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Autore: Luke_White    21/10/2014    2 recensioni
1977. Ad Hogwarts, gli studenti vanno e vengono in continuazione. Per ogni anno che finisce, un altro inizia e la scuola è perennemente affollata da giovani maghi, pronti a dedicarsi allo studio delle arti magiche. Fra questi, Lily Evans è sicuramente una delle più brillanti: al sesto anno, ha avuto voti migliori rispetto a tutti i suoi coetanei. Durante l'estate, però, qualcosa la tormenta e continua ad avere incubi tremendi. Il peggiore avvenne quell'unica volta in cui si addormentò sull'Espresso per Hogwarts, il primo settembre. E il risveglio non fu migliore del sogno.
Chi è questo "Mike" che dichiara di essere suo fratello? Perché è l'unica a non ricordarsi assolutamente di lui? E, infine, perché qualcuno sembra così deciso a non voler farla indagare?
[From Fragment I:
«Lily» fece Emmeline, cauta. «Mike è tuo fratello». (...)
«Ah, ma davvero? E allora perché non lo ricordo? Perché so per certo di avere una sola e unica sorella che, tra parentesi, mi odia» esclamò la ragazza.]
[From Fragment III:
«Il “cosa”?» fece la ragazza.
«Oh, è come lo chiamo io, ma ha molti nomi. Prigione, Manicomio, Abisso, Altromondo, Inferno… a me piace chiamarlo così, "Paese delle Meraviglie". Molto più poetico, non trovi?» chiese il Cappellaio.]
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emmeline Vance, I Malandrini, Lily Evans, Mary MacDonald, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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II
~Vanishing words~




Svegliarsi la mattina successiva fu una sorta di trauma. Due parti ben distinte della sua mente lottavano all’ultimo sangue: una urlava a gran voce di non volersi muovere da quel letto, un’altra le diceva che doveva alzarsi e andare a lezione. C’era da dire che, perlomeno, l’incubo di turno era stato piuttosto leggero ed era riuscita a dormire molto di più rispetto a quelli che ormai erano i suoi standard (che si aggiravano fra le tre e le quattro ore).
Lily dovette reprimere con molta (ma davvero molta) fatica la prima parte e alzarsi dal letto, seguendo il suo innato senso di responsabilità. Senso che malediceva un giorno sì e l’altro pure. A volte aveva quasi ammirato i Malandrini, in particolare James e Sirius, che sembravano esserne assolutamente privi. La vita era più semplice, senza la responsabilità. E la responsabilità stessa le diceva che invece doveva essere grata di averne. Fantastico, sveglia da meno di un minuto e già con il cervello partito per la tangente.  
Si diresse barcollando verso il bagno mentre Emmeline già si vestiva (a occhi chiusi) e Mary ronfava. Prese a lavarsi il volto, cercando di svegliarsi con l’acqua fredda, quando sussultò guardando nello specchio. Non fu la sua immagine a spaventarla (sebbene non fosse proprio in forma, considerate le notti in bianco che aveva avuto), bensì una scritta, apparsa solo per un battito di ciglia. Spalancò gli occhi quando, riaprendoli, i caratteri rossi erano spariti nel nulla.
«Non».
Petunia, da bambine, le aveva detto che i fantasmi scrivevano frasi minacciose sugli specchi delle loro vittime (chissà in che film di serie B l’aveva visto…), ma “non”… Non significava assolutamente nulla. E, certamente, non erano stati i fantasmi. Forse Pix, ma sapeva che non era tipo da scherzi del genere: ai Poltergeist piaceva il divertimento istantaneo e infantile; il loro “umorismo” (si fa per dire) era da bambini, non da sadici. O meglio, non con il tipo di sadismo che spinge a scrivere parole incomprensibili ed evanescenti.
Rimase immobile per qualche istante, perplessa, e arrivò all’unica spiegazione logica possibile: se l’era immaginato.
Finì di lavarsi piuttosto velocemente e, quando uscì, non fece parola con gli altri di ciò che credeva di aver visto. Già non ricordava nulla di suo fratello, con le allucinazioni l’avrebbero mandata a farsi curare.
Indossò la divisa e, con l’aiuto di Emmeline, trascinò una ribelle Mary giù per le scale.
«Non voglio andare a scuola!» piagnucolò la ragazza per la centesima volta.
Le altre la ignorarono. Avevano finito le risposte sensate ed era faticoso inventarne altre, considerato che neanche loro erano felici di iniziare le lezioni. Hogwarts era bellissima e tutto quanto, ma lo studio è sempre pesante. Inoltre erano all’ultimo anno, e già temevano la marea di compiti che gli sarebbe arrivata.
Quando arrivarono in Sala Comune, trovarono i Malandrini, appena scesi dalle scale. James e Sirius erano davanti e avevano la bacchetta di Remus (che mostrava un graffio sulla guancia e un’aria decisamente minacciosa) puntata sulla schiena. Mike seguiva gli altri con enorme pigrizia, muovendosi quasi per inerzia.
Sirius approfittò della loro entrata per scappare da Remus e andare a salutare Mary. Gli altri tre le salutarono con un semplice cenno della mano che venne ricambiato.
Mentre scendevano per la scalinata, Lily osservò suo “fratello” da dietro, senza ascoltare nemmeno una parola di come James e Sirius avessero assalito Remus quando questo aveva provato a svegliarli.
Emmeline le posò una mano sulla spalla e le sussurrò «Sta’ tranquilla». Lily le sorrise, riconoscente, ma provava comunque una leggera morsa intorno allo stomaco. Mary continuava a parlare con i ragazzi, passando da un discorso a un altro per coinvolgere tutti e lasciare Lily in pace almeno all'inizio della giornata.
Sedersi al tavolo di Grifondoro fu particolarmente rilassante. Era circondata da persone che conosceva e amava (una esclusa, ma ci avrebbe lavorato) e l’atmosfera perennemente briosa della tavolata riusciva ad eliminare la tristezza da primo giorno. E poi c’era il cibo, e anche quello non è che fosse male.
