglio, quel principe gli piaceva proprio poco. Lo guardava in un modo strano, gli sorrideva ad ogni frase e sembrava non gradire la presenza di una bella donna come Patricia.
I suoi sospetti aumentarono ancora di più quando il valletto lo accompagnò nella sua camera stranamente molto vicina a quella Reale. Molto, molto vicina.
Voleva andarsene da lì il più presto possibile.
Poco dopo pranzo lui e Patricia stavano nel grande parco dietro il castello, il principe si era presentato con corona e scettro ed ebbero la conferma alle parole del ladro. Nel centro della corona c'era una gemma verde a forma di goccia grossa quanto un uovo di gallina.
Non erano certi che fosse quello che cercavano, ma dovevano controllare.
- Allora hai escogitato un piano per rubargli quella gemma?- chiese sotto voce la donna.
- Certo, tra qualche ora cercherai di convincerlo a fare una passeggiata per il parco, devi sedurlo e farti condurre nella sua stanza. - rispose il mago chinandosi sul prato e strappando qualche fiore dalla corolla di un intenso color rosso.
Lei rimase in silenzio osservando la schiena piegata del mano.
- So cosa stai pensando. - disse lui indaffarato a togliere i gambi tenendo solo i petali e pistilli neri.
- Sto pensando che non avrei dovuto restituirti quella pozione.
Severus si raddrizzò di scatto e si voltò verso Patricia che sorrideva maliziosa.
- Non passerai la notte con Giovanni!- nella sua voce c'era una punta di gelosia che nessuno dei due colse al volo – Sai cos'è questo? - le domandò mostrandole i fiori spezzati.
- Insalata?
- Papaveri. - spiegò il pozionista senza commentare la sua risposta – I petali e i pistilli tritati sono l'ingrediente principale della pozione del sonno. Saranno pronti per questa sera dopo la cena. Fai portare del vino in camera e proponi un brindisi, metti la polvere nel suo calice e aspetta che si addormenti, non dovrebbe volerci molto. Quando si addormenta rubi la pietra. Scapperemo subito, questa notte stessa, non possiamo correre rischi, quando se ne accorgerà noi saremo già lontani.
- Addio al divertimento... - borbottò sconsolata l’altra.
Il mago sollevò un sopracciglio.
- Lascia perdere, tu non capiresti. – rispose Patricia allontanandosi per prepararsi.

* * * *



Li aveva lasciati soli di proposito, con una scusa qualsiasi, non voleva che nulla andasse storto, Patricia era stata bravissima e, con una scusa molto convincente, aveva condotto il sovrano in giardino per una romantica passeggiata sotto il chiaro di luna. Le aveva passato un fazzoletto ripiegato dove ci aveva nascosto la polvere di papavero. Si erano dati appuntamento nel portico appena il piano fosse riuscito.
Già stava assaporando la vittoria su quello stolto di un Principe quando sentì qualcuno che bussava alla sua porta, poggiò l’orecchio sull’uscio cercando di captare anche un minimo rumore per capire chi fosse a quell’ora tarda, non sentendo nulla socchiuse la porta.
- Patricia!- disse sorpreso appena la vide – Cosa diavolo ci fai qui?
- Fammi entrare. – tagliò corto la strega.
Era strana, sembrava imbarazzata.
- E’ successo qualcosa?- domandò immediatamente – Il coso che si crede un Principe ha fatto qualcosa di sbagliato?
- No. – rispose senza guardalo.
- Non sei riuscita a parlarci?
- No, ho parlato a lungo con lui.
- Allora sei riuscita a rubare il gioiello prima del previsto.
- Non è così.
- Ma sei entrata nella sua stanza vero? – disse cominciando a perdere la pazienza.
- Ecco…. Severus è proprio questo il problema. – rispose sedendosi sulla sponda del letto.
- Ti sei comportata male e ti ha cacciato?
