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Autore: Sally Seton    16/10/2008    0 recensioni
Questa storia ha partecipato al Contest "Cappa e spada" indetto da Writers Arena. Il giudizio del giudice è il seguente: “La contea di Haiden ed il suo segreto” incarna abbastanza bene lo spirito di questo contest, si tratta di un racconto di genere fantasy cavalleresco a tutti gli effetti. Tuttavia la citazione avrebbe potuto essere sfruttata in maniera migliore di quanto è stato fatto, anche se è comunque presente nella storia. Il racconto è breve e dal ritmo serrato, un po’ troppo in verità: pochi istanti e il lettore si ritrova catapultato nel bel mezzo di un duello di cui, inizialmente, non comprende le ragioni, anche se verrà fatta luce durante il dialogo tra il mago Es e il re Giacomo. Sono presenti poche descrizioni e l’azione la fa da padrona. I temi trattati sono “classici”: l’amore per la figlia del “nemico” Giacomo (è un “cattivo”, ma alla fine si riesce a simpatizzare con lui), l’immortalità come arma a doppio taglio (il protagonista però dovrà porsi il problema di sopravvivere all’amata per un lasso di tempo molto limitato!), il servo fedele che si sacrifica per il suo signore. Sia Es che Giacomo, ma anche Frederick, appaiono come personaggi molto interessanti, se la loro caratterizzazione fosse stata più approfondita il risultato finale sarebbe stato ancora migliore, ma è comunque positivo. Non sono presenti imperfezioni grammaticali, forse sarebbe consigliabile solo qualche scelta diversa in termini di punteggiatura: aggiungere qualche virgola aiuterebbe a rendere il ritmo un po’ meno incalzante. Molto spesso il predicato verbale è anteposto al soggetto e questo credo sia un fatto voluto, una questione di stile, ma dato che il linguaggio utilizzato è molto semplice e diretto può apparire come un modo per cercare di sollevare il registro e non si sposa benissimo con le altre scelte espressive. Come espresso dal giudice la storia è un fantasy cavalleresco che tratta i temi più classici del fantasy, amore, amicizia, duelli, immortalità e antitesi che profanano il tema stesso! Grammatica e sintassi: 8.5 Capacità espressiva: 7 Capacità argomentativa: 6 Capacità critico-rielaborative: 6.7 Originalità e creatività: 7 Punteggio: 7 Credits: Entrare nella foresta senza muovere un filo d'erba, entrare nell'acqua senza increspare la superficie, addestrare un cavallo senza usare la forza. (Anonimo cinese)
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La Contea di Haiden ed il suo segreto.

Entrare nella foresta senza muovere un filo d'erba, entrare nell'acqua senza increspare la superficie, addestrare un cavallo senza usare la forza.

Pensando a questo Frederick si addentrava nel fitto bosco con accanto a sé il suo fedele Klaus. Cavalcavano mesti i loro destrieri.

Avevano una missione da compiere stasera e qualunque cosa fosse successa, qualunque persona si fosse frapposta tra loro ed il loro fine sarebbe perita sotto le loro lame, anche a costo di permettere a Giacomo di carpire il segreto della Contea.

Elisabeth doveva essere portata in salvo a qualunque costo. Suo padre ormai era un pericolo per lei. L’incantesimo di Es aveva dato i suoi frutti più tremendi con Giacomo.

La foresta si infittiva sempre di più man mano che i due cavalieri si addentravano.

Cominciava ad avere paura Klaus e voleva tornare indietro, sentiva che quella spedizione non sarebbe andata a buon fine e che avrebbero perso il loro feudo, ma non sapeva che oggi il destino avrebbe messo in gioco qualcosa di più importante del loro feudo.

Cavalcarono pazientemente per tutta la notte fin quando all’alba arrivarono al castello di Haiden, dell’omonima Contea.

Scesero dai loro cavalli, impugnarono le spade e attraversarono il ponte che li avrebbe portati all’entrata del castello.

Frederick si fermò.

Neanche lui era sicuro di quello che stava per fare, ma sentiva che doveva farlo, che non aveva altra scelta.

Si fece coraggio ed aprì il portone.