Mary, James e Sirius avevano intavolato una discussione sul Quidditch. James era diventato Capitano, quell’anno, e stavano facendo i conti su come avrebbe potuto essere la squadra e quando sarebbero iniziati i provini. Remus ed Emmeline, affatto tifosi, parlavano di qualche libro letto durante le vacanze. Lily aveva notato alcuni sguardi che il ragazzo mandava al tavolo dei Tassorosso e sorrideva di nascosto.
«Com’è andata stanotte?» chiese una voce accanto a lei. Lily sobbalzò leggermente. Aveva evitato per tutto il tempo anche solo di guardare Mike, ma dopotutto era suo fratello, era impossibile che non avrebbe provato a parlarle.
«Bene» rispose lei, atona.
«Quindi niente incubi?» insistette lui. Era evidente che non le credeva. Lily arrossì leggermente senza neanche saper bene il perché.
«Niente incubi». Mike sospirò, scuotendo la testa.
«Sei pessima a mentire» le disse. Lei si voltò a guardarlo negli occhi, in parte offesa. Era la prima volta che lo faceva da così vicino e incontrare quello sguardo identico al suo le fece quasi male.
«Non è assolutamente vero!» replicò lei, piccata.
Mike, tuttavia, la guardò con scetticismo. «So quando menti. Siamo nati lo stesso giorno, ricordi? Ho avuto un bel po' di tempo per imparare a farlo».
Lily s’incupì e distolse lo sguardo.
«Non voglio parlarne» disse, secca. Forse fu un po’ troppo fredda, perché Mike inarcò le sopracciglia e torno a mangiare, forse un po’ offeso. Lei fece finta di nulla e continuò a bere il proprio succo di zucca.
Quando la McGranitt passò per consegnare gli orari, la situazione era ancora quella e Lily quasi non si accorse che la professoressa era arrivata, persa nei propri pensieri e indecisa se seguire i consigli di Emmeline e Mary (di certo, non aveva iniziato nel migliore dei modi la sua relazione con Mike).
«Tutto bene, signorina Evans?» le aveva chiesto l’insegnante mentre le consegnava l’orario. Lily aveva annuito, sorridendo timidamente. La professoressa sembrò, per un istante, voler dire qualcosa, ma si limitò a continuare la consegna degli orari dei Grifondoro.
«Pozioni con i Tassorosso» commentò Remus, scorrendo la lista del giorno. «poi Trasfigurazione con i Corvonero…».
«E doppia di Erbologia con i Serpeverde» si lamentò James.
«Poteva andarvi peggio» commentò Emmeline, sistemando l’orario nella borsa. Sia lei che Lily, Remus e Mike avevano Rune Antiche invece di Erbologia.
«Ma anche molto meglio!» replicò il Malandrino, passandosi la mano fra i capelli, sovrappensiero. Nonostante il cambio che aveva avuto durante il sesto anno, quella sorta di tic gli era rimasto.
«E proprio tu ti lamenti?» borbottò Sirius. Gli altri ridacchiarono. Tutta la scuola era a conoscenza dell’avversione che Sirius aveva per l’Erbologia, nonché per l’avversione che l’Erbologia aveva per Sirius. Aveva deciso di continuare il corso solo perché anche Mary lo aveva fatto, trascinando James con lui. Gli altri erano sicuri che se ne sarebbero pentiti amaramente, ma Sirius era stato veramente testardo.
«Certo! Io neanche volevo farla, Erbologia!» esclamò James, irritato. L’anno precedente era iniziato allo stesso modo.
«Bugiardo!» replicò Sirius. «Sei tu che mi hai detto che mi hai proposto l’idea!».
«Sì, e poi ci ho provato con la Sprite» fece l’altro, sarcastico. Remus ghignò.
«No, ci hai provato con la McGranitt» disse. James arrossì violentemente e gli altri Malandrini risero, mentre le ragazze si scambiavano sguardi confusi.
«Mike mi ha stregato!» replicò il ragazzo, rivolgendosi più a Lily che alle altre, come se si stesse giustificando. Lei gli sorrise, prima di lanciare uno sguardo incerto al fratello.
«Ehi, non guardarmi così! Lui aveva detto alla Tower che mi piaceva e sono dovuto uscire con lei ad Hogsmeade!». Lily rise insieme alle altre. Certo, non conosceva il fratello (e ancora la innervosiva solo incontrare il suo sguardo) ma ricordava alla perfezione Jennifer Tower, Tassorosso del quinto anno. Non proprio brutta, ma davvero molto stupida.
Lily la vide uscire proprio in quel momento, insieme a un nutrito gruppo di ragazzi della sua Casa, fra cui alcuni del settimo anno, probabilmente diretti a lezione. Lily prese la palla al balzo.
«Ma guarda, c’è Marlene» fece, alzandosi e guardando Remus con occhi supplicanti. «Mi accompagni, per favore?».
Remus la guardò, confuso. Era evidente che pensasse che Lily sarebbe anche potuta andarci da sola, ma una pestata di piede da parte di Mike gli fece cambiare idea.
I due si alzarono e Lily si diresse velocemente verso Marlene McKinnon e i suoi due migliori amici prima che questi potessero scappare. Gli altri avevano cominciato ad alzarsi ma lo stavano facendo con molta lentezza, evidentemente per dargli più tempo.
«Ehi, Marlene! Tonks, Minus!» esclamò la ragazza, salutando con la mano il gruppetto.
«Ehilà!» salutarono le ragazze. Peter Minus, un ragazzo timido e corpulento, si limitò a un sorrisetto e a un cenno della mano.
«Ciao…» fece Remus, avvicinandosi al gruppo.
«Ciao!» rispose Ninfadora Tonks, all’istante, e inciampando, non si sa come, sui suoi stessi piedi in un tentativo di camminare e allo stesso tempo rimanere ferma. Remus le diede una mano a non cadere reggendola per un braccio e avvicinandola a sé. Sulle guance di lui si poteva cuocere un uovo e i capelli della ragazza assunsero una violenta sfumatura fucsia.
Dopo essersi scambiate un’occhiata maliziosa, Lily e Marlene cominciarono a chiacchierare del più e del meno, presto raggiunte  da Emmeline.
James, Sirius e Mary, invece, si erano diretti da Jason García, ragazzo del sesto anno di Grifondoro nonché uno dei migliori Cercatori che la squadra avesse mai avuto (almeno secondo la McGranitt), probabilmente a parlare di Quidditch.