- No! Senti io e il Principe abbiamo parlato e lui mi ha detto... mi ha detto... che preferisce la tua compagnia. – esordì tentando di nascondere un sorriso divertito.
- La mia compagnia?- ripeté stupito – E perché? Cosa può volere da... - la frase gli morì in gola e impallidì nel giro di qualche secondo – Scordatelo. – disse dopo aver superato la confusione iniziale - Io non lo faccio.
- Ma se ti attieni al piano non dovrai neppure sfiorarlo. – fece lei passandogli il fazzoletto ancora piegato.
- No! Io non ci metto neppure piede in quella camera! Tu gli hai detto che io non sono quel genere di uomo, vero?
- Veramente io gli ho detto che saresti andato nelle sue stanze immediatamente. – rispose Patricia voltandosi dall’altra parte cercando di non scoppiare a ridere.
- Non puoi averlo fatto! – urlò sconcertato – Come puoi avermi fatto una cosa del genere?
- Senti ci serve quella pietra e io non posso neppure avvicinarmi alle stanze del Principe. – rispose decisa lei cercando di mantenere il controllo – Tu, invece, hai questa opportunità. Perché io potevo farlo e tu no? In fondo non ci devi finire a letto! Quando gli metterai la droga nel calice sarà tutto finito.
- Nel frattempo cosa faccio? – chiese allarmato.
- Io questo non so. – disse Patricia accompagnandolo fuori dalla stanza – Ma sei sempre stato bravo ad improvvisare. – non riuscendo più a trattenersi Patricia scoppiò a ridere e corse dentro la camera chiudendosi la porta alle spalle.
Severus rimase solo in quel corridoio, la porta del Principe era a pochi passi dalla sua. Sapeva che lo stava aspettando, un brivido gli percorse la spina dorsale; doveva solo sperare che tutto finisse alla svelta e il più indolore possibile.
Fretta e indolore erano le parole chiavi della situazione in cui si era cacciato.
Si sistemò la casacca blu, infilò con cura il fazzoletto nella tasca dei pantaloni, facendo molta attenzione che la polvere non si perdesse.
- Scommetto che ti stai divertendo un mondo, Patricia. - mormorò a denti stretti avvicinandosi alla porta del Principe.
Arrivato alla massiccia porta di legno intagliato fece un profondo respiro e bussò.
Sgranò gli occhi quando il principe aprì la porta invitandolo ad entrare.
Il completino di pelle nera, completo di quelle che sembrano borchie lasciava molto scoperto e ben poco all'immaginazione.
Attingendo a tutta la sua abilità di doppiogiochista riuscì a celare una smorfia di disgusto.
- Benvenuto Conte!- lo accolse raggiante Giovanni con la voce leggermente più alta di quanto ricordasse – Sono felice che abbiate accettato il mio invito. Vostra sorella mi ha raccontato che siete un uomo molto timido e che difficilmente fate la prima mossa.
Severus maledì Patricia in tutti i modi che conosceva.
- Spero di non risultare troppo sfacciato ai vostri occhi. – disse poi notando l’espressione leggermente assente di Severus.
- A... affatto. – balbettò il mago abbozzando un sorriso ed entrando nella stanza.
Si bloccò sulla soglia, la stanza del principe poteva benissimo essere quella di un perfetto maniaco. Oltre alle stoffe rosse che ricoprivano praticamente ogni cosa era invasa da specchi. Manette, frustini e altri oggetti di cui ignorava l'uso erano in bella mostra su un tavolo, l'orrida ciliegina finale su quella torta di orrori era il letto rotondo.
- Ti piace?- gli sussurrò all’orecchio Giovanni.
Severus chiuse gli occhi e deglutì a fatica:
- Molto... molto... suggestiva. – sussurrò irrigidendosi quando la mano del Principe gli aveva sfiorato una natica.
- Nervoso? – chiese l’altro non capendo quel suo gesto.
