La vita è ciò che accade mentre si è impegnati a fare
Altri Progetti
She Walks In
Her Own Way
Sakura Haruno era una ragazza intelligente sotto molti punti di
vista.
Era brillante nello studio,
dotata nello sport e oggettivamente molto graziosa, con
quei vaporosi capelli rosa e il fisico asciutto.
Aveva molti amici e molte amiche, sapeva essere tanto simpatica e disponibile
quanto scorbutica e caustica.
Era piuttosto matura per la
sua età, con i piedi per terra. Era una delle sue più pregevoli doti.
Su una cosa però, proprio non
riusciva ad essere concreta.
Sasuke Uchiha.
Camminava svelta, i
secondi scanditi dal suono sordo delle suole sull’asfalto. Si strinse la
cartella al petto, le braccia nude accarezzate dalla
fresca brezza di settembre, osservando beata la vegetazione verde e rigogliosa
del viale che stava percorrendo.
Come ogni mattina,
avrebbe dovuto fare l’ultimo chilometro di corsa, per non arrivare
spaventosamente in ritardo a lezione.
Avrebbe potuto
prendere l’autobus, ma non lo faceva mai.
Avrebbe potuto
usare la bicicletta o farsi accompagnare dai suoi. Ma
non lo faceva mai.
Tutte le mattine
partiva alla stessa ora, troppo tardi per arrivare in orario, troppo presto per
evitare Naruto, che ogni volta le inchiodava davanti
con il suo motorino sgangherato, offrendole un passaggio che ogni volta
rifiutava, irritata.
E
perfettamente puntuale per vedere l’auto nera degli Uchiha
sfrecciarle davanti, negandole ancora una volta quella speranza che non
l’abbandonava mai.
La vita
Avanzò lentamente
oltre i cancelli arrugginiti, guardinga.
Si strinse la
giacchetta al petto con dita tremanti, rabbrividendo. Lo scricchiolio delle
foglie secche, che si sbriciolavano sotto al suo peso,
la innervosivano profondamente, così come il cielo plumbeo e minaccioso che la
osservava tetro e apatico.
Una coda immensa di
studenti a piedi la avvolse, così si fermò e attese che fossero
usciti tutti.
Vide Naruto togliere il lucchetto al suo trabiccolo, come se a
qualcuno potesse mai venire la folle idea di rubarlo, e metterlo in moto con
difficoltà mentre si allacciava il casco.
Mentre le passava davanti, le urlò un “Ti
accompagno?” a cui lei, come sempre rispose negando col capo.
Pochi minuti dopo,
la Ford nera inchiodava davanti all’uscita del
cortile. Ne sapeva la targa a memoria.
Così Sasuke spuntava dal nulla, avvolto nel suo soprabito blu
scuro, e la superava con ampie falcate senza degnarla di uno sguardo. Spariva
oltre la portiera e partiva sgommando, lasciandola lì, infreddolita e abbandonata
a se stessa, insensibile al suo silenzioso dolore. Ignorata, ancora una volta.
è ciò che accade
Marciava spedita,
le lunghe gambe rigide e infreddolite. Tirò su la cerniera del piumino fino al
mento, il naso rosso e congelato. La neve sporca cigolò sotto i suoi stivali da
pioggia, il marciapiedi era viscido e scivoloso.
Era tremendamente
difficile mettere un passo davanti all’altro, tenere d’occhio la strada e non
morire assiderata, tutto nello stesso momento.
Sbuffò sonoramente quando un clacson irruppe sgarbato tra i suoi
pensieri, seguito da ribelli ciuffi biondi che spuntavano da un casco scolorito
e da un’enorme sciarpa arancione.
“Ehi, Sakura-chaaaan!!!” strillò
frenandole di fianco.
“Naruto” lo salutò distrattamente con un cenno del capo, continuando
a camminare.
Il biondo le
arrancò dietro, trascinando lo scooter con i piedi. “Potresti anche fermarti,
sai?” chiarì dispiaciuto.
“Ho fretta, è tardi” rispose noncurante accelerando il passo.
“Ti do uno strappo
io?” tentò speranzoso, anche se conosceva perfettamente la risposta che non
tardò ad arrivare.
“No.”
“Sarà per la
prossima volta.” Aggiungeva salutandola con la mano, prima di ripartire
zigzagando tra le auto.
“Contaci” sibilava
tra i denti, esasperata.
Esattamente quattro
minuti dopo, la macchina di Sasuke le passava di
fianco, percorrendo il rettilineo a tavoletta, nonostante l’asfalto fosse
ghiacciato.
Sapeva che era impossibile, ma ogni volta sperava di scorgere, oltre i
vetri oscurati, il profilo che tanto amava sorridergli.
mentre si è impegnati
Procedeva celere,
ondeggiando la cartella lungo un fianco. Un sorriso sereno le rallegrava il
viso delicato, mentre un vento leggero le sfiorava la pelle, portando con sé
l’intenso profumo dei ciliegi in fiore, che le si insinuava
giocondo nelle narici. Per lei la primavera era pura euforia.