Mike chiacchierava allegramente con Minus, che sembrava veramente felice che uno di loro gli avesse rivolto la parola.
Anche se la conversazione con Jason durò poco, i tre continuarono a discutere di strategie per tutto il tragitto verso l’aula, mentre gli altri continuavano a parlottare. Remus e Tonks erano dietro a tutti e chiacchieravano, anche se lui sembrava piuttosto teso. Come secondo i piani della Caposcuola di Grinfondoro, i due avevano finalmente la possibilità di un po’ di privacy (veramente difficile da ottenere se si apparteneva al gruppo dei Malandrini).
Lily pensò che, in fondo, quell’anno non stesse partendo troppo male. Certo, c’erano gli incubi e le amnesie, ma almeno, con un po' di fortuna, quei due si sarebbero messi insieme entro la fine dell’anno. No, non era un’ipotesi, bensì un obbligo. Lei avrebbe fatto in modo che Remus e Ninfadora si fidanzassero. E se da sola non fosse bastata, avrebbe chiesto aiuto a tutta la scuola, anche a Silente in persona.
Remus era il suo migliore amico. Ed era un Lupo Mannaro. Questa condizione lo aveva reso chiuso e, bisognava ammetterlo, anche un po’ depresso. Aveva impiegato anni per dirlo ai Malandrini e ancora di più per svelarlo anche alle ragazze (che, in realtà, ci erano arrivate da sole da un pezzo, ma avevano deciso di non dirglielo). Ma quando era con Tonks si trasformava (cioè, non come con la luna piena ma… oh, insomma, avete capito!). E, si vedeva, anche lei era più che felice di stare con lui. Ma la testardaggine di entrambi era un bel problema…
«Cinque Galeoni che si mettono insieme prima di dicembre» le sussurrò Mike, facendola sussultare leggermente. Lui non ci fece caso: stava guardando i due ragazzi con un sorrisetto compiaciuto sulle labbra.
«Andata» rispose Lily, sorridendogli leggermente. Mike si volto verso di lei, che distolse lo sguardo velocemente. Guardare in quegli occhi identici ai suoi le sembrava sbagliato.
Mentre si sedeva in un banco ai primi posti (accanto a Mike per lasciare che Remus si sistemasse con Tonks) Lily sentì tutta la (poca) carica di allegria che aveva ottenuto con l’incontro con la Tassorosso andarsene via, facendola tornare sul pensiero pressante della realtà di colui che aveva accanto.
“Reale”… ancora non riusciva ad accettarlo. Da un giorno a un altro un fratello compariva dal nulla e lei si ritrovava a dover far finta di conoscerlo per paura. Paura di cosa? Paura di qualcuno che non si conosce, paura di essere giudicata pazza perché non ricorda la persona con cui avrebbe dovuto aver condiviso quasi tutta la sua esistenza.
Si ritrovò a non ascoltare nemmeno una parola di quello che Lumacorno diceva sul settimo anno, anche se immaginava non fosse tanto diverso dalle tirate che avevano fatto al quinto. Quando il professore diede loro da preparare la prima lezione dell’anno (la Pozione Rimpolpasangue, la più difficile dell’anno precedente usata come ripasso all’inizio dell’anno successivo… assurdo) lei era ancora imbambolata a pensare a come avrebbe dovuto comportarsi.
Si risvegliò solo dopo che Mike la scosse leggermente, con aria preoccupata.
«Stai bene?» chiese. Lily sorrise spontaneamente, notando quanto il ragazzo sembrava interessarsi a lei.
«Sì, mi sono solo… addormentata un attimo» rispose. La risposta sembrò convincerlo e, dopo un ultimo sorriso, il ragazzo cominciò a concentrarsi sul suo calderone.
Seguire i passaggi della pozione, per Lily, fu piuttosto semplice, nonostante i commenti di apprezzamento di Lumacorno ce la mettessero tutta per distrarla.
Aggiunse i semi di grinzafico e mescolò velocemente in senso antiorario. Alzò la fiamma e cominciò a tagliare le radici di valeriana con cura e rapidità. Gettò i pezzi nel calderone e mescolò nuovamente per alcuni minuti, facendosi venire il tipico irrigidimento del polso e rendendo la pozione del color verde acido previsto.
Gettò per curiosità lo sguardo su ciò che faceva Mike. Era leggermente indietro rispetto a lei, ma solo perché sembrava essere molto più cauto nelle dosi che versava nel calderone. Lily pensò che, se era davvero suo fratello, magari avevano anche le stesse attitudini. Il professor Lumacorno passò più volte davanti al loro tavolo, in genere limitandosi a sorridere con espressione compiaciuta. La ragazza era pronta a scommettere di non essere la sola Evans invitata alle “cenette intime”.
Mike ricambiò il suo sguardo per un secondo, sorridendo leggermente. Lei rispose al sorriso e si riconcentrò sul proprio lavoro, scattando a riparare l’errore che, si rese conto solo in quel momento, aveva fatto versando un po’ troppo sangue di salamandra. Abbassò di corsa la fiamma con un gesto della bacchetta e versò un paio di bacche di vischio essiccate. Aspettò che le bacche assorbissero il sangue in eccesso e le fece levitare fuori dal calderone.
Accorgendosi di essere leggermente in ritardo prese velocemente una manciata di ali di pipistrello in polvere e si preparò a gettarne parte nella pozione. Quando spostò lo sguardo sulla superfice del liquido, sussultò e lasciò andare tutta la manciata dalla mano tesa. Mentre la pozione cominciava a ribollire in modo inquietante Lily cercò disperatamente di ricordare come correggere l’effetto, imprecando sonoramente e facendo sgranare gli occhi al professore, ma la mente sembrava non voler funzionare.
Mike scattò improvvisamente e gettò della lavanda nella pozione, cominciando a mescolare velocemente. Pian piano la pozione smise di sembrare il risultato di uno scherzo dei Malandrini e, a giudicare dal color rosso acceso, era completa.
«Stai bene?» le chiese Mike, per l’ennesima volta in solo un paio d’ore. Lei ansimava ancora per il leggero shock (non era niente in confronto al risveglio sul treno) ma riuscì ad annuire.