- E’ che sono fuori allenamento. – rispose il mago cominciando a preoccuparsi per la piega che stava prendendo la situazione.
Stava succedendo tutto troppo velocemente. Doveva prendere il controllo della situazione.
Giovanni sorrise cospiratore e si mise davanti al suo nuovo amante:
- Andiamo Conte, una volta imparato non si dimentica più. – mormorò dolcemente mettendogli le braccia attorno al collo – Vediamo se riesco a rinfrescarti la memoria. – continuò avvicinandosi alle sue labbra, ma Severus cercava in tutti i modi di sfuggire a quel bacio – Smettila di fare il timido. Andiamo. Patricia mi ha raccontato cose molto interessanti sul tuo conto, ma ti avevo notato subito… appena entrato nel mio castello. – mormorò seducente cominciando a slacciargli la casacca blu mentre gli baciava il collo – Ho capito subito che sei il mio tipo.
Piton, da parte sua, non riusciva a muovere neppure un muscolo, era così paralizzato dalla foga del Principe che aveva dimenticato la gemma e la polvere custodita in tasca.
- Andiamo tesoro…- fece Giovanni cominciando a stufarsi della rigidità del compagno in posti dove non doveva essere rigido – non stare fermo. Non ho indossato il mio miglior completino intimo per tenerlo addosso a lungo.
A quella frase Severus si destò dal suo torpore iniziale e ricordò quello che doveva fare, mentre cercava di non vomitare e, nel frattempo, si imponeva di fingere apprezzare le carezze del Principe, che si facevano pericolosamente insistenti e sempre più vicino alle sue parti intime, controllava se nella stanza c'era qualcosa dove poter sciogliere il sonnifero.
C’era una brocca sulla scrivania, una brocca e due calici, molto probabilmente vino.
Ghignò soddisfatto.
- E’ vino quello? - chiese Piton con la voce più calda e sensuale che gli riuscisse.
Il viso di Giovanni si illuminò.
- Certo amore è vino…- lo prese per mano e lo trascinò fino alla brocca – te ne verso un bicchiere.
- No aspetta! - lo fermò rudemente Severus con un gesto deciso – Faccio io, tu buttati sul letto. – e, senza aspettare che lui eseguisse l’ordine, lo spinse con forza sul giaciglio rotondo.
- Come sei virile…- cinguettò l’altro passandosi una mano nella folta chioma rossa.
Severus versava da bere mentre progettava una vendetta per la Signorina Kent che aveva raccontato tutte quelle assurdità sui suoi gusti sessuali.
Senza farsi vedere afferrò dalla tasca della giacca il fazzoletto contenente la polvere di papavero e ne mise due pizzichi nel calice. Si domandò se ne avesse messo abbastanza, non aveva i suoi strumenti e non sapeva quanto fosse efficace e in che tempi. Riaprì il fazzoletto e ne sciolse altri due pizzichi, poi, non contento, mise tutta la polvere nel vino.
Sfrigolò un poco mentre si scioglieva per poi scomparire del tutto. Sperò che non alterasse il sapore delle bevanda.
Con estenuante lentezza, che per il Principe era solo un gesto per aumentare la sua eccitazione mentre per Severus era un modo per ritardare il più possibile la visione del pazzo maniaco in completino di pelle, si voltò sfoggiando il sorriso più suadente che gli riusciva. Si mise a sedere accanto a Giovanni e gli passò il calice colmo di sonnifero.
- Bevi tutto. – sussurrò Severus con un mormorio basso facendo vibrare le corte vocali e il corpo dell’uomo che gli sedeva di fronte.
Giovanni non se lo fece ripetere due volte, bevve avidamente in un solo sorso e gettò il calice alle sue spalle, poi si gettò famelico su Severus che non riuscì a schivarlo in tempo e si trovò sdraiato sul letto con il Principe che finiva di slacciarli la casacca.