Davanti a sé si apriva lo scenario tanto vaneggiato e tanto aspettato. Una tavolata immensa, vuota, e lì in fondo seduto sul suo trono Giacomo. Sopra di lui l’aquila, il suo amato stemma.

Frederick rabbrividì.

Non riuscì a muoversi fin quando il suo rivale non iniziò: “Bene, Frederick, finalmente ci rivediamo faccia a faccia, finalmente ho l’opportunità di lavare col tuo sangue i torti subiti. Hai paura Frederick?”.

“No”, rispose seccamente il cavaliere.

“Faceva prima a stare zitto”, pensò Klaus che ormai riconosceva perfettamente le reazioni del suo leggendario amico.

I due amici avevano paura, ma dovevano portare a termine la spedizione; dovevano farlo per la loro Contea, per il feudo e perché Elisabeth non meritava quella fine.

Frederick, sguainando la spada dal fodero: “Battiti, vigliacco e smetti di sprecare il tuo fiato con queste fandonie, battiti, ho detto!”

Giacomo ascoltò il consiglio del suo nemico e sfoderò la sua arma, oggi più luccicante che mai.

Cominciò impavido Frederick a sferzare i suoi colpi a destra, poi a sinistra.

Non riusciva a centrare il bersaglio e cominciava ad innervosirsi. Questo il suo nemico l’aveva capito e non si lasciò scappare l’occasione di fargli del male.

Si distrasse solo per un momento, uno stupido ed insulso momento di combattimento perché tra le lame vide il suo volto, il suo bianco volto bagnato da una lacrima che osservava pietosa e spaventata la scena.

“Elisabeth…” sussurrò.

Un momento e la spada lo travolse, attraversò la sua carne da parte a parte.

Guardò il suo braccio Frederick.

Cominciava a scorrere il sangue.

Ora tutti avrebbero conosciuto il suo segreto, ma badò poco a tutto ciò.

Il suo scopo adesso era un altro.

Sogghignando il suo nemico trasse la spada dal braccio di Frederick che soffrendo cominciò a sentir venire meno le forze.

Si trasse indietro per potersi riprendere e mandò avanti Klaus.

Perché lo fece, perché gli diede con quell’accenno del capo l’assenso a battersi per lui non lo capì mai Frederick.

Giacomo lo stava uccidendo, gli stava facendo patire le pene dell’inferno, e lui? Lì, immobile in un angolo che sognante guardava Elisabeth.

Sentì la pelle ricucirsi e la ferita ricompattarsi. Il dolore scomparve e sul suo braccio non c’erano più i segni di quel duello. Alzò il capo e riuscì appena a vedere il corpo del suo fedele scudiero cadere sotto i colpi di fioretto del suo acerrimo nemico.

Vide i suoi occhi azzurri velarsi. Vide la morte che gli traversava lo sterno e sul suo volto un brivido; nei suoi occhi tanta paura, tanto rispetto per il suo cavaliere. Lo stesso vigliacco che gli aveva permesso di morire lì ai piedi di Giacomo all’interno del castello stregato di Haiden dove era cresciuto. Lo stesso pavimento che i suoi piedi avevano battuto tanti anni fa ora lo vedeva soccombere e spirare l’ultimo alito di vita.

Con il suo solito sogghigno Giacomo estrasse la spada già per due volte insanguinata dallo sterno di Klaus e si sentirono le ossa rompersi, una ad una, prima che il suo capo destinasse il suo ultimo sguardo verso Elisabeth che non era più dove l’aveva vista l’ultima volta.

Era scesa giù, nella sala. Aveva sceso le scale a perdifiato ed era giunta nei pressi dell’aquila.

Ridestò i suoi sensi Frederick e si scagliò con tutta la forza che lo pervadeva contro Giacomo.

Corse, sempre più forte, alzò in alto la spada, raccolse tutte le forze che aveva per cercar di colpire alle spalle il suo nemico che nel frattempo s’era girato per seguire i movimenti di Elisabeth e che per non farla scappare la afferrò e la strinse a sé.

Fu un attimo, un solo attimo anche stavolta.

Giacomo girò appena la testa per rivolgere parte del suo sguardo al suo nemico e si rese conto di quello che stava succedendo.