«Mi sono solo distratta» rispose. «Tutto qua».
Non volle guardarsi intorno perché sapeva che tutta l’aula la stava osservando ma lanciò un’occhiata ad alcuni tavoli dietro di lei. Emmeline e Mary la guardavano e sembravano entrambe molto preoccupate. Così come James nel banco accanto.
«Uno sbaglio può capitare a tutti, Lily» le disse il professor Lumacorno, facendole l’occhiolino. Lily gli sorrise, cercando di sembrare il più naturale possibile. Dopo pochi secondi la lezione tornò alla normalità.
Lily ringraziò Mike mentre riempiva una fiala con la pozione che, ne era sicura, non sarebbe stata così perfetta se il “fratello” non avesse contribuito. Lui le sorrise con semplicità ma Lily lo vide gettarle occhiate nervose più volte durante il resto della lezione. Ovvero cinque minuti scarsi.
Consegnando la pozione con su scritto il suo nome, Lily sapeva che Lumacorno non avrebbe affatto abbassato il suo voto per l’errore fatto, ma la sua mente era concentrata su cose ben più importanti che la palese imparzialità dell’insegnante di pozioni.
«Parlare».
Era questa la parola che era apparsa, per un brevissimo istante, sulla superficie limpida della pozione e subito cancellata dalla sua mano maldestra. Era stato esattamente come nello specchio del bagno.
Una parte di sé era convinta di avere le allucinazioni. Magari lo stress per gli incubi e la comparsa di Mike le avevano procurato un crollo nervoso o qualcosa di simile. Non sapeva se fosse una cosa anche solo possibile, ma si sentiva abbastanza folle da crederlo.
Un’altra parte, invece, credeva che qualcuno le avesse fatto uno scherzo. Pensò che, tuttavia, nessuno dei presenti nell’aula avesse un motivo per farlo, che lei ne fosse a conoscenza. Dei Grifondoro era più che certa e i Tassorosso non erano quel tipo di persone.
Nonparlare
Poteva essere? In due posti completamente diversi, due parole erano apparse per un battito di ciglia.
Non parlare”. Non che avesse un vero e proprio senso logico, ma sembrava stupida l’idea che non fossero collegate.
«Ehi!». Sentì la presa di Mary sul polso e si bloccò. Emmeline era immediatamente dietro di lei ed entrambe avevano il fiatone. «Si può sapere perché sei scappata?».
«S-scappata?» mormorò Lily, confusa.
«Appena è finita la lezione sei corsa fuori come un razzo» spiegò Emmeline, tenendosi la milza.
«Io… non me ne sono resa conto» disse la rossa, cercando di ricordare i cinque secondi precedenti. «Ero solo un po’…».
«Scioccata, sì, ce ne siamo accorte» concluse Mary al posto suo. «Cos’è successo, Lily? E non dirci che hai solo fatto uno sbaglio. In fatto di pozioni, tu non sbagli mai».
Lily aprì la bocca, cercando di trovare le parole adatte. Quando i Malandrini svoltarono l’angolo e si diressero verso le ragazze.
«Non ora» sussurrò frettolosamente Lily, sorridendo ai ragazzi con disinvoltura.
«Ehi, che è successo?» chiese James, preoccupato, una volta che fu davanti a loro.
«Niente» fece lei. «Dovevo solo…» si guardò un secondo attorno e trovo la scappatoia perfetta. «Andare in bagno. Ora. Vado e torno, giuro!».
E scattò nuovamente, passando la porta a pochi metri da lei, lasciando il povero ragazzo interdetto. Perlomeno sarebbe stata lontana dal fratello gemello fiuta-bugie. Mary ed Emmeline entrarono dopo qualche secondo.
«E voi che scusa avete usato?» chiese Lily, sorridendo alle due.
«Le ragazze vanno sempre al bagno in gruppo, no?» fece Mary, con disinvoltura.
«Non sai mai che pericoli potresti trovare» rincarò Emmeline, avvicinandosi alla ragazza e prendendole le mani con delicatezza. La guardò negli occhi. «Adesso dicci cosa c’è che non va».
Lily sospirò, preparandosi a parlare, mentre il cuore le si allargava per la gratitudine.

«Scusi il ritardo, professoressa» esclamò Lily non appena entrò in classe, subito seguita da Mary ed Emmeline. «Mi sono sentita male».
La McGranitt la osservò per qualche secondo, poi annuì e, togliendo dieci punti a Grifondoro (sicuramente era molto più imparziale di Lumacorno), gli fece cenno di sedersi. Mary si sistemò accanto a una ragazza di Corvonero e le altre due le si sedettero dietro. La professoressa riprese a spiegare il programma che avrebbero svolto durante il loro ultimo anno a Hogwarts.
Mentre Lily prendeva appunti, delle sottili linee d’inchiostro apparvero lentamente sulla carta. Il cuore tornò a pulsare normalmente solo quando riconobbe la grafia tipicamente maschile e vide la firma.
Che succede? – J
Lily sorrise al foglio. Non sapeva bene come funzionasse l’incantesimo, ma immaginava che le sarebbe bastato scrivere lì accanto per far apparire la frase sull’altra pagina. O quello, o James aveva fatto una cavolata.
Nulla, sto bene.
Scrisse con semplicità. Frasi come “che succede” e “come stai” cominciavano a ripetersi un po’ troppe volte in troppo poco tempo.
Pensi davvero che ci caschi? Prima hai detto di dover andare al bagno per poco, poi sei tornata dopo un quarto d’ora e hai detto di essere stata male.
Lily aggrottò le sopracciglia.
Sono stata male mentre ero in bagno.
E perché non sei andata in Infermeria?
Perché è il primo giorno di scuola e non voglio perdere le lezioni!, scrisse, con l’irritazione che cominciava a salire. Poi aggiunse velocemente: Non vedo perché debba giustificarmi con te.
Non devi giustificarti, aveva scritto lui, ma avevamo detto di iniziare da capo, come amici.
Lily poggiò la penna sul foglio ma la rialzò dopo qualche secondo, senza sapere cosa scrivere e lasciando solo una macchiolina nerastra.
Voglio solo darti una mano.