- Era una dose che avrebbe messo fuori gioco anche Hagrid! - pensò il professore basito sfuggendo alle labbra del principe – Doveva crollare immediatamente! Forse la sua eccitazione sta ritardando l’effetto del sonnifero… o peggio… la polvere di papavero sta aumentando la sua eccitazione! Giuro che questa volta me la paghi Patricia. Appena ti metto le mani addosso io… io…- ma i suoi pensieri furono bruscamente interrotti, Giovanni aveva finito di slacciagli la casacca e l’aveva completamente aperta sul torace.
Gli stava torturando la pelle del collo con delicati morsi che avrebbero dovuto aumentare la sua eccitazione mentre rischiava solo di fargli rimettere quello che aveva mangiato a cena, mentre con quelle fastidiose mani andavano sotto la cintura cercando un entrata per raggiungere posti che Severus esigeva che restassero privati.
E, mentre lui faceva ogni genere di sforzo per slacciare la complicata chiusura di quell’abito ottocentesco, Severus la riallacciava cercando di non dare nell’occhio.
Il Principe alzò la testa solo per poter vedere meglio lo sguardo magnetico e provocante del suo nuovo amichetto di giochi; Piton accennò un debole sorriso. Quando Giovanni riprese a baciargli il collo alzò gli occhi al cielo sperando che la pozione facesse in fretta il suo lavoro. Cominciò ad avere qualche serio dubbio sulla sua efficacia quando l’altro iniziò a scendere con la bocca fino ai suoi pantaloni, afferrò con i denti uno dei lacci e tirò verso il basso aprendoli del tutto. Severus chiuse gli occhi disperato, non voleva guardare, non voleva sentire, voleva solo morire, mentre si preparava al peggio avvertì uno strano rumore totalmente diverso da quello dei baci, morsi, risatine idiote e risucchi che aveva avvertito fino a poco prima.
Alzò appena la testa e vide Giovanni immobile davanti al suo intimo nero; con un colpo di bacino lo fece rotolare di lato. Il Principe Giovanni, fratello di Re Riccardo e nuovo sovrano di Nottingham era crollato: la polvere di papavero aveva fatto effetto e ora avrebbe dormito per diverse ore, forse anche un giorno intero.
Il pozionista si accasciò sul letto con un sospiro di sollievo. C’era andato troppo vicino per i suoi gusti.
Si rialzò allacciandosi i pantaloni e prese la casacca dal pavimento, mentre si rivestiva alla bene e meglio cercava nella stanza la corona del Principe mettendo a soqquadro la camera.
- Tua sorella mi ha detto che sei timido…- mormorò imitando la voce dell’uomo che russava – Oh sì Patricia mi ha raccontato cose molto interessati sul suo conto…- continuò cercando in tutti i posti immaginabili – Vorrei proprio vedere cosa ti ha raccontato quella pazza, brutto porco depravato! – sbuffò mentre controllava anche sotto il letto e dietro i quadri alla ricerca di una cassaforte – Oh come sei virile… E quella sconsiderata chissà come se la ride! – si fermò un attimo cercando un angolo dove non aveva ancora cercato, la stanza Reale era sotto sopra, aveva rovistato ovunque, aperto ogni cassetto e controllato sotto ogni tappeto e quadro, la sua attenzione fu attirata dall’armadio. Quello non lo aveva ancora controllato, forse per paura di trovarci qualche ex amante appeso.
Furtivamente aprì le ante del mobile. Appoggiata ad una testa di plastica raffigurante il volto sorridente del sovrano c’era la corona. Severus la prese tra le mani e la controllò bene, la gemma verde splendeva nel centro, racchiusa in un cerchio di piccoli diamanti. Senza troppe difficoltà Piton recuperò il gioiello che a contatto con la sua mano emanò un intenso bagliore verde. Sorridendo soddisfatto se lo mise in tasca, uscì dalla porta promettendo a se stesso e al suo corpo di non farvi mai più ritorno.
   
 
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