Senza pensarci due volte afferrò il bianco braccio di Elisabeth con una mano e con l’altra le tappò la bocca. Un ultimo sguardo furtivo al suo nemico e poi si voltò.

Un grido sordo di dolore e Frederick vide la sua spada traversare da parte a parte lo sterno di Elisabeth.

Si era fatto scudo con lei. L’aveva fregato, anche stavolta.

Con un gesto di stizza trasse la spada dallo sterno della giovane donna. Un altro grido di dolore, l’ultimo.

Come aveva potuto fare questo? Come aveva potuto proteggere la sua vita dimenticandosi che sua figlia sarebbe morta con questo suo gesto?

L’aveva realmente dimenticato? Era stato un gesto voluto?

Mentre pensava tutto ciò portando a sé il volto tumefatto della sua donna sentì una voce dall’alto. Era il mago Es. Ancora lui.

Gli aveva rovinato la vita donandogli l’immortalità. Lui era lì vivo, la ferita al braccio era scomparsa, ma la sua donna era stesa per terra senza vita. Voleva delle spiegazioni. E le voleva anche Giacomo.

“Era proprio questo che volevo da voi, stupidi uomini bramosi di potere ed immortalità” esordì Es. Mosse le dita spasmodicamente e tutt’a un tratto Frederick si ritrovò seduto al tavolo di fronte al suo nemico che osservava sprezzante come non mai.

Sopra di loro fluttuava sorridente Es.

“Giacomo guardami. Hai visto cosa hai fatto? Hai perso tua figlia, la tua Contea l’avevi già persa da tempo, cosa ti rimane ancora da perdere? Credo niente, visto che non possiedi più niente, se non la tua rabbia per non aver mai capito che il segreto dell’immortalità lo possedeva il tuo acerrimo nemico. Per cosa odiavi Frederick? Solo perché egli sposando tua figlia avrebbe ereditato i tuoi ultimi poderi? Solo perché saresti rimasto in completa povertà e chiunque ti avrebbe schivato, anche la servetta che tanto sfruttavi fino a pochi anni fa? Solo per questo caro Giacomo?” chiese sorridendo Es.

“Sono stufo della tua ironia, del tuo prenderti gioco delle vite degli altri soltanto perché conosci il segreto della Contea di Haiden. Sono stufo della vita che mi hai rovinato con le tue sporche magie. Voglio farla finita con te e con i tuoi stupidi ed infiniti giochetti da fattucchiere di sogni spezzati”.

“Calmati Giacomo, il segreto è già stato rivelato, lo hanno visto tutti anche tua figlia prima di morire. Come mai non ti sei reso conto di niente?”, sogghignando ancora sotto la folta barba.

“Mi hai chiuso gli occhi, non mi hai dato la possibilità di vedere ciò che stava succedendo, ti sei impossessato delle mie braccia e hai lasciato che ammazzassi mia figlia. Ti ucciderò Es, lo farò!” dicendo così si scagliò verso il mago.

Quest’ultimo afferrò le braccia di Frederick e protesse se stesso con il corpo del cavaliere.

La spada lo trapassò ancora una volta. La lama, però, toccò il cuore e quello non poteva ricucirsi da sé, con nessun segreto, nessuna pozione, nessun elisir d’immortalità. Tutto ciò, però, Frederick non lo sapeva e con gli occhi cercava Es ed esalando l’ultimo sospiro disse: “Perché non si ricuce, perché…”

Sogghignò di nuovo nel non dare una risposta al cavaliere.

“Cosa si dovrebbe ricucire bastardo Es? Cosa?” urlò Giacomo.

“E’ questo il segreto, era questo il segreto, prima che tu uccidessi anche lui”.

L’ultimo sogghigno e volò via, lasciando nella disperazione Giacomo, che rivolgendo a sé la lama maledì se stesso, la Contea di Haiden, ma soprattutto quel bastardo mago che gli aveva tolto tutto, anche la sua amata figlia.

Esalò l’ultimo respiro anch’egli e lasciò nella disperazione le anime colpevoli di quel castello che avevano assistito inermi a tutta la scena.

Qualcuno ancora piangeva per lui, qualcuno di inconsistente però.

  
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