Lily fissò la scritta. Quello che le aveva parlato le sembrava proprio il James Potter che Remus le aveva descritto per anni: impulsivo e magari anche irritante, ma gentile nel profondo. La ragazza sorrise fra sé, chiedendosi quanto si fosse sbagliata nel corso degli anni precedenti.
Quando stette per rispondere, però, due parole le tornarono nella mente: Non parlare. Mary ed Emmeline le avevano detto che probabilmente non era nulla, magari qualcuno voleva farle uno scherzo o aveva visto male. Ma non sembravano affatto convinte e Lily negava categoricamente: come poteva la stessa persona accedere sia al bagno del loro dormitorio che a un’aula sotto la sorveglianza di un professore? Le uniche che avrebbero potuto erano proprio loro tre. E Lily ne era sicura, non erano state le sue amiche, non in un momento così delicato.
Si erano quindi decise a ignorare le scritte, a meno che non ci fosse stato un motivo valido. Nonostante ciò, quel non parlare continuava a rimbombarle nella testa.
Non posso parlartene ora. Domani sera, alla ronda. Va bene?, scrisse. La risposta le arrivò quasi un istante dopo.
Posso considerarlo un appuntamento, signorina Evans?. Ridacchiando, Lily quasi si fece beccare dalla McGranitt ma, per un fortuito momento di distrazione, l’unica a guardarla con aria stranita fu tutta la classe. Arrossendo, Lily tornò al suo foglio.
Assolutamente, scrisse. Aspettò qualche secondo e poi aggiunse, maligna: no.
James si voltò a guardarla male e lei gli fece una smorfia. Lui scosse la testa e tornò a guardare la lavagna, su cui il gesso incantato della professoressa stava scrivendo autonomamente mentre questa cercava di convincere una Corvonero particolarmente riluttante a prendere il topo che avrebbero dovuto Trasfigurare nei dieci minuti di lezione rimasti.
«A quando le nozze?» mormorò una voce scherzosa accanto a lei. Lily si girò verso Emmeline inarcando un sopracciglio. Questa sorrise con malizia e fece un cenno verso il foglio, che Lily si affrettò ad accartocciare e a nascondere nella borsa.
«È solo gentile» borbottò la rossa in risposta. Emmeline alzò le mani in segno di difesa e non disse nulla, ma le rivolse uno sguardo eloquente a cui Lily rispose con un’occhiataccia.
«Lo è da sei anni» mormorò l’altra. Lily le pestò un piede e la conversazione finì lì. Per Emmeline quel topo rappresentò una delle più grandi sciagure del mondo ma per Lily fu relativamente semplice trasfigurarlo in un portamonete, riuscendo a recuperare metà dei punti persi per il ritardo (all’altra metà ci aveva già pensato James, che era riuscito a trasfigurare il topo qualche secondo prima di lei).
Si voltò improvvisamente verso Emmeline e le sussurrò: «Prima penso a Mike e poi a James, okay?».
Emmeline aggrottò le sopracciglia e annuì… poi le ritornò il ghigno malizioso.
«Ma comunque hai in programma di pensare a lui» disse. Lily la fulminò con lo sguardo.
«Zitta e trasfigura il ratto, Vance» intimò lei. Emmeline ridacchiò e, con un buffo saluto militare e un «sissignora», ubbidì. Lily rise a sua volta.
Nessuno rise, però, quando la professoressa assegnò alla classe un tema di cinquanta centimetri per la lezione successiva sulla Trasfigurazione Umana secondo le leggi di Golpalott e Strauss. I commenti furono detti rigorosamente a bassa voce: anche uno solo avrebbe fatto togliere almeno cinquanta punti alla propria Casa.
Non fu sorprendente, quindi, che il ritmo del passo degli studenti del settimo anno fosse molto simile a quello di una marcia funebre.
Mentre Lily camminava verso la Sala Grande, sperando in un pasto tranquillo e senza apparizioni di scritte sibilline e minacciose, qualcuno la afferrò per un polso e la trascinò di scatto nel corridoio affianco. Lei si liberò dalla stretta con uno strattone senza neanche guardare l’“assalitore”.
«Ti avverto: conosco il kung fu!» esclamò con fare minaccioso. Mike le mandò uno sguardo scettico.
«Non è vero» disse.
«Avrei potuto» borbottò lei, incrociando le braccia e arrossendo leggermente. «Cosa vuoi?».
«Quello che ti ho chiesto per tutta la mattina». Mike si avvicinò a lei, sovrastandola nella sua spanna di differenza. «Voglio sapere che diamine ti sta succedendo».
«Nien…».
«Non provare a dire “niente”!» sbottò il ragazzo, infastidito. «Sai che si capisce lontano un miglio quando menti. Mentivi quando hai detto di essere stata male e mentivi quando hai detto che ti eri distratta, a Pozioni».
«E a te che importa?» replicò Lily istintivamente, irritandosi a sua volta. Mike sfoggiò un’espressione offesa molto simile a quella di James che la fece pentire subito.
«Che m’importa?» ripeté. «Pensi che non m’importi se mia sorella sembra essere impazzita di colpo!».
«Impazzita?» chiese Lily, abbassando un po’ il tono. Pensò che, forse, avesse fatto bene a non dirgli nulla. «È questo che pensi?».
«È questo che mi fai pensare, se non mi dici che succede» rispose Mike.
 Lily si morse il labbro e si guardò intorno, come in cerca di una via di fuga. Alla fine del corridoio vide gli altri che stavano parlando come se niente fosse, ma era palese che stessero cercando di ascoltarli.
«Senti…» mormorò. Mike si guardò alle spalle e vide il gruppetto, quindi si avvicinò di un passo, capendo che Lily non voleva che ascoltassero. La ragazza lo apprezzò molto. «Vorrei dirti che mi sta succedendo ma ancora non lo so. Non ne ho la minima idea e preferisco non parlartene finché non avrò almeno qualche ipotesi. O, almeno, qualcuna che non sembri un racconto di Asimov o uno di Poe».
«Fantascienza e horror» commentò Mike. «Mi pare di aver capito che non sia un problema semplice».
«Esatto».
«E c’entro anch’io, in qualche modo».
«Perché?» chiese Lily, aggrottando le sopracciglia.