Non smise di
sorridere neppure quando Naruto
le rallentò accanto, sghignazzando un “Salta su!” a cui rispose sempre negando,
ma con estrema gentilezza.
Il ragazzo aggrottò
le sopracciglia e sporse il labbro inferiore, in un broncio contrariato che non
poté fare a meno di trovare, stupendosene, infinitamente grazioso.
Scosse il capo a
quel pensiero improbabile e sciocco, guardandolo saettare via deluso, sfidando
la sorte a bordo di quell’aggeggio decrepito.
Mentre
come sempre, Sasuke le passava davanti indifferente
come una gelida ventata, non poté fare a meno di constatare con quanta tenacia
il biondo continuava a lusingarla, trovandola pari a quella con la quale l’Uchiha persisteva nell’evitarla.
Si sentì all’improvviso immensamente stupida, ma inghiottì subito quell’osservazione, ripetendosi per l’ennesima volta “C’è
tempo, domani è un altro giorno”.
a fare altri progetti.
La pioggia la colse
impreparata, le braccia nude e le gambe coperte solo da calze troppo leggere.
L’acqua fredda
filtrava impietosa nelle scarpette di tela, oltre il colletto della divisa, tra
i capelli umidi e crespi.
Cercò di ripararsi
come poteva con la cartella di cuoio, maledicendo il bel sole che l’aveva
accompagnata la mattina, dissuadendola dal munirsi di ombrello.
Causa
mal tempo, vide l’auto
sostare già pronta oltre il cancello, e il domestico degli Uchiha
andare incontro al ragazzo con un ampio ombrello scuro.
Li guardò
allontanarsi, ormai zuppa, senza neanche la forza di piangere. Non era neanche
in grado di trovare una definizione calzante per l’impotenza che provava, di
fronte a quella distanza insostenibile.
Tremava,
se per il freddo o per la rabbia, questo non lo sapeva.
Strinse i denti. Il
suo amore sgommava via, mentre sentiva la pioggia lacerarla come una lama. O era la sua subdola indifferenza? Ignorata, ancora e
ancora.
Non lo vide neppure
arrivare. Si sentì solo avvolgere da un rassicurante calore, e occuparsi le
mani da qualcosa di sferico e pesante.
Ci mise un attimo
per focalizzare Naruto, oltre il vetro del casco, nascondere
un brivido in un immenso sorriso.
Le aveva posato sulle spalle il suo impermeabile, immancabilmente
arancione, e la fissava sereno incurante della pioggia che gli frustava le
braccia scure.
Ricambiò lo
sguardo, spaesata, rigirandosi il casco tra le mani.
“Da quando vai in
giro con un casco in più?” domandò senza capire, le sopracciglia arcuate sulla
fronte pallida.
“Da un anno, Sakura-chan.” Rispose semplicemente.
Dovette distogliere
lo sguardo, per non svenire a quelle iridi azzurre che trivellavano implacabili
le sue.
“Ti prenderai un
malanno…” mormorò, stringendosi inconsapevolmente ancora di più contro quell’impermeabile di cui l’altro
si era privato. Per lei.
“Sicuramente, se
non ti muovi. Monta su, Sakura-chan.” Replicò
sorridente. “E niente ma.”
Sakura strinse gli occhi, spaventata, affondando
le dita ancora di più in quel petto caldo, stretta con tutte le sue forze
contro la sua schiena.
Mentre
l’asfalto bagnato sfrecciava sotto le ruote e la pioggia sferzava il corpo che
la stava proteggendo, non poté fare a meno di pensare che ora stava bene.
Aveva smesso di
aspettare. Non aveva più freddo.
**
Ok. Calma. TERZA!!! TERZA!!! Perdonate l’entusiasmo, ma proprio non me l’aspettavo.
Certo, ci speravo, dato che a questa fic ho lavorato veramente tanto. Mi sono impegnata davvero, perché
non solo è la mia prima NaruSaku, ma anche la mia prima fic etero
non drabble. E, per la prima volta, sono anche
arrivata sul podio!!! Non potrei essere più contenta
di così. Un successone.
Un grazie
enorme alla mia adorata Mikki e a Talpina
Pensierosa, le due giudicie, e naturalmente complimentissimi alle prime classificate, Rekichan e
ElderClaud.
=> Ancora non ci credo, sono una podista anch’io!!! *_* (Sviene)
Ringrazio
dal profondo del mio cuoricino la Cili, per esserci sempre quando ho bisogno di lei, a incoraggiarmi e
consigliarmi.
Ringrazio anche
“Anonimo” per la citazione: La vita è
quello che succede mentre stai facendo altri progetti,
da me riadattata, senza la quale questa storia non sarebbe mai nata.
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