«Perché puoi parlarne con James ma non con me» rispose il ragazzo, sorridendo. Lei aprì e chiuse la bocca più volte, cercando le parole esatte.
«È… complicato» rispose la ragazza, con un sorrisetto di scuse.
«Mi sembra ovvio: se ti basto io per distrarti mentre fai una pozione e per tardare alla prima ora di Trasfigurazione, allora è davvero complicato!» concordò Mike.
«Oh, quelli non erano a causa tua» lo rassicurò lei.
«E allora per cosa?»
«… è complicato!» ripeté la ragazza, torcendosi le mani per il nervosismo. Mike scoppiò in una risata che presto contagiò anche Lily. Poi Mike poggiò una mano sulla spalla della ragazza.
«Se è davvero complicato, allora potrai dirmelo quando sarai pronta, non insisterò» disse con dolcezza. Lei gli sorrise. «Ma…» Lily aggrottò immediatamente le sopracciglia. «Se credi anche solo per un momento che ti serva un mio aiuto o altro, vienimi subito a chiamare».
«Mike…» fece Lily. «Mi hai fatto venire il diabete».
Il ragazzo si allontanò immediatamente da lei, ridendo.
«Non puoi citarmi Mary in momenti come questo!» esclamò. Lily rise a sua volta.
«Io sono universalmente citabile, Evans» ribatté la ragazza, comparendo lì accanto insieme a Sirius.
«Già, anche in giudizio e come scusa per non aver fatto i compiti di Minnie… o meglio, nel secondo caso posso farlo solo io, per ovvi motivi» confermò il Malandrino, ricevendo uno scherzoso colpetto sulla spalla dalla ragazza. Come Sirius conoscesse espressioni come “citare in giudizio” non venne mai approfondito, e forse è meglio così. «Comunque volevamo sapere se avevate finito. E se non avevate finito, ora lo avete fatto, quindi possiamo tranquillamente andare a pranzo».
«Pranzo? Addirittura? Non ti basta una ciotola di croccantini?» scherzò Mike. Lily e Mary ridacchiarono. Sirius aveva sempre avuto un rapporto particolare con i cani e i Malandrini ci scherzavano in continuazione. O, almeno, quello è il motivo che davano loro. Sirius assottigliò lo sguardo.
«In realtà oggi avrei voglia di qualcosa di più… raffinato. Sai, quelle cose come anatre, fagiani…» replicò il ragazzo. Mike lo guardò malissimo.
«Sbaglio o il nostro Sirius ha voglia di uccelli?» esclamò James, comparendo accanto a lui. Poi ripensò a ciò che aveva detto, mentre gli altri (più Remus ed Emmeline appena arrivati) assumevano una faccia fra lo scandalizzato e il divertito. «Non pensavo avrei mai detto questa frase» disse, per poi guardare Sirius. «Sai, sei veramente un bastardo: illudi Mary nascondendole il vero te stesso. Sirius, questo non si fa!».
Il ragazzo in questione si schiarì la gola, mentre gli altri ridevano. «Remus, potresti ricordare ciò che accadde il ventun dicembre dell’anno domini 1975?».
Remus e Mike risero mentre James passò velocemente dallo sbiancare all’arrossire.
«Si dà il caso che il qui presente James Potter…».
«Remus, chiudi il becco».
«Nel pieno possesso delle proprie facoltà mentali…».
«Remus, stai andando oltre».
«Si avvicinò ad Andrew Hogan, al tempo Corvonero del sesto anno, e gli chiese…».
«Remus, ti avverto!».
«Di andare da Madama Piediburro con lui a Natale!».
«Oh, porco Salazar!» esclamò Mary, sorpresa quanto le altre due ragazze, per poi scoppiare a ridere. «No, non ci crederò mai!».
«La pura verità, tesoro» ghignò Sirius.
«Ma… perché?» chiese Lily, leggermente sconvolta e, allo stesso tempo, divertita. James arrossì fino alla punta dei capelli in cui, stranamente, non stava passando la mano.
«Era tutto un… piano ben congeniato. Poi è andato a monte, ma sul momento era veramente ottimo» rispose il ragazzo. «E di cui non voglio assolutamente parlare! Certe cose ti sembrano più intelligenti quando sei più piccolo…».
«La Sprite, Hogan… c’è qualcuno con cui ancora non ci hai provato, in questa scuola?» chiese Emmeline. James ghignò, abbandonando l’imbarazzo e tornando Malandrino.
«Gelosa?» replicò il ragazzo, passandosi una mano fra i capelli. Emmeline ridacchiò, arrossendo leggermente e scansandosi, ma Lily dovette sforzarsi dal non fulminarlo con lo sguardo. «In ogni caso, non sono l’unico qui ad aver fatto cose stupide: vogliamo parlare di Remus al terzo anno?».
Il ragazzo sbiancò.
«Non…»
«Ragazzi…» Mike interruppe la lite in arrivo. Gli altri lo guardavano mentre lui alzava gli occhi dal suo orologio da taschino (si sa, tradizione dei maghi al loro diciassettesimo compleanno). «Mi spiace dirvelo ma siamo in guai seri».
«Ovvero?» chiese Lily, preoccupata.
«Abbiamo meno di mezz’ora per pranzare».
Sirius e James fecero la faccia più scandalizzata del loro repertorio mentre Lily malediceva il fratello con il pensiero: dopo tutto ciò che aveva passato in quei due giorni, aveva subito pensato a qualcosa di grave. Lo scatto dei due Malandrini, comunque, le tolse dalla mente qualsiasi pensiero, lasciandole, piuttosto, uno strano giramento di testa.

«James, per i boxer a pois di Merlino, cosa ti è successo?» fece Mike, osservando a occhi spalancati l’amico avvicinarsi con sguardo infuriato, seguito a breve da Sirius, che sembrava si stesse trattenendo dal ridere, e Mary, che stava sfogliando alcune pergamene.
James inarcò un sopracciglio, ma solo per un istante. Il taglio che gli attraversava tutta la guancia fino alla fronte sembrava davvero doloroso. Lily e Remus si chinarono verso la ferita, esaminandola con aria stupefatta. Emmeline si teneva leggermente in disparte: ogni cosa riguardante ferite o altro la nauseava.
James si ritrasse leggermente con aria irritata. Si voltò per fulminare Sirius con lo sguardo.
«C’è che Felpato è un idiota» ringhiò James. Sirius fece spallucce.
«Non è colpa mia! Quella stupida pianta ha provato a colpirmi e tu sei stato troppo lento a schivarla» replicò il ragazzo, tranquillo.
«Ecco: la pianta cercava di colpire te!» esclamò James. «Io che c’entro?».
«Oh, ma dai! Eri proprio vicino a me: era ovvio che ti avrebbe colpito!».
«Mi ha colpito solo perché tu non ascolti mai la Sprite! “Non toccate le loro radici o si arrabbieranno” aveva detto, porca Morgana!».
«Stop!» esclamò Lily, ponendosi fra i due e separandoli. «Finitela!».
«Oh, andiamo, era divertente!» esclamò Mike. Lily, James e Sirius lo fulminarono con lo sguardo contemporaneamente ma lui si limitò a ghignare.
Remus ed Emmeline avevano deciso di comune accordo di ignorare la conversazione (in nome della sanità mentale) e si erano messi a parlottare fra loro di rune e della lezione appena avuta, secondo una politica “io questi non li conosco”.
«Trovato!» esclamò Mary, riemergendo dalle sue carte. James sospirò di sollievo.
«Grazie a Dio» esclamò. Mary sorrise con dolcezza.
«Oh, prego! Ma non chiamarmi così, sai che arrossisco facilmente!» replicò. James la guardò male e lei ridacchiò. «Okay, rimani fermo, l’incantesimo non è semplicissimo ma penso di potercela fare».
«Pensi?».
«Sono una futura Medimaga, cavolo! Dammi un po’ di fiducia!».
«Okay, ma…».
«Zitto e immobile! Adesso… sappi che non mi assumo responsabilità per eventuali effetti collaterali».
«Cosa?».
«Consanescit» mormorò la ragazza, percorrendo velocemente con la bacchetta il segno sul volto del ragazzo che, in uno sprazzo di calda luce dorata, si chiuse rapidamente.
James si tastò la guancia.
«Wow, è guarito!» esclamò.
«Mi sembra ovvio, l’ho fatto io» ribatté la ragazza, con una finta sicurezza arrogante. Si guardò intorno. «Peccato che non ci fosse Silente nei paraggi, sarebbero stati cento punti assicurati».
«Quello vale solo per mio figlio, Mary» disse Lily, sospirando. E non aveva tutti i torti… Aspetta! Cosa?
«Però quella cicatrice ti donava, Ramoso» commentò Sirius. James aggrottò le sopracciglia.
«Dici?» chiese.
«Ma sì! Ti dava un’aria da macho» replicò l’altro, per poi estrarre la bacchetta. «Se vuoi te la rifaccio».
James estrasse la propria e guardò Sirius con aria di sfida. «Provaci e ti sterilizzo».
Remus sospirò e si diresse a passo lento verso i due, per poi assestargli due scappellotti sulle nuche. I due lo guardarono, sorpresi.
«Fatela finita» ordinò. «Mettete via le bacchette e fate la pace».
«Ma…» cominciò Sirius.
«Non m’interessa».
«È stato lui a…» tentò James.
«Che ho appena detto?». James e Sirius fecero una faccia tremendamente offesa e poi, sempre sotto ordine di Remus, si diressero verso l’interno del castello a testa china e con aria da cane bastonato (cosa che a Sirius riusciva particolarmente bene).
Lily si avvicinò a Remus mentre seguivano i due Malandrini, che intanto avevano cominciato a sussurrarsi a vicenda qualcosa, forse insulti, forse un complotto contro Remus.
«Prima o poi dovrai insegnarmelo» gli sussurrò la ragazza. Lui annuì, con aria grave.
«Ehy, Lily!» la chiamò Emmeline. La ragazza si girò e vide l’amica che cercava nervosamente qualcosa all’interno della borsa. «Hai preso tu il mio amuleto?».
Lily fece spallucce e controllò nella propria tracolla.
«No, mi spiace» disse. Emmeline fece una smorfia e tornò a rovistare nella borsa con più determinazione.
«Amuleto?» chiese Mary, divertita.
Lily sorrise. «Emmeline sta cercando di creare un amuleto runico. Quella di Rune Antiche ci ha detto che era inutile, ma lei…»
«Penso che la professoressa sia solo mentalmente limitata» commentò la ragazza.
James e Sirius la guardarono. «Eh?».
«Solo perché sui libri c'è scritto che non funzionano non vuol dire che sia vero!» esclamò Emmeline.
«Em» fece Mike, cauto. «Non ci sono prove che le rune abbiano poteri magici, sono solo leggende».
«Be’, si vedrà» replicò lei, decisa, per poi avvicinarsi di un passo al ragazzo. «Scommetto quanto vuoi che prima o poi il mio amuleto salverà la pelle a qualcuno di noi».
Mike ghignò. «Dieci Galeoni».
«Venti» replicò Emmeline, con un luccichio negli occhi che dimostrava quanto fosse attaccata alle proprie scommesse. Era in grado di scommettere su qualsiasi cosa a patto che fosse abbastanza improbabile. Aveva sempre vinto. Il ghigno di Mike si allargò leggermente in un sorriso sghembo.
«Andata» disse. «Giusto per curiosità, dov’è questo amuleto?».
Emmeline arrossì leggermente. «In classe… credo». Si voltò verso Lily. «Per favore, accompagnami a cercarlo!».
Lily sospirò tristemente. Dopo i consigli che le aveva dato riguardo Mike, un favore piccolo come quello glielo doveva. Che poi… non era neanche tanto piccolo, considerati i cinque piani di scale che sarebbe stata costretta a farsi.
«Mary, vieni anche tu?» implorò la ragazza. Mary la guardò come se fosse impazzita.
«Neanche morta!» esclamò. «Anzi, me ne vado in Sala Grande e aspetto la cena lì, piuttosto che fare anche solo due gradini!».
Sirius era tornato indietro e le aveva cinto le spalle con un braccio. «Oppure possiamo farci un giro del giardino. Come ti sembra l’idea?».
Mary sorrise con malizia. «Me gusta mucho».
James, dietro di loro, finse di vomitare.
«Finiscila Ramoso! Sei peggio di loro anche senza una ragazza» lo rimproverò Mike, ghignando. James gli lanciò un’occhiataccia e lui rise. Lily sospirò e, facendo un cenno a Emmeline, salutarono gli altri e si diressero all’interno. Dietro di loro, i Malandrini ricominciarono a litigare. E a ridere.
«Sono come fratelli» aveva detto la ragazza, mentre attraversavano il corridoio del Quarto Piano verso un passaggio segreto che portava nelle vicinanze dell’aula di Antiche Rune.
«Chi?» fece Emmeline, emergendo dai propri pensieri. Fino a quel momento non avevano parlato molto.
«I Malandrini» specificò l’altra. «Litigano continuamente ma si vogliono bene. Si vede». Lily si voltò verso Emmeline. «Anche io e Mike eravamo così?».
«In pubblico» rispose. «Quando eravate con gli altri, specialmente con i Malandrini in giro, discutevate sempre. Da soli, invece, mi hai detto che era sempre molto premuroso».
«Sul serio?» fece Lily, aggrottando le sopracciglia. «In effetti… Quando mi chiedeva come stavo era sempre molto dolce. Ma dopo qualche secondo diventava Sirius Due, la Vendetta. È… strano, credo».
«Non strano» replicò l’altra. «Evans».
Lily le lanciò uno sguardo confuso, poi scosse la testa, sospirando, e accelerò leggermente il passo. Scostò l’arazzo di un uomo con il cilindro che prendeva il tè insieme a una lepre e lasciò passare Emmeline, che salì in fretta le scale a chiocciola. Mentre Lily si chiudeva il passaggio alle spalle, le sembrò di avvertire un leggero pizzicore alla nuca, che la spinse a voltarsi. Davanti a sé trovò solo il morbido tessuto scarlatto, così proseguì per la sua strada.
Trovare l’amuleto nell’aula non fu affatto difficile. Creato da un rubino con sopra incisa la runa Sigel e legato con un filo di cuoio, l’oggetto riluceva alla luce che entrava dalle finestre, facendo quasi male agli occhi. Emmeline e Lily si avvicinarono al banco.
«Meno male che nessuno l’ha preso» esclamò la prima, sollevandolo in aria per osservarlo meglio. «Bello, vero? È quasi completo. Devo solo fare il rituale per dare potere alla runa, poi potrò intascare venti bei Galeoni! E, se ci riesco, anche una E in Antiche Rune! Non male, eh?».
Lily sorrise, guardandola con aria divertita, prima di osservare per bene l’amuleto. Il suo sguardo, però, venne attirato da ciò che c’era oltre. Sul muro, qualcuno aveva inciso qualcosa nella pietra, una cicatrice nera che sembrava essere stata scolpita a colpi di spada, o con qualcosa di simile. Per qualche istante Lily si limitò a contemplarla, ma ben presto in quei segni trovò delle parole.
La ragazza trattenne il fiato violentemente e indicò la parete all’amica che, confusa si volto. Con altrettanta confusione Emmeline osservò la rossa.
«Che c’è, Lily?» chiese. Lily la guardò, sbalordita.
«La scritta!» esclamò. Emmeline si girò nuovamente.
«Lily, non c’è scritto nulla» replicò, cauta. Lily fece tornare lo sguardo sulla parete e, sbalordita, si avvicinò per tastarla. Dovevano esserci dei segni di ciò che aveva appena visto: le incisioni sulla pietra non potevano sparire così facilmente!
Poi capì. Vetro, acqua o pietra, solo lei aveva visto quelle scritte e solo lei poteva collegarle.
«Lily, cosa hai visto?» sussurrò Emmeline, aggrottando le sopracciglia e avvicinandosi a lei quasi con timore.
«Non più» recitò la ragazza, portando una mano sulla fronte che aveva cominciato a dolerle. «È questo che c’era scritto. Non più».
«Be’» fece Emmeline, tentando un sorrisetto. «Non ha poi molto senso».
«Già. Non ha senso» ripeté l’altra, togliendo una mano dal muro. Si voltò verso Emmeline, sorridendo il più sinceramente possibile. «Sarà stata solo un po’ di suggestione per la questione di Mike, magari con anche la stanchezza per oggi. Forse la questione della magia dell’amuleto mi ha fatto un po’ effetto».
Era evidente che Emmeline non le aveva creduto quasi per niente, ma lei sorrise comunque per gentilezza. «Allora è meglio se torniamo in Sala Comune, così ti riposi un po’, okay?».
Lily annuì, ringraziandola mentalmente. Aveva bisogno di riposare, sicuramente. E, soprattutto, aveva bisogno di stare da sola. Perché per la decisione che doveva prendere era necessario che fosse da sola. Anzi, non era necessario, era richiesto.
Non parlare. Non più.
Un messaggio troppo chiaro per poter essere ignorato.



Hello guys!
E siamo così alla fine del secondo (/ terzo) capitolo di questa storia.
A dirla tutta non succede poi granché, ma si possono vedere gli ingranaggi cominciare a girare. Delle "parole evanescenti" che danno il titolo al capitolo, ovviamente, non parlerò, ma sappiate che dal prossimo potremo vedere la storia iniziare sul serio.
Dato che non trovo altro da dire, passo a ringraziare cat_princesshp che ha inserito la storia fra le seguite, asia_2000 che l'ha sistemata fra le seguite e le ricordate, e _Bea_ che l'ha inserita fra le preferite. Ma, soprattutto, ringrazio nuovamente 16th che continua a espormi i suoi giudizi, giudizi che, possibilmente, vorrei ricevere anche da voi, lettori silenziosi, per capire cosa vi piace e cosa non di questa storia, in modo da capire come orientarmi e sapere se le mie idee possano andarvi a genio o no. Vi chiedo, quindi, di lasciare una recensione, anche breve, per favore.
Detto questo... abbiamo appena visto Lily minacciata in segreto da qualcuno di non identificato che la incita e non rivelare più nulla della sua condizione. Dopo ciò, cosa accadrà nella ronda con James? Cosa deciderà di fare Lily, rivelargli la verità o tenere tutto per sé? Stay tuned!
Con affetto,
hufflerin
   
 
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